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Autore: Teenager    03/05/2015    3 recensioni
Daniel, ragazzo probblematico e orfano di entrambi i genitori, si ritrova ad essere cresciuto dai nonni e, successivamente, dalla zia. Non ha punti di riferimento e un vuoto incolmabile lo strugge dentro. Finita la scuola, si mette in viaggio. Un viaggio che durerà anni alla ricerca della medicina al suo malessere per colmare il vuoto. Visita Londra, Barcellona, Madrid, New York, San Francisco, Bruxelles. Nessuna città sembrava poterlo guarire ed il suo vagare sembrava non trovare fine. Visitò la Francia e qui trovò la cura in una ragazza che sarà in grado di farlo sentire a casa.
Una storia narrata in più città, con protagonista un ragazzo come tanti destinato ad un amore incolmabile dopo un lungo periodo di immensa solitudine. Troverà l'amore in tutte le sue forme e troverà, finalmente, una persona che potrà chiamare “casa”.
Dalla storia:
« Non credo che tu sia ancora solo. »
« Non più ormai. Non sono più solo dal giorno in cui ho incrociato i tuoi occhi vividi e pieni di gioia, di quella gioia invidiabile. Non sono più solo. Ora io ho te e, ti giuro, ti seguirò ovunque, sarai tu la mia casa. »
Genere: Generale, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti ♥,

Volevo avvisarvi che questo è solo un'introduzione/prologo della storia. Non è scritto benissimo, lo ammetto, ma non sono molto brava a scrivere storie per riassumerne una che, tra l'altro, è ancora un'idea che mi fluttua nella testa. Nei primi capitoli vi accorgerete che ho un altro modo di scrittura che è sicuramente più discorsivo e con meno intoppi. La storia migliorerà con il tempo lo prometto.                                                                                                                                                                                    In base al “successo” che avrà la storia, deciderò se varrà la pena continuarla o, meglio ancora, iniziarla.

Detto ciò un bacio a tutti e buona giornata

~ ♥♥ Teenager ♥ ♥ ~

 

 

PROLOGO

 

È successo un lunedì.

Era il 22 gennaio del 1990 quando la madre di Daniel morì.

Gli avevano spiegato che Gioia era stata accolta da Gesù e da Maria in paradiso; l'avevano accolta con amore e che tutti i giorni le davano la possibilità di vedere che cosa lui stesse facendo. Il padre gli disse che la mamma lo amava ancora, che sarebbe stata accanto al suo bambino per sempre e che un giorno l'avrebbe rivista.

Daniel ci aveva creduto davvero e, tutte le notti, la rincontrava che lo aspettava al parco dietro casa. Insieme potevano giocare a nascondino, a rincorrersi, saltavano la corda, potevano salire sullo scivolo e dondolarsi sull'altalena. Il parco-giochi era tutto loro e nessuno aveva il diritto di disturbarli; erano solo loro le grida e le risate, solo loro potevano godere di un sole così giallo e luminoso.

I primi tempi dopo la morte della madre, per Daniel furono molto duri: anche se lui sapeva che la mamma arrivava al parco durante la notte per stare insieme a lui, il giorno diventava noioso e pieno di malinconia. Ben presto le dieci ore della notte non gli bastarono più: si ritrovò a voler dormire anche di giorno. Però più dormiva, più stava male. Credeva agli angeli e a Dio come credeva in Maria e Gesù.

Nei sogni era felice e con la madre rideva, lei lo coccolava e lo baciava.

Per quanto il padre gli desse affetto e amore, Daniel sentiva un vuoto dentro incolmabile e struggente che gli aveva diviso il cuore in tanti piccoli pezzi come fosse di vetro.

Per quanto sia, l'amore di una madre era insostituibile.

Rivolgeva a Gesù tante domande la sera prima di dormire, dopo il Padre Nostro; gli chiedeva se lui potesse capirlo, se lui, che da uomo aveva patito dolori in quanto sacrificatosi per tutti gli uomini, avesse mai provato il dolore dell'abbandono. Giuda lo aveva tradito, glielo aveva insegnato la maestra di religione a scuola, ma era la stessa cosa? Giuda era un suo discepolo, Gioia invece era la sua mamma. Se era vero che Dio sentisse tutti i dolori degli uomini, allora perché non lo ascoltava e non gli riportava la mamma anche nel giorno?

Daniel si convinse che aveva fatto qualcosa di sbagliato così provò a migliorarsi; iniziò a prendere voti più alti a scuola, a non disobbedire al papà, ai nonni e agli zii. Era ritornato a coinvolgersi nella classe ed erano ritornati gli amici. Dopo un anno iniziò a riprendersi. Tornò a sorridere senza dolore. La mamma lo aspettava ancora tutte le notti e gli diceva che era stato bravo perché continuava a sorridere nonostante la perdita, gli diceva che era sempre il più bravo e il suo più grande amore. Il suo cuore iniziò a ricomporsi.

