13
“Il
vero amore
non è facile, ma vale le nostre battaglie
Perché quando
finalmente lo troviamo, nulla può sostituirlo”
[Once
Upon a Time, Che cos’è
successo a Frederick?, Azzurro]
-
No! – gridò Elsa, non appena
Jadis affondò la sua arma nel corpo di Aslan. Si
alzò in piedi, uscendo allo
scoperto, seguita da Anna che strinse saldamente
l’impugnatura della sua spada.
-
Aspettate! – urlò Susan, dietro
di loro.
Colte
alla sprovvista
dall’apparizione improvvisa, le creature da incubo che
circondavano la Tavola
di Pietra smisero di colpo di sghignazzare e guardarono le due sorelle
di
Arendelle con gli occhi sgranati. Elsa sprigionò la sua
magia e il fascio
azzurro si diresse verso due minotauri che le sbarravano la strada,
centrandoli
e scaraventandoli addosso ad altri due esseri dalle fattezze strane.
-
Idioti, quella è la mia
prigioniera! Fermatele, tutte e due! – gridò
Jadis, osservando gli uomini con
la testa di toro che si contorcevano, il ghiaccio che si allargava sui
loro
toraci.
I
lupi ulularono, ma non osarono
avvicinarsi ad Elsa. Molti di loro conoscevano quel potere e ne avevano
subìto
le conseguenze quando l’avevano attaccata nel cortile del
castello.
Indietreggiarono, ringhiando e rizzando i peli, le teste basse e gli
occhi che
guizzavano in ogni direzione. I folletti si nascosero dietro la Tavola
di
Pietra. Le arpie planarono sulla regina di Arendelle con gli artigli
protesi e
le bocche spalancate. Dalle mani di Elsa esplosero altri fasci di magia
gelida
e quei mostri alati piombarono al suolo, lanciando strida furiose e
piene di
dolore.
-
Elsa! – urlò Anna. Mulinò la
spada per liberarsi di un orco che aveva sollevato la mazza, pronto a
schiacciarla sotto di essa. Aprì un squarciò
nella sua enorme gamba. L’orco
lanciò un ruggito. Gli si rivoltarono gli occhi nelle
orbite.
Elsa
si diresse verso la Strega
Bianca, scagliando via chiunque cercasse di ostacolarla. Fiocchi
bianchi
turbinavano intorno a lei. Jadis la fissava, trasecolata, ma anche
evidentemente
colpita da tutto quel potere.
Anna
girò su se stessa per evitare
lo spadone impugnato da uno dei minotauri. Ci mettevano molta forza,
eppure
erano goffi e lenti.
Regnava
il caos.
Susan
Pevensie incoccava una
freccia dopo l’altra e, senza quasi prendere la mira, colpiva
ogni bersaglio in
movimento. Tentò di raggiungere Jadis un paio di volte, ma
le creature
diaboliche si mettevano sempre fra lei e la Strega che aveva pugnalato
così
brutalmente Aslan. Sua sorella Lucy era rimasta indietro. Susan le
aveva
intimato di restarsene nascosta. Era troppo piccola e non aveva
nessun’arma con
sé. Riusciva a vedere, in mezzo alla baraonda, le trecce
rosse di Anna, che
usava la spada come se non avesse mai fatto altro nella vita, e il
biondo
chiarissimo dei capelli di sua sorella.
Che
razza di magia è, la sua?, si
chiese, mentre puntava un altro
nemico con una delle sue frecce decorate con piume rosse.
Anna,
dal canto suo, stava quasi
per raggiungere Elsa, quando le si parò dinanzi un grosso
lupo grigio simile a
Maugrim, un lupo ringhioso e con i peli della schiena ritti come fili
di ferro,
che aprì le fauci per azzannarla. Anna si tirò
indietro e vibrò un colpo con la
spada. Il lupo si spostò, velocissimo, gli occhi che
fiammeggiavano d’ira, e
poi si lanciò nuovamente in avanti per addentarla. Anna
tornò all’attacco e con
il manrovescio successivo raggiunse il fianco della belva. Il lupo
guaì, ma non
si diede per vinto. Il sangue iniziò a scorrere, copioso.
L’animale balzò su di
lei, così accecato dalla furia che non si preoccupava
neanche più del fatto che
Anna avesse una spada e che sapesse usarla bene.
