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Autore: TsunamiZN    29/04/2015    2 recensioni
Stranamente, si trovò a passeggiare sola per quel giardino, circondata solo dal silenzio che venne interrotto da uno sgradevole gracidìo che stava cominciando ad irritarla. Si sporse dal ponticello rosso che stava attraversando, scorgendo qualcosa nel fiume. Tese il braccio più che potè per salvare il povero malcapitato; ma ciò che tirò fuori dall’acqua non le piacque per nulla: un viscido rospo era adesso tra le sue mani.
Genere: Azione, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avete mai desiderato poter modificare il corso della storia? Purtroppo nella realtà non è possibile, ma noi del Midori Mikan abbiamo trovato un modo divertente per farlo, con le doujinfiction!
Attraverso le pagine
di un doujinshi esistente proposto, i partecipanti dovranno reiventare la storia mantenendo solo gli elementi base che si vedono raffigurati. Questa iniziativa è nata anni fa per poi venire pian piano dimenticata, ma ora le utenti e lo staff vogliono riportare in auge questo evento, sperando di regalarvi delle piacevoli e ingegnose storie!
 
Per saperne di più anche a proposito del prossimo girone di questo evento, tieniti aggiornato sul forum!

Le pagine proposte per la prima turnata:
 

imagebam.com

 
CAPITOLO PRIMO

 

<<Sei sempre il solito idiota!>> aveva urlato Sanji, mentre si preparava a colpire il loro capitano con uno dei suoi potentissimi calci <<tu e le tue stupide idee, nascono sempre nei momenti meno opportuni!!>>.

Senza provare a opporre resistenza, Rufy aveva accusato in pieno il colpo, sbattendo contro la paratia della Sunny che si ruppe nell’impatto. Il resto dell’equipaggio che aveva assistito alla scena lo fissava preoccupato, mentre inerme, si ripuliva dalle schegge di legno di cui era ricoperto. Quel comportamento tranquillo non fece altro che alimentare l’ira di Sanji, che avvicinandosi a lui, lo afferrò per il colletto della camicia, cercando un confronto di sguardi che non avvenne. Poi una mano del Capitano si mosse, insinuandosi nella stretta con cui il cuoco lo teneva vicino a sé, e liberandosene con un colpo leggero, gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisi rincuoranti:

<<Non preoccuparti Sanji, andremo subito a salvare Nami!>>
<<Sarà il caso!>> controbattè irritato il cuoco voltandogli le spalle, espirando il fumo della sigaretta accesa.
<<Manca anche Bushido-san all’appello>> sottolineò Nico Robin dopo aver passato in rassegna i membri dell’equipaggio.

 

<<Manca anche Zoro?? E quando è andato a dormire??>>
<<Stupido!!>> Lo picchiò Sanji per quell’idiozia.
<<E’ stato quel Marine con il suo potere>> precisò Usop <<mentre tu eri impegnato a inventarti quella nuova fionda combinata con Franky!>> Il cyborg si grattò la testa, sentendosi tirato in causa al ricordo della battaglia di poco prima.
<<E comunque quel Marimo è un dettaglio trascurabile!>> disse Sanji riportando l’attenzione su Nami, elemento principale del discorso.
Robin prese la parola, spiegando ai compagni la sequenza di eventi verificatasi poco prima, che li aveva portati a quella critica conclusione:

 

Erano attraccati esclusivamente per fare rifornimento alla Sunny e sgranchire le gambe dopo lunghi giorni in mare ma, come accadeva sempre durante le loro soste, qualcuno di loro aveva scatenato una rissa e si era ritrovati a scappare in tutta fretta. A differenza delle altre volte però, il colpevole che aveva innescato quella serie di eventi, era una persona estranea al solito gruppo di teste calde della ciurma. Robin e Nami, durante il loro giro per negozi accompagnate da Brook, Chopper e Zoro, si erano imbattute in un individuo dall’aspetto strano: trentacinque anni circa, capelli neri legati sulla testa, abbigliamento che faceva intendere chiaramente la sua provenienza da Wa, paese su cui l’archeologa si era documentata dopo l’incontro con il samurai Kin’enmon.

 

Tutto era avvenuto come un semplice incidente: l’uomo, impegnato ad ammirare l’effimera bellezza che un ciliegio in fiore aveva da offrire, era inciampato nelle lunghe gambe di Brook, impegnato ad ammirare la vetrina di un negozio d’intimo. Lo strano individuo, nel cercare un appiglio di salvezza dalla caduta, si era trovato davanti Nami, o meglio il suo seno, contro il quale si era schiacciato. La navigatrice inizialmente stupita, aveva deciso di volgere la situazione in suo favore, sfoderando un ghigno che i compagni sapevano non promettere nulla di buono.

