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Autore: milkovichs    30/04/2015    4 recensioni
- Le coppie normali, di solito, scopano. Poi ci sei tu, stupido Gallagher, che evidentemente godi nell’essere picchiato.
Ian guardò Mickey con un’espressione scettica in viso, senza dire nulla. Evidentemente non aveva capito che cosa volesse dire l’altro, con quell’affermazione. Allora quello sospirò, scuotendo impercettibilmente la testa.
- Intendo che se provi solamente a pensare di nuovo ad una stronzata come quella che hai appena detto, ti prenderò a calci fino a quando non mi implorerai di smetterla. Penso di essere stato abbastanza chiaro.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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I'll try to fix you. 

Erano ventinove ore che Ian giaceva su quel letto sfatto, con la testa premuta contro il cuscino e lo sguardo perso nel vuoto di fronte a lui. Mickey sapeva che sarebbe potuto succedere di nuovo, Fiona lo aveva avvertito. E in quel momento lui avrebbe voluto chiamare i Gallagher, chiedere aiuto di nuovo, ma no, non lo avrebbe fatto. Lui sarebbe riuscito ad aggiustare Ian, lui era l’unico che sapeva come rimettere assieme tutti i pezzi di quel ragazzo distrutto. Non importava se il giovane Gallagher si fosse opposto, non importava se nessuno lo avrebbe aiutato in quella situazione: Mickey non aveva bisogno di nessuno e nessuno avrebbe potuto mai distoglierlo dalla sua volontà.
Una lacrima rigò il viso del giovane, mentre fissava quei ciuffi di capelli rossi sparsi sul cuscino affianco a lui.
Cazzo, Mickey, questa è la dimostrazione di quanto sei duro?
Un veloce gesto con la mano cancellò ogni traccia di quella lacrima dal suo viso. Se c’era una cosa di cui tutti dovevano essere certi, quella cosa era sicuramente che Mickey Milkovich non piangeva. Mai.
Dannazione, a chi voleva prendere in giro? Mickey Milkovich era un fottutissimo disastro innamorato di un disastro ancora più grande.
Lui stava facendo del proprio meglio, ma quel meglio non era abbastanza.
 
La sera prima Mickey era uscito, lasciando Ian solo, in quello stato pietoso. No, quello non se lo sarebbe mai perdonato. Aveva capito che il rosso stava entrando in una di quelle sue crisi, eppure lo aveva comunque lasciato per qualche ora. Era andato in quella discoteca dove Ian aveva lavorato. Aveva lasciato il suo dannatissimo ragazzo per scoparsi qualche frocetto di quel locale maledetto. Si era vergognato di se stesso, mentre entrava in quel lurido posto. Le occhiate degli uomini contro le pareti, degli uomini seduti ai tavoli, degli uomini sparsi per la sala erano state come sale su una ferita fresca, avevano corroso il corpo di Mickey come acido. Avrebbe voluto ucciderli tutti.
Stupidi finocchi, che cazzo avete da guardare? – aveva pensato.
Cristo, ma sul serio avrebbe voluto farsi un ragazzo del genere? Certo, in quel locale c’era abbondanza di ciò che Mickey voleva, ma la realtà era che quei cosi non erano ciò di cui aveva bisogno. E soprattutto non aveva bisogno di prendersi, nel migliore dei casi, un qualche strano tipo di epatite ancora sconosciuta all’umanità.
Un ragazzo si era avvicinato a lui, con quell’espressione maliziosa in viso che disgustava Mickey come poche altre cose al mondo.
- Sparisci, stronzo. – aveva detto quindi Mickey e, dopo alcuni istanti aveva fatto dietrofront ed era uscito.
Si era sentito sporco dentro, dopo essere uscito da quel locale.  No, non aveva tradito Ian, ma si era sentito comunque un verme, un vero schifo.
 