Seguì
un momento che a lei parve un
incubo. Istintivamente vibrò un affondo, mettendoci tutta la
forza che aveva
nel braccio. La lama penetrò nel petto della bestia, tra le
zampe anteriori.
In
quel momento Elsa si preparò a
scagliare ancora la sua magia contro la Strega Bianca.
-
Sapevo... ti ho sentita, piccola
sciocca. – sibilò Jadis, lasciando cadere il
coltello con cui aveva pugnalato
Aslan. Il leone giaceva sulla Tavola di Pietra, su un fianco, sporco di
sangue,
legato e privo di vita. I suoi occhi erano chiusi. Il vento
scompigliava ciò
che restava della maestosa criniera. – Sapevo che a Narnia si
nascondeva un essere...
magico. L’ho avvertito, mentre cercavo quei ragazzini.
Finalmente ti vedo. Che
peccato, speravo in qualcosa di meglio.
Elsa
guardò Aslan e poi ancora la
Regina di Narnia.
-
Oh, il grande leone non può più
aiutarvi. La Grande Magia doveva essere rispettata e lui si
è offerto.
Prendetevela con lui. Il suo sacrificio è vano. E con
Edmund. Il figlio di
Adamo è un codardo, oltre che un traditore. –
Sollevò la bacchetta magica, il
viso indurito dalla collera e dalla determinazione.
Elsa,
invece, sollevò le mani e
liberò il potere. Lo sentì defluire da dentro
come una gigantesca onda, pronta
ad abbattersi su Jadis. La Strega Bianca spostò la bacchetta
e da essa si
sprigionò un vago scintillio nerastro. L’onda
gelida restò sospesa ad un metro
dalla Regina, sospesa e immobile come a suo tempo lo erano state le
statue del
suo cortile. Non pietrificata, ma semplicemente immobile.
Tutto
attorno a loro due era
immobile. Susan con una freccia appena incoccata, Anna con la spada
affondata
nel petto del suo aggressore, un lupo grigio con la bocca spalancata e
gli
occhi in procinto di scoppiare nelle orbite, l’esercito
demoniaco di Jadis.
Orchi, folletti, arpie, mostri alati, minotauri... tutti immobili. Ma
non di
pietra. L’impressione era che Jadis avesse appena fermato lo
scorrere del
tempo.
Solo
Elsa poteva muoversi.
Jadis
rise di gusto. – Che ne pensi
di questo trucchetto, piccola principessina dei ghiacci? Scommetto che
non è
nulla che tu sia in grado di fare. Vedo quanto è... limitato
il tuo potere.
-
Che cos’hai fatto? – gridò Elsa,
sbalordita.
-
A loro niente. Il peggio è quello
che sta per accadere a te – Jadis puntò la
bacchetta contro di lei.
Elsa
fece per sollevare di nuovo le
braccia, ma la magia della Strega fu molto più rapida.
Vide
chiaramente le proprie dita
diventare di pietra. Pietra dura e fredda. Prima le dita, poi le mani e
poi le
braccia...
Anna,
pensò,
capendo di non poter fare niente per fermare
quell’incantesimo.
Il
tempo si sbloccò.
Anna
si ritrovò a battere le
palpebre, confusa. Il lupo fece scattare le zanne, un ultimo, immane
sforzo per
acciuffarla. Infine i suoi occhi divennero vitrei. Vuoti. Lei
tirò a sé la
spada con forza per estrarla dal corpo dell’animale. Le
sembrava che il mondo
fosse inondato di sangue. La sua vista era appannata. I capelli
scomposti le
ricadevano sul viso e sugli occhi, aveva la fronte imperlata di sudore
e il
cuore che rimbombava nel petto. Guardò l’arma con
cui aveva ucciso il lupo. Non
aveva mai avuto tra le mani una spada bagnata di sangue. Quella vista
le fece
venire la nausea. Barcollò.
E
aveva la sensazione... di essersi
persa qualcosa. Come se, per un brevissimo istante, non fosse stata in
sé.
Le
frecce di Susan sibilavano da
tutte le parti. Una di esse centrò la bacchetta di Jadis. La
Strega Bianca
buttò fuori un’imprecazione virulenta, prima di
recuperarla.
