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Autore: Nana_EvilRegal    30/04/2015    2 recensioni
Poteva l'amore, quello vero, distruggere così una persona?
...
Avrebbe dovuto scegliere Regina dal primo momento. Non faceva altro che ripeterselo e più se lo ripeteva più si convinceva che nemmeno questa volta avrebbe potuto scegliere lei.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La mia dedica va a tutti quelli
che sono quasi morti
guardando il finale della puntata.
Lo dedico anche a quella matta
della mia sorellina.
 
Stava seduto su una sedia da Granny senza sapere cosa fare. Si guardava intorno nella speranza di non incontrare Regina. Non si erano più parlati da quando erano tornati da New York.
Da quando l'aveva ferita buttandole addosso la sua nuova vita.
Quando aveva scoperto che Marian (o, meglio... Zelena) era incinta.
Robin non aveva mai pensato di rivederla. Lui aveva cercato di andare avanti. I suoi sentimenti per Regina non erano svaniti, anzi. In ogni secondo della sua vita a New York aveva ripensato alla felicità che aveva provato in quel poco tempo che aveva passato col suo vero amore. Tante volte aveva sperato di sentir bussare alla parta e trovare Regina dall'altra parte. Poi... È successo. Gli era arrivata la notizia: sarebbe diventato padre, di nuovo. Era stato felice di questo evento. Gli era stata offerta l'opportunità di essere davvero felice in quella vita in cui, fino a quel momento, si era sentito costretto. Quando, alla fine, si era trovato Regina davanti, dopo un primo momento di sorpresa e pura gioia si era reso conto di non poter abbandonare sua moglie incinta.
Doveva scegliere, di nuovo.
Avrebbe scelto il bambino anche se questo voleva dire vedere soffrire Regina, di nuovo.
Poteva l'amore, quello vero, distruggere così una persona? Vedendo la mora sembrava di sì. Non era certo di poter sopportare quello che l'avrebbe aspettato.
Una vita con Zelena.
Una vita senza Regina.
Una vita senza amore.
Una vita guardando il suo amore soffrire.
Ci sarebbe stato Roland.
Ci sarebbe stato quel nuovo bambino.
L'avrebbe amato anche se ogni giorno gli avrebbe ricordato l'assenza di Regina. In fondo non era colpa del piccolo, ma solo sua. Si malediva per ogni singola scelta che aveva fatto di quando Marian era tornata. Aveva sbagliato tutto:
scegliere lei e non Regina;
tornare da Regina per poi lasciarsi convincere ad andarsene;
lasciare Storybrooke;
ascoltare Gold;
cercare di essere felice con Marian.
Avrebbe dovuto scegliere Regina dal primo momento. Non faceva altro che ripeterselo e più se lo ripeteva più si convinceva che nemmeno questa volta avrebbe potuto scegliere lei.
- Robin?- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare strappandolo dai suoi pensieri. Si voltò e si trovò davanti una ragazza coi capelli lunghi castani che le circondavano il viso sorridente.
- Belle- disse lui lasciando che un sorriso spuntasse sul suo volto per qualche istante.
- Da quanto sei tornato?- chiese la ragazza sedendosi accanto a lui.
- Un paio di giorni-
- Potevi venire a trovarmi in biblioteca o al banco dei pegni. Sai, da quando te ne sei andato sono cambiate alcune cose- Robin distolse lo sguardo dalla ragazza posandolo sulla porta che restava chiusa. In realtà nemmeno lui avrebbe saputo dire se voleva stare lontano da Regina o se voleva vederla.
- Scusa ho avuto molto da fare con Roland e... Zelena- quell'ultimo nome gli era uscito dalle labbra con un veleno che non sarebbe dovuto essere presente parlando della donna che teneva in grembo suo figlio. Il viso di Belle si dipinse di un'espressione indecifrabile prima di tornare al suo solito sorriso.
- Ne avevo sentito parlare. Anche per te le cose sono cambiate abbastanza eh...- l'uomo annuì chiudendo gli occhi e cercando di dimenticare, almeno per un secondo, che la donna da cui sarebbe tornato a casa era Zelena.
- Per te invece cos'è cambiato?-
- Non so se lo sa, ma avevo fatto uscire Gold da Storybrooke. È tornato con l'aiuto di Crudelia e Ursula, ma, comunque, io ora mi vedo con Will-
- Will Scarlett?- Robin era piuttosto confuso. Dov'era finito tutto l'amore di lui per Anastasia? E quello di lei per Tremotino? Si poteva davvero dimenticare a persona amata così?
- Sì, cerchiamo di andare avanti e per il momento stiamo bene insieme- andare avanti... Anche lui ci aveva provato, ma il risultato non era certo stato dei migliori.
- Come hai fatto? Come sei riuscita a dimenticare Gold?- Belle sospirò e alzò lo sguardo. Le sue spalle si mossero quasi impercettibilmente verso l'alto. Tornò a guardarlo poi rispose.
