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Autore: Persefone3    29/04/2015    3 recensioni
Salve a tutti, ho deciso di mettere insieme una serie di One Shot che hanno per protagonisti i Capitan Swan perché secondo me spaccano davvero e sono senz'altro la migliore coppia di tutto lo Show. Sono essenzialmente dei Missing Moments tra i due che mi sono venute in mente, rielaborando anche parte della trama. Detto questo, bando alle ciance e allo spiegone, vi auguro buona lettura e spero vi piacciano.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Allora partiamo dal presupposto che io ancora mi devo riprendere dalla puntata di domenica *.*. Emma comincia davvero ad essere fuori controllo e Lily mi sembra tutto fuorchè una animata da buone intenzioni. Zelena, che dire? Facciamo una colletta e troviamole uno psicoterapeuta con tutti i crismi. Ora è pure incinta, ma povera Regina, non le va dritta mezza cosa manco per sbaglio. Robin ... sorvoliamo. Ci stanno centellinando i nostri amati CS (la loro scena è una delle mie preferite della serie *occhi a cuoricino*) e spero che sia così perchè nelle prossime tre puntate saranno protagonisti indiscussi della faccenda. Questa shot è ambientata proprio nella 4x19 e ho diluito i tempi, diciamo che Emma e Regina hanno appena trovato Lily e prima di raggiungere Robin si sono fermate in un motel a metà strada. Ok, ok la smetto con lo #spiegonePersefone e vi lascio leggere. Grazie a tutti come sempre per i commenti, gli inserimenti e le recensioni. Buona Lettura! Persefone.
 

Your Warm Voice
 
- Mi hai rovinato la vita ancora prima che nascessi!
- Sono innocente quanto te!
- Mai tuoi genitori no!
- Fai loro del male e ti ammazzo!!

In un attimo ho perso il controllo di me stessa. L’ho presa a pugni e, non ancora paga, quando era in ginocchio davanti a me, ho estratto la pistola. Volevo davvero spararle e farla finita. Se non fosse stata per Regina, mi sarei davvero rovinata la vita. E non solo la mia: come sarebbe stata quella di Henry dopo quello che stavo per fare? Come sarei potuta tornare da Hook? Le ho dato retta e questo non perché ho paura dell’oscurità, ma perché aveva ragione. Siamo riuscite a convincere Lily a seguirci perché le abbiamo detto che sua madre la sta aspettando a Storybrooke ed è stata proprio lei a chiederci di trovarla. Ho ripreso il maggiolino e siamo partite per New York in cerca di Robin. Siamo arrivate in città a notte fonda, così abbiamo deciso di fermarci in un motel e di andare da lui domani mattina presto.

Sono stanchissima. Me ne sto andando in camera da letto, quando sento Regina chiamare il servizio in camera per farci portare qualcosa per cena. Nella stanza ci sono due letti singoli. Mi lascio cadere su uno di essi completamente vestita. I miei nervi e i miei muscoli sono ancora tesi e scossi. Non sento la fame o la sete, ma solo la stanchezza. In questo momento vorrei una cosa sola: stringermi a lui e staccare la mente da tutto, perdermi tra le sue braccia e i suoi baci dimenticandomi di tutto il resto.

- Emma, mi hanno detto che tra mezz’ora ci portano su la cena.

La voce di Regina mi desta dai miei pensieri.

- Va bene. Come ci sistemiamo per la notte?
- Tu rimani lì. Lily ha detto che per lei il divano va bene, quindi sarò io la tua compagna di stanza.
- Come vuoi. Ti dispiace se resto qui ancora un po’?
- Assolutamente no.

Regina esce dalla stanza e mi lascia sola. Mi sfilo gli stivali, sistemo il cuscino dietro la schiena e mi tiro su. Non credevo potesse mancarmi così tanto. Devo confessarlo: Lily deve la sua vita non solo a Regina, ma anche a Hook. Mentre le stavo puntando quella pistola, ho ripensato al viso del mio uomo e a quello che mi ha detto prima che partissi da Storybrooke.
- Stai attenta, Swan. Accetta il consiglio di una persona che, come me, è passato dal lato del bene all'oscurità: la vendetta è allettante, l'oscurità lo è sempre. Resisti.
Perché tu non ci sei riuscito?
- Non avevo nulla per cui vivere. Tu hai i tuoi genitori, Henry …
- Tu
- Sì, me – come era bello il suo sorriso quando ha detto queste parole – E io te. Questo mi ha dato la forza di rimanere sulla retta via. Fai tutto quello che serve per rimanerci anche tu.

