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Autore: Goran Zukic    03/05/2015    1 recensioni
Qualcosa sta cambiando…si sente nell’aria, si respira nella vita di tutti i giorni, ma nessuno se ne rende conto. La vita va avanti come sempre, ma sta per arrivare qualcosa, qualcosa che cambierà tutto, che renderà ogni cosa diversa e che porterà Equestria in una dimensione quasi dimenticata, sepolta da tempo nei peggiori ricordi della storia. L’armonia che regna su Equestria sta per essere disintegrata, preparatevi ad un viaggio nel mondo di Twilight e le sue amiche, nella più grande e pericolosa avventura della loro vita e che segnerà l’alba o la fine di tutto ciò che noi conosciamo.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Discord, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio, Princess Celestia, Twilight Sparkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Octavia Melody

“Locke, non puoi farmi questo, è stato…così…difficile per me ambientarmi qui, sarei vista come una traditrice” esclamò Nadia con tono quasi supplichevole.
“E’ la soluzione migliore, Nadia, se li dessi come ospiti a chiunque altro, come pensi che li tratterebbe?” chiese allora Locke.
“Perché non li tieni tu? Sei il capo qui, tutti ti amano, non ti giudicheranno se li ospiterai”
“Nadia, non sono in grado di ospitarli senza comportarmi come un qualsiasi abitante di Porto Criniera. Odio i capitolini quanto tutti gli altri…hai ragione, sono meno estremista, ma in un giorno ho litigato con loro abbastanza volte per capire che non riuscirei a ospitarli pacificamente”
Ci fu un attimo di pausa in cui Nadia sembrò riflettere in silenzio.
“Locke, ricordo quegli sguardi, ricordo il giorno che venni qui e non voglio rivivere quei momenti solo perché avrò dei capitolini in casa mia” disse allora Nadia rompendo il silenzio.
“Adesso li chiami capitolini? Non sei anche tu una di loro?”
“Ero, Locke, ero”
Twilight era nascosta dietro la porta della cucina, dove Locke e Nadia stavano parlando, e ascoltava la conversazione con molta attenzione, nel tentativo di ricevere più informazioni possibili.
Ivan, invece, era seduto sul divano di una stanza adiacente, tormentato dalle richieste della piccola Lightbeam di giocare con lei.
Lui e Twilight non si erano ancora parlati da quando lei aveva perso la calma con Idrozoa.
Ci era rimasta un po’ male Twilight, ma comprendeva la rabbia del suo compago di viaggio.
Si sentiva tradito, Ivan, preso in giro: aveva imparato a conoscere Twilight, andando oltre il gesto che la giovane unicorno aveva compiuto a Ponyville, ma poco prima gli aveva un’altra volta confermato quanto il suo carattere fosse instabile e anche pericoloso.
“Non sei anche tu una di loro?”
Questa domanda che Locke aveva posto a Nadia le rimbalzava in testa e Twilight rivisse la medesima sensazione che ebbe al loro primo incontro, quando i loro occhi viola si erano incrociati per la prima volta.
Era sicura di averla già vista, era sicura che questa non era la prima volta che la incontrava ed ora ne aveva la prova.
Le sue impressioni e sensazioni erano ora confermate: Nadia era una capitolina e, probabilmente, l’aveva incontrata a Canterlot.
Twilight fu molto rallegrata da questa scoperta, una pony della sua stessa città natale in mezzo ad un paese ostile poteva essere la sua unica possibilità per passare serenamente il suo esilio.
All’improvviso però il dialogo continuò e Twilight si mise in ascolto.
“Perché Celestia li ha mandati qui, è venuta a conoscenza della mia posizione?” chiese Nadia, la cui voce si era fatta più preoccupata e ansiosa.
“Devi stare tranquilla, Nadia, non sa che sei qui. E’ solo arrivata una richiesta scritta di ospitare l’esilio di una criminale, tutto qui” rispose Locke con tono rassicurante.
“E allora…come spieghi il soldato?” chiese quindi Nadia.
“E’ solo l’accompagnatore dell’unicorno, dopo quello che ha fatto, non potevano certo lasciarla venire qui da sola. Ho accettato la richiesta di Celestia solo nella speranza che un giorno qui possa tornare il sole e ci venga data la considerazione che meritiamo”
Twilight ascoltava sempre più interessata e sempre più assorta nella conversazione che si era fatta più nervosa.
All’improvviso però, senza accorgersene, Twilight colpì con il ginocchio la porta dietro la quale stava origliando che, scricchiolando lentamente, si aprì.
Twilight, non appena vide la faccia di Locke ruotare verso la sua direzione, si teletrasportò, lasciando al suo posto solo un leggero spiffero di polvere.
Era ora sola, in una stanza illuminata solo da una finestrella ovale sulla parete davanti a sé.
Aveva le pareti lilla, un letto delle stesso colore e un armadio in legno.
Si guardò intorno, come per scoprire se ci fosse qualcuno, oltre a lei, in quella stanza.
Fece qualche passo intorno al letto, diede un sguardo fuori dalla finestra dalla quale però si vedeva solo nebbia e poi, spinta dalla curiosità si diresse verso l’armadio.
Lo aprì e dal suo internò uscì, sospinto dal movimento delle ante, un foglio di carta che svolazzò e si posò accanto agli zoccoli di Twilight.
Lo raccolse e iniziò a leggere quello che sembrava un manifesto:


