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Autore: diamond90    02/05/2015    3 recensioni
Quando leggeranno la nostra storia, si chiederanno chi siamo stati, con quanto valore ci siamo battuti, con quando ardore abbiamo amato. Se mai si racconterà la mia storia, si dica che ho camminato coi giganti. Gli uomini sorgono e cadono come grano invernale, ma questi nomi non periranno mai. Si dica che ho vissuto al tempo di Ettore, domatore di cavalli. Si dica che ho vissuto al tempo di Achille.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromaca, Elena, Ettore, Paride, Patroclo | Coppie: Achille/Briseide
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal tempio non si vedeva bene il mare, non mi ero accorta davvero di quanto fosse grande l'invasione dei greci. Ma il numero infinito delle loro navi non mi spaventava come quello che stava per accadere. La cerimonia funebre di Patroclo era finita in tarda serata, ma Achille non era tornato a dormire in tenda. Lo vidi solo alle prime luci dell'alba, indossava l'armatura, ma ciò che mi incuteva timore era il suo sguardo furioso, i suoi occhi spenti, gelidi. Quello non era il mio Achille, l'uomo forte e dolce allo stesso tempo, che mi aveva salvata dai soldati, che mi proteggeva, mi amava e mi stringeva tra le sue braccia come se fosse l'ultima volta. Parve sordo alle miei suppliche, partì lo stesso per dirigersi verso il palazzo e stroncare la vita di mio cugino Ettore, l'assasino involontario del suo amato e giovane cugino.
Non volevo pensare, sentivo le forze venire meno, e il respiro sempre più corto. Non potevo neanche sperare, non potevo scegliere tra la morte di mio cugino o quella dell'uomo che amavo.
Tutto ciò che volevo, era sparire...

 

La mia collera saliva mentre guardavo negli occhi il mi avversario, Ettore era il miglior guerriero che avessi mai affrontato, era il principe di Troia, l'erede al trono, e la sua morte si sarebbe ricordata nei secoli dei secoli. E aveva ucciso Patroclo, così giovane e ingenuo, aveva già sofferto abbastanza per la morte dei suoi genitori, e per lui volevo un futuro brillante e sereno. Il suo assassino, anche se lo avevo ucciso involontariamente, non poteva restare vivo, ogni suo respiro era un insulto alla memoria di mio cugino. Non fu così facile pensarla allo stesso modo quando lo disarmai e lo guardai negli occhi, la punta della mia spada era alta, puntava dritta al suo cuore, e lui era lì che attendeva di morire con coraggio e dignità.
Il ricordo delle grida supplichevoli di Briseide divennero improvvisamente assordanti, il suo volto sommerso dalle lacrime, e il pensiero del dolore che le avrebbe provocato quella spada se avesse finito quello che aveva iniziato, mi lacerarono il cuore.
La mia Briseide, il mio piccolo angelo, come avrei potuto guardarla negli occhi al mio ritorno?
Gettai la spada e lasciai andare Ettore sotto gli occhi increduli e felicemente stupiti di tutti i suoi cari.

- “ torna da tua moglie e da tuo figlio principe Ettore, non morirai questa mattina”-

 

Quando riconobbi i passi di Achille che si avvicinavano alla tenda, chiusi forte gli occhi, non volevo vedere il sangue del mio amato cugino. La disperzione in me cresceva sempre di più, non potevo abbracciare l'uomo che amavo rivelandogli che avevo avuto paura di perderlo, perché quelle mani che mi avrebbero accarezzata erano le stesse che avevano stroncato la vita di Ettore, e io non avevo neanche potuto abbracciarlo per l'ultima volta.
La mano di Achille mi sfiorò, solo gli Dei sapevano quanto avrei voluto abbandonarmi a lui, ma non potevo, Ettore non c'era più.
Mi scagliai con forza contro di lui, cominciai a tirare pugni contro il suo petto, urlandogli di non toccarmi.
Ma lui era più forte di me, mi afferrò e mi strinse forte tra le sue braccia. Rimasi inerme, piangevo sul suo petto e mi lasciai completamente andare. Fu in quel momento che mi prese il volto tra le mani;

-”Briseide va tutto bene, tranquilla. Tuo cugino sta bene, tranquilla”-

-” come? Davvero? Non lo hai ucciso?”-

i suoi occhi continuavano a fissarmi con dolcezza, e le sue mani mi accarezzavano con delicatezza.

