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Autore: Lady Warrior    30/04/2015    1 recensioni
Partecipante al ‘Fantasy Contest - Alternative Route’ indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta
Raheel è un elfo femmina in procinto di uccidere un mago che ogni anno richiede come tributo un fanciullo appartenente al suo villaggio. Dovrà affrontare varie prove, ma ben presto capirà che nulla è come sembra, e che spesso tra il bene e il male c’è una linea sottile.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Partecipante (o Primo posto, Secondo posto…) al ‘Fantasy Contest - Alternative Route’ indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta
 
Autore (se il nick differisce da quello di EFP, comunicarlo qui):  nome autore sul FORUM: Winstar.love. Nome autore su EFP: Lady Warrior
Titolo:  La vera felicità
Genere:  Fantasy
Rating: giallo
Avvertimenti: 
Introduzione: Raheel è un elfo femmina in procinto di uccidere un mago che ogni anno richiede come tributo un fanciullo appartenente al suo villaggio. Dovrà affrontare varie prove, ma ben presto capirà che nulla è come sembra, e che spesso tra il bene e il male c’è una linea sottile.
Note dell'Autore: (caldamente consigliate)  Sinceramente, non ho nulla da dire se non che mi dispiace per aver dato alla storia questo titolo non proprio bello, ma non sono ferrata per queste cose. La storia è a tratti introspettiva, non è presente molta azione, perché è tutto molto psicologico.
 
 
 
La vera felicità
 
 
Tutti gli esseri umani vogliono essere felici; peraltro, per poter raggiungere una tale condizione, bisogna cominciare col capire che cosa si intende per felicità.
(Jean-Jacques Rousseau)
 
 
 
Appoggiata al muro con la spada bianca ben stretta nella mano destra, accanto a un imponente portone di legno massello con maniglie placcate d’oro, v’era una figura femminile dagli strani orecchi a punta. Era un elfo femmina, e il suo nome era Raheel. I suoi occhi di ghiaccio, azzurri come il pallido cielo all’alba, guardavano davanti a loro, determinati, mentre le labbra rosee erano impegnate in un sorriso astuto, che sapeva di vendetta. I capelli neri come le tenebre e leggermente ondulati le incorniciavano il pallido volto. Ben presto avrebbe aperto quella porta e avrebbe compiuto il primo passo per sconfiggere il nemico. Quella che le si presentava era solo la prima prova. Con un movimento fulmineo si voltò ed entrò nella stanza. Lo doveva fare. Doveva uccidere quel mago. Egli si era portato via parte della sua famiglia e del suo paese. Egli era il male, e con esso non si scende a patti. Il male va solo combattuto, e quel mago andava solo sconfitto.
Così Raheel fece due silenziosi passi nella stanza. Era quadrata, e possedeva due grandi finestre, coperte da tende rosse come il sangue. In un angolo c’era un armadio polveroso. Che il mago non avesse posto guardie in quella stanza? Eppure le altre pullulavano di soldati e orchi. Forse era così superbo da sentirsi al sicuro, lì. Raheel, però, si sbagliava.
-Chi osa entrare nella mia dimora, senza permesso, così sfacciatamente? Quale uomo, elfo o nano tenta ciò?- disse una voce profonda, che sembrava provenire da sottoterra, ma era comunque viva e tremendamente vicina, tanto che i vetri delle finestre tremarono.
-Sono un elfo femmina e il mio nome mi appartiene-  rispose la ragazza.
-Nessun uomo rude, potente, muscoloso e invero più esperto nelle armi di un’innocente donzella è riuscito a sconfiggermi, come credi di poterlo fare tu?-
Raheel non rispose, ma mise in allerta tutti i suoi sensi. Ben presto il terreno iniziò a tremare, e il candelabro appeso al soffitto ad oscillare. Ci fu un boato e una salamandra di fuoco atterrò davanti a Raheel. Niente di speciale per la ragazza: era allenata a combattere, era una guerriera, e non le incuteva terrore una mera salamandra di fuoco, bestia che avrebbe terrorizzato i più a causa delle fiamme che scaturivano dalle sue squame.