I problemi iniziarono dopo. Quando Daniel raggiunse i tredici anni e perse anche il padre. Fu un incidente a portarglielo via. Daniel non credette più in nessun Dio. Provava solo rabbia.

Per un po stette dai nonni dove imparò a rubare con una banda di ragazzi più grandi. Il vuoto che si era portato dentro tornò a farsi sentire. Quando divenne troppo problematico per i due anziani, a causa del suo comportamento, i nonni lo spedirono con sua zia Teresa in Germania dove crebbe con sua cugina Elisa di un anno più piccola di lui. La zia riuscì a trasmettergli i valori che gli aveva insegnato il padre; Daniel tornò ad essere il bravo ragazzo che era stato da piccolo e divenne uno studente modello. A diciannove anni partì in cerca della cura al suo malessere. Il vuoto persisteva ancora. Visitò Londra, Barcellona, Madrid dove restò due anni poiché aveva trovato un lavoro a tempo determinato. Arrivò a New York, San Francisco, Bruxelles. Ma nessuna città lo aveva aiutato davvero.

Nel 2013 tornò in Italia dove stanziò quasi metà anno con un lavoro precario. Dopo la morte di entrambi i nonni, Daniel decise di tornare dalla zia che nel frattempo si era trasferita in Francia.

Qui conobbe Catherine.

Era una giornata piovosa quando Daniel iniziò il suo primo giorno di lavoro a contratto indeterminato. Aveva conosciuto il suo datore di lavoro già una settimana prima. Gli furono presentati dei colleghi con cui avrebbe condiviso l'ufficio finché non sarebbe stato promosso. Aveva stretto la mano a Sarah, Marc, Walter e Ann; gli mancava una ragazza che avrà avuto poco meno dei suoi anni. Lei non si era presentata e mostrava un'aria di superiorità tale che Daniel preferì non presentarsi.

Colse frammenti di conversazione dai clienti in sala d'attesa: « Le offro un caffè? Facciamo due chiacchiere......ha la febbre, come sta?....è il suo compleanno.....si è......pioverà.... ». Provò a rilassarsi e scordare che molti di quei clienti gli avrebbero chiesto presto delle informazioni.

Fu in quel momento che una mano le offrì un caffè, era piccola e delicata, difettiva di segni da sforzo. « Ummm... scusi sono Catherine, sono arrivata tardi e non mi hanno detto che saresti arrivato....comunque mi sembrava maleducato non presentarmi...». Nell'altra mano teneva un'altra tazzina di caffè « Non le ho messo lo zucchero, ecco la bustina se la cerca. » Era una ragazza dai capelli lisci e lunghi, indossava la divisa da lavoro e aveva due occhi grandi e scuri in cui Daniel si perse. Ci fu un momento di imbarazzo. « Guarda qui! Amore nell'aria! Ahahahahah ormai lo hai conquistato Cate! » Aveva parlato Marc, si udirono risate tra cui quella di Catherine; Daniel pensò che aveva una risata bellissima e, in effetti, lo era davvero. « Zitto Marc! Ahah » gli aveva risposto lei dandogli un colpetto sulla spalla. « Ehi amico, non trovi che sia più sexy questa ragazza quando si arrabbia? Ahahah ». Le risate continuarono, Daniel accennò solo un mezzo sorriso. Tutti gli impiegati parlarono un po' finché le parole divennero bisbiglio tra scrivanie. Daniel era solo quindi si limitò ad ascoltare quel poco che riusciva a sentire. Si concentrò quel tanto che gli serviva per isolare le altre voci da quella di Catherine. Lei si era avvicinata alla ragazza, che Daniel aveva trovato acida, e ci stava parlando animatamente. Adesso sentiva solo loro, forte e chiaro ma, il suo francese non era così buono da comprendere tutta la conversazione. Si accontentò di sentire le loro voci e di capire i frammenti della loro chiacchierata.

« Come non ti sei presentata?! È un ragazzo nuovo, devi aiutarlo no? »

« Io non aiuto proprio nessuno, ho già i miei problemi... »

« Come sta andando la causa? »

« Per adesso non saremo sfrattate da casa anche se mio padre vuole davvero riprendersela, quel bastardo! »

« Ehi calmati Pa. Stai alzando la voce »

« Scusa »

« Scusami tu....per il resto? »

« Niente di nuovo...te? »

«Mia sorella partorirà domani »

Anche se non comprese tutta la conversazione, una cosa era certa: quella ragazza stava riempiendo il vuoto incolmabile che lui si portava dentro da anni.

  
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