-” Non ce l'ho fatta, non potevo uccidere l'assassino di mio cugino sapendo di fare del male a te. Ti amo Briseide, con tutta la mia anima. Ho vissuta per la gloria fin ad ora, l'unico mio desiderio era che il mio nome fosse ricordato. Ma ora, non mi interessa nient'altro che amarti ed essere amato da te, e quando un giorno non ci sarò più, mi basterà sapere di essere ricordato da te e dai figli che mi darai. “-

Avrei voluto dirgli tante cose, ma la mia voce era soffocata dalle lacrime. L'unica cosa che riuscii a fare, fu gettarmi sul suo petto mentre lui mi avvolgeva tra le sue braccia. Ma non mi bastava mai, nonostante mi strinessi a lui con tutte le mie forze, e nonostante lui sentivo che non era mai abbastanza.

 

Mentre Agamennone si batteva per conquistare Troia, la conquista più grande per un uomo io la stringevo tra le mie braccia. Ho combattutto, ho ucciso, e tutto questo solo per la gloria. Ma non c'è gloria più grande dell'amare ed essere amati. Desideravo fermare quel momento e proteggere ogni sua cellula, desideravo vedere il suo dolce sorriso accendersi e non spegnersi mai. Briseide era bella, dolce, coraggiosa ma così indifesa. Non potevo portarla via da Troia e dalla sua famiglia. Non sarebbe mai stata felice come volevo che fosse stando in ansia per i suoi cari, ed inoltre, Ettore era un grande guerriero, il migliore dei principi, ma l'esercito di Agamennone era grande. Così presi l'unica decisione che potevo prendere per il bene della mia Briseide, comandai ai miei uomini di unirsi all'esercito di Ettore...

 

La mia famiglia non capì subito il mio cambiamento. Avevo giurato amore al Dio sole, e ora tornavo mano nella mano con un soldato nemico. Fu esattamente come mi aspettavo, accolsero Achille e i suoi uomini, ma con il grande timore che fosse una trappola. Ben presto però conquistarono la fiducia di mio zio e dei miei cugini, Elena e Paride spiegarono ad Achille le motivazioni per le quali avevano lasciato che si scatenasse una guerra, e lui guardandomi negli occhi rispose che poteva capire perfettamente cosa intendevano.
Il clima a Troia era teso, Andromaca ed Elena erano spaventate, la paura di perdere i loro uomini le univa. Io avevo esattamente la stessa paura, insieme a quella di perdere la mia casa, i miei cari, la mia gente. Mi isolai, non volevo vedere i loro volti tristi e cupi. I nostri uomini erano impegnati a mettere in piedi strategie per la battaglia, ma nonostante tutto Achille trovava sempre il tempo per stare con me, anche solo per un bacio e un abbraccio, aveva sempre le parole giuste per tranquillizzarmi.

 

I greci erano forti ed erano molti, ma le mura di Troia erano resistenti, e gli uomini che combattevano per difenderla erano addestrati bene. Priamo non prendeva sempre le decisioni più giuste ma era un grande re, e al suo fianco aveva un grande principe, Ettore.
Eravamo riusciti a contrastare già 2 attacchi, ma quanto ancora potevamo resistere.
Il pensiero che mi assillava più di tutti era la sicurezza di Briseide, ma lei non doveva leggere la preoccupazione in me, io dovevo pensare a questo, lei doveva solo stare tranquilla e sapere che con me sarebbe stata al sicuro. Ma fino a quando sarei riuscito a restare in vita per proteggerla?
Quella notte non riuscii a dormire, continuavo a guardarla mentre dormiva serena tra le mie braccia. Ogni istante poteva essere l'ultimo, ma quella era la notte prima della grande battaglia, e sapevamo di avere pochissime possibilità di vincere. Non conoscevo la paura prima incontrare lei, e ora l'angoscia mi consumava.

