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Autore: MerasaviaAnderson    02/05/2015    0 recensioni
•{Long ~ Joshifer ~ Incentrato sul rapporto Josh/Robert}
"Quanto amore potevano contenere gli occhi di una madre?
Josh li guardò intenerito, fiero dell’immagine che aveva davanti, fiero che quella fosse la sua famiglia, che quell’amore riempisse ogni giorno quella piccola casa di Union.
La stessa casa in cui lui era cresciuto.
Porse una mano a Robert, mentre con l’altra apriva la porta di casa, ricordandosi per un momento quando l’aveva aperta dopo la morte dei suoi genitori, cinque anni prima.
Ogni tanto quel ricordo riaffiorava, ma lo cacciò via. Doveva essere un giorno speciale, uno di quei tanti giorni passati con suo figlio."

•{Sequel di Indelible Signs e Indelible Smiles ~ Fa parte della serie "Indelible"}
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Indelible.'
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Indelible Scars

 
Capitolo 7:

The Return
 
 
 
Jennifer aspettava impaziente all’aeroporto, nello stesso punto in cui due giorni prima si erano lasciati.
Josh aveva sistemato tutto, aveva annullato le riprese e firmato tutte le pratiche, la gente gli aveva stretto la mano, dato pacche sulla spalla, sussurrato parole di conforto, che lui non aveva nemmeno ascoltato.
Era appena sceso dall’aereo, quando Jennifer urlò il suo nome, correndo incontro a lui per abbracciarlo.
Mollò il borsone a terra, stringendo a sé il corpo di Jennifer, che aveva avvolto le gambe attorno la sua vita, saltandogli in braccio  e affondando la testa nell’incavo del suo collo.
Josh sentì le lacrime di Jennifer bagnargli il collo della maglia e le accarezzava i capelli, come se non si vedessero da una vita.
«Ehi, calma … » si guardarono negli occhi, i loro occhi erano stanchi, mentre fuori giungeva il crepuscolo.
«Sei qui! Sei qui!» Jennifer gli accarezzava il viso, come non aveva potuto fare per due giorni di disperazione «Sono andata sempre da Rob in questi due giorni, Josh … E siete uguali, siete tanto uguali.»
«Sì, sì, Jenn.»
Ora era il momento di Jennifer per essere debole, doveva lasciarsi andare, far scoppiare tutto il dolore che aveva tenuto dentro per tutto quel tempo.
Josh si mise il borsone in spalla e mise un braccio intorno alle spalle di Jennifer, tenendola ancorata a sé.
Stare lontani due giorni con Robert in quelle condizioni era stato un vero incubo, per entrambi.
«Andiamo a casa, Jenn. Coraggio.» Appena l’aveva vista, Josh aveva capito che doveva essere forte anche per lei, perché aveva visto nel suo sguardo la paura che la attanagliava, la stessa che aveva divorato lui durante quei due giorni lontano da casa, lontano da Robert.
«Gli ho promesso che saresti tornato presto e che gli avresti portato il solito regalo, e che avremmo fatto un viaggio anche con lui o lei» disse, posandosi una mano sul grembo «E che saremmo stati felici.»
«È la verità, amore … è la verità. Me lo dici sempre tu, andrà bene
«Ho avuto tanta nausea, Josh. Lui è vivo …»
Teneva una mano stretta sul grembo, accarezzandolo piano, quasi temesse di fargli del male con la sola mano.
Si diressero lentamente verso l’uscita dell’aeroporto, dove Jennifer aveva lasciato la macchina.
Josh si mise al voltante, perché si accorse che Jennifer era troppo instabile anche per guidare. Continuava ad accarezzarsi la pancia, con un amaro sorriso stampato in faccia, che velava il suo immenso dolore.
«Sai cosa mi hanno detto i medici?» gli disse, mentre Josh imboccava la strada verso casa.
«Cosa?»
«Mi hanno detto che la situazione sta migliorando. Ci sono molte possibilità di risveglio. Ha avuto dei riflessi  e … mi ha stretto la mano, Josh. Ieri Robert mi ha stretto la mano.» si asciugò una lacrima, incrociando lo sguardo di Josh che ormai non guardava più la strada davanti a sé «Non sono riuscita a dirtelo per telefono, ieri o stamattina, perché era troppo importante.»
Josh accostò in un parcheggio al ciglio della strada, sospirando e tenendo le mani saldamente ancorate al volante.
«Dopo l’incidente» la sua voce era spezzata dalle lacrime, il respiro di faceva più pesante «Quando eravamo nell’ambulanza, gli ho tenuto la mano per tutto il tempo in cui sono stato cosciente. Lui me la stringeva anche … Era vivo, Jenn, sentiva la mia presenza.»
Appoggiò la testa sul volante, lasciandosi scuotere il corpo dai singhiozzi, mentre la mano di Jenn gli accarezzava i capelli dolcemente.
Lui alzò il viso bagnato e la baciò, con dolore, disperazione. Le sue mani tremavano mentre spostavano i capelli di Jennifer dietro le orecchie, dagli occhi chiusi continuavano ad uscirvi lacrime.
«Va tutto bene» disse infine, sorridendo leggermente «Andiamo a casa, adesso.»
 