Raheel guardò negli occhi l’animale, poi spiccò un salto elegante e leggiadro, come solo gli elfi possono compiere, e nel bel mezzo di esso fece una mezza capriola, ritrovandosi sopra la salamandra a testa in giù. Allungò quindi le braccia e infilzò la bestia, cadendo su di essa con la punta della lunga spada, e atterrò senza essere sfiorata da alcuna fiamma. La bestia gemette e si accasciò al suolo, mentre il fuoco che essa scaturiva andava pian piano scemando. Così la ragazza estrasse l’arma, compiaciuta. Il mago non era stato astuto: una salamandra era un nemico facile da abbattere.
Si posizionò davanti alla porta, ma esitò ad aprire. Era diventata una guerriera per scelta, era il suo sogno. Se ne era andata di casa all’età di quindici anni, e quando, cinque anni dopo, vi aveva fatto ritorno, aveva trovato il paese molto cambiato: molti abitanti non v’erano più, probabilmente rapiti e uccisi. Raheel, allora, si era inginocchiata e aveva giurato che li avrebbe vendicati.
Aprì la porta. Conduceva a un lungo corridoio poco illuminato.
-Eccoti alla seconda stanza. Sei stata brava, ma tutti hanno sconfitto una salamandra. Ti restano altre prove prima di scoprire l’arcano. Ho una domanda per te. Cosa credi di incontrare alla fine del percorso?-
-Tu. Il mago-
La voce non rispose. La domanda era scontata, e Raheel non riusciva a comprendere perché l’avesse posta. Poco importava: avrebbe ucciso il mago e vendicato il suo paese. Con passo sicuro attraversò metà corridoio, ma la sicurezza spesso inganna: le mattonelle cedettero e lei cadde giù, in un baratro quasi senza fine. Se fosse stata più attenta e meno fiduciosa in sé avrebbe tastato il terreno, avrebbe scoperto il trucco e si sarebbe salvata. Così non fu.
Doveva capire come salvarsi, o avrebbe continuato a cadere per il resto dei suoi giorni. Muovendosi verso destra riuscì a rasentare la parete del baratro. Con la mano la tastava, in cerca di qualcosa a cui appigliarsi. Alla fine trovò un appiglio, pareva una mattonella sporgente: strinse le dita attorno ad essa e il suo cadere cessò, ma il colpo le fece dolere il braccio e le dita. Adesso doveva arrampicarsi su, ma le tenebre che permeavano quel luogo non la aiutavano. Così iniziò a pensare febbrilmente. Con il dorso della mano che ancora impugnava la spada tastò la parete e scoprì che le mattonelle si alternavano a strati di terra e materiale morbido. Così ebbe un’idea: poteva utilizzare l’arma come chiodo da pietra da conficcare negli strati morbidi della parete. Certo, non aveva un martello né una corda, ma con un colpo ben assestato la spada si sarebbe dovuta conficcare abbastanza bene. Così fece, e riuscì a salire un po’ più in alto. Con la mano libera, tirandosi un poco su, tastò ancora una volta la parete, in cerca di un altro appiglio da utilizzare per poi riconficcare di nuovo la spada un po’ più in su. Riuscì a trovarlo, e compì ciò che voleva. Con fatica riuscì ad arrampicarsi, fino a che non arrivò alla cima e salì sul pavimento tanto anelato. Si sedette, respirando profondamente. Aveva rischiato molto, e, per la prima volta, aveva avuto paura. Si sdraiò, chiudendo gli occhi. Per farsi forza pensò al mago.
Aveva sempre chiesto tributi al suo villaggio: esso doveva donare al mago una ragazza o un ragazzo una volta al mese, affinché essi diventassero suoi schiavi. Anche per questo lei era fuggita. Non voleva servire quell’essere.
Si alzò e procedette: doveva fare in fretta. Voleva uscire da quel luogo il prima possibile.
Aprì la porta, ma stavolta fu più cauta.
-Tu vuoi uccidermi. Pensi che io sia il nemico?-
-Tu sei malvagio. Io voglio distruggere il male, voglio che vinca il bene- rispose Raheel.
