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Autore: the fly    29/12/2008    1 recensioni
Blaise vuole che sia tutto perfetto per il compleanno del suo Neville ma...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Smascherato dal terriccio.

 

Due piccole cose da dire prima di lasciarvi alla lettura (almeno spero che qualcuno la legga):

il nome latino è puramente inventato da me quindi non fateci troppo caso,

questa storia è nata come una dedica ad una persona che, in solo un anno, è diventata una presenza importante nella mia quotidianità.

 

 

 

 

 

La mia mente si stava arrovellando ormai da settimane, senza aver conseguito ancora nessuna plausibile, concreta  idea realizzabile.
Draco era diventato il mio personale ed assillante “promemoria umano”, ...ci si metteva anche lui, col suo tono saccente e fintamente rassicurante. In fondo lo sapevo benissimo che il mio perfido amico avrebbe riso fino alle lacrime, se Neville non avesse ricevuto un degno regalo di compleanno dal sottoscritto. Ero pienamente cosciente di dover escogitare qualcosa di particolare per il mio compagno: qualcosa che lo lasciasse a bocca aperta, senza fiato, e l'opzione me stesso nudo steso sul letto cosparso di petali era troppo banale per essere presa in considerazione...anche se, pensandoci bene, l'avrei tenuta come ultima spiaggia, come alternativa “disperazione”, insomma!
Il mio girovagare per lo studio, intento a spremermi le meningi con espressione estremamente concentrata, si ripete tale e quale anche oggi, senza alcun cambiamento. Lui non c'è, ovviamente, altrimenti avrebbe già bussato alla mia porta per costringermi a svelare cosa mi tiene così sulle spine, ed io dovrei mentire spudoratamente. Così continuo a strisciare sul pavimento, senza nemmeno sollevare i piedi da terra: mi illudo che, risparmiando le energie nel muovere il corpo, la mie mente possa lavorare più alacremente. I rapporti accumulati sulla scrivania attendono invano di essere sfogliati e compilati.
- Tanto prima o poi tornerai da noi, brutto scansafatiche che non sei altro! -
Osservo il cumulo di carta e pergamena con sguardo torvo ed allucinato: bene se inizio ad immaginarmi anche i pensieri di una pila di cartacce sono messo davvero male.
Premo il mento fra le dita, un attimo dopo infilo le mani nei capelli scompigliandoli completamente, scuoto il capo da un lato all'altro come se le idee potessero smuoversi e svelarsi in questo modo. Inutile dire che niente di tutto ciò mi è di alcun aiuto.
“Cosa, cosa potrei fare per lasciarlo assolutamente senza parole?” dico a me stesso ad alta voce.
Riprendo il passo lento e ritmico, descrivo per l'ennesima volta il perimetro della stanza e, nel passare davanti alla scrivania, urto senza volerlo il vaso della piccola piantina grassa che uso indegnamente come ferma carte. Se solo Neville lo sapesse mi sottoporrebbe a tortura, per adesso mi sono sempre assicurato che fosse sul davanzale quelle poche volte che mette piede qui dentro, e spero di ricordarmene anche in futuro. Gli aculei sottili mi scalfiscono il dorso della mano imprimendovi un graffio affilato. Impreco nel silenzio della stanza, porto la mano ferita al petto coprendola con le dita. Il rumore dei cocci che si infrangono a terra richiama pienamente la mia attenzione, interrompendo il tragitto a metà. Peccato, avrei portato a termine il decimo giro della stanza.
Guardo distratto i frammenti di terracotta sparsi sul pavimento, poi i miei occhi si stringono gradualmente finché non vedo oltre il terriccio che punteggia le piastrelle bianche, ed oltre la sagoma verde della piantina che giace al suolo, come la sagoma di una povera vittima.
Povera vittima un corno, mi ha graffiato come un gatto irascibile prima di schiantarsi a terra!
“Ci sono, ci sono!” esclamo, in preda ad un entusiasmo febbricitante. Credo anche di aver fatto due saltelli sul posto, come un bimbo soddisfatto del suo nuovo giocattolo.
Povero amore, in questi ultimi giorni non ha mai tempo di prendersi cura delle sue piccoline, e poi ha sempre desiderato una serra più grande e più spaziosa. Ed il suo Blaise farà tutto questo per lui rendendolo tanto felice...e se il piccolo Neville è felice, farà MOLTO felice il suo Blaise. Mi complimento con me stesso, certo di aver trovato l'idea vincente che lo lascerà a bocca aperta, estremamente sbalordito e compiaciuto, ma soprattutto molto desideroso di premiare il suo premuroso compagno.
