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Autore: De_drums    02/05/2015    1 recensioni
“Amore, sta succedendo davvero?” mormorò Chris una volta entrati in macchina. Si abbandonò contro il sedile, un'espressione ancora incredula sul viso.
“Sì. Saremo papà, davvero”
“Cazzo”
“Chistopher, non penserai di usare queste parole di fronte a nostro figlio!?” esclamò Darren con tono scioccato.
“Da che pulpito! A proposito, non mi hai ancora detto nulla su di lui -è un maschietto, vero?”
“Sì, ed ha un anno”
“Questo significa pannolini da cambiare e notti insonni, lo sai?”
“Credo di essermene appena reso conto”
Quando avevano fatto richiesta e gli assistenti avevano chiesto loro se preferissero una determinata fascia d'età, avevano risposto di no. Non importava che fosse un neonato da crescere o un dodicenne in crisi adolescenziale -volevano solo poter rendere migliore la vita di un altro essere umano.
E ora avrebbero dovuto destreggiarsi tra culle e passeggini, pappette e pianti.
Chris sorrise al pensiero. “Ehi, non mi hai ancora detto come si chiama”
“Questa è la parte migliore" disse Darren, gli occhi che brillavano. "Sei pronto?”
“È solo un nome, Dare, cosa c'è di così-“
“Conner”
“C-come?”
“Si chiama Conner. Come il tuo Conner”

Daddy!CrissColfer (more or less)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sono Jones, dell'istituto a cui avete fatto richiesta per l'adozione”
“Oh, b-buongiorno”
“Lei è il signor...?” la donna all'altro capo del telefono lasciò la domanda in sospeso, non sicura a chi dei due si stesse rivolgendo.
“Darren. Darren Criss”
“Suo marito è in casa, signor Criss?”
“No, non tornerà prima di cena. P-perché?”
“Volevo comunicare ad entrambi che siete risultati perfettamente idonei e le pratiche per l'adozione sono state avviate. Avrete un figlio, congratulazioni!”
“...”
“Signor Criss?”
“S-sì, ci sono. Oh mio dio, avremo un figlio. Sta accadendo davvero, non riesco a crederci”
“Mi creda, è così” rise la donna. “Come ben sa, è un processo lungo e ci vorranno almeno altri due mesi prima che il tutto venga ufficializzato e voi possiate avere il bambino”
“C-certo, capisco”
“Vi comunicheremo noi quando sarà tutto a posto. Posso già dirle che è un maschietto, si chiama Conner ed ha un anno”
“C-Conner!?”
“Ci sono problemi?”
“No, è solo che -non importa, lasci stare”
“Spero di risentirla al più presto, signor Criss. Arrivederci!”
“A-arrivederci”
 Darren riattaccò e, ancora frastornato da quella notizia improvvisa, compose il numero di Chris.
Scattò la segreteria telefonica -doveva immaginarlo, quando era in riunione non voleva essere disturbato da nessuno. Con mani tremanti, digitò sulla tastiera del cellulare il più velocemente possibile.
 
(16.12)
Avremo un figlio.
(16.12)
Sto tremando, Chris. Sta succedendo sul serio. Avrmeo un bambino.
(16.13)
Non indovienresti mai come si chiama.
(16.13)
È un maschio.
(16.14)
Oh fanculo, sto venendo lì.
 
Si infilò una felpa e guidò fino al palazzo in cui si trovava Chris, tra la 56esima e la 57esima.
Entrò nella hall di corsa, ignorando le proteste della receptionist, e schiacciò ripetutamente il pulsante dell’ascensore. Quando vide che ci metteva troppo ad arrivare, lasciò perdere e decise di fare le scale, maledicendo il fatto che gli uffici si trovassero sempre ai piani alti.
Percorse il corridoio e guardò dentro ogni stanza, provocando scompiglio tra gli impiegati.
Giunse finalmente all’ultima e aprì la porta, facendo scorrere lo sguardo sui presenti finché non incrociò quello di Chris.
“Dare, ma cosa-“ gli chiese lui, andandogli incontro.
“F-figlio” balbettò Darren, cercando di riprendere fiato.
Gli occhi di Chris si spalancarono –per quanto la frase di suo marito potesse sembrare senza senso a tutti gli altri, per lui era chiara. Fin troppo.