-
Andiamo via! – urlò la Strega
Bianca. – Andiamocene subito! Il leone è morto e
ho sistemato anche questa...
principessina dei ghiacci. Ritiriamoci e prepariamoci a sistemare gli
strascichi di questa guerra. Ti ucciderò, piccola figlia di
Eva! Ucciderò te,
tua sorella e i tuoi fratelli, stanne certa! Aslan non può
più proteggervi. Vi
ucciderò come ho fatto con lui. Tutti insieme!
Principessina
dei ghiacci.
Anna
inquadrò Elsa vicino alla
Tavola di Pietra, mentre la vile marmaglia seguiva la Regina,
buttandosi giù
per la collina, passando a pochi passi dal nascondiglio di Lucy e
riempiendo
l’aria di grida selvagge. La terra pulsava, scossa dal
galoppo dei minotauri
rimasti.
Elsa?
Quello
che vide non poteva essere
vero. Non poteva essere successo. Era totalmente impossibile.
-
Lucy, aspetta... – stava dicendo
Susan. – Non guardare.
Anna
non sentiva niente. Vedeva
solo Elsa. Quello che Elsa era diventata. Una statua di pietra vicino
al corpo
senza vita del leone.
-
Oh, perché? Perché ha fatto una
cosa del genere? Guarda. Guarda, cosa... – disse Lucy, da
qualche parte, in un
mondo che ad Anna sembrava non essere nemmeno quello, ma un mondo a
parte.
I
suoi piedi si mossero
meccanicamente e la sua mano lasciò cadere la spada. Era
come camminare
sott’acqua. Come camminare in un incubo, un incubo che ti
faceva essere lenta.
Incredibilmente lenta. Udiva il pianto sommesso di Lucy, che
accarezzava
dolcemente la testa di Aslan e vi posava qualche bacio... udiva i
singhiozzi di
Susan... eppure tutto ciò non la riguardava. Lo viveva come
se non stesse
davvero succedendo.
Raggiunse
Elsa e guardò i suoi
occhi... occhi di pietra. La osservavano, dilatati, ma senza
più vederla. Viso
di pietra. Labbra di pietra appena socchiuse. Braccia di pietra protese
in
avanti.
-
Cos’è successo ad Elsa? È una...
oh, Susan, è una statua! – gridò Lucy.
Non
ci fu risposta da parte di
Susan.
È
una statua.
Anna,
con il cuore che batteva con
colpi forti e pesanti, allungò le mani verso il volto della
sorella e gliele
posò sulle guance. Delicatamente, temendo di sbriciolarla
anche solo
sfiorandola.
La
pietra di cui era fatta era
fredda, come il ghiaccio che si piegava al suo volere.
-
Elsa... – mormorò, con la bocca
asciutta. Le lacrime le offuscarono la vista.
Il
cielo a oriente era più chiaro.
Le stelle si stavano spegnendo ad una ad una, tranne quella
più fulgida, che
brillava all’orizzonte. Nel bosco un uccello
lanciò un breve, timido richiamo. Sparsi
qui e là c’erano i cadaveri delle creature della
Strega. Alcuni si muovevano
ancora, gemevano, supplicavano, chiedevano la misericordia, ma nessuno
era in
grado di rialzarsi.
Anna
continuava a non sentire
niente, se non il freddo della pietra.
***
Passò
del tempo. Forse pochissimo o
forse un’eternità. Anna non avrebbe mai saputo
dirlo.
-
Susan! Che orrore... ci sono dei
topi! Camminano sopra il corpo di Aslan! - stava dicendo Lucy, con la
voce
rotta dal pianto.
-
Lucy, no... non è come sembra.
Guarda. Non vogliono fargli del male. Sembra stiano... rosicchiando le
corde.
-
Vogliono liberarlo.
Sollevò
leggermente il capo. Aveva
appoggiato la fronte contro la spalla di Elsa e le sue braccia
circondavano il
corpo di pietra. Socchiuse le palpebre e le sembrò che il
mondo fosse più
chiaro. Non era più inondato di sangue. Ma era gelido. E il
gelo pareva essersi
infiltrato tra i vestiti, sotto la pelle fino a raggiungere le ossa.
Avvertì
le dita di una mano che la
sfioravano. – Anna?
Non
si mosse. La voce di Susan
cercava di essere delicata, di aprire una breccia senza essere
invasiva.
-
Anna... io, ecco...
Anna
sollevò la testa e osò posare
lo sguardo sul viso di pietra di sua sorella. Si scostò quel
tanto che bastava
per vederla bene.