Concerto di Capodanno

Per concludere l’anno al meglio, l’orchestra sinfonica e il coro di Canterlot si esibiranno in un concerto senza precedenti con la presenza di alcuni tra i più grandi artisti musicali del nostro tempo.

Il direttore d’orchestra Kazim Richards dirigerà l’esibizione che comprenderà brani di artisti del passato e del presente, tra i quali Bennuven, Mach e Pretzwolsky.

Annoveriamo tra le numerose presenze di artisti di livello, quella di Octavia Melody, violoncellista che suonerà con l’orchestra alcuni brani del suo repertorio personale, come il famoso “Preludio al chiaro di Luna” o la celebre “Sonata all’Alba Scarlatta”.

Gli occhi di Twilight si posarono su quel nome, Octavia Melody, e gli ingranaggi del suo cervello si accesero, illuminati da quel nome.
Sul manifesto c’era la foto di una pony dal manto grigio-beige, con la criniera castano scuro, lunga e pettinata in una frangia, e gli occhi viola che suonava uno splendido violoncello.
“Sorpresa, Twilight Sparkle?” chiese una voce alle sue spalle che la fece sobbalzare.
Twilight si voltò di scatto e davanti ai suoi occhi aveva Octavia Melody…o Nadia…o…chiunque fosse la osservava intensamente con i suoi occhi viola.
La confusione di Twilight era tale che faceva fatica a parlare, non capiva come tutto questo fosse collegato e non capiva se quella davanti era davvero la violoncellista Octavia Melody.
“Perdonami, non avrei dovuto aprire l’armadio…mi dispiace” rispose Twilight dopo un attimo di silenzio, imbarazzata e con gli occhi bassi.
“L’avresti scoperto comunque, non sei stupida. Ti ho visto che origliavi e sono venuta a cercarti” le disse allora Nadia.
“Oct…Nadia…io”
“Puoi chiamarmi Octavia, se siamo solo noi due”
Twilight annuì timidamente e disse: “Octavia…io…scusami”
Octavia la fissò con occhi pensierosi e poi le disse: “Ti perdono, Twilight, non sarà un gesto del genere a farmi provare rancore”
Nella piccola stanzetta lilla scese il silenzio, un silenzio che accompagnava i loro sguardi, fissi l’una sull’altra, gli occhi pieni di confusione di Twilight e quelli, molto meno imbarazzati di Octavia.
“Non hai niente da chiedermi?” chiese allora Octavia.
“Penso che entrambe abbiamo delle cose da dire” rispose Twilight, ora molto meno insicura e imbarazzata.
Nessuna delle due però iniziava a parlare, avevano più meno la stessa età, o almeno la dimostravano, Octavia era di qualche anno più grande, ma non si conoscevano, non personalmente almeno.
Ovviamente Twilight sapeva chi era la famosa Octavia Melody, una dei pony più famosi di tutta Equestria e, dal canto suo, anche Octavia conosceva Twilight Sparkle, ma non si erano mai conosciuto, mai salutate, solo viste di sfuggita a qualche ricevimento a palazzo o a qualche concerto.
Octavia Melody era nata a Canterlot, due o tre anni prima di Twilight e subito, sin dall’infanzia si era appassionata alla musica, anche grazie al padre Amstrong Melody, un magnifico cantante jazz che si esibiva in un locale della capitale.
All’età di tre anni suonava già piccole canzonette al pianoforte del padre e a sei aveva preso in mano per la prima volta il violoncello, appartenuto a John Alexander Mach, celebre compositore, che il padre ricevette in eredità e conservò per tutta la sua vita.
Iniziarono quindi gli anni di studio al conservatorio di Canterlot e tutti ben presto capirono che Octavia era molto superiore ai suoi compagni di scuola.
Uscì dal conservatorio a dodici anni, sei anni prima di un qualsiasi allievo eccezionale che frequenta quella scuola, e iniziò la sua carriera musicale.
Inizialmente suonava con il padre, con cui riscosse un discreto successo e una certa popolarità, girando noi locali di tutta Equestria.
Poi il padre morì all’improvviso in un incidente, ucciso da una pallottola volante, sparata, involontariamente nella sua direzione, da qualcuno, durante una sparatoria tra famiglie mafiose rivali a Baltimare.
Aveva solo quattordici anni e la tristezza fu tale che l’evento pose un terribile freno alla sua carriera dato che era pronta a smettere di suonare.