E ora, invece, Mickey era lì, alle tre di notte, a fissare quel corpo irrequieto anche nel sonno, accanto a lui. Avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo a sé, sentire di nuovo suo quel ragazzo che sembrava allontanarsi ogni giorno di più.
Quello che c’è fra noi finirà davvero, per colpa di questa merda di situazione? Questa era la domanda che teneva Mickey sveglio, nonostante in realtà il giovane fosse stanco da morire. Non solo stanco fisicamente, ma anche emotivamente. A volte desiderava solamente chiudere gli occhi per qualche istante e risvegliarsi mesi prima. Avrebbe impedito a Ian di andarsene, di mettersi nei casini con l’esercito, magari lo avrebbe curato prima.
Dannazione, ma da quando Ian era diventato così importante, nella sua vita? Era successo tutto così velocemente, Mickey odiava non capire se stesso. Insomma, che cos’era successo al suo fottersene di tutto e tutti? Da quando Ian era passato ad essere da una bocca calda all’uomo che amava più della sua stessa vita? Cristo, aveva davvero pensato una cosa del genere?
Mickey sospirò, nella penombra della sua camera. Accanto a sé, sentì il corpo di Ian muoversi di poco. Girò la testa verso il giovane Gallagher e lo osservò, dimenticandosi persino di come si respirasse, per qualche istante. Sul suo viso riusciva a scorgere quel malessere che lo stava consumando anche nel sonno.
Cazzo, Ian, quanto ti amo.
Mickey si allungò verso il viso di Ian e posò delicatamente le labbra sulla fronte di lui, lasciandovi un impercettibile bacio, stando bene attento a non svegliarlo.
Ma la goffaggine del giovane Milkovich aveva sempre la meglio su tutto e tutti e, mentre tornava a sdraiarsi al suo posto, la mano sulla quale aveva fatto leva tutto il suo corpo quando si era allungato verso il suo compagno cedette, facendolo praticamente scivolare di peso addosso a Ian.
- Ma che cazzo! –
Dalle labbra dei due ragazzi, all’unisono, uscirono quelle tre parole, esclamate quasi in un lamento da parte del rosso e con dispiacere dal moro.
- Wow, è bello che le prime parole che ti sento dire dopo quasi trenta ore di completo silenzio, sono “ma che cazzo”.
- Vaffanculo, Mickey. Perché non te ne vai come ieri sera? Dove sei stato? Ti sei fatto scopare? Chi ti ha scopato? Eh? Vaffanculo.
Ian si accasciò di nuovo dalla parte del suo letto, con la faccia premuta contro il cuscino, e con lui si smorzò anche quella voce che all’improvviso era diventata un urlo di accusa. Mickey chiuse gli occhi. Il respiro era bloccato dentro i suoi polmoni, l’aria bruciava dentro di lui, una morsa gli bloccava stomaco e gola. Riuscì a pronunciare solamente tre lettere, strozzate. Il nome di Ian, poi silenzio.
Da una parte, una massa di capelli rossi abbandonati sul cuscino, un respiro irregolare, un labbro stretto fra i denti che impediva a quella bocca di urlare ulteriormente contro quella figura pallida al suo fianco, con le mani che stringevano un lembo del lenzuolo talmente tanto da farsi diventare le nocche candide come la neve, le guance rigate da lacrime, amore verso Ian e odio verso se stesso dentro che lottavano fino alla morte di uno dei due. Mickey non era sicuro che ci sarebbe stato un vincitore, perché questa lotta stava uccidendo lui stesso.
Un leggero singhiozzo si sollevò dal cuscino del giovane Gallagher. A quanto pareva, Mickey non era l’unico che stava piangendo come una ragazzina.
Dove è finita la tua virilità, stupido frocetto?
Mickey doveva assolutamente trovare il modo di sopprimere quella voce all’interno della sua testa, quella voce che non faceva altro che rendergli le cose difficili un vero inferno.
- Non mi sono scopato nessuno, stupido stronzo. Avrei potuto, ma non l’ho fatto, perché ti amo, cazzo.
Da parte di Ian non giunse nessuna risposta, nessun gesto, nessun verso.
- Ah, avrò la tua risposta fra altre trenta ore di insopportabile silenzio? Gallagher, giuro che ti prendo a schiaffi.
Mickey calciò via la coperta e si alzò. Lanciò un’ultima occhiata a Ian, poi uscì dalla stanza. Entrò in bagno, chiuse la porta, poi si sedette dietro di essa. Chiuse allora i suoi occhi, poi tirò una gomitata alla porta dietro di lui.
- Cazzo! – urlò, in un gemito di dolore, prendendosi il gomito nell’altra mano. Aveva sbattuto il suo fottutissimo nervo e ora un dolore insopportabile si stava espandendo per tutto il suo braccio.
Mickey si alzò da terra, tirò un calcio allo stipite della porta, poi tornò in camera, con la mano che ancora stringeva il gomito.
Ian era ancora lì, nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato poco prima. Il giovane Milkovich sospirò, poi si sedette di nuovo al suo posto, nella parte libera del letto.
- Ian..