- Esattamente come hai fatto tu. Non ho dimenticato. Probabilmente non dimenticherò mai, ma voglio andare oltre. Non posso rimanere ancorata a lui sempre- il suo interlocutore annuì capendo che probabilmente nemmeno lui avrebbe mai dimenticato Regina.
- Digli che sono tornato. Saprà dove cercarmi. Ho bisogno di parlare con lui- detto questo sì alzò, si salutarono e uscì dal locale. Non poteva continuare a stare lì dentro nella speranza di vederla entrare.
Basta.
Doveva ammetterlo almeno con se stesso.
Voleva vederla.
Si incamminò verso il bosco. Verso la tenda in cui Roland lo aspettava. Sperava solo che Zelena non ci fosse. Aveva avuto almeno la cortezza di tenere le sembianze di Marian davanti al bambino. Probabilmente stava sbagliando anche lì. Avrebbe dovuto dire la verità al figlio. Come? Aveva pensato varie volte all'opportunità di essere sincero, ma non avrebbe saputo come fare. Andare da lui e dirgli "Roland, quella non è tua madre. È la donna che l'ha uccisa e ha preso il suo posto, ma tra poco nascerà tuo fratello e lei è la madre quindi resteremo con lei. Devi volerle bene" faceva ridere pure lui.
Lui che in quella storia non trovava nulla per cui ridere.
Camminava e continuava a pensare. Si rese appena conto di aver incrociato Henry. Non si erano neanche salutati. Forse lui era arrabbiato per la storia di Regina. Robin non poteva biasimarlo. Lui era il primo ad essere arrabbiato con se stesso. Si voltò guardando nella direzione in cui il ragazzo stava camminando. Non lo vide. Forse era stata solo una sua impressione. Tornò a guardare la strada davanti a sé, ma non riusciva a smettere di chiedersi se davvero il ragazzo non l'aveva salutato. Che fosse arrabbiato lo capiva, ma quando lui e sua madre erano stati insieme avevano un bel rapporto. Continuò a pensarci finché non si trovò davanti alla sua tenda. Svuotò la mente e cercò di sorridere prima di entrare e vedere suo figlio che di quella storia non sapeva quasi nulla. Non voleva farlo preoccupare. La bambino appena lo vide gli andò incontro e, finalmente, il sorriso che rese posto sul viso di Robin fu sincero. Prese in braccio suo figlio e uscirono. Era una bella giornata e amavano stare all'aria aperta. In più giocare con Roland avrebbe distratto la mente del padre dal suo pensiero fisso: Regina. Come poteva non pensare a lei? Sospirò rendendosi conto che nemmeno stare con suo figlio gli rendeva la situazione più facile. Il bambino si bloccò improvvisamente fissando un punto dietro la schiena del padre. Sorrise e poi corse in quella direzione. Robin vedendoselo passare accanto si voltò aspettando di vedere Marian. Alzò lo sguardo e rimase immobile vedendo suo figlio in braccio alla donna a cui aveva pensato tutto il pomeriggio. Rimase a bocca aperta fissando la scena che gli si proponeva davanti.
- Regina...- sussurrò alla fine dopo qualche secondo. La donna che stava sorridendo a suo figlio spostò lo sguardo su di lui.
Non sorrideva più.
L'uomo ebbe l'impulso di abbassare lo sguardo, ma non lo fece. Lei disse qualcosa a Roland a voce così bassa che il padre non riuscì a sentire poi lo posò a terra e lui senza dire nulla si allontanò dai due lasciandoli soli.
- Sapevo che ti avrei trovato qui- a quella frase lui abbassò davvero lo sguardo. Certo, il fatto che era andato a vivere lì non doveva essere una sorpresa per nessuno, ma a lei non avrebbe potuto tener nascosto quasi nulla.
- Sì... Io... Insomma...- era evidente che non aveva idea di cosa dire. La donna si sentì quasi felice davanti al disagio dell'altro. Non l'aveva mai visto così disorientato.
- Perché?- non riuscì a dire altro. Era una domanda che si faceva da quando era tornata. Era un "perché" verso così tante cose che nemmeno lei avrebbe saputo elencarle tutte. Nella sua mente tutta quella storia non aveva senso. Non sapeva spiegarsela. Non aveva né tempo né voglia di passare le sue giornate a pensarci e col morale a terra. Dovevano pensare a Malefica e a Lily. Non poteva permettersi tutte quelle domande per cui era andata a chiedere al diretto interessato.