“Tu
sei la mia famiglia, Anna. Sei l’unica famiglia che ho. Non
importa se non sei
come me... Perché sei parte di me”.
Sembrava
che glielo avesse detto
almeno un’eternità prima.
“La
sera del matrimonio... mi hai detto che non sei più riuscita
a smettere di
guardarmi. Era vero?” .
“Lo
era. Ci ho provato, a non guardarti... ma non ho potuto”.
Adesso
udiva anche il suono di voci
in avvicinamento. Molte voci. Probabilmente l’esercito di
Aslan accampato lungo
la riva del fiume si era reso conto che era accaduto qualcosa.
-
Fa... molto freddo – commentò
Lucy. Era ancora presso la Tavola di Pietra e osservava il corpo del
leone. Le
corde che legavano le zampe e quelle che gli chiudevano le fauci erano
state...
rosicchiate. La bambina le prese e le gettò a terra. Con
rabbia. Poi posò una
mano sul corpo di Aslan.
-
Gli altri stanno arrivando –
mormorò Susan, volgendo lo sguardo verso il bosco.
-
Aslan... Aslan potrebbe aiutare
Elsa, se solo... se solo non fosse...
Morto.
Aslan
era morto, quindi non poteva aiutare più nessuno.
Allora
Anna, con il viso bagnato di
lacrime, si avvicinò di più al volto di Elsa e le
posò un bacio sull’angolo
delle labbra. Un bacio leggero.
Per
un secondo non accadde niente.
Per
un secondo Elsa le parve sempre
uguale.
Poi
apparve una striscia dorata
lungo il braccio destro. Una striscia dorata che si allargò
e allungò, guizzando
sul corpo di pietra. La luce si espanse e investì in pieno
Susan, che alzò un
braccio per proteggersi gli occhi e, indietreggiando, perse
l’equilibrio.
Lucy
si lasciò sfuggire un
gridolino di sorpresa. – Cos’è successo,
Susan?!
-
Non ne ho idea!
Anche
Anna aveva chiuso gli occhi
quando la luce era esplosa e non appena li riaprì si rese
conto di cosa fosse
successo.
-
Elsa?
Sua
sorella batté le palpebre
alcune volte. Qualche ciocca di capelli biondi dondolava ancora ai lati
del suo
viso. Elsa si guardò le mani. Si guardò intorno
come chi non ha idea di dove si
trova né di cosa sia accaduto. L’ultimo ricordo
che aveva erano le sue dita che
diventavano di pietra. E il ghigno sprezzante della Regina Jadis. La
grande
folla demoniaca.
Poi
i suoi occhi trovarono quelli
di Anna.
-
Elsa! Sei... sei di nuovo... beh,
sei di nuovo Elsa! In carne ed ossa... tu... –
iniziò a farfugliare. E le gettò
le braccia al collo.
-
Che cosa... che cosa hai fatto? –
chiese Elsa, sbalordita. Nel separarsi da lei, osservò il
suo viso bagnato di
lacrime. Le toccò anche le braccia e le spalle, come se
volesse assicurarsi
subito che non fosse ferita.
-
Ha fatto una magia – intervenne
Lucy. Anche la bambina aveva pianto. I suoi occhi scuri erano arrossati
e
gonfi. – Come Aslan al castello con le statue! Ha fatto una
magia! Le hai dato
un bacio magico!
-
Io credo fosse... – cominciò
Anna, senza staccare lo sguardo dal volto di Elsa.
In
quel momento parte dell’esercito
di Aslan, guidato da Peter, uscì dal bosco entrando nella
radura. Peter
impugnava la sua spada e correva davanti a tutti, chiamando a gran voce
Susan e
Lucy. Dietro di lui veniva Edmund. Poi fauni, ninfe dei boschi, nani e
lupi. Tumnus,
l’amico di Tasch, vide Aslan disteso sulla Tavola di Pietra e
gettò a terra la
sua arma, mettendosi le mani nei capelli. Tasch lo seguiva; aveva con
sé un
piccolo scudo, una spada corta e il suo petto era protetto dalla cotta
di
maglia.
Le
voci ruppero il silenzio che
precedeva l’alba e si scatenò il caos.
-
Cos’era quella luce? – domandò Edmund.