“S-stai scherzando?” Darren scosse la testa e lo guardò serio. “C-cosa hanno detto?”
“Siamo idonei. Ci vorrà un po’ ma avremo un-“ le labbra di Chris si posarono prepotentemente su quelle di Darren, impedendogli di finire la frase.
“Ti amo” gli sussurrò in lacrime, incurante delle persone attorno a loro.
“Ti amo anch’io. Sai che ci stanno guardando tutti chiedendosi cosa diavolo sia questa storia che avremo un figlio, vero?” ridacchiò Darren, asciugandogli le guance con i pollici.
“Lo s-so” sorrise Chris, abbracciandolo stretto. “L’hai detto ai tuoi genitori?”
“Non ancora, sono corso qua appena l’ho saputo”. Si scostò, mettendosi di fianco a lui e cingendogli la vita con un braccio.
Gli occhi di tutti erano puntati su di loro, curiosi e spaesati al tempo stesso.
“Come credo abbiate capito, io e questo bellissimo uomo avremo un bambino” disse Chris, emozionato. Subito un scroscio di applausi si levò nella stanza, numerose mani vennero strette e altrettante pacche sulle spalle vennero date. “Spero vorrete scusarmi se concludo qui la riunione, ma non credo di essere mentalmente stabile in questo momento e non sarei di nessuno aiuto” concluse, ridendo.
Gli altri annuirono comprensivi, sorridendo, e si complimentarono ancora una volta con entrambi.
Lasciarono il palazzo, dopo che il più piccolo ebbe rassicurato la receptionist che “È tutto a posto, è mio marito”, a cui lei aveva risposto con un'occhiata scettica.
“Amore, sta succedendo davvero?” mormorò Chris una volta entrati in macchina. Si abbandonò contro il sedile, un'espressione ancora incredula sul viso.
“Sì. Saremo papà, davvero
Cazzo
“Chistopher, non penserai di usare queste parole di fronte a nostro figlio!?” esclamò Darren con tono scioccato.
“Da che pulpito! A proposito, non mi hai ancora detto nulla su di lui -è un maschietto, vero?”
“Sì, ed ha un anno”
“Questo significa pannolini da cambiare e notti insonni, lo sai?”
“Credo di essermene appena reso conto”
Quando avevano fatto richiesta e gli assistenti avevano chiesto loro se preferissero una determinata fascia d'età, avevano risposto di no. Non importava che fosse un neonato da crescere o un dodicenne in crisi adolescenziale -volevano solo poter rendere migliore la vita di un altro essere umano.
E ora avrebbero dovuto destreggiarsi tra culle e passeggini, pappette e pianti.
Chris sorrise al pensiero. “Ehi, non mi hai ancora detto come si chiama”
“Questa è la parte migliore" disse Darren, gli occhi che brillavano. "Sei pronto?”
“È solo un nome, Dare, cosa c'è di così-“
“Conner”
“C-come?”
“Si chiama Conner. Come il tuo Conner”
“Stai scherzando!?" strillò Chris. “N-non è possibile, cazzo, non- dio, non ci credo. Avremo un figlio che si chiama come uno dei personaggi delle mie storie. Se me lo avessero detto qualche anno fa non ci avrei mai creduto”
“Era destino” affermò Darren, sporgendosi per baciarlo.
 
 
Erano passati tre mesi da quando avevano ricevuto la notizia, mesi frenetici in cui avevano dovuto sistemare tutto, comprare pannolini, vestiti e “No, Dare, non dipingeremo la sua stanza di fucsia!”.
C’erano stata qualche piccola litigata causata dallo stress, ma tutto si era risolto in breve tempo.
Chris sorrise felice mentre saliva le scale per arrivare all’appartamento; il giorno dopo avrebbero finalmente potuto accogliere loro figlio, e non poteva essere più emozionato all’idea.
Aprì la porta, urlando un “Sono a casa”, ma non ricevette alcuna risposta.
Incuriosito da quello strano silenzio, percorse il corridoio guardando in tutte le stanze, alla ricerca di Darren- solitamente gli si gettava addosso appena lo sentiva rincasare, abbracciandolo e ripetendogli quanto gli era mancato, anche quando rimanevano lontani per poche ore.
