Anime & Manga > Soukyuu no Fafner/Fafner in the Azure
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Autore: SiriusLoire    29/04/2015    0 recensioni
[Soukyuu no Fafner (Fafner in the Azure)]
[Soukyuu no Fafner (Fafner in the Azure)]“Ha sempre mostrato a tutti di non soffrire…” pensò “In realtà soffocava il dolore dentro di se, non voleva mostrare a nessuno il suo lato fragile… È stato male per tutto questo tempo… Perché lo ha fatto?!”
Ambientata dopo gli eventi di H&E e prima di EXODUS.
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Soshi entrò nella stanza in silenzio. Fece qualche passo, prese una sedia e si sedette accanto al letto. Kazuki si voltò verso di lui e sorrise.
-Buongiorno.- disse, mettendosi seduto.
-Buongiorno.- rispose Soshi, sforzandosi di sorridere. –Oggi ti senti meglio?-
Kazuki annuì. –La dottoressa Tōmi ha detto che devo rimanere almeno un paio di giorni a letto, dato che non mi sono ripreso del tutto… Volendo potrei anche tornare a casa, ma mio padre ha deciso di lasciarmi qui…-
-Probabilmente saresti in grado di non rimanere fermo un secondo, almeno qui hai la scusa di non avere nulla da fare.- commentò Soshi, con aria cupa.
-Che ti succede? Sembri pensieroso.-
Soshi si irrigidì e scosse la testa, abbozzando un sorriso.
-Non preoccuparti, non ho nulla.- rispose, accavallando le gambe. –È solo che non mi sono ancora abituato ad essere di nuovo qui, mi sento… impacciato.-
Kazuki sorrise.
“Come fa a non essere preoccupato?!” si domandò il ragazzo, cercando di apparire sereno. Nella sua mente balenarono quei terribili istanti, quando chiese delle sue condizioni e gli rivelarono tutto. Cinque anni. Kazuki sarebbe rimasto con lui per altri cinque anni, e poi… Al solo pensarci, gli occhi si infiammavano di rabbia.
Si alzò dalla sedia e la ripose dove era.
-Torno stasera.- disse, voltandosi verso Kazuki e sorridendo. Kazuki annuì e Soshi uscì dalla stanza.
“Se solo tutto questo non fosse successo…” pensò, asciugandosi una lacrima uscita dall’occhio destro usando il polsino della giacca. “Come fa ad essere così tranquillo nonostante sappia ciò che gli può accadere?”
Si recò nella sua stanza e si sdraiò sul letto, senza cambiarsi i vestiti.
“Se solo potessi fare qualcosa…” continuò a pensare, mentre fissava le sue mani poggiate sul cuscino. “Mi sento inutile… Voglio fare ciò che è possibile. Devo provarci.”
Aspettò qualche minuto e si alzò dal letto. Prese dalla scrivania il suo tablet e, sedutosi sul divano, iniziò a cercare qualcosa che potesse interessargli. Passò parecchio tempo, forse ore, ma non trovò nulla di interessante. Poggiò lo strumento sulla seduta libera e si spostò la frangia dalla fronte usando le dita a mo’ di pettine.
“Cosa posso fare?” pensò, alzandosi in piedi e uscendo dalla sua stanza. “Potrei chiedere aiuto alla dottoressa Tōmi… Lei, forse, potrebbe avere qualcosa in mente…”
-Minashiro!-
Soshi si voltò e vide Maya, dietro di se, che correva per raggiungerlo.
-Oh, sei tu.- disse, voltandosi verso di lei. –Ti serve qualcosa?-
Maya, raggiungendolo e prendendo fiato, scosse la testa.
-Ti ho visto uscire dalla stanza di Kazuki un po’ giù di morale. – disse la ragazza, ansimando –Ti ho anche chiamato ma, niente, non mi hai risposto…-
-Scusa, non devo averti sentita…- si scusò lui, chinando la testa in avanti.
-Non preoccuparti! Comunque, volevo solo chiederti se stai bene, avevi un aspetto così abbattuto…-
-Sono rimasto via per più di due anni e cosa scopro?- disse, voltandole le spalle –Che Kazuki forse non riuscirà a vivere per altri cinque anni. Una cosa ingiusta, non credi?- Notò che, in quelle ultime parole, la sua voce vibrò leggermente.
-Lo so… Mia madre mi ha raccontato tutto, Minashiro…- disse Maya, avvicinandosi a lui e poggiando le mani e la testa sulla sua schiena. –Vorrei soltanto svegliarmi e scoprire che tutto ciò è un brutto incubo, che in realtà nulla sia accaduto…-
-A chi lo dici…- commentò Soshi con un filo di voce. La ragazza si allontanò da lui.