 

<<Nami gli ha chiesto dei soldi!>> intervenne Chopper desideroso di dare il suo contributo a quel racconto <<Zoro ha cercato di farla ragionare dicendole di smettere, ma lei si era intestardita a fare la solita strozzina!>>

 

<<Preso alla sprovvista, aveva cominciato a cercare nelle proprie tasche dei soldi, visivamente imbarazzato per l’accaduto>> continuò Brook ricordandosi gli atteggiamenti tenuti dall’uomo <<poi tutto d’un tratto ha preso coraggio, e a chiesto a Nami-san di sposarlo!>>

 

<<COSA???>> gridò Sanji <<come ha osato quel maledetto fare una proposta di matrimonio alla mia adorata?!?!>>

 

<<Visto aveva macchiato il suo onore violandone il corpo, ha detto che era l’unico modo per assumersi le proprie responsabilità!>>

 

<<Ora si spiega il perchè della vostra folle corsa verso la Sunny!>> concluse ad alta voce Usop, finalmente con un quadro chiaro della situazione.
<<Non ho mai visto la faccia della Sister così impaurita!>> ricordò Franky <<le sue urla hanno richiamato anche i compagni di quel tizio, oltre a noi>>.

 

<<Non ci eravamo accorti che quel signore portasse gli ideogrammi della Marina ricamati sul kimono>> si introdusse timidamente Chopper nel discorso.

 

Nonostante la velocità con cui avevano ritirato l’ancora per salpare, lo scontro era avvenuto lo stesso e la scoperta da parte del Marine, che la ragazza dai capelli rossi a cui si era promesso facesse parte della ciurma di Cappello di paglia, non l’aveva fatto desistere dall’intenzione di assolvere al suo dovere.

 

Per gli uomini del paese di Wa, l’onore è al di sopra di tutto.

 

<<Zoro è sicuramente con lei, gli ho ordinato di proteggerla!>> pronunciò con sguardo fermo Rufy cercando di tranquillizzare i compagni.

 

<<Tu eri troppo impegnato a sperimentare le potenzialità del tuo corpo come fionda, per accorgerti di quello che è successo a Zoro!>> lo interruppe Usop <<Io ho assistito agli effetti a quello che quel Comandante è in grado di fare…>>



Lentamente aprì gli occhi e nonostante i suoi sensi fossero ancora assopiti, capì immediatamente di essersi svegliata in un luogo a lei sconosciuto. Ricordandosi dei fatti avvenuti poco prima, Nami scattò a sedere sul bordo del letto, osservando la stanza alla ricerca di qualche indizio che le permettesse di capire dove era stata portata. Inciampò nei suoi abiti cadendo sul pavimento; durante il sonno le avevano fatto indossare un ampio vestito incrociato al petto, lungo fino ai piedi e stretto sotto al seno da un alta fascia lavorata. Riconobbe immediatamente l’abito che indossava: era un kimono, ma non riusciva a spiegarsi il perchè lo avesse addosso.

 

Richiamata dal rumore causato dalla caduta di Nami, una ragazza dai lunghi capelli neri fece il suo ingresso nella stanza, inginocchiandosi di fronte alla cartografa. Spaesata da quell’inaspettata ossequiosità, la navigatrice indietreggiò imbarazzata, domandando alla ragazza di alzarsi in piedi.

 

<<Dove mi trovo? Tu chi sei?>> domandò alla ricerca di risposte.
<<Io sono Tsubaki e voi siete nella vostra dimora Mia Signora>>.
<<Questa non è casa mia!>> fece opposizione Nami.

 

<<Lo sarà presto, non appena sposerete il mio padrone>>.

 