Un ghigno si fa largo sulle mie labbra, la lingua guizza fuori in un gesto inconscio di pregustazione mentale di pensieri lussuriosi. Ma torniamo al mio geniale piano: potrei anche arricchire la popolazione della sua flora, conosco un posto perfetto dove recuperare qualche esemplare vegetale che faccia la caso mio.
Faccio per fiondarmi fuori dallo studio per realizzare il mio intento, ma prima di arrivare alla porta mi blocco.
- Non potrebbe mai perdonarmelo – penso con le labbra tese in una smorfia rammaricata.
Un gesto di bacchetta ed un sussurro e la piccola piantina affonda di nuovo le radici nella terra, i suoi aculei si ergono perfetti come lo erano poco prima che la investissi, e poco prima che ferisse la mia mano...perfida, perfida pianta grassa! Riprende il suo posto sulla scrivania come se non si fosse mai mossa da lì.

Non entro quasi mai qui, questo è il suo regno, il suo angolo privato dove coltiva (nel vero senso della parola) la sua verde passione.
“Per le radici del platano picchiatore!” esclamo, questa imprecazione mi sembra piuttosto consona al luogo in cui mi trovo.
Salazar santissimo, ma quanto è disordinato! Per fortuna nella nostra camera da letto il caos è molto più ridotto, altrimenti per quanto possa adorarlo ed amarlo alla follia impazzirei di sicuro.
Da dove comincio? Mi chiedo, spaziando lo sguardo nella serra affollata: foglie verdi, viola, blu e gialle fanno capolino da ogni parte, affacciandosi da vasi giganteschi, o da piccoli recipienti di vetro contenenti uno strano liquido nerastro sul quale galleggiano delle inquietanti forme sottili che si muovono come tanti minuscoli vermetti. La pianta più grande di tutta la serra ne ha il vaso pieno, constato con malcelato disgusto.
Bene Blaise, hai avuto l'idea “geniale” e adesso datti una mossa!
Prendo un bel respirone profondo, mi rimbocco le maniche ed agito il polso destro con agilità, giusto per accertarmi di riprodurre alla perfezione il movimento che dovrò ripetere almeno tre volte per spazzare via tutto il disordine.
Al primo colpo di bacchetta spazzo via tutta la terra ed il fogliame, riesco persino a scorgere il colore grigiastro del pavimento, imbrunito dalla terra; al secondo i vetri della serra lasciano intravedere quel che c'è all'esterno, privati dalla patina grigiastra tendente al verde che li ricopriva, al terzo ed ultimo finalmente riesco a districarmi fra i rami rampicanti di quelle che lui chiama “le sue creature”.
E questa è fatta, adesso viene la parte difficile. Anche solo pensare di infilare le dita nella terra o tra arbusti vivi che si contorcono mi fa curvare le labbra dal ribrezzo, ma devo farlo e voglio farlo per lui. Quindi mi faccio forza e, richiamando ogni più piccola nozione di erbologia rimasta ancora incastrata tra i miei neuroni, mi avvicino agli esemplari che sembrano essere più innocui.
Mi infilo i guanti con cura ed inizio a ripulire i vasi dalle foglie morte ed ingiallite. Poi aggiungo con attenzione terra fresca nei vasi più grandi, eliminando quella vecchia che emanava un odore piuttosto nauseante. Tolgo quelle strane e ripugnanti sagome vermiformi che galleggiavano sulla terra della pianta più ingombrante che occupa l'ambiente. Innaffio ed infine, con un piccolo aiuto magico, rendo lucide, luccicanti le foglie di ogni pianta. La superficie levigata delle foglie riflette la luce del sole come tanti specchi facendo rimbalzare il chiarore da una parte all'altra della serra. I colori variopinti delle foglie e dei fiori si fondono in un arcobaleno di tinte morbide e lucenti che si infrangono contro il vetro ormai limpido delle pareti.
Osservo il mio operato, tutto è pulito, in perfetto ordine. Adesso posso distinguere il colore di ciascun fiore e di ogni pianta, si può persino camminare tra una fila e l'altra.
Ancora un'ultima cosa, con un ampio e misurato gesto di bacchetta sposto le pareti di un paio di metri per lato.
“Oh sì, al mio Neville piacerà tanto” mi dico soddisfatto incrociando le braccia sul petto.
