May,
1st.
«C’è una cosa che vorrei dirti» sono le
prime parole di Tadashi, salite faticosamente alle
labbra dopo un frustrante viaggio inframmezzato di sorrisi nervosi – ciascuno
corrispondente a una delle esclamazioni di delizia di Honey
– quando alla fine si fermano davanti a una vetrina qualsiasi e lei per l’ennesima
volta s’incanta, il gelato che le sgocciola pian piano tra le dita.
Honey gli rivolge quello sguardo perennemente
curioso e felice – in pratica lo stesso che ha rivolto a qualsiasi altra cosa
abbia incontrato lungo la strada, e non solo oggi. (Tadashi
l’osserva per un lungo istante, chiedendosi se dopotutto le sia chiaro almeno
il fatto che questo, in qualche modo e per mezzo di circostanze non meglio preimpostate,
potrebbe anche considerarsi un appuntamento.)
«Sì~?»
Sussulta e rimpiange la visuale del
profilo della sua guancia. «Sarebbe meglio se non mi guardassi in faccia» si
lascia sfuggire, rischiando di troncare la frase a metà per darsi dell’idiota
ad alta voce.
Lo sguardo di Honey
assume una tonalità appena più perplessa; poi lei, docile, torna a rivolgersi
alla vetrina e resta così in attesa.
Tadashi prende fiato e d’istinto si china verso il
suo orecchio, concedendosi tutto il tempo. Tutto
quanto. Ehi, non è mica come costruire un robot di servizio sanitario, questo
è infinitamente più difficile. E il profumo del suo shampoo non aiuta affatto...
Lei aspetta, apparentemente paziente –
almeno era sicurissimo che lo fosse,
sul serio, perciò è una sorpresa totale quando invece si volta di nuovo (giusto
mentre lui si decide ad aprire bocca) e l’asta degli occhiali di lei urta
brusca la visiera del berretto di lui e per qualche motivo fisicamente
inspiegabile quel gelato alla fragola mezzo dimenticato gli finisce quasi tutto
addosso.
(Riassumendo, non gli è uscito esattamente come previsto.)
«Ommioddio,
scusami Tadashi, scusami scusami
scusami scusami» sono le prime parole con cui reagisce Honey.
Tutto intento a sistemarsi sugli occhi
quella dannata visiera – soprattutto per scomparire – Tadashi
si accorge comunque che insieme allo zelo e all’allarme scoppietta, nascosta in
bella vista, una risata dolce. E questa volta si chiede se non lo sapesse già
da una vita.
[
350 parole ]
Spazio
dell’autrice
Se vi risulta un po’
ostica probabilmente è perché il senso vero e proprio di questo breve
momento Tadalemon sarà interamente chiaro a una sola
persona, che vi si rivedrà quanto me. Per lo stesso motivo, in effetti, la
caratterizzazione di Tadashi potrebbe risultare un
filo fantasiosa... È solo che mi andava di celebrare una certa ricorrenza. Nel frattempo,
ovviamente, fangirling è buono ♥
Aya ~