- Perché cosa?-
- Tutto Robin. Perché non mi hai mai chiamata? Ok, questo è ovvio, ma perché mi hai dimenticata così in fretta? Non sono stata nulla per te? Tutte quelle parole erano buttate la vento? Perché sei tornato qui con noi? Perché hai scelto di nuovo lei? No, avessi scelto Marian avrei capito, ma perché hai scelto Zelena? Ti sei innamorato di lei ora? Cos'hai al posto del cuore? Perché ti diverti a farmi soffrire?- avrebbe potuto continuare per ore, ma si fermò. Non aveva più fiato e non voleva piangere. A momenti si chiedeva come aveva fatto a non perdere la pazienza e a non scagliargli addosso una palla di fuoco. Lui l'aveva guardata e ascoltato ogni singola parola. Si era sentito ferito. Probabilmente si aspettava che lei capisse e basta. O che accettasse la cosa senza fargli domande. Ad ogni parola della donna gli era sembrato di sentire un coltello entrargli sempre più a fondo nel petto. Non aveva tutti i torti e lui lo sapeva e questo lo faceva stare ancora peggio. Pensò un attimo a cosa dire poi sospirò.
- Regina io... Non ti ho dimenticata. Non è stato facile. Non pensavo di rivederti e ho cercato di vivere la mia vita. Cosa dovevo fare?- la donna capiva, ma non riusciva a concepire quello che stava sentendo. Lei aveva aspettato almeno una telefonata. Aveva sperato di poterlo rivedere e lui si era semplicemente lasciato tutto alle spalle.
- Vivere la tua vita? Quando eri con me non era forse la tua vita?- l'uomo alzò lo sguardo al cielo convinto che la donna che aveva amato (e continuava ad amare) stesse esagerando.
- Sì, ma... Regina non posso lasciarla sola. È incinta-
- L'ho capito. Il messaggio è arrivato forte e chiaro. Mia sorella è incinta di tuo figlio. Credi che mi faccia piacere saperlo e ricordarlo? Se fossi io quella incinta avresti scelto me?- Robin la studiò con lo sguardo. Cercò di capire ogni sfumatura del suo umore, ma non riusciva a vedere altro che rabbia. Era arrabbiato con lui.
- Sei incinta? Anche tu?- Regina non riuscì a trattenere una risata.
- Se fossi incinta dopo tutti questi mesi l'avresti capito nel primo secondo in cui mi hai vista non credi?- il suo interlocutore arrossì facendo cadere lo sguardo sul ventre piatto della donna. Non capiva cosa volesse sentirsi dire. Sapeva che avrebbe voluto che non avesse scelto di restare con quella donna che aveva preso il posto di sua moglie, ma non l'avrebbe abbandonata. Non finché suo figlio cresceva dentro di lei. Robin restò in silenzio qualche secondo fissando la terra sotto i suoi piedi. Non aveva idea di cosa dirle. Aveva paura di qualsiasi possibile reazione dell'altra.
- Cosa vuoi sentirti dire? Se fossi stata incinta tu non sarei mai andato via- la donna rimase in silenzio. Nemmeno lei sapeva esattamente cosa avrebbe voluto sentire. Cercò di respirare più a fondo possibile per non urlare di nuovo contro l’uomo che, in fondo, stava solo rispondendo alle sue domande e vivendo secondo quello che, per lui, era giusto. Pensandoci non sapeva cosa avrebbe fatto se fosse stata al suo posto. Probabilmente avrebbe semplicemente agito in modo egoista esattamente come aveva fatto durante quasi tutta la sua vita. Lui invece pensava a tutti meno che a se stesso. Alla fine decise semplicemente di non rispondere. Si voltò e lo lasciò solo con i suoi pensieri e i suoi dubbi. Robin rientrò in quella tenda che gli faceva da casa e si stese senza ascoltare le richieste del figlio.
Non aveva voglia di giocare.
Non aveva voglia di fare nulla.
Voleva solo starsene lì immobile quasi in stato vegetativo ad aspettare di smettere di soffrire.
 
Regina entrò in casa probabilmente più furiosa di quando ci era uscita. Ignorò qualsiasi telefonata da chiunque.
Emma.
Henry.
Non voleva parlare.
Si chiuse in camera e scivolò nel letto. Stesa lì con la coperta che la copriva quasi interamente si perse nel suo dolore e pianse.
Pianse come non faceva da tempo.
Forse come non aveva mai fatto.
Un pianto così liberatorio che la faceva stare ancora peggio.
Ogni lacrima che le rigava il volto le rendeva più limpido quel dolore.camera
Si chiedeva cosa si aspettava. Lei aveva chiesto e lui aveva risposto. Quella mattina non aveva neanche sperato che le cose andassero così. Aveva visto passarsi in mente qualsiasi catastrofico evento e invece eta andata come aveva sperato.
Eppure...
