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Autore: Arya Tata Montrose    29/04/2015    0 recensioni
«Chouza-San, ha idea di quel che stia accadendo?
«No, ragazza mia. Non so nulla, purtroppo.»
Si respirava paura mista a incertezza. Se si respirava.
Gettati a terra, corpi straziati da orrende ferite e coi polmoni vuoti fissavano il cielo -o gli altri caduti accanto a loro- che iniziava a tingersi in modo simile al loro sangue. E il sangue del cielo ne salverà uno.
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Storia in collaborazione con PazzaDiCioccolato ~
Hope you enjoy :)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neji Hyuuga, Team Gai, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Neji/TenTen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Second Chance
~Chapter Two~


Tenten guardò sconvolta l’amica. Cosa poteva essere?
Non capiva, ma lo sguardo deciso di Sakura la convinse ad accettare l’aiuto che le porgeva per alzarsi. Strinse la sua mano e, una volta precariamente in piedi, si fece aiutare dalla rosa a camminare fuori dalla tenda in cui era stata confinata per quella che le pareva un’eternità.
Eppure, quell’eternità, pareva non aver attecchito sul mondo esterno: il terreno era ancora grullo e deserto, pungolato da tende gialle, barelle, corpi accatastati e coperti con dei teli bianchi, in attesa di essere portati all’obitorio per il riconoscimento. Un brivido freddo le percorse la schiena, quando il pensiero di Neji tra quei corpi, senza identità o rispetto; con gli occhi aperti, magari ancora riflettenti il sorriso della Morte mentre lo portava via con sé, lontano da lei e dalla vita. Scosse forte la testa, per scacciare quell’orribile immagine che la sua mente aveva creato. No, lei ancora non ci credeva.
 
Continuarono a camminare ancora per un po’ e a lei sembrava che i passi le risuonassero in testa, affiancati al battito frenetico del cuore, che pompava sangue, impazzito. Un vortice di immagini, pensieri e ipotesi si era impossessato della sua mente, che scartava a prescindere i segnali inviati dagli occhi.
Il suo cervello rifiutava qualsiasi informazione esterna all’argomento “Neji”. Non notava che l’ambiente attorno a lei aveva una particolare connotazione, misto di disperazione per la perdita e di speranza per il futuro. Non udiva i pianti e le risate, che si mischiavano in una cacofonia con un che di grottesco. I suoi occhi vedevano solo i piedi che si muovevano lentamente uno dopo l’altro, spingendo avanti il suo corpo e la sua mente; finchè non erano giunte ad una tenda piena di cassoni, che Sakura le indicò come magazzino temporaneo.
Tenten si sedette su una cassa di legno, massaggiandosi le tempie per scacciare l’improvviso mal di testa, mentre anche Sakura prendeva posto su un'altra cassa, di fronte a lei.
«Avanti, dimmi pure…». La voce di Tenten era rotta dall'ansia. Cosa stavano trattenendo quegli occhi dispiaciuti?
 
«È vivo.»
 
Fu quasi un sussurro, tanto che la ragazza non fu certa di aver sentito bene. «Cosa
Sakura annuì nuovamente, con espressione mesta e gli occhi smeraldo rivolti verso le mani che si torturavano. «È vivo.» ripeté, «In coma, però. Non era ancora morto, ed è stato salvato dai bozzoli.»
 
Non ascoltò nemmeno una parola della spiegazione medica che Sakura le stava dando. La sua mente era troppo concentrata ad elaborare quelle due parole: "vivo" e "coma".
Vivo. Coma.
Vivo. Coma.
Un agglomerato di simboli che le vorticava in testa, in evidenza rispetto a tutto il resto, in modo che potesse capirne il reale significato. Scosse nuovamente la testa e il groppo che le si era formato in gola si sciolse per pronunciare una semplice domanda all’amica: «Quando si sveglierà?». Era questa l’unica cosa che le importava, quando si sarebbe svegliato, perché non voleva far entrare un “se”, nella frase.
La rosa strinse le labbra prima di rispondere. «Non lo so.»
Tenten sospirò e alcune lacrime iniziarono a rigarle il viso. Forse sarebbe stato meglio saperlo morto.
Già, meglio saperlo morto che vivo a metà, si disse; ma proprio non riusciva a levarsi di dosso quella specie di leggerezza che l’aveva avvolta. Non avrebbe dovuto essere schiacciata dalla tristezza, dai sensi di colpa per non essere stata al suo fianco anche in quel momento?
 