Il mago scoppiò in una risata glaciale.
-Allora siamo dalla stessa parte, ragazza mia. Anche io voglio epurare il mondo dal male. Tutti siamo malvagi. L’unico modo per donare a questo mondo la pace, l’amore e la speranza è eliminare ogni male. Il mondo sarà veramente in pace quando tutti gli esseri dotati di ragione saranno morti, quando uomini, elfi e nani periranno tutti. Io epurerò il mondo dal male, e quando tutti saranno morti, mi ucciderò, così l’ultimo frammento di male se ne andrà per sempre-
-Tu sei un pazzo. Io sono buona. Io non ho fatto nulla di deplorevole- rispose lei, ma ottenne come risposta solo e soltanto una risata, e poi il silenzio.
La ragazza si osservò intorno: la stanza era spoglia, senza finestre. V’era solo uno specchio in un angolo. Non sapeva il perché, ma Raheel ne era attratta. Come ipnotizzata, si incamminò in quella direzione e si specchiò. Ciò che vide le incusse terrore. Un terrore e un ribrezzo che le pervase l’anima. Vide la sua figura, ma al posto degli occhi azzurri e cristallini aveva due palle nere, il suo corpo diafano era nudo, ma avvolto dalle tenebre, che lo coprivano interamente sin sopra il seno. Dei volti aleggiavano sopra la sua figura, il cui sguardo inquietante era rappresentato da una smorfia di arroganza e orgoglio. La ragazza tentò di indietreggiare, ma era troppo spaventata, e non vi riuscì. Udì dei pianti strazianti e dei lamenti. Ben presto quei suoni pervasero la stanza. La ragazza voleva fuggire, ma era come pietrificata: si guardava attorno per comprendere da dove provenissero quei gemiti di dolore, ma non riusciva a capirlo. Voleva piangere, ma non aveva lacrime, voleva muoversi e fuggire, ma rimaneva immobile, voleva urlare, ma non aveva voce, era imprigionata nel suo terrore e nel suo ribrezzo, mentre i lamenti si mischiavano a suoni striduli e acuti, terrificanti. Per la prima volta si sentiva debole, incapace e indifesa. “Cos’è? Chi piange?” pensava, freneticamente, mentre i suoi occhi si muovevano vorticosamente e la testa iniziava a dolerle. Cadde in ginocchio e si coprì le orecchie con le mani e iniziò finalmente a urlare per coprire quei suoni, non riuscendovi.
-Io so chi piange. Sono le persone che hai ucciso. Sei voluta diventare una guerriera, hai voluto imparare il mestiere delle armi. Hai partecipato a una guerra durante il tuo allenamento, hai ucciso uomini che non conoscevi senza sapere il perché. Hai ucciso coloro che ti hanno ordinato, senza sapere chi fossero. Erano padri di famiglia, ragazzi, erano figli, fratelli e nipoti, erano uomini e donne senza colpa apparente, se non quella di appartenere a un popolo che il tuo re voleva conquistare per il denaro. Erano persone innocenti, e ora piangono, si lamentano, urlano, e le loro anime le vedi in quello specchio, e quelle anime ti dicono: assassina, assassina! Tu mi hai tolto ai miei figli, ai miei genitori, ai miei fratelli, tu mi hai tolto a questo mondo senza conoscermi, tu, che ti professi protettrice del bene, vendicatrice del male!-tuonò la voce del mago, e un coro iniziò a urlare: assassina, assassina, assassina! E la ragazza voleva farli smettere, li pregava di cessare, implorava loro il perdono, li pregava, li pregava, ma loro mai smettevano, ma anzi, ogni volta urlavano più forte: assassina! E Raheel aveva lì la spada. L’afferrò, perché v’era una sola via per farli tacere, ed era quella della spada. Dimentica della sua missione impugnò l’arma e la puntò al suo cuore. Assassina! Quello era l’inferno. Fece una leggera pressione e la lama ferì la sua candida pelle, dalla quale cadde sangue. Poi però, allontanò l’arma da sé e si specchiò sulla lama: vide la sua figura di sempre, il suo volto ora non più sicuro e superbo, ma terrorizzato e disperato. E si ricordò di loro, dei suoi amici, dei suoi compaesani. Così trovò la forza di alzarsi. Le voci si attutirono un poco.