Dopo due anni di inattività, passati a fare lavori occasionali e sottopagati, riprese in mano il suo violoncello, dopo aver più volte pensato di venderlo e scrisse il Preludio al chiaro di luna, insieme ad altre composizioni di musica classica.
La suonò per la prima volta durante un concorso a Canterlot per giovani talenti musicali, il vincitore avrebbe ottenuto un contratto discografico e la possibilità di esibirsi in concerto.
L’opera era dedicata al padre e alla sua passione per la musica e l’emozione e la passione con cui Octavia si esibì lasciarono senza fiato i giudici.
Dopo aver finito Octavia scoppiò in lacrime di tristezza, che divennero però lacrime di gioia quando venne decretata vincitrice.
Da quel giorno iniziò la sua carriera musicale vera e propria, divenne primo violoncello dell’orchestra sinfonica di Canterlot, vinse due dischi di platino e fece numerosi concerti in tutta Equestria.
Twilight conosceva la storia di Octavia, sapeva chi era, ma non si spiegava perché fosse qui, perché fosse in incognito e perché durante la conversazione temeva che qualcuno avesse scoperto dove si trovasse.
“Tutto questo non ha senso” pensò Twilight i cui occhi erano ancora fissi nelle pupille di Octavia.
“Octavia perché sei qui, in questo posto?” chiese Twilight, che ora si era fatta più coraggiosa e determinata a scoprire la verità.
“Bella domanda, ma non posso risponderti” rispose la violoncellista, lasciando di stucco Twilight.
“Come? Perché?”
“Non mi fido di te, non ti conosco e non vedo perché dovrei dirtelo” rispose Octavia pacata e tranquilla.
Twilight ora era irritata dal suo comportamento altezzoso e non capiva per quale motivo non volesse rivelarle perché fosse a Porto Criniera.
“C’entra col fatto che hai paura che Princess Celestia ti trovi? Se è così, dimmelo, stanno succedendo un sacco di cose strane…e…non so più in cosa credere. Aiutami” disse Twilight con tono quasi supplichevole.
Octavia sospirò profondamente e dopo un attimo di silenzio disse: “Vorrei farlo, credimi, non posso più tenere la bocca chiusa, ma non mi fido di te, mi dispiace, ma per quanto tu possa essere gentile e intelligente, non sono argomenti di cui si può parlare alla leggera”
“Tu sai qualcosa che potrebbe essermi utile ne sono sicura. Perché sei in incognito, ti hanno mandato per controllarmi?” chiese Twilight confusa.
“No, no. Niente di tutto questo, sono qui per conto mio, non sapevo neanche che saresti venuta anche tu qui. Davvero Twilight, non posso dirti di più” rispose Octavia, ora leggermente dispiaciuta e avvilita.
“Allora rivolgimi la parola quando sarai pronta a dirmi di più, io non ho niente da dirti” esclamò allora Twilight irritata e uscì dalla stanza come un lampo sbattendo la porta.
Scese le scale che portavano al piano di sotto, la casa era infatti costruita su due piani e entrò nel salotto dove vide Ivan che stava bevendo il tè con Lightbeam e i suoi giocattoli.
“Twilight, vuoi giocare con noi?” le chiese la puledrina, quando vide la giovane unicorno entrare in salotto.
“Forse dopo” rispose Twilight sorridendole.
Ivan le diede uno sguardo severo e poi le disse: “Ciao”
“Ciao” replicò Twilight imbarazzata.
“Se dovete litigare io vi lascio soli, basta che non fate del male ai miei peluche” esclamò la piccola puledrina, notando il clima di guerra fredda tra i due.
“Tranquilla piccolina, so trattenere la rabbia, io” le disse Ivan sorridendole e gettando un occhiata gelida a Twilight.
Twilight arricciò il naso e subito dopo buttò lo sguardo sul tavolino accanto al divano dove c’era la sua bisaccia, con le poche cose che si era portata.
I suoi occhi si posarono sul libro, quel libro di cui aveva il terrore, ma che ora come ora, sembrava l’unico modo per avere delle risposte a tutte le domande che le balenavano in testa.
La scritta “Guerra e Pace” era bloccata nel suo sguardo e con essa tutte le sue confusioni e le sue inquietudini.
La risposta a ciò che stava succedendo nel presente, forse, andava cercata nel passato.
   
 
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