<<Io non ho acconsentito a sposare proprio nessuno!!>> gridò la ragazza dai capelli rossi mentre analizzava ogni angolo della stanza alla ricerca di una via di fuga. Sorda alle sue proteste, la giovane ancella si fece avanti, incalzandola con il suo passo: le era stato raccomandato di usare il massimo riguardo verso quell’ospite poiché presto sarebbe diventata la proprietaria di quella tenuta. Facendo sfoggio di un inaudita forza, la giovane ancella sollevò di peso Nami, mettendola a sedere davanti a uno specchio lavorato e, una volta recuperati dal mobìlio dei pettini, le raccolse i capelli in una mezza coda fermata con degli spilloni finemente decorati. La rossa, dissuasa dalla dimostrazione di forza appena ricevuta, abbandonò momentaneamente l’idea di scappare, certa che si sarebbe presentata un occasione migliore.
Una volta terminato quel compito, Tsubaki si apprestò a sistemare meglio la cintura che Nami portava in vita: era molto complicata da legare e il fatto che poco prima avesse dovuto compiere quel lavoro con la ragazza addormentata non le aveva facilitato le cose. L’ancella afferrò la fascia di stoffa lavorata tirandola con forza, creando un nuovo fiocco sotto il seno di Nami, giusto in tempo per l’arrivo del Comandante Yubiwa. La ragazza dai capelli neri si congedò con un profondo inchino, lasciando la navigatrice sola con quell’uomo. Al ricordo dell’insensata proposta matrimoniale rivoltale, la navigatrice assestò un forte pugno sulla nuca del Marine che, convinto la sua rabbia derivasse da una mancanza di rispetto ricevuta, le porse le sue più profonde scuse.

 


<<Sono già in corso i preparativi per le nostre nozze mia cara!>> esordì l’uomo mentre un brivido di freddo percorreva la schiena della navigatrice <<le chiedo perdono, ma dovrà aspettare fino a domani sera perchè il suo onore venga riparato: spero la renda felice sapere che per questo paese, è una giornata particolarmente propizia dell’anno!>>.
<<Non ho alcun bisogno di nozze riparatrici, può semplicemente lasciarmi andare!>>
<<Devo tenere fede al mio onore prendendomi cura di lei. C’è una leggenda nel mio paese. Narra della storia d’amore tra la principessa Orihime e il mandriano Hikoboshi che, a causa della loro passione, dimenticarono i propri doveri venendo puniti dal Dio del cielo. Separati e confinati sulle rive opposte del Fiume Argentato, fu impedito loro di incontrarsi tranne che per un giorno all'anno. Domani. Visto che lei è una pirata, ho deciso di rinunciare alla mia carica di Comandante dei Marine per sposarla, dimenticandomi anch’io del mio dovere>>.
<<Nessuno gliel’ha chiesto!!>> Proferì scocciata Nami, stufa di non essere ascoltata circa le sue opposizioni all’averlo come marito: avvicinandosi suadente all’uomo, gli prese una mano tra le sue portandola al seno:

 

<<Posso visitare il castello e il bellissimo parco che lo circonda?>> chiese dolcemente Nami sbattendo le palpebre.

 

<<Sono a sua disposizione mia Cara!>> si sciolse l’uomo, completamente conquistato dal suo fascino. La ragazza dai capelli rossi non esitò un attimo ad inforcare la porta: nella sua testa si stavano già formando numerosi piani di fuga dove, una volta seminati i servitori, spariva senza lasciare traccia. Stranamente, si trovò a passeggiare sola per quel giardino, circondata solo dal silenzio che venne interrotto da uno sgradevole gracidìo che stava cominciando ad irritarla. Si sporse dal ponticello rosso che stava attraversando, scorgendo qualcosa nel fiume. Tese il braccio più che potè per salvare il povero malcapitato; ma ciò che tirò fuori dall’acqua non le piacque per nulla: un viscido rospo era adesso tra le sue mani. Quella visione la fece inorridire ed era già pronta ad affidarlo nuovamente alle fredde acque, quando le rumorose proteste dell’animale, richiamarono la sua attenzione sull’improvvisato appiglio per cui lo teneva.

 

<<E’ tua questa fascia?>> domandò stupìta Nami di come tale oggetto fosse finito addosso a un enorme rospo. Alla risposta affermativa da parte dell’animale, lo osservò meglio, sfidando il suo sguardo che notò essere solo metà; l’occhio sinistro reso cieco da una cicatrice verticale che lo attraversava.
Sorrise, domandandosi cosa trovasse di familiare in quell’enorme rospo:

 

<<Ho come l’impressione di averti già visto da qualche parte!>> ragionò, mentre lo posava a terra canzonandolo poi per le scarse conoscenze acquatiche che possedeva, nonostante fosse un anfibio. Si congedò per andare a cercare una via di fuga da quel parco e dalla futura vita matrimoniale ma, nonostante la minaccia di una ricompensa nel caso si fosse dovuta adoperare in un secondo salvataggio, la rana iniziò a seguirla.

 

La ricerca si rivelò ben presto disperata non appena un muro altissimo le si presentò davanti: scoraggiata, Nami cominciò a costeggiare quella linea che delimitava la sua prigione, prendendo consapevolezza in quel modo, che le sue possibilità di scappare fossero pressochè nulle.