Sentì dei singhiozzi provenire dal salotto e fu lì che lo trovò, le ginocchia strette al petto e le lacrime che scorrevano sul suo viso.
Si precipitò accanto al ragazzo, che si asciugò velocemente le lacrime e tentò inutilmente di ricomporsi.
“Ehi, che succede?” chiese Chris allarmato, abbracciandolo.
“N-niente”
“Dare, parlami”
“D-davvero, non preoccuparti, sono s-solo stanco”
“Guardami” gli ordinò fermamente. “Vuoi dirmi cosa succede?”
Gli accarezzò dolcemente i capelli, lasciando che le lacrime bagnassero la maglietta, e aspettò pazientemente che si rilassasse tra le sue braccia.
Darren si scostò leggermente da lui e sospirò. “Ho paura” ammise.
“Di cosa?”
“Di non sapere come comportarmi, di non riuscire a gestire tutto, di non essere abbastanza presente. Siamo pieni di impegni, e non voglio perdermi i suoi primi passi o la sua prima parola solo perché ho troppo da fare”
“Amore, non succederà”
“Come fai ad esserne sicuro?”
“Ti ricordi quando hai cantato per quei bambini, all'ospedale? E dei piccoli fan con cui ti sei fermato a parlare, dopo i concerti o le riprese di Glee?” Darren annuì, senza dire nulla. “Sei stato fantastico. Ti adoravano, non volevano più lasciarti andare. Ho paura anch’io, sai? Ma i nostri genitori ci aiuteranno, almeno all’inizio, e ce la faremo. Ci vorrà del tempo e non sarà facile sarà una sfida continua, ma solo una delle tante che dovremo affrontare. E ci riusciremo, okay? Te lo prometto” disse, accarezzandogli una guancia. “E comunque, io sarò sicuramente un padre perfetto; ho già fatto pratica con te in tutti questi anni, molta pratica”
Vide le labbra di Darren distendersi in un sorriso e i suoi occhi brillare di nuovo, mentre la sua risata riempiva la stanza. “Avevo solo bisogno di sentirmelo dire, presumo. Grazie” disse, lasciandogli un bacio a fior di labbra.
“Avere un figlio non sarà poi così diverso dall'avere te, in effetti” ridacchiò Chris.
“Ehi” protestò Darren mettendo il broncio. “Non sono un bambino”
“Tu dici? Dovresti guardarti ora”
“I bambini non fanno questo” sussurrò, trascinandolo su di sé e baciandolo con passione.
Fecero l'amore, senza fretta, riscoprendosi come se fosse la prima volta.
E c'erano milioni di silenziose promesse in quei baci, “Ti amo” non detti, voglia di affrontare ciò che la vita riservava loro, paura e curiosità.
Darren prese una coperta e la stese sui loro corpi nudi, cercando la posizione più comoda su quel divano che era stato spettatore del loro amore; rimasero abbracciati a lungo, i cuori che battevano all’unisono.
 “Grazie” sussurrò.
“Andrà bene”
 
“Merda, è tardissimo!”
 Chris si stropicciò gli occhi con le mani, ancora assonnato. “Dare?” mormorò. “Che c'è?”
 Darren guardò di nuovo il cellulare, e poi balzò in piedi. “Sono le dieci, tra un'ora arriveranno gli assistenti sociali. Dobbiamo fare sì che sia tutto perfetto e mettere in ordine e -dio, casa nostra è un casino!”
“Tesoro, credo che per prima cosa dovresti vestirti” disse Chris con un sorriso, guardando il suo ragazzo in piedi al centro del salotto e completamente nudo.
Gli lanciò i boxer, che giacevano abbandonati ad un'estremità del divano, mentre si infilava i propri. “Giusto. Tu fatti una doccia mentre cerco di sistemare qui e-“
“Dare, respira" disse, prendendogli il viso tra le mani. “Guardami e respira. Andrà tutto bene”
Darren era ormai in preda ad una crisi isterica, le mani gli tremavano talmente tanto che non riusciva a controllarle. Le posò sulle sue, stringendole con forza. “E se ci ripensassero? Se ci fosse un problema o-“ “Andrà tutto bene” ripeté Chris convinto. "Le pratiche sono giuste, noi siamo risultati idonei e niente si metterà tra noi e nostro figlio, te lo assicuro"
“Me lo prometti?”