Si alzò solo la mattina dopo sentendo suonare il campanello. Si guardò allo specchio. Si trovò orribile. Aveva ancora gli occhi gonfi per la quantità industriale di lacrime che erano corse sulle sue labbra. Quel liquido che sembrava quasi un misto tra acqua e sale le aveva lasciato segni evidenti sul trucco. I suoi capelli erano in una posizione improponibile e i suoi vestiti erano sgualciti come non ne aveva mai visti. Si vedeva che aveva dormito pochissimo e pure male. Fortunatamente per lei le bastò un movimento di una mano per riordinare il suo aspetto. Magia. Nulla di meglio. Andò ad aprire la porta. Chiunque fosse doveva essere importante. Sapevano tutti che non aveva voglia di ricevere visite. Si trovò di fronte la sua amica bionda.
- Dobbiamo andare. Dobbiamo trovare l'Autore-
- Sono quasi due settimane che siamo tornate. Ancora nulla?- Emma fece cenno di no con la testa poi prese Regina per un braccio trascinandola fuori. Non era più la solita ragazza. Non era più la Salvatrice figlia del vero amore. Aveva un marcato lato oscuro che spaventava persino l'ex Regina Cattiva. Si scrollò dalla presa.
- Regina muoviti-
- Tu devi cercare l'Autore. Io devo pensare a mia sorella- le passò davanti a passo veloce infilandosi in macchina. Non aveva tempo da perdere. Accese il motore senza dare importanza alla bionda che fuori dalla portiera la guardava sempre più arrabbiata. Doveva trovare Zelena e doveva farlo subito.
Doveva ucciderla.
Immaginava di poterla trovare o da Robin o da Gold. Poteva facilmente immaginare che in qualche modo anche lui c'entrasse in quella storia. E come non pensarlo? Era stato la causa di talmente tanti problemi sia a Storybrooke che nella Foresta Incantata che aveva perso il conto. Dato che non aveva nessuna voglia di rivedere l'uomo che amava decise di iniziare con il suo vecchio maestro.
Colui che l'aveva cambiata trasformandola in un mostro.
Avrebbe preferito anche rivedere sua madre in quel momento piuttosto che passare anche solo cinque minuti con Robin. Parcheggiò a qualche metro dalla casa nel bosco in cui avevano nascosto August quando era stata costretta a rapirlo. Camminò fino a quando non si trovò accanto ad una finestra leggermente aperta. Guardò all'interno. Non c'era nessuno. Non poteva arrendersi così. Girò intorno all'abitazione guardandosi intorno, ma non riuscì a vedere nessuno da nessuna parte. Alla fine decise di tornare verso la macchina. Mentre camminava percepì delle voci non troppo lontane. Non capiva le parole e nemmeno chi fosse a parlare.
Il suo cuore accelerò.
Le sue mani iniziarono leggermente a tremare.
Dovevano essere loro.
Se lo sentiva.
Si avvicinò e li vide parlare uno di fronte all'altra. Si nascose dietro un albero vicino in modo da riuscire a sentire.
- ... sono stanca di fingere sempre. Muoviti- sua sorella sembrava irritata e Regina ne fu felice.
- Cosa devo fare esattamente?-
- Devi dire a quel tuo Autore di scrivere il mio lieto fine. Lo sai già- Zelena sospirò alzando gli occhi al cielo davanti alla domanda di Gold che le sembrava inutile.
- Spiegami il tuo lieto fine- altra domanda inutile. Chiunque lo avrebbe saputo.
- Regina deve soffrire. Non importa come. Non importa perché. Basta che non sia felice e perda tutto quanto- entrambi sorrisero. Sembravano entusiasti di quel piano. La mora dietro all'albero appoggiò una mano al tronco e si sentì stringere un pugno strisciando la pelle contro la corteccia ferendosi.
- Questa è una cosa che già stai facendo. Non vuoi altro?-
- No. Chiedo solo che la sua vita sia rovinata in modo irreversibile e poi... mi sono stancata di quell'uomo. Non so come faccia ad amarlo. Sono anche stanca di dover fingere questa dannata gravidanza- Regina non avrebbe saputo dire se si sentiva più sollevata o arrabbiata per quello che aveva appena sentito. Probabilmente era più la rabbia. Avrebbe voluto farsi vedere ed uccidere nell'immediato sua sorella, ma si trattenne. Aspettò che i due si allontanassero prima di andarsene.
Ora sapeva esattamente cosa fare.
Avrebbe vinto.
Entrò in macchina con il sorriso nuovamente stampato in volto.
Zelena non era incinta.
Robin poteva tornare da lei.
L’Autore era ancora con Gold.
Potevano vincere tutti.
Accese il motore e nel giro di pochi minuti si trovò davanti all’ingresso dell’appartamento di Mary Margaret. Qualcuno ci sarebbe sicuramente stato e doveva dire loro quello che aveva scoperto. Aveva fatto più lei in un’ora di loro in settimane. Sorrise al pensiero che la Regina Cattiva, per una volta, aveva superato Biancaneve. Il suo cuore batteva sempre velocemente per l’emozione. Bussò alla porta una, due, tre volte. Alla fine la sua vecchia rivale le aprì la porta tenendo il piccolo Neal in braccio. Regina si fiondò dentro l’appartamento guardando se c’era qualcun altro.