-Adesso devo andare di nuovo da lui… Gliel’ho promesso, e voglio fare qualcosa, qualunque cosa.- continuò, facendo qualche passo avanti. –Cerca di non stancarti troppo, capito?-
Maya annuì. –Lo stesso vale per te!- rispose, allontanandosi. Soshi proseguì verso la stanza dove c’era Kazuki e nel mentre meditava su cosa potesse fare per poterlo aiutare. Raggiunta la porta si bloccò: dentro la stanza c’era Chizuru che aveva appena finito di visitarlo.
-Le ferite stanno guarendo senza problemi, per il resto è tutto a posto.- disse la donna, alzandosi dalla sedia e sistemandosi il camice. –Tra un paio di giorni potrai tornare a casa, ma devi comunque rimanere a riposo, hai capito?-
Il ragazzo annuì e spostò la testa in direzione della porta. La dottoressa si voltò a vedere cosa avesse attirato la sua attenzione. Soshi entrò nella stanza e si fermò qualche passo dopo lo stipite dell’uscio.
-Te l’avevo promesso che sarei tornato stasera.- disse, sorridendo. Kazuki sorrise in risposta.
-Bene, allora vi lascio soli!- ribatté la donna, uscendo dalla stanza, per poi voltarsi nuovamente.
-A proposito…- aggiunse, rivolgendosi a Soshi –Vorrei discutere con te riguardo ad una cosa, dopo puoi venire nella Medical Room?-
Il ragazzo annuì. Non sapeva il perché, ma quelle parole lo resero sollevato e inquieto allo stesso tempo.
-Pensavo arrivassi un po’ più tardi.- commentò Kazuki, spostando le gambe verso il lato sinistro e facendole dondolare dal bordo del letto.
-Non avevo nulla da fare e ho deciso di venire adesso. Se vuoi passo più tardi…-
-No! Non intendevo dire quello!- esclamò, alzandosi con un balzo. Soshi lo raggiunse e lo costrinse a sedersi nuovamente.
-Non alzarti così!- lo ammonì, prendendo la sedia e avvicinandola al letto. –Rischi di perdere l’equilibrio e farti male!-
Kazuki si mise a ridere.
-Adesso sto bene, no? Non c’è bisogno di preoccuparti tanto.-
Soshi sbuffò. “Che scemo…” pensò “Sta facendo di tutto per far capire agli altri che sta bene…”
-Proprio per questo mi preoccupo, perché voglio che tu stia sempre bene!- esclamò, sedendosi di colpo. A quelle parole, Kazuki arrossì e rivolse altrove lo sguardo.
-Ci sono novità?- chiese Soshi, cercando di cambiare discorso.
-No…- rispose il ragazzo, sistemandosi il lenzuolo sulle gambe. –Non vedo l’ora di uscire da qui… Mi sto stancando di rimanere sdraiato o seduto senza fare niente… Fortunatamente ci siete voi che passate ogni giorno a farmi visita, almeno un paio di minuti li passo senza pensarci su…-
Passarono alcuni minuti in silenzio.
-Hai fame?- gli chiese Soshi, cercando di rompere il silenzio. Kazuki annuì.
-Un po’…- rispose, sorridendo. –Non mangio da un paio di ore…-
Soshi si alzò e sistemò la sedia al suo posto. –Vado a prendere qualcosa, hai qualche richiesta particolare?-
Kazuki scosse la testa. –No, ti do carta bianca.-
 
 
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Erano le dieci di sera e Soshi stava finendo di riordinare la cucina. Da quando Kazuki era di nuovo a casa, lui e suo padre avevano fatto in modo che cenasse ogni sera da loro.
-Non puoi mangiare sempre gli snack che vendono al distributore automatico!- aveva commentato Kazuki, prima che Soshi rispondesse all’invito. Per sdebitarsi, aiutava dopocena a mettere in ordine, prima di tornare negli alloggi dell’Alvis. Ma qualche volta rimaneva a dormire a casa Makabe.
Sistemati i piatti nel pensile della cucina, Soshi guardò il suo avambraccio pieno di lividi e cerotti. Ogni giorno analizzava il suo sangue in modo da trovare una cura per lui. L’idea era scaturita da un discorso che aveva intrattenuto con Chizuru.
-Il tuo corpo potrebbe essere la chiave per curare il congelamento dei cromosomi.- affermò la donna, dandogli del materiale da visionare. –E se ho ragione, nessun altro perderà la vita.-
Da quel giorno, Soshi si recava alla clinica Tōmi per studiare e trovare un rimedio che potesse aiutare Kazuki e gli altri ex piloti dei Fafner. Si recava lì così tanto spesso che la gente dell’isola aveva iniziato a chiamarlo “dottor Minashiro”.