Il rosso non accennò nemmeno lontanamente a muoversi, così il moro allungò le braccia verso di lui e, con forza, lo girò verso di sé. Per qualche istante i loro sguardi si incrociarono, poi il tutto avvenne in una frazione di secondo.
Mickey a terra, Ian sopra di lui. Pugni, una spinta, qualche morso, gemiti di dolore, ora Mickey sopra di Ian, ancora pugni, gomitate, mugolii, ginocchiate e calci. Poi sapore di sangue nella bocca di uno, un graffio sul viso dell’altro, un urlo e ancora lividi sul petto, ferite sulle braccia.
E poi il tutto tacque, così velocemente come era cominciato. Ora l’unico rumore percepibile era quello dei cuori dei due ragazzi che battevano forte, i respiri forti, due corpi abbandonati sul pavimento, due paia di occhi che fissavano il soffitto.
Mickey sentiva un bruciore parecchio acuto allo zigomo destro, eppure non si mosse di un soffio dalla posizione in cui era. Respirava e basta. L’unico movimento percepibile nel suo corpo era nel suo petto, che si alzava e si abbassava con ritmo regolare.
Passarono forse un paio di minuti, dopodiché il giovane Milkovich sentì Ian muoversi, al suo fianco. Si era messo a sedere, pur rimanendo a pochi centimetri dall’altro.
- Mick, non è giusto.
Mickey girò lentamente la testa verso di lui. Dopo tutte quelle ore di silenzio, interrotte solamente dalle urla di poco prima, il giovane aveva quasi dimenticato quanto bella fosse la voce di Gallagher.
Smettila con questi pensieri da frocetto, Mickey. Sei imbarazzante, te ne rendi conto da solo.
- Che cosa non è giusto, Ian? – La voce di Mickey era poco più di un sussurro, rotto dal respiro ancora affannoso per la piccola rissa di poco prima.
- Che tu stia con me. – Un breve silenzio fra i due ragazzi, poi Ian riprese a parlare, con voce rotta da un pianto che sembrava vicino. – Voglio dire.. Credo che tu ti meriti di meglio. Non è giusto che tu perda tempo con un fottutissimo schizofrenico come me. Dovresti trovarti di meglio.
Ian aveva cominciato a piangere, una lacrima aveva appena rigato la sua guancia sinistra. Non appena Mickey se ne accorse, si mise a sedere di fronte a lui, poi allungò una mano e si portò via quella lacrima, passandoci sopra il pollice. Strinse poi il pugno di quella mano, come se quel gesto riuscisse a farlo sentire più vicino ad Ian.
- Le coppie normali, di solito, scopano. Poi ci sei tu, stupido Gallagher, che evidentemente godi nell’essere picchiato.
Ian guardò Mickey con un’espressione scettica in viso, senza dire nulla. Evidentemente non aveva capito che cosa volesse dire l’altro, con quell’affermazione. Allora quello sospirò, scuotendo impercettibilmente la testa.
- Intendo che se provi solamente a pensare di nuovo ad una stronzata come quella che hai appena detto, ti prenderò a calci fino a quando non mi implorerai di smetterla. Penso di essere stato abbastanza chiaro.
Allora sul viso di Ian apparve l’ombra di un sorriso, che rimaneva nascosto fra le lacrime che ancora continuavano a scendere e a solcare le sue guance pallide. Guardandolo, Mickey non poté far a meno di pensare che era davvero troppo tempo che non vedeva quelle labbra incurvarsi in un qualcosa che potesse almeno lontanamente somigliare ad un sorriso. Quell’incurvarsi di labbra, però, gli piaceva, e questo pensiero lo portò a sorridere anch’egli.
Poi si avvicinò al rosso, poggiando la fronte contro quella di lui e guardandolo negli occhi con attenzione. Le sue labbra, allora, si dischiusero di nuovo, facendo uscire un lieve sussurro.
- Sai che ti dico, stronzo? Che devi smetterla di comportarti da testa di cazzo. Tu non sei un fottutissimo schizofrenico, okay? Tu devi lasciarti aiutare, cazzo. Io sono qua, sempre. Sono qua perché ho bisogno di te molto più di quanto tu ne abbia di me…
Fu allora che Ian lo interruppe, con un sospiro infelice.
- Il punto è, Mick, che ci saranno giorni in cui io.. Giorni difficili, ecco. – E il rosso, quindi, abbassò lo sguardo, pur rimanendo con la fronte contro quella di Mickey.
- Ovvio che ci saranno giorni difficili, ce ne saranno tantissimi, ma vaffanculo, ci sono io qua con te. Non è una cosa che devi portare da solo, questa. La sopporteremo insieme, perché io sono qua per aiutarti quando lo vorrai, per consolarti, per cercare di aggiustarti se cadrai a pezzi. Se io me ne vado, chi ti guiderà verso il vero Ian? Chi ti starà accanto, semp…
Ma Mickey non riuscì a terminare la frase, perché all’improvviso si ritrovò le labbra premute contro quelle di Gallagher. Un sorriso spontaneo apparve sul suo viso, mentre attirava a sé l’altro ragazzo e chiudeva gli occhi, dischiudendo le labbra per abbandonarsi meglio a quel bacio che di casto aveva sempre meno.
 