 

<<Sono troppo giovane e bella per sposarmi!>> pianse stringendosi in un abbraccio, rabbrividendo al pensiero di un anello che le cingeva il dito. Era un destino che aveva rischiato di sfiorare già una volta a Thriller Bark: si maledisse di essere così avvenente da far desiderare a tutti gli uomini di legarla a loro.

 

Un gracidìo la riportó alla realtá: per tutta quella strada il rospo l’aveva fiancheggiata, finchè distrattamente avevano fatto ritorno all’ingresso del castello.

 

Un urlò squarciò il silenzio di quel luogo facendo allertare i sensi di ladra di Nami che, nascondendosi dietro ad un albero, osservò la scena che si svolgeva di fronte al portone in legno della tenuta:

 

Il Comandante Yubiwa era visivamente arrabbiato con uno dei suoi servitori e, in ginocchio il ragazzo continuava a rivolgergli una lista di profonde e sentite scuse. Parlavano a proposito di un giardino di ghiaia, le cui pietre erano state rastrellate seguendo un disegno circolare invece che a quadrati, rovinando la spiritualità Zen propizia per il matrimonio. Su tutte le furie, il Marine fece sfoggio dell’arto in metallo che nascondeva sotto al guanto e dopo aver posato il suo tocco sul servo, questo si trasformò in un enorme rana.

<<Masahiko!>> Era stata Tsubaki, l’ancella che si era presa cura di lei poco prima, ad emettere quell’urlo: la vide buttarsi sul giovane, adesso con sembianze di ranocchio, stringendolo fortemente al petto per proteggerlo.
Dissuaso da quella scena, il Comandante s’infilò nuovamente il guanto e, raccomando al servitore di svolgere nuovamente il lavoro assegnatogli, riprese il cammino, diretto a controllare gli addobbi floreali. Una volta che il Comandante Marine fu lontano dai loro sguardi, la giovane ancella posò senza indugio un bacio sulle labbra di quel ranocchio, che riacquistò le precedenti sembianze umane.

 

<<Il potere di un frutto del diavolo??>> pensó ad alta voce Nami per poi tapparsi la bocca da sola. Le gambe le tremarono al pensiero che quello stesso destino sarebbe potuto toccarle due volte, quando quella mano si era posata sul suo seno. Scivolò a terra, decisa a nascondersi in quella vegetazione fino all’arrivo dei suoi compagni; era più che sicura fossero già sulle sue tracce.

 


<<Nel caso diventassi un essere brutto come te, dovrei solo trovare qualcuno che si presti a baciarmi per tornare umana!>> si rivolse al rospo di fronte a lei, riflettendo poi sulle sue parole: chi mai si sarebbe sacrificato per liberarla da quel destino? L’unico su cui poteva fare affidamento era Sanji con la promessa di un ulteriore bacio in forma umana.

 

Si preoccupò quando vide la rana sbiancare in viso dopo aver ascoltato le sue parole.

 

<<Hey!>> si avvicinò a lui toccandolo con un bastone per cercare di farlo rinvenire.

 

<<Craa>> ribattè l’animale arrabbiato, scuotendo la testa come a scacciar via brutti pensieri.

 

<<Non sarai anche tu un prodotto del potere di quell’uomo?>> Come un fulmine a ciel sereno quell’idea le attraversò la mente e, rischiando di richiamare l’attenzione dei servitori impegnati nei preparativi per il matrimonio, ottenne un gracidìo rumoroso come risposta. Lo schiacciò a terra per zittirlo, sospirando sollevata che nessuno si fosse accorto della loro presenza.

 

<<Mi dispiace, ma di certo non mi metto a elargire baci gratis a sconosciuti!>> disse sorridendo sarcastica Nami mentre puntava un dito sul muso del rospo che distolse lo sguardo imbarazzato.

 

<<Cos’è, sei deluso? Non vorrai dirmi ti sei già innamorato di me perchè ti ho salvato la vita!?>> l’animale scattò su due zampe ricominciando a gracidare proteste.

 

La cartografa lo invitò a far silenzio: non aveva alcuna intenzione di farsi scoprire e dopotutto, stava solo scherzando: ma quando le proteste non terminarono, lo spinse una seconda volta contro il terreno. Fu in quel momento che potè scorgere una cicatrice attraversare diagonalmente la pancia bianca della rana. Lo afferrò velocemente tra le mani osservandone nuovamente lo sguardo.