Il ragazzo si stiracchiò e salì in camera per vedere se Kazuki stava già dormendo o meno. Solitamente, andava a dormire presto: non si era ancora ripreso del tutto dall’ultimo combattimento contro il Mark Nicht e alcune delle ferite riportate in battaglia dovevano ancora guarire, quindi cercava di riposare il più possibile. Il più delle volte si addormentava subito, altre restava sveglio per un paio di ore, aspettando che Soshi  salisse in camera a controllare.
Notò che quella sera Kazuki sembrava più stanco del solito, infatti non finì neanche di mangiare e andò subito in camera sua. Erano soli in casa, Fumihiko doveva passare tutta la notte a lavorare sui dati raccolti dal gruppo dell’aviazione che ha perlustrato l’isola.
-Kazuki?- disse Soshi, entrando silenziosamente nella stanza. Kazuki era sdraiato sul fianco destro e aveva le gambe coperte dal lenzuolo. –Stai già dormendo?-
Notò che il ragazzo tremava, quasi come se avesse freddo.
-Stai bene?- chiese Soshi, spaventato. “Se avesse avuto freddo, si sarebbe coperto…” pensò, sedendosi sul bordo del letto e cercando di capire cosa stesse succedendo. Gli poggiò la mano sulla spalla sinistra e Kazuki si rannicchiò. Soshi sentì un singhiozzo e il suo cuore si fermò per un istante. Il volto del ragazzo era nascosto dai ciuffi di capelli scuri.
-Che ti succede?- domandò avvicinandosi di più a lui.
Appena poté, Kazuki gli si lanciò sul petto, si strinse a lui, affondando le dita nella sua pelle, e cominciò a singhiozzare rumorosamente.
-Kazuki?!- esclamò Soshi, stupito dalla sua reazione. Il ragazzo mormorò qualcosa, ma lui non riuscì a capire cosa avesse detto, intuì solamente un “Io non voglio”. Gli sfiorò i capelli, avendo quasi paura di fargli del male.
-Kazuki…- mormorò poggiando il mento sulla sua testa.
-Io… io… non voglio morire!-
A quelle parole, il cuore di Soshi iniziò a battere all’impazzata, sembrava che da un momento all’altro fosse stato in grado di sfondargli la gabbia toracica. Cinse Kazuki con le sue braccia e affondò il viso nella chioma bruna del ragazzo. Dagli occhi iniziarono a sgorgare lacrime.
-Non accadrà.- disse, stringendolo a se. –Farò di tutto in modo che non accada…-
“Ha sempre mostrato a tutti di non soffrire…” pensò “In realtà soffocava il dolore dentro di se, non voleva mostrare a nessuno il suo lato fragile… È stato male per tutto questo tempo… Perché lo ha fatto?!”
Kazuki singhiozzava ininterrottamente e ad ogni singhiozzo affondava di più le dita nel petto di Soshi, quasi come se fosse l’unico appiglio sicuro in un mare in burrasca.
-Lo sapevo… che in fondo tutto ciò ti aveva turbato…- commentò Soshi, accarezzandogli i capelli. –Con me avresti potuto parlarne…-
-Di… cosa stai…-
-La dottoressa Tōmi mi ha raccontato tutto. Sono stato io a chiederle delle tue condizioni…-
-Io… non volevo farti preoccupare…-
Soshi sorrise flebilmente. Sempre tenendo Kazuki stretto a se, si sdraiò sul fianco, cercando di assumere una posizione abbastanza comoda.
-Sei uno stupido, prima o poi lo avrei scoperto comunque…- disse, distendendo le gambe.
-Soshi… scusa…-
I due passarono un paio di ore in quella posizione. Soshi permise a Kazuki di sfogarsi, piangere, urlare, fare qualsiasi cosa purché lo avesse fatto sentire meglio. Il ragazzo si limitò a singhiozzare e ad accovacciarsi sempre di più.
-Sei molto stanco… vero?- chiese Soshi, liberandosi dalla sua presa e sistemando il lenzuolo. Kazuki annuì e chiuse gli occhi.
Si risistemò accanto a lui e lo ristrinse tra le sue braccia, poi lo baciò delicatamente.
-Non lascerò che tu te ne vada senza fare niente…- disse, mentre le loro labbra erano ancora attaccate. Kazuki sorrise, nonostante le ultime lacrime stessero continuando a scendere, e si sistemò, in modo da usare il braccio di Soshi come un cuscino.
-Buona notte, Soshi…- disse, attaccandosi il più possibile a lui. Soshi sorrise.
-Buona notte, Kazuki…-
   
 
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