-
Susan, Lucy... state bene? Cos’è
accaduto ad Aslan? – Peter aiutò Susan ad alzarsi
in piedi. Atterrito, fissò il
corpo del leone. Poi spostò gli occhi sui vari corpi sparsi
sul prato. Il lupo
trafitto da Anna, diversi uomini con la testa di toro colpiti dalle
frecce di
Susan, persino un orco con la boccaccia spalancata a mostrare le lunghe
zanne.
-
Lui... lui ha... – prese a dire
Susan.
-
La Strega! La maledetta Strega! –
urlò un nano.
-
Dov’è? Dov’è andata?
-
Cos’è questa barbarie? Come ha
osato?
-
La Strega ha tradito Aslan! L’ha
attirato qui e poi l’ha ucciso!
-
Vendetta! Inseguiamola!
-
No! – Susan cercò di fermare quel
tafferuglio. – No, non è andata così.
Faceva parte... dell’accordo.
-
Quale accordo? – mormorò Peter. –
Aslan e la Strega avevano un accordo? Cioè, io... sapevo che
avevano discusso a
lungo quando lei ha chiesto udienza...
-
Ditemi che non l’ha fatto per
salvarmi – Edmund afferrò il fratello per un
braccio. Era improvvisamente
paonazzo. Sembrava invecchiato di colpo. – Ditemi che non
l’ha fatto per...
-
Edmund... lui non aveva scelta –
intervenne Susan. – Non poteva lasciare che tu morissi.
Né che Narnia venisse
distrutta dalla Grande Magia.
Mentre
Susan spiegava ciò che era
accaduto, Elsa continuava a stringeva a sé la sorella.
Quando aveva capito che
l’incantesimo di Jadis si era abbattuto su di lei e che non
avrebbe potuto
sfuggirgli, il suo ultimo pensiero era stato per Anna. Era sicura che,
una
volta trasformata in una statua di pietra, non ci sarebbe stato modo di
tornare
indietro. Aslan avrebbe potuto aiutarla, ma era morto.
Si
era dimenticata della magia più
potente di tutte.
-
Elsa... io credevo davvero che tu
non saresti... no, forse no. Voglio dire, forse non ho mai pensato che
non ne
saresti uscita... ecco, in realtà non ricordo più
bene cos’ho pensato, è successo
tutto troppo in fretta.
Elsa
l’attirò ancora più vicina e le
posò un bacio sulla fronte. Anna chiuse gli occhi,
stringendole i polsi.
-
Ho... ho combinato un disastro. –
ricominciò Anna. – Ho lasciato la spada da qualche
parte e ho... ucciso uno di
quei lupi. L’ho proprio trafitto. Voleva mangiarmi ed io
l’ho trafitto. Non ho
mai fatto niente di simile ad un lupo. In realtà non ho mai
fatto nulla di
simile a nessuno. È stato orribile. La spada era tutta
sporca di sangue...
-
Anna – la interruppe Elsa. – Non
importa. Lui ti avrebbe uccisa.
-
Oh... sì, l’avrebbe fatto di
certo. E anche gli orchi.
-
Sei sicura di non essere ferita?
C’era
del sangue sui vestiti di
Anna, ma non era suo. Apparteneva tutto al lupo. Si sentiva solo un
po’
indolenzita. Le sorrise, scuotendo la testa.
La
striscia rosa che già tingeva
l’orizzonte diventò color dell’oro e
dove mare e cielo si incontravano apparve
il bordo del sole. I primi raggi sfiorarono la collana di Anna e la
stella
d’argento mandò un barbaglio lucente.
Elsa
stava per aggiungere qualcosa,
ma un rumore fortissimo spezzò le sue parole e
zittì il vociare concitato che
aveva riempito il luogo. Un crack fragoroso, come di un lastrone che si
spacca
in due costrinse Peter e le creature arrivate con lui a voltarsi verso
la
Tavola di Pietra. Edmund era inginocchiato a terra, borbottava fra
sé e sé con
la testa fra le mani, ma quando sentì il fracasso
sollevò il capo di scatto.
Elsa ed Anna si girarono con tutti gli altri.
-
Che sta succedendo? – domandò
Anna. – Non riesco a vedere.
Nella
luce dell’alba sembrava tutto
molto diverso. I raggi del sole scintillavano sulle lame delle spade e
sulle
armature, le ombre si erano ritirate, i colori erano mutati, il gelo
maligno
portato dalla presenza della Strega Bianca si era dissolto; quindi
occorse un
istante a tutti quanti per rendersi conto di ciò che era
accaduto.