 

Quando mi svegliai la battaglia era iniziata, e i Greci erano entrati in città ealcune case già bruciavano. Andromaca ed Elena entrarono improvvisamente nel mio alloggio, mi afferrarono per i polsi parlandomi di un passaggio segreto. Tutto era confuso;

-” dove stiamo andando? Dove sono i miei cugini? Dov'è Achille?”-

-” i greci sono entrati in città Briseide, stanno uccidendo uomini, donne e bambini e bruciando le case. Anche io vorrei andare da Ettore ma non possiamo fare niente, dobbiamo andare via, i nostri uomini ci raggiungeranno appena ne avranno l'occasione”-

Andromaca cercava di rassicurami, ma non credeva neanche lei a ciò che diceva. Se i greci erano entrati in città c'erano pocchissime speranze che i soldati ne sarebbero usciti vivi. In lontanaza vidi arrivare Paride, stava guidando alcune persone verso il passaggio che portava al fiume.
Approfittai del caos, sfilai la mano di Elena e cominciai a correre verso l'uscita.

-” Briseide, Briseide torna qui, ti uccideranno”-

Le suppliche di Andromaca non riuscirono a fermarmi, non potevo scappare sapendo che i miei cari non erano tutti al sicuro, e non potevo perdere l'uomo che amavo, dovevo tentare di portarlo via con me anche a costo della mia vita.
Tutto bruciava, la gente correva, gridava, moriva. I corpi erano sparsi ovunque e non volevo prendere in considerazione di doverlo cercare tra i cadeveri. Cercai non guardarli.

Io ed Ettore sapevamo perfettamente che abbandonare la battaglia era da codardi, ma Troia era caduta e le dovevamo assicurarci che le donne che amavamo fossero riuscite ad uscire. Briseide non conosceva il passaggio, e non l'avevo svegliata quella mattina per evitare che l'attesa la angosciasse.
Per la prima volta pregai, pregai gli Dei di aver fatto la cosa giusta. I soldati ammazzavano gli uomini, catturavano i bambini e le donne che piangevano e gridavano aiuto. Mi sentii un verme mentre passavo e ignoravo quelle grida di disperazione, ma ormai non c'era più nulla da fare. Tra le tante voci, riconobbi quella di Briseide, sotto la statua di Apollo due uomini la strattonavano. Saltammo i gradini e infilzzammo i due soldati con le nostre spade, la guardai solo per un attimo.

-” siamo vicini al passaggio, venite!”- gridò Ettore

Afferrai la mano di Briseide e seguimmo Ettore attraverso il passaggio.
Quando arrivammo al fiume il sole era alto, non si vedeva il fuoco e non sentivano più le grida .Arrivammo in una grotta in cui erano sistemati dei letti, delle coperte, e scorte di acqua e cibo.
Ettore era stato previdente. Feci sistemare Briseide su uno dei letti, e mi sedetti accanto a lei.
Non riuscivo a smettere di pensare a tutte le persone che avevamo lasciato morire, mi sentivo un verme, un codardo. Fino a quando Briseide non prese il mio volte tra le sue mani, e guardandomi disse:

-”aspetto un bambino, il nostro bambino”-

Credo di poter affermare con certezza che quello fu il primo momento della mia vita in cui avevo conosciuto la vera felicità. Ero felice, ero libero, amavo. Quella fu la mia vera gloria!

 

 

 

 

   
 
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