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Autore: bacinaru    30/04/2015    0 recensioni
«Ti prego, dimmi che non è una vecchietta.»
Dean sbuffò divertito allo sguardo implorante che Benny gli stava rivolgendo.
«No, sul serio, Dean. Se è un'altra vecchietta la accoppo io questa volta. Ora che mi ci fai pensare, dovrei avere un machete nel retro dell'ambulanza, lascia che lo prenda prima di andare.»
«Tieni giù le zanne, amico, che poi sono io quello che deve occuparsi del corpo.»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Benny, Castiel, Dean Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Titolo: Heaven can wait
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean, Benny, Castiel, Anna, Gabriel.
Words: 959
Genere: Generale
Rating: Verde
Warnings: AU

Heaven can wait


«Ti prego, dimmi che non è una vecchietta.»
Dean sbuffò divertito allo sguardo implorante che Benny gli stava rivolgendo.
«No, sul serio, Dean. Se è un'altra vecchietta la accoppo io questa volta. Ora che mi ci fai pensare, dovrei avere un machete nel retro dell'ambulanza, lascia che lo prenda prima di andare.»
«Tieni giù le zanne, amico, che poi sono io quello che deve occuparsi del corpo.»
Dean parcheggiò l'ambulanza di fronte alla vecchia casa. Sembrava proprio il tipico posto dove avrebbe vissuto una docile vecchietta, con tanto amore per Benny.
Scesero in fretta e mentre prendevano tutto il necessario dal retro, la porta si spalancò con un cigolio assordante. Una ragazza dai lunghi capelli ramati li addocchiò con sguardo adirato.
«Finalmente! Avrebbe potuto morire con tutto il tempo che ci avete messo!»
Dean si accigliò. La chiamata non era urgente, ma di errori del genere l'ospedale ne faceva tanti. Prima che potesse preoccuparsi, però, una voce divertita arrivò dall'interno.
«Calmati, Anna. Non vedi che li stai spaventando?»
Un uomo dalla bassa statura si affacciò accanto allo stipide della porta. Di tutte le cose che Dean poteva aspettarsi, l'uomo stava mangiando un leccalecca.
«Oh, altro che vecchiette. Qui sono tutti matti»
Per fortuna Benny aveva avuto la decenza di tenere la voce abbastanza bassa così che solo Dean potesse sentirlo, perchè Anna sembrava davvero in procinto di dare fuoco a qualcuno.
«Sta zitto, Gabriel! E voi che diavolo aspettate, un invito scritto?»
Benny lanciò a Dean uno sguardo del tipo "dobbiamo proprio?" a cui l'altro si limitò a rispondere con un'alzata di spalle. Dopotutto quella non era la chiamata più strana che avessero mai ricevuto.
Entrano in casa portando una barella – gli era stato detto che la povera vittima non poteva camminare – e furono subito condotti da Anna in quella che doveva essere una delle camere da letto. A discapito del suo aspetto esteriore, l'interno della casa era enorme. Dean si era quasi immaginato di entrare nel Tardis per puro caso.
Sul letto, in posizione supina e con gli occhi ben chiusi, giaceva un uomo sulla quarantina, corti capelli scuri, viso pallido e sudato, una camicia bianca che mancava di qualche bottone e una cravatta blu sciolta attorno al collo. Se non fosse stato per i pugni che stringeva lungo i fianchi, Dean lo avrebbe dato per addormentato... o morto.
«Cassie, i paramedici sono qui»
Anna si avvicinò al letto preoccupata, toccando con mano leggera la spalla dell'uomo.
«Ti avevo detto che non ce n'era bisogno»
Cassie sbirciò un'occhio aperto nella loro direzione. Dean poteva giurare di non aver mai visto occhi più azzurri dei suoi.
«Mi dispiace per il viaggio a vuoto, ma sto bene.»
Benny alzò scettico un sopracciglio, ma ben lungi dal violare i desideri del paziente, era già pronto ad andarsene.
Dean, dal canto suo, non si sentiva ad agio a lasciare la stanza così. Anna, per quanto la sua preoccupazione era un po' iperprotettiva, doveva aver chiamato per un motivo.
«Quale sarebbe il problema?»
«Il problema è che il nostro caro fratellino ha le vertigini e vomita da ore, però si rifiuta di andare in ospedale.»
Gabriel tirò via il leccalecca dalle labbra con uno schiocco a dir poco disgustoso.
Cassie, se davvero quello era il suo nome, cercò invano di trattenere un gemito disperato.
«Sto bene.»
Stava mentendo.
«Andiamo Dean, il tizio ha detto che sta bene!»
Dean ignorò Benny volutamente.
«Signor...»
«Novak, Castiel Novak.»
Castiel era ancora strano, ma comunque meglio del suo nomignolo.
«Ok, signor Novak. Ti portiamo in ospedale per fare un controllo e sarai a casa in men che non si dica. Poi siamo già qui, non vorrai dirci che abbiamo fatto tutta questa strada a vuoto?»
Dean sapeva essere subdolo quando voleva.
Castiel gemette ancora, poco convinto.
«Giuro che se non alzi quel culo piumato dal letto, sto chiamando Micheal!»
Anna, intando, stava perdendo le staffe. Chiunque questo Micheal fosse, però, sembrava che Castiel lo temesse abbastanza per arrendersi. Cercò di alzarsi, molto lentamente. Una volta in piedi, però, le gambe non gli ressero e sarebbe caduto a terra se Dean non lo avesse afferrato all'istante.
«Va bene, amico, andiamo via di qui.»
Avrebbe voluto metterlo sulla barella, sarebbe stato sicuramente più facile da trasportare, ma Castiel era cocciuto e si rifutò di comportarsi come un invalido. Dean si ritrovò così a svolgere il compito di stampella improvvisata. Arrivati sul retro dell'ambulanza, Benny si mise al volante e Dean tenne compagnia a Castiel nel retro. Lo fece sedere e gli porse una vaschetta: ne avrebbe avuto bisogno se si rifiutava di stendersi.
Si misero in viaggio e rimasero per lo più in silenzio.
Dean, però, continuava a lanciare sguardi preoccupati al volto dell'altro, a volte troppo bianco e a volte un po' verdastro.
«Avresti potuto andartene.»
Castiel alzò lo sguardo verso di lui e anche se non riusciva a guardarlo bene, Dean ne poteva cogliere l'innocente curiosità: doveva essere poco abituato alla gentilezza degli estranei.
Avrebbe potuto farlo, è vero. Castiel non era in condizioni gravi e poteva rifiutarsi di andare con loro, ma fatto sta che Dean non era esattamente il tipo da lasciare agli altri la libertà di scelta, almeno non quando si trattava della loro salute.
Suo fratello glielo ripeteva in continuazione che non poteva salvare tutti. Dean ci provava lo stesso, però, perchè provarci era troppo importante per lui. Continuare a provarci voleva dire non arrendersi, un'assoluzione per tutte quelle povere anime che non era riuscito a salvare.
Castiel si accigliò, ancora arrabbiato forse per essere stato trascinato lì dentro a suon di minacce.
«Non sto per morire, sai.»
Dean alzò le spalle e gli sorrise.
Non sarebbe morto, non ancora.
«Già, immagino che il Paradiso possa aspettarti ancora per un po'.»
  
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