La
Tavola di Pietra si era spezzata
in due. E il corpo del leone era sparito.
-
Dov’è... dove diavolo è finito?
–
esclamò Peter, impallidendo. Stringeva ancora la sorella
Susan, mentre Lucy si
aggrappava al suo mantello, nascondendovi il viso.
-
L’hanno portato via! – gridò un
nano dell’esercito. – Hanno rubato il corpo!
-
Chi ha rubato il corpo? – chiese
Tasch. I suoi capelli rossi sparavano in varie direzioni. –
Io non ho visto
nessuno!
-
Una magia... – mormorò Susan. –
Questa deve essere un’altra magia.
-
Lo è – confermò una voce calma
alle loro spalle. – È una grande magia, mia cara.
Era
proprio là, luminoso nella luce
nascente.
Aslan
sembrava anche più grande di
come lo ricordavano, più maestoso, più nobile.
Agitava la coda e scuoteva la
folta criniera dorata. Piegò le zampe e spiccò un
balzo, atterrando su ciò che
restava della Tavola di Pietra e osservando i presenti con i suoi occhi
lucenti.
-
Aslan! – gridò Lucy, fissando il
leone impaurita e felice al tempo stesso. – Ma...
-
Com’è possibile? – esclamò
Anna.
– Non... era morto. Io l’ho visto.
L’abbiamo visto. Insomma, era là... voglio
dire, non che desiderassi che restasse morto, ma... lo era!
-
Era forse un’illusione? – domandò
Elsa, stringendo la mano della sorella e guardando Aslan come se fosse
un’allucinazione.
-
Nessuna illusione – spiegò Aslan,
riportando il silenzio. I membri del suo esercito avevano iniziato a
mormorare,
a lanciare esclamazioni di sorpresa e paura. Ora si raggrupparono
intorno alla
Tavola di Pietra. – Si tratta di qualcosa che nemmeno Jadis
conosceva. Lei
sapeva della Grande Magia, che risale all’alba dei tempi. Ma
non sapeva di ciò
che si celava dietro di essa, nelle tenebre più profonde.
-
Cioè? – volle sapere Anna,
sentendosi molto confusa.
-
Esiste una magia più grande, che
risale a prima dell’alba dei tempi. Se qualcuno si offre al
posto del
traditore, una vittima volontaria e innocente, allora la Tavola di
Pietra si
spezza al sorgere del sole e chiunque si sia sacrificato ritorna
indietro.
-
È bellissimo... sì, è bellissimo,
Aslan! – disse Lucy, meravigliata.
Ad
Elsa non parve solo bellissimo,
ma anche inquietante. Aveva sentito dire che c’erano cose che
nemmeno la magia
poteva fare. Come riportare in vita i morti. Cambiare il passato.
Forzare
qualcuno ad innamorarsi. Aveva già assistito alla rottura di
una di quelle
regole. Lei era venuta dal passato. L’urna in cui era
rinchiusa si trovava
nella stanza sotterranea del castello di Tremotino, prima che Emma e il
pirata,
caduti in un vortice temporale, la portassero nel loro presente, a
Storybrooke,
insieme alla donna che Emma aveva salvato. E sapeva che Tremotino
stesso era
tornato indietro, ma il prezzo era stato la vita del suo unico figlio.
-
Questa magia... – cominciò Elsa.
– Avrà delle conseguenze? So che la magia ha
sempre prezzo, Aslan.
-
Quello che dici è vero – ammise
il leone. – La magia ha un prezzo. Questo incantesimo viene
da prima dell’alba
dei tempi. È un incantesimo che contrasta la Grande Magia.
Ma come tutte le
magie potrebbe avere delle conseguenze, per questo dobbiamo uccidere la
Strega.
-
Perché è colei che ti ha ucciso?
-
Per questo. E perché non abbiamo
scelta. Se sopravvive e ci sfugge, getterà una nuova
maledizione prima o poi. O
finirà col distruggere Narnia.
Tutti
i membri dell’esercito si
inginocchiarono al cospetto del leone e di quella magia così
antica. Anche
Peter e le sue sorelle si inginocchiarono. Edmund, che era
già in ginocchio,
fissava Aslan come se ancora non potesse credere ai suoi occhi.