- E ti sarà tanto riconoscente – suggerisce il serpeverde calcolatore che è in me. Non posso fare a meno che godere del gioioso gorgoglio che sento vibrare nello stomaco.
Restava un'ultima cosa da fare, fiondarmi in quel negozio, come si chiamava? Ah sì: “The Green Garden” in Diagon Alley per comprare l'esemplare che avrebbe completato il suo verde mondo.
Guardo l'orologio: mancano esattamente due ore al suo arrivo, quindi ho tutto il tempo per fare le cose con calma.
Lo spazio sgombro che si era creato al centro dell'ambiente cattura la mia curiosità. I miei occhi già ci vedono un tavolo apparecchiato per due, candele sottili con la loro luce tremola ad illuminare i nostri volti e il colore rosso fuoco delle rose del centro tavola.
Oh sì, una cena a lume di candela in questo posto è il coronamento perfetto per i miei piani.
Una giravolta e sono già in a due passi dal negozio.
Non bado molto alla folla che popola le strade, alle persone che mi passano accanto con le braccia cariche di regali natalizi, alle luci che decorano case e vetrine lampeggiando auguri festosi. Cammino dritto sino al mio obiettivo e, con convinzione, faccio la mia richiesta al commesso del negozio.
Pur essendo assai trafelato l'uomo mi presta attenzione dopo qualche minuto, forse aveva notato la mia aria impaziente fin da quando ho varcato la soglia della bottega.
“Posso aiutarla signore?” dice con cortesia, i baffi bianchi gli si arricciano appena ai lati della bocca.
“Certo, vorrei che mi incartasse quella” gli dico, indicando deciso l'oggetto dei desideri del mio compagno: di sicuro aveva un nome impronunciabile, latino o greco; quindi ringrazio mentalmente il padrone del negozio per aver intuito fin da subito cosa volevo. Ricordo bene che faccia aveva fatto Neville quando l'aveva vista dalla vetrina, aveva spalancato i suoi occhioni castani con una dolcezza disarmante che mi aveva sciolto come un ghiacciolo d'estate, per questo l'aspetto della pianta mi è rimasto impresso a fuoco nella mente. Sono un compagno molto attento, sapete. Fisso il tronco color ebano, robusto, nerboruto e nodoso come quello di un ulivo con il fogliame lucido, nella mia mente già immagino la sua collocazione nella serra.
L'uomo mi guarda per un istante con occhi stupiti, quando annuisco vedendolo accanto al mio prossimo acquisto poi, di fronte alla mia caparbia richiesta, si rilassa, o meglio mostra un'espressione rassegnata e si adopera svelto per imballare in modo adatto l'articolo che gli ho menzionato.
Portarla a casa non è un problema, quindi rifiuto cortesemente l'offerta di pronta consegna a domicilio. Il negoziante mi assicura che quella è una pianta piuttosto resistente, non troppo bisognosa d'acqua e mi fa altre raccomandazioni riassunte e trascritte in un piccolo libricino che mi consegna. Sono certo che Neville non ne avrà bisogno, ma lo accetto comunque.
Esco dal negozio soddisfatto, il sorriso luminoso che mi tende le labbra ne è una lampante dimostrazione.
Mentre mi dirigo verso il punto di smaterializzazione, nella mia testa sento vagabondare un tassello mancante nelle parole che l'uomo mi aveva rivolto, preso dalla frenesia del momento non vi ho badato molto e non ricordo affatto cosa mi abbia detto. Non sarà stato nulla di importante, ne sono certo.
Ogni tanto accarezzo la carta liscia che avvolge il regalo di compleanno per il mio Neville che ho fatto accomodare rimpicciolito nella mia tasca. La sento muoversi dentro sotto la stoffa, contorce i suoi rami con impazienza.
“Coraggio, tra poco avrai tanto bel terriccio morbido tutto per te” le dico, regalandole un'altra carezza sul tronco coperto dalla carta.
Arrivato a casa, le restituisco la forma normale e tento varie disposizioni all'interno della serra: quella pianta non è poi così enorme od ingombrante come mi era parsa nel negozio, ma sto cercando il luogo ideale in cui Neville possa notarla immediatamente tra le altre. Non mi piace l'idea di metterci sopra un fiocco da pacco regalo, ma le lascio la carta che lascia scoperto il vaso, dopotutto Neville deve scartare il suo regalo.
“Bene, eccoti qui splendore” dico alla pianta, quando finalmente sono certo della sua collocazione. Lei mi risponde agitando leggermente le foglie ed affondando per bene le radici nella terra scura con la quale le ho riempito il vaso.