Mi passo la lingua sulle labbra ripensando al bacio che mi ha dato prima che partissi. Adoro da morire i suoi baci e la foga che ci mette, così come la sua dolcezza. È da un po’ che stiamo insieme, ma il modo in cui posa le sue labbra sulle mie mi fa sentire sempre unica, speciale, la più bella e sensuale delle creature sulla faccia della terra. E anche per me lui è tutto questo. Rappresenta le radici che mi tengono ancorata alla retta via. Lo amo profondamente, così come lui ama me allo stesso identico modo. Prima di lasciarmi andare mi ha anche sussurrato un’altra cosa.

- Lascio il parlofono acceso. Chiamami a qualunque ora.

Dal mio giacchetto di pelle tiro fuori il cellulare e faccio sì che il display si illumini: è quasi mezzanotte. Ripenso a quello che mi ha detto. Chiamami a qualunque ora: vorrei davvero farlo, ma magari sta dormendo. Adoro guardarlo mentre dorme. È da poco che passiamo anche le notti insieme e nessuno lo sa. È il nostro piccolo segreto e lo consumiamo nella cabina della sua nave, l’unico posto dove siamo semplicemente noi.

Tutto è cominciato quando i miei mi hanno detto la verità: da quella sera non sono più riuscita a dormire sotto il loro stesso tetto. Avevo deciso di prendere una stanza da Granny e avevo portato con me una borsa. È stata una delle notti peggiori della mia vita: non facevo altro che rigirarmi nel letto. Ero girata su un fianco quando, nel buio, mi era sembrato di vedere due occhi azzurri sul cuscino. In quel momento ho capito che lo volevo vicino a me. Mi ero alzata e mi ero diretta al porto. Quando sono arrivata davanti alla sua nave, ero nervosa e insicura. Mentre scendevo le scale della botola che conduce alla sua cabina, sentivo il cuore battermi violentemente nel petto. Alla luce della lanterna lo vidi in piedi davanti al letto e in maniche di camicia. Quando avevo deciso di palesare la mia presenza, si era girato di scatto.

- Swan! Cosa ci fai qui? – mi aveva detto avvicinandosi preoccupato
- Non riesco a dormire e in quella stanza da Granny mi sento soffocare. Posso … fermarmi qui?

Mi aveva guardato sorpreso: non si aspettava una cosa del genere e ha anche cercato di nascondere la sua felicità per quella mia richiesta.

- Certo amore mio. La mia cabina è a tua completa disposizione, io mi sistemo negli alloggi dell’equipaggio. - mi aveva detto stampandomi un bacio sulla fronte.

Stava per andarsene, ma lo avevo fermato immediatamente. Non volevo rimanere sola e volevo che mi aiutasse a non pensare a nulla.

- Ma dove vai capitano? Il tuo letto è abbastanza grande e, se ci stringiamo un po’, ci entriamo tutte e due.  Che ne dici?
- Non sai quanto mi rende felice sentirti dire questo, non osavo sperarlo. E ora mettiamoci a dormire, sei stanchissima.

E così da quella sera mi sono praticamente trasferita da lui. Mi piace dormire nel suo letto e tra le sue braccia. So bene di non essere stata la prima, ma di sicuro sono l’ultima e questo mi basta. Quando ci sdraiamo, vuole sempre che mi sistemi tra la parete e il suo corpo perché, mi ha detto, non vuole assolutamente che la mia schiena sia rivolta verso l’ingresso della cabina. La botola si chiude dall’interno, ma mi ha spiegato che sarebbe scortese nei miei confronti lasciarmi così esposta e che se mai qualcuno si introducesse furtivamente, dovrebbe vedere solo il suo corpo e non il mio. Mi vuole sempre proteggere da tutto e da tutti. All’inizio la cosa mi dava un po’ fastidio, ma ora capisco che è una cosa che fa parte di lui e che la applica ad ogni cosa che mi riguarda, anche se si tratta semplicemente di dormire.
Ho anche provato a portarmi un pigiama ma, non so come mai, finiamo sempre per dormire nudi sotto le coperte a scaldarci da soli. Una sera gli ho fatto notare questa cosa e lui, ridendo, mi ha detto che è quello che di solito si fa quando i termosifoni erano ancora da venire e quando quella con cui stai dormendo, non è una donna qualunque, ma la tua donna. Sono arrossita fino alla punta dei capelli e lui mi ha stretta a sé ancora di più. Sebbene sia lui il lupo di mare, tra noi sono io quella che si sveglia per prima e mi sono sempre ritrovata tra le sue braccia. Come tutti i marinai ha alcune cicatrici: non sono molto evidenti, ma saprei dire con precisione quante e dove sono. Spesso le accarezzo e ne seguo la forma con il dito, come a volerle fare mie e di nessun’altra. Lascio che sia il ritmo del suo respiro a cullarmi quando non riesco a dormire. Con l’orecchio poggiato sul suo petto, riesco a sentire il suo cuore battere tranquillo e la cosa riesce sempre a rasserenarmi. Spero che lo stesso valga anche per lui quando poggia la sua testa sul mio seno.
Il momento che odio di più è la mattina dopo, quando mi rivesto per andarmene. Lo so che lo vedrò da Granny poco meno di un’ora più tardi, ma non vorrei mai separarmi da lui. Il copione che va in scena alla tavola calda è sempre lo stesso: dopo essere rientrata senza farmi vedere da nessuno, fingo di scendere dalla mia stanza e lui fa finta di aspettarmi seduto a un tavolo con la nostra colazione, come se non avessimo passato la notte insieme.