-Ho sbagliato, e mi dispiace. Inebriata dal potere e dall’avverarsi di un sogno ho ucciso senza pietà. Per questo merito una punizione, ma prima devo fare giustizia. Devo far sì che i miei amici non muoiano invano-
Così corse verso la porta che conduceva alla stanza successiva, la aprì e la richiuse subito dopo. Tutti i lamenti cessarono.
-Sei riuscita a superare anche questa prova. Forse hai veramente la stoffa per potermi vedere, prima di morire. Solo una persona senza coscienza poteva superare la prova precedente. Forse avrò il piacere di ucciderti personalmente-
Davanti a lei si materializzarono circa dieci soldati in armatura pesante. Con una rincorsa si scagliarono verso di lei. Le lame cozzarono, ma quando la ragazza cercò di sferrare un calcio a un soldato alla sua sinistra, trovò solo il vuoto. Erano fantasmi. Potevano colpirla ma non essere colpiti. L’unica via di salvezza che aveva era la fuga. Aveva sempre considerato la fuga come una cosa turpe, vergognosa. Aveva sempre ritenuto migliore morire che fuggire. Ma doveva farlo: doveva portare a termine la sua intenzione.
Evitando i fendenti dei nemici riuscì ad arrivare alla porta, ma quando fece per aprirla, non vi riuscì. Era chiusa. Doveva trovare la chiave. Tentò di guardarsi attorno il meglio possibile mentre continuava ad evitare i nemici, ma con quelle occhiate fugaci non riusciva a scorgere niente. La magia degli elfi non l’avrebbe di certo aiutata. Doveva architettare qualcosa. Ma che cosa? Fu mentre pensava freneticamente che vide conficcata nell’elmo di un fantasma una chiave. Era quella che le serviva! Ma come poteva estrarla? Raheel si gettò subito in un arduo duello senza speranza con l’essere,  procurandosi qualche ferita. Fu mentre combatteva disperatamente che capì: quegli esseri non potevano essere colpiti, ma potevano essere disarmati. Se lei fosse riuscita a farlo, con uno scatto veloce avrebbe potuto estrarre l’elmo dal capo del fantasma e poi togliere la chiave. Fu così che corse verso destra, cercando di evitare gli altri fantasmi, in modo da avere quantomeno davanti solo lui e pochi altri esseri. Per farlo doveva rischiare molto, poiché l’unico era mettersi con le spalle al muro. Se avesse fallito sarebbe morta miseramente. Quando il fantasma con la chiave le si parò davanti insieme ad altri, la ragazza riuscì a compiere un’agile piroetta, e con la lama tesa scaraventò via la lama dell’avversario infliggendole un grande colpo. Così balzò in alto ed estrasse l’elmo, correndo poi in direzione della porta, passando attraverso i corpi inconsistenti degli altri fantasmi. Freneticamente girò la chiave nella serratura, aprì la porta e la richiuse alle proprie spalle.
-Brava. Ancora poco e poi potrai vedermi. Ma prima dovrai morire- disse la voce. Raheel non fece in tempo a pensare niente che un dardo comparso da chissà dove la colpì alla pancia e la ragazza cadde a terra.
-Benvenuta all’inferno- le disse una voce.
Raheel si sentì precipitare giù senza potersi muovere, poi la caduta cessò. Lentamente aprì gli occhi, e quel che vide fu un grande fuoco che illuminava l’oscurità. Voleva alzarsi, ma era immobilizzata.
Dalle fiamme rosse comparve il volto di un giovane elfo, dai lineamenti delicati. Era poco più di un ragazzo, e Raheel lo riconobbe subito. Suo fratello.
