Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Rushi    02/05/2015    0 recensioni
Piangevi. Da quando eri diventata così debole? Forse...tu volevi apparire forte, ma davanti all'amore, davanti a Kaname Madoka, tu apparivi davvero debole.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Homura Akemi, Madoka Kaname
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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| Salve a tutti, e benvenuti alla mia prima storia! 
Questa fanfic l'ho scritta più o meno l'estate scorsa?-- Ho cercato di limarla quanto più possibile e aggiungere abbastanza descrizioni sisi ; v ; ciò nonostante nemmeno mi convince molto ma ok
Se vi fa piacere, lasciate pure una recensione e ditemi che ne pensate, buona lettura da Rushi! |


Nel grosso corridoio claustrofobico che odorava di muffa, l'unico rumore che si sentiva erano le gocce che, simbolicamente, cadevano dalle mattonelle umide e rovinate dal troppo tempo passato.

Plic plic plic.

Ogni passo ti rendeva più pesante, la voglia di mollare e cadere sulle proprie ginocchia era grande. La tua vista era ofuscata, come eri arrivata lì? A stento ricordavi il tuo nome, i tuoi pensieri, il tuo viso vitreo, che non lasciava trasparire emozione alcuna. Ma a te non importava niente di tutto ciò, non in quel momento. Nemmeno sapevi come ci eri arrivata lì, che posto era quello...Ma tu non avresti mollato. Non dovevi, non potevi mollare. Non adesso. Tu l'amavi troppo per mollare proprio ora.

Dopo un certo numero di passi, nel corridoio una luce fioca di una torcia al muro lasciava intendere che la strada era ancora lunga. Perché per quanto tempo camminassi, sembravi girare sempre intorno? Si stava forse prendendo gioco di te, quella strada?

Ad un certo punto...La luce. Avevi coperto il tuo volto con le mani, perché dopo il buio tutta quella luce fa male. Troppo male. Male come quando lei si sacrificava per te ogni volta, e chiedendoti di ucciderla, il mero battito del suo cuore si fermava.

«È UNA PROMESSA.» Avevi detto.

Eri cambiata, solo per lei. Da preda a predatore. Non ti importava di nessun'altra cosa. E non ti saresti sicuramente arresa. Avevi e hai tanta forza, Homura Akemi.

Uscisti da quel corridoio, e ti ritrovasti nel nulla più assoluto. Una camera bianca, come pensiero tuo in quel momento. C'erano dei famigli, che scorrazzavano davanti a lei, andavano tutti in un punto preciso. Arrivati, si fermavano al suo cospetto, e, carezzati, venivano estinti da una luce rosa, librandosi come batuffoli nell'aria. E tu conoscevi bene quella luce.
Quello non è il colore del Paradiso, non eri al di sopra delle nuvole.
Quello non è colore dell'Inferno. L'unico crimine che tu hai commesso è stato inseguire il tuo sogno, la tua promessa di salvarla. Quello, infatti, era il colore della tua Madoka.

Eccola. Con il piccolo essere dal color bianco neve che stringeva tra le braccia, Kyubey. Lei si avvicinava, e un muro trasparente vi divideva. Lei rompeva questo muro con una freccia del suo arco.

Pensasti subito che era diventata una maga. Anche stavolta eri in ritardo. Dovevi tornare indietro.

Ma lei prese la tua mano che stava per azionare lo scudo, e scosse la testa.

Si guardavarono negli occhi, le parole non servivano.

Iniziarono a correre nel corridoio, erano mano nella mano. Homura piangeva, ma Lei sorrideva sempre.

Arrivate alla meta, un cielo violetto. Aveva tante stelle al suo interno, tanti astri che brillavano nella luce di quella notte. Quella sarebbe stata la loro ultima notte.

«Arrivederci, Homura.» disse solo, scrutandola coi suoi occhi rosa, profondi, sinceri, che erano socchiusi dal suo sorriso.

«Madoka...? No, aspetta! Ti prego, non farlo! Non essere stupida!»

Piangevi. Da quando eri diventata così debole? Forse...tu volevi apparire forte, ma davanti all'amore, davanti a Kaname Madoka, tu apparivi davvero debole.

«Non devi piangere Homura. Noi ci rincontreremo, e questa è una promessa. Tu hai mantenuto la tua promessa, e io manterrò la mia.» lei, con un gesto puerile, si tolse i nastrini rossi. Quelli che la mamma le diceva sempre di indossare, esclamando "Con questi nastrini tutti i ragazzi cadranno ai tuoi piedi!".
Porse i nastrini ad Homura che li prese toccando la mano che li reggeva. Fredda. Quella mano era tanto fredda. Non avrebbe mai dimenticato quella freddezza che la percosse.

Madoka la strinse, mentre iniziava a scomparire.

«Perdonami, ma devo proprio andare adesso. Arrivederci, Homura.» e dicendo così scomparì in una luce rosa.

«Madoka, no!» urlò la ragazza, ma quella stessa Madoka che un secondo prima stringeva non c'era più. Adesso l'unica cosa che stringeva erano i suoi nastrini, e quello che aveva tra le braccia, il nulla più assoluto.

Kyubey la guardava, ma poi si girò verso qualcosa che rifletteva nel cielo. E così fece anche Homura Akemi.

All'improvviso, nel cielo violetto, un puntino rosa, che diventava sempre più grande, e brillava. Brillava tantissimo, col suo arco dorato, la sua lunga chioma rosata, nel contrasto di quel cielo, e il suo vestito candidamente bianco, Madokami. Una dea.

E Homura sorrise, e pianse e rise, stringendo i nastrini.
«Nel cielo violetto del mio cuore, tu sei l'astro più splendente di tutti, Madoka.»

   
 
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