 

<<Zoro!!> il rospo sostenne il suo sguardo in segno di assenso, per poi distoglierlo dalla compagna vergognandosi della situazione in cui si trovava <<Sei stato trasformato? Che fine hanno fatto i tuoi famosi riflessi? Sei proprio un ingenuo!>>.
Si liberò dalla presa della ragazza, arrabbiato al pensiero di essersi ritrovato in quella situazione per colpa di Nami, che adesso aveva il coraggio di deriderlo:

 


Il suo capitano gli aveva ordinato di proteggerla e non se l’era fatto ripetere due volte quando, vedendo uno dei Marine che la cingeva per le braccia cercando di portarla via, si era lanciato nella sua direzione. Sotto la minaccia della pistola dell’avversario puntata alla tempia della compagna, non aveva esitato a fermarsi ma, quando lei si era liberata del soldato sferrandogli un calcio nelle parti basse, lui ebbe l’occasione di finirlo con la sua katana. Vide chiaramente il Comandante Marine correre incontro a Nami, decidendo di porre fine allo scontro semplicemente prendendo ciò che gli apparteneva: ma Zoro fu più veloce di lui di qualche secondo e afferrando la navigatrice per la vita, cercò di toglierla dalla traiettoria dell’uomo. Non era a conoscenza del suo potere e, toccato sulla spalla, si era trasformato in quello che era adesso.

 

<<Non penserai mica che ti baci per farti tornare come prima?>> proferì la rossa a interrompere i suoi pensieri <<Dovrai fare affidamento su qualche altro membro della ciurma; sempre che l’incantesimo funzioni anche tra uomini!>>.

 

Già l’idea di essere baciato gli aveva fatto perdere dei battiti, figurarsi l’idea di doverlo fare con un uomo. Gracidò nuovamente di protesta per quella stupida soluzione: quella strega lo metteva sempre nei guai, era tutta colpa del suo insensato attaccamento al denaro se si ritrovava così. Avrebbe trovato un’ alternativa per tornare umano, come ad esempio sfidare il Marine.

<<Smettila di gracidare, ti preferivo quando eri umano, eri sicuramente più silenzioso!>> Lo zittì portandogli una mano sul muso e, afferrandolo sotto alle zampe, lo avvicinò al suo sguardo <<Possiamo sempre fare un accordo!>> sorrise malandrina <<non puoi certo dire di essere un bell’esemplare adesso, e quindi potrebbe costarti parecchio il nostro scambio…>>

 

In quel momento tre uomini apparirono alle loro spalle, mostrando la lucente lama delle katane che indossavano in vita. Gli era stato ordinato di andare a cercare la sposa che si attardava a rientrare e tutto quel gracidìo sospetto aveva richiamato la loro attenzione. Nami era talmente presa dallo stipulare quel nuovo ricatto, che non se ne era accorta. Uno dei tre uomini, la invitò gentilmente ad alzarsi per seguirli, ma la situazione volse velocemente al peggio quando Zoro si scagliò con un balzo contro lo stomaco di uno dei tre guerrieri facendolo accasciare sulle ginocchia. Gli altri due capirono immediatamente la situazione: quel rospo era sicuramente il compagno della ragazza con cui poco prima avevano ingaggiato un breve combattimento. Il soldato più vicino afferrò Nami per un braccio alzandola da terra, mentre l’altro uomo si preparava a fronteggiare la rana, già pronta a sferrare un altro potente balzo. Nel momento esatto in cui il rospo lo eseguì, il terzo uomo riprese i sensi colpendolo con la katana, facendolo riversare a terra dove si accanirono su di lui con forti calci: ma la tenacia di Zoro era famosa e si rialzò assumendo nuovamente la posizione di attacco. Approfittando di un attimo di distrazione del suo carceriere, Nami riuscì a liberarsi dalla sua presa ripetendo l’attacco di poche ore prima: Zoro non poteva fare molto, disarmato e in quelle condizioni; così sfilò la spada dal fianco della guardia per poi gettarsi verso il compagno:

 

<<Liberami di loro. Non voglio sposarmi, questo è l’accordo!>> approfittando della velocità acquisita con lo slancio, si gettò sulle labbra del ranocchio stringendolo a sè, pronta a passargli la katana una volta tornato umano.

 

Ma ciò non accadde.

 

Zoro manteneva ancora le sue sembianze animali e gli altri due uomini si gettarono su di lei, portandola verso l’entrata del castello mentre lanciava un ultimo sguardo impaurito, in direzione dello spadaccino.

 

 

 

 
  
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