-Fratello, salvami- lo implorò, ma lui tacque. Le tese una mano, che lei non riuscì ad afferrare poiché non poteva muoversi, poi una spada lo trafisse e tagliò in due il corpo del ragazzo. Raheel gridò dal terrore. Il cadavere cadde rivelando un uomo senza volto, vestito con un abito blu decorato d’argento.
-Chi sei?- chiese la ragazza, raggelata.
Egli non rispose.
-Mostrami il tuo volto!-
Egli però, indietreggiò, e scomparve nelle tenebre. La ragazza si sentì svenire, e riprese i sensi poco dopo. Si destò in una foresta. Casa sua. Vedeva la sua piccola dimora di legno. Sulla soglia c’erano i suoi genitori, e davanti a loro c’era lei.
“Come è andata, Raheel mia?” sentì dire da suo padre.
“Non vi sono riuscita. Il mago è ancora vivo e io sono riuscita a fuggire per miracolo. Mi dispiace” diceva lei con voce rammaricata.
“TU SEI UNA DELUSIONE!” gridò suo padre “Era meglio la morte! Era meglio una figlia morta che disonorata! Tu non sei più mia figlia, non sei più nulla! Via dal villaggio, disgraziata! Tuo fratello vi sarebbe riuscito, ma tu sei troppo incapace!”
No. Lei non era un’incapace. Aveva trascorso la vita temendo di deludere i suoi genitori, era il suo più grande terrore, e iniziò a piangere come una bambina indifesa davanti a quella scena. -Papà, no …- singhiozzò, ma nessuno poteva udirla. Che quello fosse il suo futuro? No, no, avrebbe ucciso il mago! Lo avrebbe ucciso! E poi di nuovo tutto si fece buio e silenzioso.
Questa volta si svegliò in una radura.
Pareva esserci un funerale. Rivide i suoi genitori, questa volta vestiti a lutto, e poi i suoi amici e parenti piangere davanti a una bara.
-Riposa in pace figlia mia- disse sua madre, gettando una rosa sulla bara.
-NO! Mamma, sono viva!- esclamò la ragazza, ma nessuno parve udirla.
-Che la sua anima possa trovare la pace e la serenità- disse poi suo padre.
-Papà, sono qua!- urlò di nuovo Raheel, piangendo, ma anche stavolta nessuno fece caso a lei. Poi calarono la tomba in una buca nel terreno e iniziarono a ricoprirla, mentre la ragazza urlava e si disperava vedendo quella scena senza poter cambiare l’evento. Fu quando pensava che tutto fosse perduto che vide una cosa. Accanto ai suoi genitori c’era suo fratello.
-Tu sei morto- sussurrò -Ti ha ucciso quell’uomo!-
Poi la ragazza aggrottò le sopracciglia e tacque. E se tutto ciò fosse frutto della sua immaginazione? Se il mago le stesse facendo vivere tutte le sue paure senza che fossero reali?
-Io non vi credo! Siete finzione!- gridò allora, e tutto d’un tratto iniziò a sfumare, finché l’ambiente circostante non riprese la forma della stanza in cui era entrata. La ragazza guardò il suo ventre. Del dardo che l’aveva colpita, nemmeno l’ombra.
-Brava. Hai capito. I nostri peggiori nemici siamo noi stessi. Ora che hai combattuto te stessa puoi sfidare me- disse la voce, e una porta si aprì.
Entrò un uomo molto anziano, dal volto rugoso.
-Tu sei il mago?-
-Tu lo dici-
-Io sono qui per ucciderti- disse la ragazza, alzandosi.
-Tu mi reputi tuo nemico, ma rifletti bene su chi è realmente il tuo avversario-
-Tu pretendi un tributo dal nostro villaggio. Pretendi un ragazzo al mese!-
-Questo perché sono io a governarlo-
La ragazza rimase incredula: non riusciva a credere alle parole del vegliardo.
-Tu li uccidi, li schiavizzi. Non è giusto!-
-è questo che ti hanno detto? Io prendo questi ragazzi per donare loro un’esistenza migliore-
-Con la morte?-
-No. Con la vita. Guarda- disse il vecchio, avviandosi verso una finestra. La ragazza lo seguì e guardò.