- Sai, Mick, c’è una cosa che non ti ho mai detto, ma che credo dovresti sapere.
Mickey abbassò lo sguardo verso il viso di Ian, poggiato contro il suo petto. Non lo avrebbe mai ammesso, ma non gli dispiacevano affatto quei momenti dopo il sesso in cui si ritrovava a coccolare Ian.
Mickey Milkovich, che fino a ieri non voleva essere nemmeno toccato da nessuno, si ritrova a coccolare un altro ragazzo. Quando era avvenuto questo grande cambiamento improvviso?
Il ragazzo lasciò un leggero bacio fra i capelli rossi dell’altro, poi sospirò appena.
- E ora vuoi dirmela?
Ian annuì, stringendosi appena nel lenzuolo che ricopriva i loro corpi, che chissà come erano arrivati sul letto di Mickey, di nuovo.
- Uhm, mi piace star qui così, con te…
Mickey sorrise, scuotendo la testa e spingendolo appena lontano da lui.
- Ma perché ogni volta che apri bocca devi dire cose.. così tanto gay?
Dopo un istante di silenzio, i due scoppiarono a ridere. Era bello sentire Ian ridere così spensieratamente, dopo quei giorni passati nel silenzio più totale.
Mickey si allungò verso Ian, rimanendo con il viso a mezzo centimetro da quello del rosso.
- Ed era questo quello che dovevi dirmi? Non ti facevo così timido, Gallagher.
Ian stampò un bacio sulle labbra di Mickey, poi esitò un momento, prima di scuotere la testa.
- In realtà c’è dell’altro.
Il giovane Milkovich sospirò, allontanandosi di pochissimo dalle sue labbra, per guardarlo negli occhi.
- E che cosa sarebbe quest’altro?
Il rosso abbassò lo sguardo, come per evitare gli occhi dell’altro, fissi contro i suoi.
- Penso di.. Ti amo, Mick.
Per l’ennesima volta, le labbra di Mickey si curvarono in un sorriso, ma rimase per qualche secondo in silenzio.
- Stupido Gallagher, finalmente te lo sento dire. Era ora.
Ian sbuffò, evidentemente divertito, poi spinse Mickey leggermente.
- Sei un coglione, Mickey, lo sai, vero?
- Eppure mi ami comunque. E anche se alla fine sei più coglione di me, ti amo anch’io, Ian. 



BUH. 
Rieccomi con la mia seconda os gallavich.
L'idea per questa os mi è venuta mattine fa, in autobus, mentre ascoltavo fix you dei coldplay, poi la mia mente malata ha messo insieme vari spunti e alla fine eccoci qua. E quindi nulla.. Se vi è piaciuta, lasciate una recensione, che mi fa piacere.. se non vi è piaciuta, lasciatela comunque, che almeno posso capire dove ho sbagliato.
Un bacio, Sofia. 

 
   
 
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