Le orme sul tracciato
 

Era successo per caso, davvero.
Nami l’aveva spedito in cabina a recuperare chissà quale mappa dandogli solo qualche indicazione generica; ricordava di averla sentita borbottare parole come “scrivania”, “cassetto”, “destra” e poco altro, e una volta arrivato lì già non ricordava più se lei avesse detto destra o sinistra - senza tener conto del fatto che lui non le aveva nemmeno mai distinte bene l’una dall’altra, la destra e la sinistra.
La colpa, quindi, non era del tutto sua. E poi lui non aveva nemmeno intenzione di sbirciare, né si sarebbe mai immaginato che quello fosse un diario; sembrava un quaderno come gli altri, e se l’aveva aperto era solo perché aveva pensato che la mappa potesse essere lì dentro.
Incastrata tra le prime pagine c’era una foglia secca delle piante di mandarini.
Era un diario ben strano. Non che lui ne avesse mai avuto uno, questo no; ma ne aveva sentito parlare, una volta, e Rufy sapeva bene che di solito i diari sono pieni di scritte fitte fitte e di date e di segreti.
Lì invece c’erano cose, più che parole: la foglia di mandarino, e un pezzo di buccia profumata, e poi un sacco di disegni del tatuaggio con la girandola, tutti leggermente diversi l’uno dall’altro; forse era lì che Nami l’aveva progettato, prima di arrivare al risultato finale.
C’era una foto di lei da piccola con un’altra bambina; probabilmente era sua sorella, ma non ne era poi così sicuro, perché non era bravo a riconoscere le persone. Di immagini ce n’erano anche altre, tutte di posti che Rufy non conosceva; probabilmente luoghi in cui lei era stata prima che s’incontrassero, e forse anche dopo che era diventata parte della sua ciurma, in quella breve parentesi in cui era scappata. Non lo sapeva, e non gliel’avrebbe certo chiesto.
Avrebbe voluto chiudere quel quaderno, davvero, ma nella pagina successiva aveva visto dei disegni della Going Merry – la polena, la sua polena! – ed era rimasto lì a fissarli. Erano così belli che ne aveva tracciato i contorni col dito. Rufy non se ne intendeva affatto, ma nei tratti riusciva a vedere la stessa dedizione che lei metteva anche nei disegni delle sue cartine.
E una cartina l’aveva trovata, lì dentro: raffigurava tutto l’interno della Merry, dalla stiva al ponte; Rufy si era scoperto felice nel pensare che, nella mappa del mondo che Nami stava disegnando, ora ci sarebbe stata anche la loro nave.
Se alla fine si era deciso a chiudere il quaderno era stato perché, sul fondo del cassetto dove c’era il diario, aveva trovato davvero la cartina che Nami l’aveva spedito a cercare. Tra poco avrebbe cominciato a domandarsi dove fosse finito, e magari l’avrebbe scoperto lì a rovistare tra le sue cose. Non ci teneva affatto a prendere un pugno sulla testa.
Aveva percorso per l’ultima volta con le dita i contorni dell’immagine della polena; quello era il suo preferito, non aveva dubbi. Ne avrebbe voluto uno identico da mostrare a tutti quanti.
«Nami» le aveva detto poi, al castello di prua, porgendole la mappa aperta. Lei l’aveva guardato tracciarne i contorni sotto i polpastrelli, gli occhi fissi sul foglio.
«Disegna una cosa per me.»
 

29.04.2015
Anche questa storia è nata nell'ambito del Drabble SunDay organizzato da We are out for prompt a partire da questa indicazione: One Piece, Rufy/ Nami in cui lui, per sbaglio, legge il suo diario segreto. La colpa è per metà mia (nel senso che i prompt su questa coppia li avevo espressamente richiesti io, anche se poi mi sono ritrovata a scrivere fic come questa, che poi tanto pairing non è) e per metà delle brave autrici coff coff Axia coff coff Alexiel coff coff Akemi che mi hanno fatto ritornare la voglia di leggere e scrivere su questo fandom. Non importa quanto tempo sia passato, questa è una di quelle OTP che rimarranno tali nei secoli dei secoli.
Grazie mille per aver letto fino a qui :D
Kuruccha