Lascio che la nuova arrivata si ambienti alla sua nuova casa e rientro.
Mi adopero quindi in cucina per preparare la cena che avrei trasferito poi nella serra. Non era una buona pensata quella di portare l'occorrente per cucinare direttamente lì.

Il suono inconfondibile del camino che annuncia il tuo arrivo mi disegna un sorriso abbagliante sulle labbra.
“Eccoti amore mio” esordisco entrando in salotto. Ti osservo mentre, con leggeri colpi di mano, scacci via la polvere verde che ti ha portato a casa.
I tuoi occhi scuri e densi come il cioccolato fondente mi fermano il cuore nel petto, quando incontrano i miei.
“Ho bisogno di un abbraccio, di un massaggio, di un bacio e di un bel bagno caldo...non necessariamente in quest'ordine” mi rispondi. Il tuo volto è stanco, ma sei felice di essere tornato da me, perché ti butti subito tra le mie braccia pronte ad accoglierti. Stringere il tuo corpo mi fa ribollire le vene.
“Mmh, io direi che per prima cosa ti spoglierò e ti farò un bel massaggio nell'acqua calda” dico, accarezzando il tuo volto stanco eppure bellissimo ai miei occhi.
“Blaise, guarda che non mi addormenterò nella vasca, posso fare da solo” rispondi ridendo, lo so che la mia proposta ti alletta parecchio, non riesci a fingere con me.
“Lo so stupido. E' che oggi, dato che sei il festeggiato, ti godrai tutte le mie affettuose e premurose attenzioni” rimando con decisione allacciandoti le dita dietro il collo.
“Ma il bacio posso dartelo adesso...se vuoi” sussurro sulle tue labbra socchiuse aspettando che tu mi conceda il privilegio di sfiorarle, di vezzeggiarle con le mie.
“Che sia degno della volontà del qui presente festeggiato” ribatti malizioso, so bene quanto ti piace provocarmi e stuzzicarmi, ed io non aspetto altro che di poter soddisfare ogni tuo desiderio, sempre. Perciò lambisco curioso le tue labbra, con calma, mi prendo tutto il tempo per descrivere la loro morbida consistenza, per assaporare il loro delizioso sapore prima di saziarmi del calore della tua bocca, della sinuosità della tua lingua che incoraggia e ricambia appieno la mia.
Quando sciolgo l'abbraccio delle nostre labbra, ti tengo ancora stretto a me e ricambio il tuo sguardo castano con un sorriso ebete sul viso.
“Che dici, sono stato bravo a soddisfare la prima delle tue richieste?” domando con un ghigno sghembo ed ironico sulle labbra.
“Mi ritengo soddisfatto, per ora” dici attirandomi contro il tuo petto.
Mi baci brevemente, sento le tue mani afferrarmi i fianchi, leggere e sicure ed il mio corpo sembra modellarsi sul tuo tocco per goderne appieno.
Senza parlare ti prendo per mano e mi dirigo verso le scale. Mentre ti spoglio devo far violenza su me stesso per non chiederti di più, per resistere dal voler soddisfare la mia voglia di te. Ma questa sera voglio fare le cose per bene, voglio coccolarti, voglio deliziarti con la cena che ho preparato per te e poi voglio godermi il tuo sguardo sorpreso quando vedrai cosa ho fatto per stupirti.
Così continuo a massaggiare la tua pelle profumata ed umida lasciandola scivolare sotto le dita, i tuoi gemiti rilassati stuzzicano la mia sensibile virilità che, imperterrita, ed al di là del mio controllo, si tende e si indurisce bramosa di essere soddisfatta.
Sono tentato, estremamente tentato di chiederti sollievo, le tue mani saprebbero donarmelo meravigliosamente e la tua bocca farebbe ancor di più, facendomi perdere il senno. Eppure resisto, e guardo il tuo corpo scomparire dietro il telo da bagno.
Mi stupisco di me stesso quando decido di lasciarti da solo, per qualche istante, giusto per controllare che ogni cosa sia al suo posto, ancora una volta: lo so, sono un perfezionista... che ci volete fare, ma per il mio amore voglio sempre il meglio.
La pianta misteriosa è ancora nascosta dall'imballaggio nel quale mi è stata consegnata, voglio che sia tu a svelarne le fattezze.
Mentre tu stai cambiandoti per la serata, io provvedo a trasferire il tavolo, le rose, le candele e la nostra cena nella serra ancora immersa nella penombra.
