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Autore: tomlinshy    02/05/2015    0 recensioni
Adele ama viaggiare, ogni capitale del mondo è il posto giusto per lei. L'oasi di speranza dove riesce a trovar la pace.
Clovis ama Parigi, la sua città Natale. Non l'abbandonerebbe per nulla al mondo, quel posto è casa sua.
Tutto inizia ai Champs-Élysées, in una giornata invernale.
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L'amore distrugge ogni barriera, persino la distanza
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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          Ad Alessandro Baricco e ai suoi libri. Siete la mia oasi di pace. 
 
 
 
 
E avevan riso, insieme, durante le notti invernali. Avevano riso, stretti l'uno all'altra, le coperte disfatte ed una sigaretta spenta poggiata tra di loro.
Era un abitudine strana quella. Lei tornava da uno dei suoi innumerevoli viaggi e lui - qualunque orario fosse - si faceva trovare alla stazione dei treni. Viaggiava solo in treno lei. Viaggiava in treno perché le piaceva vedere tutte quelle meraviglie scorregli davanti, le piaceva osservare la natura scorrere come solo la vita sa fare. Ad Adele, questo era il suo nome, piaceva la vita. Piaceva veramente tanto e, proprio per questo, amava viaggiare. Pensava che la vita fosse un viaggio ed aveva ragione, ma non riusciva a capire quando fosse il momento di smetterla. Non capiva che un giorno avrebbe dovuto prendere una decisione e stanziarsi da qualche parte. Un giorno non avrebbe potuto più viaggiare da una capitale ad un'altra, non avrebbe più potuto visitare i posti più insoliti con una ricorrenza così assidua. Un giorno - magari - si sarebbe potuta stabilire definitivamente a Parigi, la sua città natale. Si sarebbe potuta stabilire in quella casa malandata, in quella casa stipata in uno dei sobborghi di quella immensa città. Si sarebbe potuta stabilire nella casa malandata di quell'uomo ancora più malandato. Di quell'uomo dagli occhi seri e cristallini, l'uomo che l'amava. L'uomo che l'aspettava alla stazione, al ritorno da ogni suo viaggio. Adele non avvertiva mai prima di tornare a casa, non inviava un messaggio, non faceva una chiamata, ma - ogni volta - Clovis era lì ad aspettarla.
Tornavano a casa, la ragazza non riusciva a considerarla in altro modo, e vivevano. Adele viveva ancor di più di quando era in viaggio, lo faceva con le labbra dischiuse e il sorriso in volto. Lo faceva con i baci di Clovis dappertutto. Lo faceva. 
Amava, Adele. 
Aveva sempre avuto paura dell'amore lei, ma questo non lo aveva mai detto a nessuno.
Amava, Clovis. 
L'amore aveva sempre avuto paura di lui, ma questo nessuno lo sapeva.
A loro piaceva quella vita, piaceva veramente tanto. Amavano l'idea di avere qualcuno, seppur sempre lontano. Amavano l'idea di poter ritrovarsi dopo tanto tempo, amavano essere un tutt'uno. Lo avevano sempre fatto. Sin dal primo giorno.
Si erano conosciuti una giornata di Dicembre, si erano conosciuti tra la folla racchiusa ai Champs-Élysées. Adele era persa ad osservare i visi appagati dei turisti, era persa nell'osservare i bambini correre tra quella confusione ed i genitori seguirli spaventati. Avevano paura che si perdessero.
Clovis - invece - era perso ad osservare Adele, l'aveva intercettata qualche minuto prima ed il suo sguardo non riusciva a staccarsi dal corpo minuto di quella ragazza, avvolto in un cappotto color ambra. Non era molto colto lui, aveva dovuto abbandonare la scuola a sedici anni. Aveva dovuto abbandonare la scuola a causa del dolore che, un ragazzino della sua età, non avrebbe dovuto provare. Non era molto colto lui, ma se gli avessero chiesto a cosa fosse paragonabile quella donna, avrebbe iniziato a recitare “il Dicembre del 1903” di Constantine P. Cavafy. Sembrava cadere a pennello. Le si era semplicemente avvicinato poi. Le aveva sorriso e aveva parlato. Un inebriante profumo di gelsomino aveva invaso le sue narici. 
Poi tutto il resto è storia.
 
 
Parlavano sempre di tutti i viaggi che Adele aveva intrapreso. Avevano parlato di Mosca e del Circo Nikulin. Avevano parlato di Londra e di Piccadilly Circus. Avevano parlato di Sidney e del suo acquario. Avevano parlato di quei posti dalle mille sfumature, quei posti che anche Clovis avrebbe voluto visitare. Un giorno Adele glielo aveva chiesto. Gli aveva chiesto di seguirla in una delle sue avventura, ma lui si era rifiutato perché Parigi era il suo posto.
Lei era rimasta in silenzio e poi aveva ripreso a parlare, come se nulla fosse accaduto. Come se lui non avesse rifiutato di seguirla. Non si era sentita ferita, Adele, perché lo capiva. Capiva cosa significasse appartenere a qualcosa e - certamente - non avrebbe potuto costringerlo a cambiare idea. Era giusto così. 
Fu lei, in fine, a cambiare idea. Cambiò idea nel preciso istante in cui si accorse che una nuova vita stava crescendo dentro di lei. Era appena tornata da un viaggio, era stata via per due mesi. La pancia era leggermente rigonfia. Questa volta si erano dati appuntamento però, si erano dati appuntamento ai Champs-Élysées, dove tutto aveva avuto inizio.
 
Adele era lì, tra la folla, lo sguardo perso ad osservare i bambini che correvano. Un giorno, lei, sarebbe stata come una di quelle donne. Avrebbe rincorso sua figlia o suo figlio per quelle strade. Clovis aveva sempre avuto ragione, Parigi è il posto giusto.
Clovis era lì, tra la folla, il suo sguardo perso ad osservare lei. L'aveva intercettata qualche minuto prima e gli veniva quasi da ridere a pensare a quella assurda situazione. Adele era bellissima, un cappotto beige le metteva in risalto le curve sottili.
Si era avvicinato, Clovis. Si era avvicinato e aveva parlato, Adele - questa volta - non aveva semplicemente sorriso.
Sono incinta.
 
Clovis sorrise e l'abbracciò. 
Profumava di gelsomino.
 
 
  
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