«Sakura…» cominciò, con voce tremante, insicura perfino sulla sua incertezza. «Lo posso vedere?»
La ragazza davanti a lei sollevò di scatto gli occhi color smeraldo e le rivolse un leggero sorriso. «Mi domandavo quando me l’avresti chiesto.» sussurrò e si alzò, prendendo Tenten per mano e uscendo poi dalla tenda. Percorse il campo in lungo e in largo, svoltando in un modo che a lei parve totalmente casuale, finalizzato a farla perdere.
A metà del tragitto però, Tenten si fermò di botto.
«Che succede?» chiese Sakura perplessa.
«Non ce la faccio. Voglio tornare a casa».
Voleva solo abbandonarsi da qualche parte, dimenticare il mondo, lasciare che tutto avvenisse alle sue spalle, mentre lei chiudeva gli occhi e scordava chi era.
Si sentì debole. Si sentì orribile. Ma in quel momento... non si sentiva in grado di fare altro.
 
Uscì dalla tenda senza un vero motivo, senza un vero perché. Non un'anima in giro né un paio d'occhi aperti.
Tenten camminò a lungo, sollevando nuvolette di polvere sul terreno arido. Avrebbe voluto un prato erboso su cui camminare scalza, come quella volta.
Si fermò in mezzo a uno spiazzo vuoto, e guardò le stelle, come quella volta.
Poteva dare un nome a ciascuna di loro, dire se era vicina o se era lontana, conosceva le storie dei nomi delle costellazioni.
Quando si ritrovò stesa per terra, mosse la mano verso destra, cercando la compagnia di una più grande, pallida come la neve e forte, come quella volta.
Ma strinse solo un sasso.
 
Una lieve brezza notturna scompigliava i capelli di entrambi, e nonostante quelli di lei fossero saldamente fissati alla nuca da – Kami-sama solo sa quante – forcine, qualche ciocca le solleticava il viso. Neji la guardò, mentre lei osservava incantata il paesaggio dinnanzi a loro. Un immenso lago, puntinato qua e là da zolle di terra emersa oltre la superficie colorata del riflesso notturno del cielo stellato.
Tenten posò lo sguardo sul ragazzo accanto a lei, sdraiato sul morbido tappeto d’erba di quella collina appena fuori da Konoha. Gli si sdraiò accanto e cercò la sua mano candida e liscia, esibendosi poi in un meraviglioso sorriso una volta che il calore di quella mano si era propagato per il resto del corpo. In quel momento, le pareva che perfino la sua anima gioisse del tepore di quel contatto.
 
Una lacrima le tediò il viso già contratto in una morsa di dolore quando il freddo della pietra che stringeva con tutta la sua forza le rubò il calore.
Provò una stretta al cuore, come se la sua anima si accartocciasse sotto la stretta cui sottoponeva la pietra.
Perché non c’era Neji, al suo fianco?
 

Angolo autrici (Nana Speack)
Hola Lettori! Qui è PazzaDiCioccolato che vi parla. 'Nanzitutto io e Tatozza ci scusiamo per il ritardo abnorme, e io invece mi scuso con Oi e con la già citata 'Tozza per il mio essere inutile quanto un boccaglio a Santo Stefano.
In ogni caso spero che il capitolo vi piaccia, e che non vi siate arrabbiati troppo per il ritardo.
Detto qvesto ve saluto, always yours, PDC


 
   
 
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