Devo correre in cucina altre due volte per spostare ogni cosa. Non è certo il caso di farmi sorprendere da te mentre faccio lievitare il tavolo imbandito nella serra, trafelato e guardingo come un ladro d'appartamento.
Quando torno nella serra un'ultima volta sento un fruscio inquietante provenire dall'angolo dove ho sistemato il tuo regalo. L'ambiente è posseduto dall'ombra scura della sera, ma riesco a distinguere delle sagome in movimento.
Sfodero la bacchetta ed aguzzo la vista, pronto a schiantare qualsiasi intruso avessi trovato nascosto lì dentro.
Faccio luce con la punta della bacchetta e dirigo il fascio luminoso verso la fonte del rumore.
Quello che vedo mi blocca il respiro nella gola, gli occhi si aprono a dismisura fissando impietrito quello scempio.
“Oh, Salazar misericordioso!” sospiro, con un filo di voce che a stento esce dal mio petto.
“Blaise dove sei?”
Sento la tua voce squillante chiamarmi, capisco che stai per uscire di casa, i tuoi passi calpestano il ghiaietto che porta alla serra. Cerco di ricompormi fingendo una tranquillità che in quel momento non mi appartiene affatto. Sfodero un sorriso e mi avvicino frenandoti il passo.
“Blaise, che ci fai qui fuori? Fa freddo!” mi dici sfregandomi le mani sulle braccia per scaldarmi.
“Stavo solo prendendo una boccata d'aria, rientriamo adesso” dico, cercando di spingerti con nonchalance verso casa.
“Amore, perché hai la bacchetta accesa?” mi chiedi incuriosito.
In effetti, lì nel giardino c'è luce a sufficienza, quindi non avrei nessuna ragione per aver la bacchetta illuminata. Accidenti al tuo spirito d'osservazione e ora come ne vengo fuori?
Il tuo sguardo castano corre veloce alla serra.
Ho lasciato la porta aperta! Ho dimenticato quella dannata porta aperta! In quel preciso momento mi sentivo molto Dobby, se avessi avuto un muro e non il tuo petto davanti vi avrei sbattuto la testa contro.
“Blaise, cosa nascondi lì dentro?” mi domandi con fare sornione.
“Niente davvero...dai torniamo in casa” cerco di persuaderti e di portarti verso la porta di casa ti afferrandoti le mani, ma tu non demordi da bravo e caparbio grifone quale sei.
“Non mi hai organizzato una festa a sorpresa, vero?” chiedi esitante, lasci che sia io a guidare i tuoi passi per un attimo, ma poi cerchi ancora di andare verso la serra.
Una festa a sorpresa nella serra? Ma che idea assurda.
“Nemmeno per sogno, ti voglio tutto per me stasera, non ho voglia di sorbirmi una vecchia rimpatriata del dormitorio rosso - oro del settimo anno” rispondo, con sprezzante tono serpentesco, sperando di convincerti come al solito.
“Mmh e allora perché ho come l'impressione che tu voglia tenermi lontano dalla serra?” domandi.
Non demordi eh? Certo che no sei perfino più testardo di me.
Hai completa fiducia in me e questo mi fa palpitare il cuore tanto da farlo correre frenetico nel petto, come faccio a mostrarti quel che ho combinato nella mia totale incoscienza?
“Neville, credo che mi si stia bruciando qualcosa in forno, meglio che corra in casa a controllare” è questo che vorrei dirti, per non farti entrare nella serra.
Oppure, potrei manifestare un improvviso attacco di lussuria convincendoti a schizzare in camera da letto.
“Blaise, che cosa può mai esserci di così spaventoso lì dentro? Non mi avrai mica regalato un cucciolo di drago?” chiedi con una smorfia indagatrice. Peggio, molto peggio, un drago non avrebbe fatto una tale carneficina!
“No, è che non so se ti piacerà e...” cerco di parlare, ma tu mi interrompi subito.
“Qualsiasi cosa sia mi piacerà, perché sei tu ad avermela regalata, quindi smettila di preoccuparti per nulla. E poi è il festeggiato che decide ed io voglio godermi subito la sorpresa che mi hai preparato” affermi deciso. I tuoi occhi, oddio come faccio a guardarti negli occhi, cercando di inventare una balla verosimile che non desti sospetti?
Ok, non posso, semplicemente non posso mentirti, tanto più oggi che è il tuo compleanno. Capisci che mi sono arreso e sorridi soddisfatto.
Oh Merlino, tra pochi secondi al posto di quel sorriso radioso vedrò apparire una smorfia disgustata.