“Te lo prometto” confermò.
Il terrore che qualcosa non andasse si era insinuato da qualche giorno nella sua mente e lo stava letteralmente consumando, ma aveva deciso che doveva essere forte per entrambi.
Darren era tanto spavaldo in pubblico e durante le performance quanto pieno di insicurezze nella vita di tutti i giorni. E lui stesso, seppure fosse ormai affermato e fiero di sé, aveva la costante paura che tutte le sue convinzioni e i suoi punti di riferimento potessero svanire all'improvviso. Dopo ciò che aveva fatto per essere la persona che desiderava, temeva di perdersi nuovamente.
Quel bambino avrebbe rivoluzionato le loro vite, totalmente, avrebbe messo alla prova l'equilibrio che con il tempo erano riusciti a creare, la loro stabilità come coppia.
 
Chris si riscosse e si specchiò negli occhi ancora pieni di indecisione di Darren. "Ora tu vai a fare una doccia e cerchi di metterti in testa che non c'è nulla di cui preoccuparsi, okay? Poi torni qui e mi aiuti a finire di sistemare, ché non posso fare tutto da solo. Non sono mica la donna delle pulizie" gli disse, strappandogli un sorriso timido. "Muoviti. Non eri tu quello che fino a pochi minuti fa stava dando di matto perché è tardi?"
“Agli ordini” disse Darren con una risatina, per poi correre in camera alla ricerca di qualcosa da mettersi e chiudersi in bagno.
Chris prese un respiro profondo, guardandosi intorno.
La casa era effettivamente un disastro: c’erano vestiti gettati alla rinfusa un po’ ovunque, stoviglie sporche nel lavello, fogli pieni di appunti, strofe di canzoni o bozze di capitoli in ogni angolo.
Si passò una mano tra i capelli, poi decise di preparare qualcosa per la colazione e iniziare a dare un senso a quel disordine.
Stava rassettando la cucina quando Darren lo raggiunse e gli schioccò un bacio sulla guancia, visibilmente più tranquillo.
“Stai meglio?” gli chiese, sollevato nel vederlo così tranquillo.
“Decisamente. Non vedo l’ora di tenerlo tra le braccia e poter finalmente dire di avere un figlio” rispose con un sorriso smagliante.
Chris sorrise. L’ansia aveva lasciato il posto all’emozione, e il Darren entusiasta di sempre era tornato.
Si fece una doccia veloce, finirono di sistemare tutto e poi si sedettero sul divano, in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
 
Mancavano solo cinque minuti.
Cinque minuti e le loro vite sarebbero cambiate per sempre.
“N-non sono pronto” balbettò Chris all'improvviso.
“Cosa?”
“N-non credo d-di farcela. Non sono capace, n-non so come si tratta un bambino e-“
“Chris, smettila. Sarai un padre perfetto, lo saremo insieme” disse Darren con convinzione, prendendogli una mano tra le proprie e stringendola. “Credevo di essere io quello paranoico, ma anche tu non scherzi, a quanto pare” lo punzecchiò.
Chris sbuffò cercando di sembrare offeso, ma quando l'altro prese a fargli il solletico ovunque, nel tentativo di distrarlo dai brutti pensieri, non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
Al suono del campanello si immobilizzarono e rimasero a guardarsi per svariati secondi, nessuno dei due sembrava intenzionato a muovere un passo.
Darren fu il primo a riprendersi. Afferrò la mano di Chris e lo trascinò verso la porta. "Ci siamo" gli disse piano.
“Ci siamo” ripeté Chris, la voce che tremava appena.
“Faremo tutto il possibile per dare a quel bambino la vita che si merita, e ci riusciremo”
“Ti amo”
“Ti amo anch'io” sorrise Darren, stringendo più forte la sua mano.
Lo guardò un'ultima volta, poi prese un respiro profondo ed aprì la porta.
L’assistente rivolse loro un gran sorriso, mentre si spostavano per lasciarla entrare. “Ecco vostro figlio!” esclamò avvicinandosi. Scostò la copertina, rivelando così un viso paffuto, due manine strette a pugno e un’espressione beata.
Gli occhi di Chris si inumidirono all’istante. “È bellissimo” mormorò.
“Chi di voi due vuole tenerlo?”