-
Aslan... quello che hai fatto per
me è... è... – Non trovava il termine
adatto. Annaspò, ma alla fine tacque.
-
Non preoccupartene, figlio di
Adamo. Tutto è finito. O meglio, è finita questa
parte. Il resto... quello che
ci aspetta finirà presto, ma dobbiamo muoverci.
Molti
levarono le armi in aria e si
dichiararono disposti a fare qualsiasi cosa fosse il loro potere per
ritrovare
la Strega.
-
I lupi e i cani da caccia
troveranno le tracce lasciate da Jadis e noi le seguiremo. Chiamate il
resto
dell’esercito. – disse Aslan. – Peter...
-
Vado Aslan.
-
Anna...
Sorpresa
che Aslan stesse
rivolgendo la parola proprio a lei, Anna sussultò.
– Sì?
-
Prendi la tua spada. E
ripuliscila. Un cavaliere deve farlo sempre – La voce del
leone era più severa,
ora.
Anna
arrossì d’imbarazzo, vedendo
la lama lucente così sporca di sangue. Tuttavia il tono di
Aslan la stizzì e
non poco. – Beh, io... sapete, non avevo tempo di ripulire la
spada. Mia
sorella era appena stata trasformata in una statua! Non ho pensato a
quanto
fosse sporca la spada né ho pensato... non ho pensato e
basta, ecco.
Alcuni
aggrottarono le sopracciglia,
guardandola come si guarda chi ha appena commesso una grave imprudenza.
Forse
si era rivolta ad Aslan con un tono un po’ troppo brusco.
-
Lo so, Anna – rispose il leone. –
E lo comprendo. Ma non te ne dimenticare più. Oggi hai
dimostrato molto
coraggio. Il coraggio di un cavaliere. Hai salvato anche tua sorella,
usando
una delle magie più antiche del mondo. Il vero amore.
-
Sì, ecco, io... – Anna, con la
fronte aggrottata, si diresse verso il punto in cui aveva lasciato la
spada e
la raccolse.
Edmund
strappò parte della stoffa
del suo mantello perché lei potesse ripulire
l’arma.
***
Poco
dopo Aslan e Peter disposero
l’esercito e si prepararono a marciare contro la Strega
Bianca.
I
segugi, le volpi e i lupi erano
davanti a tutti e si davano da fare con i nasi per trovare le tracce di
Jadis e
delle sue creature demoniache. Inizialmente non riuscirono a mettersi
d’accordo. Annusavano il terreno in varie direzioni,
camminavano per un breve
tratto e poi tornavano indietro. Discutevano fra di loro, a volte
ringhiavano
l’uno contro l’altro.
Infine
un grosso segugio mandò un
latrato e invitò i compagni a seguirlo. Gli altri annusarono
la pista e poi si
lanciarono dietro al compagno. Gli animali più veloci
corsero a più non posso,
mentre il resto dell’esercito cercava di star loro dietro
come meglio poteva.
Il
gigante Fracassone, che aveva
sfondato il cancello nel cortile della Regina, chiudeva il gruppo,
girando la
testa enorme da una parte e dall’altra; si portava una mano
alla fronte per
scrutare meglio l’orizzonte. La terra tremava ogni volta che
faceva un passo
avanti.
-
Mi raccomando – disse Aslan, ad
un certo punto. Portava Susan e Lucy sulla sua groppa. Aveva
riacquistato in
pieno le forze e la sua espressione era dura, concentrata. Gli occhi
scintillavano mentre osservava i volti degli umani. – Non
avvicinatevi troppo
alla Strega finché ha ancora la sua bacchetta. Non
affrontatela direttamente o
vi ridurrà ad un mucchio di inutili statue. Lasciatela a me.
Ci penserò io. Al
momento giusto saprò colpirla.
Nessuno
ebbe niente da ridire.
-
Elsa... dovrai aiutarci con il
tuo potere. Ma stai attenta a restare lontana dalla Strega.
-
Sì, lo farò – rispose Elsa. In
realtà non aveva nemmeno bisogno che Aslan sottolineasse
quel fatto. Era stato
imprudente da parte sua cercare di affrontare Jadis alla Tavola di
Pietra. Si
era avvicinata troppo, pensando di poter essere più veloce
della sua bacchetta
magica, ma l’aveva pagata cara.