Arrivati a pochi passi dalla porta ti fermi e guardandomi dici: “Non dovresti coprirmi gli occhi?”
“Ehm...giusto altrimenti che sorpresa sarebbe?” ribatto, riesco a stento a trattenere il tono preoccupato che vena la mia voce.
Ti lasci condurre da me e, quando poso i palmi sui tuoi occhi, ti lasci sfuggire un sospiro colmo d'aspettativa.
Ancora qualche metro e ci siamo, sento l'adrenalina scorrermi nelle vene, lo stomaco mi si attorciglia preso dall'ansia. Ero così curioso ed ansioso di vedere la tua espressione, adesso vorrei che quel momento non arrivasse mai.
Eccoci finalmente arrivati, varchiamo insieme la soglia. L'ambiente è illuminato solamente dalla luce tenue delle candele, il resto è un insieme di ombre fruscianti.
Con un colpo di bacchetta intensifico la luce dei ceri, mentre con la mano libera cerco di coprirti entrambi gli occhi, anche se so già che non cercheresti di sbirciare. Non guardo all'interno, vorrei chiudere gli occhi per non dover vedere la tua espressione delusa.
“Ok, sei pronto amore?” domando incerto, tu annuisci ed io lascio cadere le mani.
“Buon compleanno Neville!” dico senza molto entusiasmo, aprendo le braccia mostrando tutto quel che mi circonda.
Poso una rapida occhiata sull'involucro accartocciato che troneggia alla mia destra. Nessun nastro o fiocco decora la carta da pacco, ma è assolutamente evidente che quello sia il tuo regalo, o meglio lo era. La carta è strappata in alcuni punti.
I tuoi occhi si socchiudono velocemente più volte, poi li vedo spalancarsi, ma non è gioia e sorpresa quella che vedo. E' un misto d'orrore, tristezza e rammarico mescolati con un pizzico di arrabbiatura.
“Blaise, che...Merlino, ma cosa hai fatto?” dici, il tono della tua voce scorre in una gradazione piuttosto inquietante che mi mette leggermente a disagio.
“Blaise hai...” tenti di parlare, ma ti blocchi quasi subito respirando velocemente in cerca d'ossigeno.
“...riordinato? Sì, ho anche ampliato un pochino la serra così avrai più spazio per altre piante e poi ti ho preso una cosa, un mostro del regno vegetale, ecco il tuo regalo!” penso dentro di me, con amarezza.
Il tuo volto sembra scolpito nella pietra d'un tratto, come se fosse stato immortalato in una perenne smorfia di estremo ed angosciato stupore.
A questo punto mi preoccupo sul serio. Non avrei dovuto entrare qui dentro, in quello che consideri il tuo rifugio personale.
Quando trovo il coraggio di guardare all'interno, quello che vedo fa spalancare la mia bocca fino all'inverosimile, la luce rende tutto molto più tragico.
No, non è possibile che io abbia fatto una cosa tanto stupida, non ci credo!
Il mio Neville...ho sconvolto il mio Neville invece di stupirlo, con quella che credevo essere un'idea geniale pur nella sua semplicità.
Mi guardo attorno: è il caos totale. Della serra tanto amata da Neville non è rimasto nulla, niente più foglie verdi, gialle...niente.
Le piante superstiti giacciono a terra, il fogliame sparso qua e là. Sul tavolo che avevo imbandito sono rimaste solo le candele accese che ancora consumano la loro fiamma tenue.
Il “regalo” si è divorato tutte le piante lì presenti, senza alcuna pietà, ed al momento stava smangiucchiando in tutta tranquillità l'esemplare preferito di Neville. Ci aveva messo mesi per farla crescere, quella di quest'anno era la sua prima fioritura.
Deve aver percepito la nostra presenza perché vedo alcuni rami voltarsi e, quella che doveva essere la bocca si spalanca emettendo un suono gutturale che poteva essere paragonato ad un gorgoglio digestivo.
Oddio, quella pianta è orribile, è senza alcun ritegno!
“Neville mi spiace io non credevo...non pensavo” farfuglio in preda allo sconforto e alla delusione.
“Blaise, sai che razza di pianta è quella?!” mi dici, la tua voce è venata da una palpabile tensione, ma colgo anche una strana meraviglia che contrasta pienamente con la smorfia immobile che deturpa le tue labbra.
Non riesco a cavarmi una parola di bocca, quindi scuoto la testa.
“Merlino benedetto, quella è una Mutationem Malefica Blaise!” esclami, non riesco a cogliere quale tono sia predominante nella tua voce, se quello teso e sconvolto oppure quello stupito.