- Chiama Emma- disse alla fine alla donna che la guardava stranita. Il volto di Mary Margaret si oscurò di una piccola espressione di tristezza poi scosse la testa in cenno negativo.
- Non risponderebbe mai né a me né a David. Devi chiamarla tu- il suo tono era così rassegnato che a Regina dispiacque per lei. Non si lasciò trasportare dall’empatia per quella donna che qualche tempo prima avrebbe voluto vedere morta e chiamò la bionda.
 
Robin si svegliò nel momento in cui il sole iniziava a far spuntare i suoi primi raggi. Lasciò il figlio dormire e uscì. Camminò per qualche minuto godendosi quel cielo con sfumature così colorate da rapire ogni singola particella del suo corpo. Era ancora di un azzurro molto scuro che andava ad attenuarsi con tonalità rosse, rosa, arancioni e gialle. Restò a fissare quello spettacolo finché l’intera volta celeste non si colorò di un azzurro limpido. Non c’era neanche una nuvola. Tornò verso la tenda. Vide una donna uscirne. Aveva le sembianze di Marian. Era già stanco di quella situazione.
- Ti prego cambia. Sii te stessa finché non c’è Roland- sul suo viso c’era una smorfia dovuta al pensiero di aver passato la notte accanto a lei. La donna lo assecondò senza dire una parola e davanti ai suoi occhi si presentò Zelena.
Giornata perfetta rovinata.
- Oggi vado fino in città a comprare un po’ di cose. Vuoi venire?- la voce di lei era melliflua, diversa da quella da pazza che aveva di solito. Lui non le rispose. Si limitò a voltarsi dall’altra parte e andarsene. Pochi minuti dopo la donna se n’era già andata. Aveva mentito a Robin. Doveva andare da Gold. Doveva dirgli di sbrigarsi a darle il suo lieto fine. Quella situazione l’aveva stancata. Esattamente come aveva stancato il fuorilegge. Era stato divertente, ed estenuante, all’inizio. Rovinare la vita di sua sorella prendendosi l’uomo che ama. Sì, era stato divertente e, nonostante le prime difficoltà, appagante, ma era arrivata l’ora di smettere quella commedia.
Robin restò seduto per terra finché non sentì qualcuno chiamarlo. Era una voce conosciuta. Un sorriso gli spuntò sul volto sentendola e vedendo arrivare Will.
- Immaginavo che ti avrei trovato qui. Prendere una casa è troppo normale per te? Da quando te ne sei andato tutta l’Allegra Brigata si è adattata al modo di vivere di questo mondo-
- Di casa mi è bastata quella di New York almeno per un po’. Avevo bisogno di parlarti-
- Sì, me l’ha detto Belle. Di cosa hai bisogno?- Robin fu tentato di chiedergli che fine avesse fatto Anastasia, ma sapeva che non era un argomento del quale l’uomo davanti a lui fosse felice di parlare per cui si morse la lingua.
- Non so più cosa fare. Avevo bisogno di un amico. Questa situazione con Marian e Regina mi fa diventare matto- per un istante aveva rischiato di chiamarla Zelena poi si era reso conto che suo figlio era accanto a loro.
- Senti perché non lasci Roland a Belle? Così possiamo parlarne tranquillamente- Robin ringraziò il suo amico e insieme accompagnarono il piccolo al banco dei pegni per poi tornare nella foresta e parlare senza mezzi termini. Non doveva trattenersi e poteva usare il vero nome della donna con cui viveva.
- Tu ami ancora Regina?- gli chiese Will mentre camminavano in direzione del piccolo accampamento del fuorilegge.
- Certo, ma non posso abbandonare Zelena incinta. Insomma quello è mio figlio dovrei lasciarlo da solo con la strega perfida?-
- Sì direi che è un bel problema. Un bambino verde non si vede tutti i giorni- Robin fulminò con lo sguardo il suo amico che gli sorrideva. Stava solo cercando di rendergli la cosa meno pesante, ma non ci sarebbe riuscito. Il diretto interessato pensava ormai solo a quella situazione e non riusciva a togliersi dalla testa tutto quello che era successo a New York.
Ogni sua decisione.
Ogni singolo gesto.
Era davvero convinto fosse Marian. L’aveva vista diversa, sì, ma non ci aveva dato troppo peso. Come aveva fatto a capire che non era davvero lei?
