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Autore: Dolce Droga    02/05/2015    0 recensioni
Il coma è stato per Lucy come una campana di vetro, che per cinque anni l'ha tenuta imprigionata. Così quando finalmente il vetro si frantuma lei non sa cos'è il mondo, ha 18 anni ma non sa com'è dolce il sapore di un bacio, com'è amaro il sapore di una lacrima, com'è gustoso il primo sorso di birra, com'è ardente la prima sigaretta. Lei non lo sa com'è il mondo che l'aspetta fuori.
Ma Zayn sì, lui lo sa bene com'è il mondo, lo sa fin troppo bene.
A lei che la vita non l'ha mai sfiorata glielo insegnerà lui ad accarezzarla, a carpirne ogni sfumatura.
Margherita's story
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#Prologue, In My Place

 'Ascolta, soffice, in un soffio, la voce di chi ti ama fluttuerà nella notte, e nel tuo sonno, i nostri pensieri si congiungeranno'
 Edgar Allan Poe.

https://m.youtube.com/watch?v=gnIZ7RMuLpU

 Un'inspiegabile voglia di uscire l'aveva avvolta come una calda coperta e senza neanche pensarci si era infilata gli stivali ed era sgattaiolata fuori da casa. L'aria frizzante la rendeva energica, camminando osservava la gente, ognuno immerso nella propria vita, nei propri pensieri. Era così bello lì fuori. Se ne era quasi dimenticata. Ma come aveva fatto a dimenticarsene? Come aveva fatto a dimenticare quella brezza che ti accarezza il viso? Come aveva fatto a dimenticare le mille foglie sparse sul marciapiede? Il profumo della cioccolata calda che fuoriesce dai bar? Il rumore delle macchine, delle biciclette, dei bambini, degli uccelli, il rumore della città? Così vero e confortante.

 Le era mancato tutto questo.

 Continuò a camminare per ore, guardandosi intorno, osservando ogni singolo particolare di quelle vie; camminò talmente esterrefatta che non si accorse che era ormai buio, pensò ai sui genitori, alle loro preoccupazioni, ma spazzò via quei pensieri, perché quella notte aveva voglia di darsi retta per una buona volta, aveva voglia di fare ciò che più desiderava, sentirsi libera, finalmente libera. Continuò il suo cammino, scoprii strade sconosciute, attraversò ponti pieni di innamorati, passò quartieri bui e poco raccomandabili.

 La notte più bella di sempre, pensò ad un tratto mostrando il suo viso al cielo stellato. Poi però riprese il tragitto, non voleva sprecare neanche un minuto del suo tempo di libertà che la mattina che si stava avvicinando sempre di più avrebbe terminato. Da ore ormai vagava nella città, come un pesciolino rosso nella sua boccia, ma non era stanca, anzi. Ad un tratto si accorse che era uscita dalla città e vide una collina, decise di salici sopra, ci salì ed in cima si sedette a gambe incrociate, pronta ad attendere l'alba, con la stessa frenesia che ha una bambina il giorno di Natale.
 Poi si era sdraiata e aveva iniziato ad immergersi nell'immensità del cielo stellato e aveva perso ogni tipo di lucidità.

 Si era abbandonata a quei puntini luminosi, così lontani, così vicini, così inspiegabilmente attraenti, poetici e infiniti.

 E così, sdraiata sul prato, fissando la distesa stellare, così si abbandonò nelle soffici braccia del sonno.
 Nell'esatto momento in cui i suoi occhi si schiudevano il sole iniziò ad affacciarsi sulla collina, il calore del sole le accarezzò con una nuova dolcezza la pelle e poi le ossa. A malincuore decise che era arrivato il momento di tornare a casa e così iniziò a percorrere al contrario il tragitto della sera prima, stessi marciapiedi, stessi ponti e talvolta stesse persone: come quel pittore lì, quello all'angolo della strada, quello con un vecchio sgabello è una vecchia tela.
 Con curiosità si avvicinò e vide i suoi quadri che erano per lo più ritratti e istintivamente gli chiese di fargliene uno, il pittore sorrise, con un'antica gioia che colorava gli occhi scelse accuratamente il tipo di pennello e lo immerse in un bicchiere pieno d'acqua, squadrò la ragazza e iniziò a dipingere. A ritratto ultimato gli porse delicatamente il foglio e dopo averle sorriso ritornò a sedersi sul suo sgabello.

 Lei invece continuò per la sua strada, talmente assorta nel suo groviglio di pensieri che non si accorse di aver perso il ritratto.

 -|-

 Calpestò distrattamente un figlio che lottava contro il vento per rimanere sull'asfalto bagnato, la sua mano fu come attratta dal pezzo di carta, la sua mente curiosa di vederne il contenuto.
 Il volto di una ragazza, tutto in bianco e nero fuorché gli occhi, quelli erano di un verde brillante, erano i veri protagonisti del disegno e racchiudevano tutta l'essenza della ragazza raffigurata. Quasi senza pensarci lo mise in tasca e continuò per la sua strada. Nei giorni che passarono, guardò e riguardò quella ragazza, né osservo i dolci zigomi, le folte ciglia, il piccolo naso. Continuava a rimanere esterrefatto davanti a quegli occhi, rimaneva quasi paralizzato se pensava che una sconosciuta, una ragazza che non aveva mai visto potesse suscitargli certe emozioni che non aveva mai provato. A volte mentre si soffermava sul ritratto pensava che magari neanche esisteva quella ragazza, magari era una fantasia di qualche artista. A volte per strada scambiava alcune persone per lei, le fermava convinto di averla trovata, ma no: quegli occhi che sognava nel sonno non riusciva a trovarli.

 Passarono così mesi.
 Lui iniziò a dimenticare, continuando la sua vita di sempre, non accadeva lo stesso a lei, che ormai si sentiva in gabbia, più di quando stava in ospedale, iniziò a progettare tutto, in ogni minimo dettaglio, come avrebbe trovato la scusa per uscire, tutti i soldi che avrebbe dovuto spendere, ogni luogo che voleva visitare e lentamente, giorno dopo giorno, in questi mesi progettò la sua fuga.

 Voleva andare a Londra, poi in Italia, Amsterdam, Istanbul, poi l'Asia e l'Australia e l'America. Aveva deciso che si sarebbe curata da sola, e al diavolo tutti quei medicinali, lei voleva vivere, ma veramente, non voleva limitarsi a respirare, voleva assaporarla la vita, voleva sfidarla e vincere.

  
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