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Autore: Persej Combe    29/04/2015    2 recensioni
Il soffitto era bianco, come i suoi pensieri in quel momento.
Un miscuglio di colori, o meglio, di ricordi astratti, frasi scambiate in qualche chiacchierata che avevano avuto, spezzate a caso e incollate alla rinfusa in mezzo ad altre parole che si erano detti, e poi sguardi, sorrisi sbiaditi, risate, pianti...
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiro Hamada, Tadashi Hamada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi nelle mie lacrime

Il soffitto era bianco, come i suoi pensieri in quel momento. Un miscuglio di colori, o meglio, di ricordi astratti, frasi scambiate in qualche chiacchierata che avevano avuto, spezzate a caso e incollate alla rinfusa in mezzo ad altre parole che si erano detti, e poi sguardi, sorrisi sbiaditi, risate, pianti...
Piangeva, Hiro, piangeva da giorni sdraiato su quel letto, ma non diceva nulla. Stritolava il cappello di Tadashi nelle mani e stringeva i denti sforzandosi di non fare rumore, mor
deva il cuscino pur di riuscirci.
Tante erano state le volte in cui le loro voci avevano riempito l’aria, ma altrettante lo erano state quelle in cui non lo avevano fatto, in cui avevano creato il silenzio.
A Tadashi piaceva il silenzio. E anche Hiro si era sentito al sicuro e tranquillo nel silenzio che aveva avvolto la loro stanza quelle volte in cui suo fratello maggiore aveva
 continuato a studiare mentre lui cominciava ad addormentarsi sotto le coperte. Poi nel mezzo della notte si svegliava e vedeva Tadashi che dormiva chino sulla scrivania, le braccia piegate sotto la testa e il viso sporco d’inchiostro in qualche punto, colpa della penna senza tappo che rotolava tra i fogli, mossa dal suo stesso girarsi e rigirarsi nel sonno.
«Fratellone! Fratellone!» lo chiamava allora il ragazzino «Tadashi, svegliati! Vai a dormire!» gli diceva.
E a quel punto si prendeva Tadashi sulle spalle, lo trascinava un po’ a fatica con le gambe che strusciavano lungo il pavimento e lo metteva a letto, gli rimboccava le coperte un po' disordinatamente perché aveva sonno e gli sarebbe mancato poco a riaddormentarsi in piedi per poi ricadere sopra il fratello.
E quante volte gliele aveva rimboccate lui le coperte, quelle notti in cui si era addormentato sul divano nel vedere un film...
Chiuse gli occhi e rivide ogni istante che avevano vissuto insieme, ogni gita, ogni festa, tutti i rimproveri che gli aveva fatto.
«Tadashi, sei uno stupido!» non poteva fare a meno di gridare, stavolta.
Se soltanto non si fosse messo in testa l’idea di salvare il professore, se soltanto avesse pensato a lui, suo fratellino Hiro a cui voleva tanto bene e che soffriva, adesso, senza di lui...
Tirò su col naso e se lo stropicciò con il braccio.




Si girò dall’altro lato del letto e, ancora, ininterrottamente, pianse.
  
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