- Secondo e dovresti semplicemente seguire il tuo cuore e fare quello che ritieni migliore non per gli altri, ma per te stesso. Per una volta non sacrificarti per chi ti sta accanto. Fai qualcosa per te stesso-
- In pratica mi stai dando lo stesso consiglio dell’altra volta. Per te dovrei comunque scegliere Regina- l’amico annuì. Pochi minuti dopo lo lasciò di nuovo solo con i suoi pensieri. Forse aveva ragione. Forse doveva fare una scelta egoista per una volta. In fondo poi a lui di Zelena non interessava. Il problema era il bambino. Avrebbe voluto con tutto se stesso che quello fosse solo un sogno. Un brutto sogno. Avrebbe voluto svegliarsi e poter stringere Regina tea le sue braccia.
La amava troppo per vederla di nuovo triste.
Dall'altra parte però c'era quel bambino. Non poteva abbandonarlo.
 
Emma entrò in casa. Il suo viso era sempre più teso. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto veniva sempre di più mangiata dalla sua parte oscura. A Regina non piaceva vederla così, ma rimase in silenzio. Cosa poteva dirle? Sapeva benissimo com'era stare da quella parte e non la invidiava.
- Cosa c'è?- sbottò poco dopo il suo ingresso. La mora prese un respiro profondo prima di rispondere. Mary Margaret sembrò farsi sempre più piccola sotto lo sguardo della figlia e alla fine si mise a sedere in silenzio coccolando il piccolo Neal.
- L'Autore è ancora con Gold, ma non nella casa nel bosco. Farò in modo di darti una mano davvero, ma prima devi sapere una cosa. Zelena non è incinta. Stava fingendo per allontanarmi da Robin. Per far in modo che lui scegliesse di stare con me e quindi farmi star male- la bionda la fissò per qualche istante. La voce di Regina era così euforica che si sarebbe aspettata una reazione ben diversa da parte della sua amica.
- Va bene. Risolvi la cosa poi vieni a darmi una mano sia con l'Autore sia con Lily. Forse te ne sei dimenticata, ma la figlia della tua migliore amica si trasforma in drago e minaccia tutta la mia famiglia- si voltò e uscì. La mora rimase immobile a guardarla. Cosa aveva sbagliato? Probabilmente nulla. Probabilmente era solo quella parte di Emma che i suoi genitori avevano cercato di tener nascosta in ogni modo. Mary Margaret si rialzò dalla sedia, mise il piccolo sul divano e andò di fronte alla sua ospite con un sorriso in volto. Era un sorriso tirato.
Un sorriso dagli occhi tristi.
Era felice per lei, ma allo stesso tempo triste per sua figlia.
- Cosa posso fare con lei?- disse alla fine con una voce tremante. Sofferente. Quasi sull'orlo di piangere. La sua matrigna e appoggiò una mano sulla spalla cercando in qualche modo di consolarla. Non era brava con quelle situazioni.
- Solo cercate di non scusarvi sempre. Non ricordatele che le avete tenuto una parte così importante della sua vita. Ricordarglielo la farà solo arrabbiare di più, lasciate che si sfoghi. A darle un freno nei modi di fara ci penso il più possibile io- cercò di sorridere alla figliastra, ma anche lei era evidentemente preoccupata per il comportamento di Emma. Salutò la donna e uscì dall'appartamento sospirando. Cercò di non pensare a tutto quello evitando di peggiorare inutilmente il suo umore. Prese di nuovo la macchina e si diresse velocemente verso il bosco. Aveva fretta di vedere l'uomo con cui aveva discusso solo il giorno prima. Se quella mattina aveva pensato di non voler avere più nulla a che fare con lui e la sola idea di vederlo le faceva venire i brividi in quel momento la situazione era completamente ribalttata. Lasciò la macchina lungo la strada e si incamminò verso l'accampamento. Quando si trovò lì vicino si accorse della solitudine dell'uomo. Non era abituata a vedere quel luogo così vuoto. L'unico a vivere lì era lui. Aveva perso la compagnia della sua vecchia brigata. Si erano tutti abituati alla vita di Storybrooke abbandonando quella da fuorilegge. Continuò ad avvicinarsi e lo scorse seduto a terra. Si teneva la testa tra le mani e sembrava stanco. La donna gli arrivò accanto lentamente e lui non si accorse di nulla. Rimase a guardarlo qualche istante poi decise di sfiorarglu una spalla. Il fuorilegge sobbalzò sotto il suo tocco.
- Sei venuta a urlarmi addosso qualcos'altro?- il sorriso che regnava sul volto della donna scomparve. Poteva capire la reazione dell'uomo, ma ci rimase comunque male.
- No... Dovevo dirti una cosa, ma forse... Niente- si voltò dall'altra parte come se volesse andarsene, ma qualcosa dentro di lei le urlava che stava sbagliando. Cercò di mettere da una parte quella vocina antipatica.
- Aspetta. Anche io devo parlarti- di nuovo il sorriso le dipinse il volto. Si voltò di nuovo verso l'uomo che rimase quasi stupito della bellezza della donna che aveva davanti.
