La linea d'ombra.

La sua nuova Caserma. Silenziosa, per ora. Tutti gli uomini, eccetto i pochi di guardia, erano nel grande stanzone adibito a mensa. Aveva udito l'acciottolio delle stoviglie, le risate, le chiacchiere passando davanti ad una finestra semiaperta. La piazza d'armi era vuota e solitaria, solo i suoi stivali nuovi avevano interrotto quella quiete affamata. Ogni tanto un lieve refolo di vento portava il rumore delle foglie dei platani del lato ovest.

Il sole era molto brillante, quel giorno. Si diffondeva dai ricami dorati, ancora molto brillanti, della sua nuova divisa blu, lanciava riflessi luccicanti dalle spalline metalliche prive di graffi o macchie, la obbligava a socchiudere gli occhi chiari, e per chi la osservasse da dietro, illuminava come un nimbo i riccioli biondi che le scendevano liberi lungo la schiena.

Si fermò un momento a goderne il tepore, prima di entrare nell'ombra che il corpo di fabbrica principale marcava sul terreno.

Guardò la linea scura sul terreno, l'ombra marcata dal tetto, e le sembrò il confine di un paese ignoto.

Dietro di lei, la vita così come era stata sino a quel momento: faticosa, talvolta pericolosa, persino, ma in qualche modo protetta dalla figura paterna che si ergeva alle sue spalle come un ingombrante angelo custode. Davanti ai suoi piedi, una nuova esistenza, senza il peso né l'aiuto dato dal nome del suo casato.

Tra i soldati della Guardia Reale era sempre stata il freddo Colonnello, certo.

A tal punto da essere la Vergine di Ghiaccio.

Ma era anche la figlia (o il figlio?) del temuto Generale.

Era persino una persona di fiducia della Regina, qualcuno diceva un'amica della Regina, qualcuno aveva anche detto la favorita della Regina.

Però, era chi portava i messaggi al vero amante di Maria Antonietta.

Era comunque qualcuno che aveva raggiunto il comando per via ereditaria, e la cosa cominciava a pesarle, sebbene avesse avuto modo di dimostrare il proprio valore.

Nello stesso tempo, era colei che aveva catturato e lasciato fuggire un nemico della corona come il Cavaliere Nero.

Addirittura, era un soldato che per una sera aveva indossato scarpini e corsetto per recarsi così agghindato ad un ballo a Corte.

Era quella che nemmeno si era accorta di essere amata da qualcuno, finché quell'amore non le si era mostrato in tutta la sua disperazione.

Era stata tante di quelle cose che forse non era più nessuno.

Ora, dopo aver varcato quella linea d'ombra, tutto sarebbe stato diverso.

Non avrebbe saputo dire in che modo.

Stava per passare dalle eleganti divise della Guardia Reale, alle stazzonate divise in fustagno blu della Guardia Metropolitana.

Non avrebbe più avuto aristocratici ai propri ordini, ma solamente figli del popolo. Poco più che ragazzini, mal pagati e mal preparati dal Comandante precedente.

Che probabilmente non avrebbero apprezzato le sue origini.

Che avrebbero sospettato di un ufficiale di Corte.

Che avrebbero avuto onta di essere comandati da una donna.

Ai quali avrebbe dovuto dimostrare quanto valeva.

Di cui avrebbe dovuto conquistare la fiducia passo a passo.

Nulla sarebbe stato scontato, nulla sarebbe stato facile.

Inspirò a fondo, e mosse il piede verso l'ombra.

Era passata oltre.