Si guardarono, poi Darren mosse qualche passo incerto verso la donna, che adagiò delicatamente il bambino tra le sue braccia.
“Ciao, amore” sussurrò, e a quelle parole il piccolo stropicciò gli occhi e aprì lentamente le palpebre, rivelando infinite tonalità di azzurro. Un singhiozzo lasciò le labbra di Chris, perché la vista di suo marito che coccolava loro figlio, il loro stupendo e dolcissimo figlio, era semplicemente troppo.
“N-Non piangere, ti prego. Se tu piangi, io piango, e questo dovrebbe essere un momento felice” abbozzò l’altro con un sorriso, ed entrambi non poterono fare a meno di innamorarsi un po’ di più.
Perché non erano cambiato nulla, erano sempre quei due ragazzi un po’ impacciati che il destino aveva deciso di far incontrare, un amore troppo grande per essere spiegato.
Dopo essersi congratulata con loro, la donna li lasciò soli.
“C-Chris, di’ qualcosa” lo pregò, dopo interminabili minuti di silenzio passati a spostare lo sguardo da Conner a suo marito, che sembrava totalmente sopraffatto dall’emozione e incapace di proferire parola.
Chris si limitò a scuotere la testa e a nascondere il viso nella sua spalla. “È p-perfetto. Abbiamo un figlio ed è perfetto e siamo una famiglia e-“
Darren sistemò Conner sul seggiolone in cucina e accolse Chris tra le sue braccia. “Amore, va tutto bene”
“Lo so. S-sono lacrime di gioia, non so nemmeno cosa dire”
“E pensare che sei uno scrittore, dovrebbe essere facile per te- ahi!” esclamò, massaggiandosi il punto del fianco che Chris aveva pizzicato.
“Non prendermi in giro, Criss”
“Permaloso”
“No, sei solo irritante”
“Ma-“
Quel battibecco venne interrotto dai lamenti del bimbo, che aveva cominciato a frignare per qualche motivo a loro ignoto. Chris gli si avvicinò, prendendolo in braccio. “Forse ha fame” disse incerto, poi fece una smorfia. “No, il motivo è tutt'altro. Dobbiamo assolutamente cambiarlo”
“Si sente la puzza fin da qui”
“Dare!”
“È la verità” ridacchiò Darren, andando a prendere un pannolino pulito e le salviettine. “Allora, Colfer, pronto per la nostra prima missione?”
“Smetti di fare il cretino” disse Chris, senza riuscire a reprimere un sorriso. Tolse la tutina a Conner, ed esaminò la situazione. “È peggio del previsto”
“A te l'onore”
“Oh no -no, te lo scordi. Ti occuperai tu di cambiarlo”
“E quando l'avremmo deciso?”
“Ora.  Coraggio”
Questa me la paghi”
Chris sollevò il figlio, così da poter togliere e gettare via il pannolino ormai inutilizzabile.
“Certo che non ti sei risparmiato, eh?” disse Darren storcendo il naso. Conner rise alla buffa espressione del padre, che si lasciò contagiare da quell'allegria e sorrise, continuando a fare smorfie per divertirlo.
Lo pulì il più accuratamente possibile, utilizzando davvero troppe salviettine. Avrebbero speso una fortuna per farlo restare pulito, ne era certo. “Come si mette questo coso?”  si lagnò, dopo l'ennesimo tentativo fallito.
Chris rise divertito, prendendo il controllo. “Guarda e impara, Everett”
Lo fasciò con cura, fermandolo sui lati. Quando ebbe finito, lo prese in braccio e si voltò soddisfatto.
“Come farei senza di te” sospirò Darren.
"Saresti perso, totalmente" sorrise Chris, premendo le proprie labbra sulle sue in un veloce bacio. “Credo dovremmo fargli prendere confidenza con l'ambiente, perlomeno con la sua cameretta”
“Che tu mi hai impedito di dipingere come volevo”
“Era esagerato”
“Ti odio”
“Ti amo anch'io”
Entrarono nella stanza, la culla adagiata ad una parete, una cesta di giocattoli in un angolo e una sedia a dondolo vicino alla finestra.
“L'azzurro non è male” concesse Darren, guardando le pareti. “Anche se avrei preferito-“
“Il fucsia, lo so. Quando ti passerà questa ossessione, ti prego, fammelo sapere”
“Non succederà mai, lo sai?”