- Cosa c'è?- la sua voce restò ferma e anche un tantino dolce. Aveva così tante speranze da spaventarsi.
- Regina ho ripensato a quello che mi hai detto ieri. Hai ragione. Non dovevo buttarti tutto così addosso. Voglio che tu sappia che non ti ho dimenticata. Io amo te, ma lei... Insomma lo sai. Vorrei poter scegliere te, ma io con il mio comportamento non ho scelto lei. Ho scelto mio figlio...-
- Fermati ti prego ora voglio essere io a parlare- il tono della donna tremò. Robin si avvicinò e le appoggiò una mano su un braccio. Lei si spostò da una parte. Non voleva che lui la toccasse. Non finché non sapeva tutto quello che stava succedendo.
- Dimmi-
- Zelena... Non è incinta. Vuole separarci. Lo sai che punta a rovinarmi la vita, è per quello che ha preso le sembianze di Marian. Quando ha capito che sarei arrivata ha inventato di essere incinta-
- Non hai bisogno di inventare...- la donna lo interruppe capendo che Robin non le stava credendo.
- Non sto inventando niente. L'ho sentita mente ne parlava con Gold. Da quando sai che è incinta?- alla mora era venuta un'idea, sperava solo di aver ragione o non avrebbe saputo spiegargli la cosa.
- Me l'ha detto circa una settimana prima che arrivassi-
- Avevo ragione. Te l'ha detto dopo che ho chiamato il tuo cellulare. Volevo parlarti e mi ha risposto lei. Probabilmente si aspettava che sarei venuta e ha inventato tutto questo
- Regina io volevo tornare con te, ma perché continui a dire questo. Se mi ha detto di essere incinta è perché lo è- la donna fu travolta da un attacco di rabbia.
- Credi più a lei che a me? No, va bene tutto, ma questo no- corse via lasciando che lacrime di rabbia e tristezza le solcassero il viso. Ci aveva provato. Aveva davvero sperato che le credesse. Si trovò davanti alla macchina ancora prima di rendersene conto. Si vide riflessa nel finestrino. Quel poco trucco che metteva negli occhi le era scivolato lungo le guance. Con la magia si ricompose. Non voleva tornare a casa. Aveva promesso ad Emma che risolta la questione con Robin l’avrebbe raggiunta, ma la storia non era finita e lei non aveva nessuna voglia di unirsi a quella donna che le ricordava troppo il suo passato. Sarebbe stata sola ancora per un po’. Non prese la macchina. Iniziò a camminare a passo molto veloce nascondendosi in mezzo agli alberi. Voleva raggiungere il cimitero. Aveva bisogno della pace della sua cripta. Quando arrivò lì davanti era stanca, le facevano male le gambe, ma appena se ne rendeva conto. Le sembrava quasi che la sua forza vitale si fosse staccata dal suo corpo e ridesse di quella piccola donna disperata che aveva camminato così tanto. Entrò, spostò la tomba di suo padre e scese le scale. Appena si trovò nella stanza in cui lei e Robin si erano baciati, in cui lui l’aveva raggiunta dicendole che voleva stare con lei, iniziò a buttare sul pavimento tutto quello che le capitava in mano. Aprì l’armadio in cui teneva i suoi vecchi vestiti da Regina Cattiva buttandoli a terra uno alla volta. Quasi si metteva ad urlare in quel momento di completa disperazione e pieno panico. Una volta finiti quelli cercò di calmarsi. Tentativo piuttosto inutile. Iniziò a tirare pugni contro il muro sentendo le mani farle sempre più male e arrossarsi. Dopo quasi dieci minuti tutte quelle sensazioni che l’avevano fatta impazzire iniziarono a scemare e lei, stremata, si accasciò al pavimento.
Si rialzò poco dopo. Aveva ripreso le forze. Guardò tutti i vestiti che erano sparsi sul pavimento. Li prese uno ad uno e li rimise al loro posto. Quando si trovò in mano quello che aveva usato per interrompere il matrimonio tra Biancaneve e il Principe le venne un moto di malinconia e, per curiosità, lo indossò. Appena lo mise addosso sentì come un’onda di determinazione e forza entrarle dentro. Era sempre più arrabbiata con Robin e sua sorella. L’odio verso quella donna aumentava dentro di lei e il suo viso si contrasse in un’espressione che non vedeva da tempo.
Basta.
Era ora di affrontarla.
Nessuno avrebbe potuto fermarla.
Con un gesto finì di riordinare la stanza. Si appoggiò una mano al petto e se la fece entrare sottopelle. Sentì la sua mano afferrarsi il cuore e strapparlo dal suo corpo. Lo guardò. Era più rosso di quando l’aveva visto l’ultima volta, ma restava sempre piccolo e nero. Fu quasi felice di constatarlo. Senza cuore non avrebbe avuto nessun tipo di problema ad uccidere sua sorella. Doveva essere veloce. Nessun ripensamento. Si guardò allo specchio. Sfiorò i lunghi capelli raccolti in una coda caderle sulla spalla destra. Le era mancato vedersi così. Ne aveva paura, ma le era mancato. Così vestita uscì e si diresse verso il bosco. Doveva trovarla in fretta. Vedendola passare in mezzo alla strada tutti si voltavano e si allontanavano. Avevano tutti paura.