Non resisto più e mi decido: compongo il suo numero. Per ogni squillo che va a vuoto, il mio cuore rallenta i battiti. Non so dire di preciso quanti ne vanno a vuoto, a me sembrano un’infinità prima che si decida a rispondere.

- Pronto? – ha la voce leggermente impastata dal sonno.
- Ehi Hook, sono io. Ti ho svegliato?
- A dir la verità mi ero appena addormentato. Ma c’è qualcosa che non va?
- Tutto bene. Dove sei?
- Sono sulla Jolly amore. Ho il parlofono sullo scaffale sopra il letto, proprio dove lo metti tu, quando sei qui con me. Tu, piuttosto, da dove mi chiami?
- Siamo in un motel a New York – dico stancamente – e abbiamo trovato Lily. Siamo riuscite a convincerla a seguirci dopo aver recuperato anche Robin.
- Sei sola? Mi puoi parlare?
- Lily è sul divano e Regina è con lei, quindi sì sono sola.
- Mi fa strano il fatto che tu non sia qui stanotte … fortuna che le lenzuola hanno ancora il tuo profumo e questo lenisce un po’ la nostalgia per la tua assenza.

Accidenti a te pirata, altro che rozzo e ubriacone, tu ci sai fare eccome con le parole. Mi hai sempre detto che la mia pelle odora di cannella e io ti dico che la tua invece odora di salsedine.

- La giornata è stata abbastanza complicata.
- Me ne vuoi parlare?
- Non al telefono. Fammi pensare ad altro, ti prego. Come sta Henry?
- La sua prima giornata di libertà è andata alla grande!
- Ma bene! E scommetto che non ti sei minimamente tirato indietro nel dargli man forte!
- Assolutamente vero! Dopo essere tornato da scuola, ha fatto i compiti sotto la supervisione di tua madre e poi siamo usciti a farci un giro. Ci siamo presi un gelato e abbiamo fatto quattro chiacchiere.
- E di cosa avete parlato di grazia? Giacche di pelle e trucco per occhi?
- Sempre la solita … non te lo dirò
- Cose da maschi … ho capito – rido
- Mi piace sentirti ridere … la tua voce ha un bellissimo suono
- E la tua è sempre così calda … mi manchi …
- Anche tu.

Sono così impegnata a parlare con lui che non mi accorgo che qualcuno sta spiando ogni mia parola.

Sulla soglia della porta Lily è stata molto attenta a tutto quello che Emma ha detto. È vero, vuole vendetta nei confronti dei Charmings, ma anche nei confronti della Salvatrice. Lei ha avuto tutto alla fine: ha ritrovato i suoi e ha anche un uomo da cui tornare, mentre lei non ha niente, una vita allo sbando tra relazioni sbagliate e miseria. Ma ora è giunto il suo momento. Una volta a Storybrooke non solo si vendicherà con Snow e David, ma farà in modo che Emma perda tutto quello a cui tiene di più, e partirà proprio da quell’uomo. Lily fissa il nome nella sua mente: Hook. Nell’ombra sorride in maniera sinistra, sa che sua madre sarà felice di aiutarla, ma ora non deve destare sospetti. Come le aveva detto Rumple una volta, la vendetta è un piatto che va servito freddo.
  
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