“Lo so. E ti amo anche per questo”
Adagiò Conner, che si stava riaddormentando, nella culla, mentre Darren lo abbracciava da dietro e sospirava beato. “Sono felice, Chris, lo sono davvero. Ho te, e ora è arrivata questa meraviglia. Sono così fortunato”
“È-è incredibile, ce l'abbiamo fatta”. Darren annuì, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia. “Sei l'amore della mia vita, Dare”
“E tu della mia”
Chris si rigirò in quell'abbraccio, gli occhi lucidi e un sorriso ad illuminare il volto. “Sono felice anch'io”sussurrò.
 

 
Darren si rigirò tra le lenzuola per l'ennesima volta, stendendosi sulla schiena e fissando il soffitto, totalmente sveglio.
Anche Conner, nella sua cameretta, si agitò inquieto nella culla, scoppiando poi a piangere sommessamente e rompendo il silenzio perfetto della casa.
Chris mormorò qualcosa nel sonno, ma continuò a dormire beatamente.
Darren decise di non svegliarlo. Sapeva che aveva avuto una giornata impegnativa, si era occupato di loro figlio da solo, mentre lui sbrigava alcune commissioni -ed era comunque riuscito a scrivere, mettere in ordine e preparare la cena. Lo ammirava per questo, ammirava il modo in cui riusciva a gestire tutto senza mai lasciarsi sfuggire nulla, aveva una straordinaria forza di volontà.
Entrò nella camera e prese in braccio Conner, stringendoselo al petto. "Cosa succede, piccolino?" sussurrò, cullandolo piano. Si spostò in salotto, passeggiando avanti e indietro.
Le lacrime del bimbo non accennavano a fermarsi, così si sedette sul divano e cominciò a canticchiare a bassa voce. A poco a poco lo sentì rilassarsi tra le proprie braccia, e sospirò quando lo vide profondamente addormentato.
Perso nella contemplazione di quella creaturina, così piccola e indifesa, non si accorse di suo marito appoggiato allo stipite della porta, che li guardava con occhi stanchi ma con un enorme sorriso sul volto.
Fu quasi per caso che lo vide, distogliendo per un secondo lo sguardo da quel piccolo fagotto.
Chris lo raggiunse e si accoccolò vicino a lui sul divano, posandogli un bacio sulla tempia. "Ciao"
"Ehi. Ti ho svegliato?"
"No, il mio cervello ha deciso che quattro ore di sonno sono più che sufficienti, a quanto pare" sorrise. "Non preoccuparti"
"Vuoi tenerlo?" Chris annuì, tendendo le braccia per accogliere quella piccola peste dagli occhi blu.
Darren rimase a fissarlo incantato, convinto di non aver mai visto niente di più bello e dolce in tutta la sua vita. Suo marito, con i capelli spettinati e un assurdo pigiama indosso, guardava rapito quel bambino che in poco più di un anno aveva stravolto le loro vite, donando loro una nuova visione delle cose, nuovi attimi da scrivere in quella storia, la loro storia, che era sempre stata più forte di tutto e di tutti.
Strinse entrambi in un abbraccio, mentre la manina di Conner si chiudeva attorno al suo dito.
Chris sorrise e fece incontrare le loro labbra in un lungo bacio. "Non avrei potuto chiedere di meglio, ho un figlio bellissimo e un marito perfetto"
"Ti amo così tanto"
"Ti amo anch'io"
 

Uhm, hi!
Non so bene cosa sia questa cosa, so solo che volevo scrivere dei CrissColfer con un figlio –che poi alla fine mi sono concentrata più che altro sul pre-adozione (?). Mi dispiace, ma io e i bambini non andiamo d’accordo, quindi boh. Non so nulla di adozioni, ho inventato di sana pianta lol.
Grazie ad Ale per il titolo, senza di lei sarei persa ahahah
Ah, nota importante, prima che qualcuno me lo faccia notare: le parole scritte sbagliate negli sms sono volute. Quando scrivo di fretta o sono emozionata faccio un sacco di errori, e siccome il Darren della mia storia è esattamente in quello stato, ho voluto inserire questa cosa.
Peace and love,
De
  
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