La Regina Cattiva camminava per Storybrooke.
Alla fine la vide. Aveva le sembianze di Marian. Era sola. Sorrise. Un sorriso perverso e cattivo come era tempo che non si sentiva fare. La donna continuava a camminare per strada. Non si era accorta della sorella che si era fermata dall’altra parte della strada con uno sguardo d’odio rivolto verso di lei. Regina alzò una mano e quella che si fingeva Marian si ritrovò sollevata dal terreno. Si portò istintivamente le mani alla gola. Avrebbe voluto scagliare un incantesimo contro la sorella, ma non aveva più la sua collana.
Niente più poteri.
La Regina Cattiva si avvicinò.
- Come ci si sente quando ti manca l’aria? Fatti vedere per quello che sei. Voglio vedere i tuoi occhi mentre muori- il ciondolo al collo della donna brillò e la mora si ritrovò davanti Zelena.
- Ci… ciao so… sor… sorella- la voce le usciva forzata. Regina strinse ancora di più la presa sul suo collo.
- Dov’è finito il tuo bellissimo colorito verde?- le parole uscivano dalla sua bocca con un disprezzo pari solo a quello che usava per Biancaneve. – Oh, non riesci a parlare? Mi dispiace- sul viso della mora si dipinse una finta espressione triste. La sua mano andò a posarsi sul petto della sorella per poi entrarci. Le strappò il cuore poi le lasciò il collo. La donna cadde a terra e iniziò a tossire.
- Vuoi uccidermi? Fallo. Non riavrai mai il tuo amato Robin Hood- Regina le sorrise.
- Tu non hai ancora capito. Non ho intenzione di ucciderti subito- suo volto della sorella comparse un’espressione stranita. Quella non se l’aspettava. Cosa voleva da lei?
- Cosa vuoi fare? Torturarmi? Non otterrai comunque il tuo amato. Non ti perdonerà mai per aver ucciso suo figlio- la mora continuò a sorridere e si avvicinò il cuore della sorella al viso.
- Vai da Robin e digli la verità su suo figlio- Zelena la guardò disorientata. Come faceva a saperlo? Si alzò e si sentì spinta ad obbedire alla donna. Si diresse verso il bosco dove sapeva avrebbe trovato l’uomo. Regina con un movimento si ritrovò nei panni del sindaco. I vestiti da Regina Cattiva erano di nuovo al loro posto.
 
Robin era andato a riprendere suo figlio e stavano giocando davanti alla tenda. Sentì dei passi avvicinarsi e, voltandosi, vide Zelena camminare nella loro direzione. Sussultò. Perché si presentava così? Sapeva che davanti a Roland doveva apparire come Marian. Diede una spinta al bambino facendolo entrare nella tenda e gli disse di rimanere dentro fino a quando non tornava a prenderlo. Regina camminava dietro sua sorella ad una distanza sufficiente da non farsi vedere. Il fuorilegge raggiunse la donna che non gli lasciò il tempo per parlare.
- Robin non sono incinta. L’ho detto perché scegliessi di restare con me e far soffrire mia sorella. Mi chiedo come tu possa essere stato tanto stupido da non capirlo- l’uomo rimase impietrito. Non ebbe tempo di elaborare la notizia e di rispondere che la donna si accasciò a terra. Regina guardò la polvere scivolarle dalla mano tra le dita.
Era tutto quello che restava del cuore di Zelena.
Polvere.
Nient’altro che polvere.
Si fece avvolgere da una leggera nuvola viola e si fece riapparire in casa sua.
 
Il campanello suonò e lei, cercando di frenare la sua felicità, andò ad aprire. Il suo cuore era di nuovo nel suo petto e, nonostante questo, non aveva nessun ripensamento per quello che aveva fatto. Sua sorella era morta e lei non poteva far a meno che esserne entusiasta. Robin entrò nell’atrio e la donna le chiuse la porta alle spalle.
- Avevi ragione. Su tutto- disse un secondo prima di avvicinarsi a lei e poggiare le sue labbra su quelle della donna.
 
NdA: come potevo trattenermi e non scrivere una cosa simile? Da lunedì mattina fino ad ora ho immaginato tanti di quei modi in cui uccidere e torturare Zelena che nemmeno io me li ricordo tutti. Dovevo spiegarmi anche il fatto che fosse incinta. Non potevo assolutamente accettarlo per cui… questo è quello che la mia mente (matta) ha partorito.
   
 
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