“E' pericolosa?” chiedo al massimo della tensione.
Ho rovinato questo giorno invece di festeggiarlo degnamente, non posso credere a quanto sono stato idiota.
“Neville mi...mi spiace, io non sapevo che fosse così... vorace. L'uomo che me l'ha venduta sembrava molto competente, non voleva imbrogliarmi, ne sono certo, eppure...” non so più cosa dire.
Mi sono lasciato ingannare come un pivello tassorosso!
Neville fissa ancora qualche istante la pianta malefica mentre l'ultimo bocciolo viola della recente vittima sparisce dietro le sue fauci, poi posa lo sguardo su di me e fa la cosa più strana del mondo: scoppia in una risata!
Lo fisso stranito, non capisco, perché i suoi occhi non sono colmi d'ira e di fastidio? Perché non inveisce contro di me, ma addirittura mi bacia sulle labbra?
Quella pianta sbranatrice di suoi simili ha quasi distrutto la serra e mandato all'aria la cena che avevo preparato, e lui invece di farmi correre a gambe levate mi bacia? Ok, l'amore fa strani effetti, ma questo me lo deve proprio spiegare.
“Blaise cosa le hai messo nel vaso quando l'hai portata a casa?” mi chiede, attendendo tranquillo la mia risposta.
Ci metto qualche secondo a capire cosa mi ha chiesto, ma alla fine mi ricordo di quando ho aperto un sacchetto di terra scura e dall'odore pungente e ne ho svuotato una buona metà nel vaso del “mostro sterminatore di foglie”. Il negoziante si era raccomandato di aggiungere della terra fresca prima di bagnarla e così ho fatto, non volevo che appassisse ancora prima che Neville la vedesse.
“Ho aperto quel sacchetto e ho messo un po' di terra nel suo vaso” rispondo con la voce piatta, come se mi uscisse dal corpo senza la mia volontà.
Ride ancora, ma come, che accidenti hai da ridere?!
“Quella bellissima, rarissima, pianta carnivora se affonda le sue radici in un terriccio che non è quello rosso africano subisce una metamorfosi che la rende incredibilmente vorace. Può mangiare tutto quello che le capita sotto le fauci” mi spieghi con pacata tranquillità.
“Possibile che chi te l'ha venduta, non ti ha detto nulla a tale proposito?”
E lì, il tassello mancante prende finalmente posto. Ecco di cosa mi stava parlando il negoziante...Forse avrei dovuto leggerlo quel “manuale” d' istruzioni dopo tutto.
Allora sono stato io a trasformarla in una serial killer vegetale?
La mia faccia deve essere il massimo della tristezza e della più nera delusione in questo preciso momento.
Le tue braccia mi avvolgono come una morbida coperta che mi scalda subito il cuore e fa avvampare le mie guance, le tue labbra sussurrano al mio orecchio: “Blay mi hai fatto un regalo bellissimo, quella pianta è molto preziosa e la stavo cercando da tanto tempo. Basterà fare attenzione e non farà più nulla, sarà un magnifico esemplare, soprattutto in primavera, sai?”.
Mi rilasso un po' lasciandomi andare contro il tuo petto e mi faccio cullare dal suono dolce e caldo della tua voce carezzevole.
“Sono un disastro coi regali a sorpresa vero?” dico leggermente in imbarazzo. Sento la faccia andare in fiamme quando sento la soffice pressione delle tue labbra posarvisi sopra.
“Sei adorabile invece, hai organizzato tutto questo per me, ci avrai impiegato tutta la giornata, per non parlare di quanto avrai pagato il regalo carnivoro. Non hai il pollice verde, ma ti assicuro che ti amo comunque” dici, concludendo con una risata a labbra socchiuse sulla mia pelle, la percepisco vibrare su di me nel tuo sorriso.
Mi volto tra le tue braccia e mi tuffo nel mare color cioccolato dei tuoi occhi. Lo so, lo sento quanto mi ami e voglio passare i miei giorni a dimostrarti quanto sono felice e fortunato a godere del tuo amore.
“Dici che avrà mangiato abbastanza per oggi?” ti chiedo. Non vorrei che attaccasse anche la vegetazione del vicinato.
“Non preoccuparti, so come placarla, basterà uno spruzzo di lacca per capelli e si calmerà” mi assicuri annuendo.
Le tue dita mi accarezzano la nuca scendendo a massaggiarmi il collo ancora un po' rigido.