Alcuni giovani erano seduti in un giardino fiorito dai mille colori. Animali vivevano con loro, e il sole splendeva su di essi. La ragazza vide alcuni bambini e fanciulli, e su tutti loro notò un sorriso. Erano tutti felici.
-Io li tolgo da questo mondo per rendere loro la vita felice- spiegò il mago.
-Ma è un’illusione-
-Lo so. Ma loro sono felici. Spesso preferiamo una bella illusione a una triste verità. Guardali: come potresti tu portarli via da lì? Conoscerebbero la tristezza, il dolore e gli affanni, e preferirebbero la morte-
-Tu hai detto che ognuno di noi è malvagio. Perché vuoi rendere loro felici?-
-Perché sono giovani, e il male non si è impossessato del loro cuore-
-E credi che tenendoli lì restino buoni per sempre?-
-In quel luogo esiste solo il bene. Solo luce. Non conosceranno mai il male, perciò non ne saranno mai pervasi-
-Ma quella tu la chiami vita? È vero, in questo mondo c’è sofferenza, dolore e morte, ma ci è stata donata una vita da vivere qui, non in quel giardino fiorito. Loro non conosceranno le bruttezze del mondo, ma è come se non vivessero mai-
-Sono felici, però-
-Ma anche loro hanno il diritto di conoscere il mondo, di cercare lì la loro felicità. La felicità va cercata, va faticata, bisogna lavorare per ottenerla: quella che loro stanno provando è solo una finta gioia, una gioia illusoria e menzognera. Hanno diritto di rivedere i loro cari, di cadere e rialzarsi per trovare una felicità vera, cercata, agognata. È questa la vera felicità. So che nel mondo c’è tanto male, ma c’è anche tanto bene. Sei stato tu a farmelo comprendere: i peggiori nemici siamo noi stessi. Se riusciamo a sconfiggere le nostre tenebre, potremo sconfiggere anche quelle del mondo. E molti vi riescono. C’è molto bene nel mondo: due persone che si amano e decidono di far nascere un figlio, non è esso frutto dell’amore? Il bene è nella madre che accudisce un bambino, in un figlio che aiuta i genitori anziani, nelle persone che lottano in un mondo migliore, nelle persone che aiutano il prossimo nella loro quotidianità, nello sguardo innocente di un bambino, nei sacrifici di ogni giorno …-
Il mago parve pensare.
-Se adesso annullo l’incantesimo si troveranno spersi. Probabilmente preferirebbero morire. Probabilmente non troveranno più la felicità-
-O forse sì. Chi sei tu per decidere? Grazie a te ho vissuto le mie paure più grandi, ho visto chi sono e cosa ho fatto, mi sono messa alla prova e ho scavato nelle profondità del mio animo, e io ti dico: lasciali liberi. Non c’è cosa più bella della libertà!-
Allora il mago la guardò e sorrise. Poi fece un gesto, e tutto iniziò a vorticare attorno a lei.
Ben presto si ritrovò davanti a casa sua, e con lei v’erano tutte quelle persone che aveva visto nel giardino, che si guardavano attorno spaventate, ma felici. Felici di aver ritrovato la loro vita.
Raheel corse a casa: sulla soglia v’erano i suoi genitori.
-Com’è andata, Raheel mia?- chiese suo padre.
-Ho liberato i ragazzi, ma non ho ucciso il mago. Non chiederà più tributi. Lo ho risparmiato perché … perché non era malvagio. Voleva solo il bene per noi-
-Hai fatto bene, ragazza mia. Grazie alla tua pietà una vita è stata risparmiata, e altre hanno ritrovato la vera felicità e la libertà. Non sarebbe accaduto se tu avessi ucciso il mago-
Allora il padre abbracciò Raheel, e poi così fece sua madre, e poi suo fratello, giunto lì in quel momento, e mentre era stretta in quell’abbraccio, Raheel sentì dire -Non cessare mai di cercare la tua felicità, e di lottare per il bene. Avevi ragione tu. C’è ancora qualcosa di buono-
   
 
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