***
 
Era notte, Josh stava seduto su una panchina, che dava le spalle all’ospedale di Louisville. Teneva due pistole nelle mani tremanti di paura, aveva il volto sudato, le gambe che sembravano di plastica, gli occhi di chi è evidente che non è lucido.
La figura di una persona avanzava nell’ombra, si faceva sempre più vicina a lui, ma non riusciva a scorgerne il volto. In cuor suo, però, sapeva bene chi fosse.
Si alzò, cercando di tenere le pistole salde nelle sue mani … E appena la figura senza volto fu abbastanza vicina da prendere la mira, Josh senza ritegno iniziò a sparare verso il corpo dell’uomo, facendolo cadere a terra come una marionetta.
Si svegliò sudato, Josh, con il fiatone e la notte fonda fuori dalla finestra, strinse le lenzuola tra le mani terrorizzato, convito che fossero ancora le due pistole che aveva sognato.
«Ho ucciso un uomo.» sussurrò «Ho ucciso un uomo.»
Continuava a ripeterselo nella testa, mentre la disperazione prendeva il sopravvento sul suo essere.
Ho ucciso un uomo.
Ho ucciso un uomo.
Ho ucciso un uomo.
Sapeva bene chi era quell’uomo, quel ragazzo …
Quello era quella persona che lui conosceva come colui che aveva quasi ucciso lui e suo figlio, quel ragazzo diciannovenne ubriaco, che li aveva travolti con la macchina.
Era morto.
Era deceduto all’istante, gli avevano detto.
O era stato lui ad ucciderlo?
Cosa era successo veramente?
Per un secondo non riusciva più a capire quale fosse la vera versione dei fatti, cosa fosse realmente accaduto.
Svegliò Jennifer, che dormiva profondamente al suo fianco tenendo una mano sul grembo, come faceva sempre durante la notte.
«Ho ucciso un uomo, è vero?» le chiese, terrorizzato.
«Cosa stai dicendo, Josh?»
«Dopo che Robert è entrato in coma, io davanti all’ospedale ho ucciso il ragazzo che ha provocato l’incidente … è vero?»
Jennifer non sapeva cosa dire, non sapeva da dove provenissero tutte quelle folli parole.
Perché aveva il viso di un folle, Josh, aveva lo stesso viso che aveva avuto quando interpretava il Peeta depistato sul set di Hunger Games, quella che le era sembrata una vita fa …
Erano passati più o meno otto anni da quel tempo …
«Dimmi che non sono stato io, Jenn … Dimmi che non l’ho ucciso, che quel ragazzo è morto nell’incidente.»
«Non dire sciocchezze, Josh» lo attirò a sé, facendogli appoggiare il viso sulla sua spalla, che da sempre gli aveva offerto sostegno «Tu non hai fatto niente … Non hai ucciso nessuno. È stato solo un incubo.»
Un incubo.
Uno dei tanti brutti sogni che la notte bussavano alle menti di Jennifer e Josh, come l’incubo che Robert aveva avuto la notte prima dell’incidente, quando quel mostro lo teneva in bilico su quel burrone, tra la vita e la morte.
Si riaddormentò così Josh, stremato, tra le braccia dell’Amata, che posava sui suoi capelli baci di consolazione, sussurrava al suo orecchio parole di conforto, le uniche che lui avesse mai ascoltato.
Si sentiva egoista, Josh.
Anche Jennifer soffriva, molto più di quel che dava a vedere … Anche a lei il dolore lacerava l’anima dall’interno, anche il suo respiro veniva meno ogni volta che incrociava i suoi occhi, identici a quelli di Robert.
Non si era mai guardato allo specchio, Josh, proprio perché temeva di rivedere quello sguardo.
Due giorni dopo l’incidente, Josh aveva trovato Jennifer distrutta, nascosta nel bagno a piangere e a urlare.
Karen e Gary non erano in casa e lei aveva avuto modo di dar sfogo a tutta la sua sofferenza.
L’aveva stretta a sé, cullandola tra le sue braccia dentro la vasca di casa … Si erano sempre appoggiati l’uno all’altra nei momenti di dolore e questa volta non poteva essere diverso.
Quel bambino meraviglioso, nato per caso dal loro amore, una delle tante cose che li accomunava, la boccetta che aveva dentro l’essenza della loro vita si trovava nel limbo che c’è tra la Terra e ciò che la gente chiamava Paradiso.
Ma stava andando bene, Robert stava meglio e dovevano solo continuare a sperare, continuare a parlargli e si sarebbe finalmente risvegliato.
Quella notte, entrambi si riaddormentarono sognando quel momento.
Sentivano che sarebbe arrivato presto, quella era la loro unica certezza.
 
 
FINE CAPITOLO 7
 


Angolo Autrice:
Buona sera, cari lettori,
ancora una volta, qui con me c’è la mia adorata _AnneMary_ che vi fa ciao con la manina.
Ha pure uno specchio in mano, quindi state attenti.
(La uso per proteggermi, sì.)
Passando alle cose serie … In questo capitolo volevo sottolineare l’instabilità mentale dei due protagonisti … Specialmente in Jennifer, che l’abbiamo sempre vista più forte e più resistente rispetto a Josh.
Niente, ora vado … Dove plottare alcune cose!
Alla prossima,
_merasavia.
 

 
 
   
 
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