Ma come, una feroce pianta carnivora che si addormenta con una nuvoletta di lacca?
“Mi spiace per la cena, credo che abbia divorato anche quella” dico con rammarico sbirciando verso il tavolo immobile al centro della serra, la tovaglia lacerata in più punti e i rimasugli di cibo sparsi qua e là.
“Blaise smettila di dispiacerti” mi rispondi cercando di tranquillizzarmi.
“Non voglio rinunciare alla serata che avevo preparato per te” ribatto con convinzione.
So che stai per dire qualcos'altro per rassicurami, ma ormai ho deciso. Ti preparerò di nuovo la cenetta che avevo pensato per noi e poi mi arrenderò ad ogni tua volontà.
“Niente proteste, adesso ci accomodiamo in cucina e penserò a tutto io, tu dovrai stare seduto in paziente attesa. Mentre mi metto all'opera tra i fornelli, ti concedo di avere qualsiasi pensiero osceno ti venga in mente su di me” affermo con fare malizioso, mentre faccio scorrere le mani sul tuo petto ampio.
“Potrò concretizzarli tutti?” mi chiedi, con altrettanta malizia stuzzicando le mie labbra con i polpastrelli.
Fingo di catturare le tue dita tra le labbra e con la punta della lingua le tocco appena, ma tanto basta a farti fremere.
Mi sciolgo anche se a malincuore dal tuo abbraccio e cammino flessuoso verso casa lasciando che il tuo sguardo bollente mi sfiori. Ho tutta l'intenzione di augurarti un buon compleanno come si deve.
“Blaise...” mi chiami con dolcezza, ed io mi avvicino a te di nuovo. Mi cingi la vita con le braccia ed io accomodo il mio corpo contro il tuo nell'abbraccio.
“Sì amore” rispondo, portando le mani sul tuo viso lisciandolo lentamente.
“Non prendere impegni per i prossimi weekend” mi dici pacato.
Non capisco, cosa hai in mente?
Dato che non dico nulla, continui con il medesimo tono calmo di prima che ora, però, mi fa venire i brividi lungo tutto il corpo.
“Perché mi aiuterai a rimettere in sesto le vittime innocenti straziate dal tuo magnifico regalo”
Impossibile, quel ghigno stampato sul tuo volto non è degno di un grifondoro dal cuore tenero come te.
Devi aver intuito perfettamente quel che mi è passato per la mente.
“Forse il cappello parlante ha chiesto anche a me di fare una scelta” dici malizioso.
“Saresti potuto essere un serpeverde?” ribatto allungandomi verso le tue labbra per un bacio.
Non rispondi, ma il ghigno resta lì, stampato sulle tue labbra perfette.
“E dai dimmelo” cerco di persuaderti cospargendoti di baci il viso.
“Sbaglio, o il qui presente festeggiato doveva essere coccolato e vezzeggiato da una certa serpe pasticciona?” dici ridendo ed allontanando scherzosamente le mie labbra dal tuo collo.
Oh ma lo farò, puoi starne certo, ho intenzione di farmi perdonare come si deve per il piccolo disastro che ho combinato.
“Hai ragione” bisbiglio con voce roca, direttamente sulle tue labbra ancora troppo vicine alle mie perché possa resistere dal toccarle.
“Lo sai che ti amo?” dici guardandomi negli occhi, le tue braccia saldamente ancorate attorno ai miei fianchi.
Fingo di sollevare lo sguardo al cielo in un' espressione di ostentata modestia: sento la pressione delle tue dita farsi più decisa su di me e, come attratto da una calamita, il mio corpo si plasma sul tuo per averlo vicino il più possibile.
“Credo che non mi stancherò mai di sentirtelo dire...” ribatto sprofondando nel calore del tuo sguardo di cioccolato; ti sento sospirare, il soffio leggero del tuo respiro mi sfiora le labbra.
“...e non mai mi stancherò di dirtelo” continuo, intrecciando le dita nel tuoi capelli soffici e corposi.
“Ti amo Neville” sussurro, le mie guance stanno andando in fiamme e il mio cuore, batte così veloce nel petto, così vicino al tuo, lo sento pulsare con altrettanta forza.
Non dici nulla, ma il modo in cui mi guardi, il modo in cui accarezzi il mio viso, cullandolo nelle tue mani mi fa capire che quelle parole valgono per te più di mille auguri, più di tutte le piante rare esistenti su questo mondo. Il mio amore ti basta, stento ancora a crederci a volte, ed è questo che voglio darti stasera, come tutti i giorni della mia vita.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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