-
Ehm... – prese a dire Anna. – So
che forse non dovrei chiederlo adesso... insomma, stiamo per affrontare
un
gruppo di creature mostruose e una Strega che si diverte a trasformare
le
persone in pietra e con la quale sono già molto arrabbiata
per quello che ha
fatto a mia sorella...
-
Chiedi pure, Anna – la interruppe
Aslan.
-
Beh, grazie. Mi stavo domandando
se c’è un modo per... lasciare questo posto. Per
tornare a casa nostra, ad
Arendelle. Perché io e mia sorella dovremo tornare... dopo
questa battaglia e
se saremo ancora vive... ma lo saremo, certo.
-
C’è, Anna. Ci ho già pensato.
-
L’armadio? – chiese Lucy. – Noi
siamo venuti da lì. Dall’armadio.
-
No, Lucy. L’armadio non va bene –
rispose Aslan. – Porterebbe Elsa ed Anna nel vostro mondo e
non è là che devono
andare. Ma c’è un altro posto. Un altro passaggio.
Grazie ad esso potrete
tornare nel vostro mondo. – Aslan sembrava molto
rassicurante. Come se non
stesse per dichiarare guerra alla Regina Jadis, ma stesse considerando
una
questione di ordinaria amministrazione. Una cosa che aveva
già fatto e che era
molto semplice per lui.
-
Mi piace ricevere belle notizie
prima di una battaglia – commentò Anna, guardando
la sorella. – Mi aiuteranno a
concentrarmi meglio.
-
Li vedo! – tuonò il gigante,
dietro di loro. – Vedo un sacco di... un sacco di gente in
una valle poco più
avanti. Vedo anche... strane cose alate. Vengono da questa parte!
Udivano
un rumore, infatti.
Sbattere di ali. Ma non solo. Si sentivano anche grida feroci, urla
stridenti.
Dapprima sembrarono distanti. Però a mano a mano che
proseguivano si facevano
sempre più forti.
Le
strane cose alate erano le arpie
di Jadis. Arrivarono lanciando strepiti assordanti e si gettarono
direttamente
sul gigante Fracassone. Lui sollevò la mazza per colpirle.
-
A terra! – gridò Aslan.
Susan
e Lucy si gettarono sul
prato. Anna fece la stessa cosa, mentre Elsa si preparò a
scagliare il suo
potere contro le arpie.
La
mazza del gigante ruppe l’ala di
una di quelle creature mostruose. L’essere con la testa di
una donna e il corpo
di un uccello precipitò rovinosamente, la bocca aperta in un
grido, l’ala
rimastale che si agitava, frenetica, le zampe che cercavano di
afferrarsi a
qualcosa.
Nel
frattempo l’altra arpia tentò
un nuovo attacco, questa volta contro l’esercito di Aslan.
Peter si scansò,
gettandosi a terra con gli altri e trascinando Edmund con
sé. Anna avvertì
chiaramente lo spostamento d’aria causato dalle sue ali.
Elsa
si alzò in piedi e liberò
un’ondata di potere che investì in pieno la
creatura. Quella mandò un urlo da
spaccare i timpani e cadde, il gelo che già si propagava sul
suo petto. Non
appena toccò il suolo alcuni nani, armati di asce da
taglialegna, si
avventarono sul corpo e lo fecero a pezzi. Anna vide il sangue
impiastricciare
le loro facce barbute.
-
Dannato essere malefico, eccoti
accontentata – disse uno di loro, dando un ultimo colpo
d’ascia.
Peter
era bianco come ricotta. Anna
non vedeva ciò che restava del corpo dell’arpia ed
era meglio così.
-
Toglietela da lì. – ordinò Aslan.
- Lucy, tu non guardare.
Un
centauro andato in avanscoperta
tornò indietro al galoppo, con la spada in pugno.
– Aslan... Peter, mio
signore... la Strega Bianca ha un esercito molto, molto numeroso. Sono
stanziati nella valle e ci stanno aspettando. I nostri lupi sono
già schierati
sulla collina. Si preparano ad attaccare.
-
Porta con te i centauri e gli
unicorni. Prepara la prima carica. Noi saremo dietro di te. Peter,
Edmund...
andate con loro. Ricordatevi ciò che vi ho detto: non
avvicinatevi troppo alla
Strega.
Peter
annuì. Edmund aveva un’aria
risoluta, ma ad Elsa sembrò più che mai un
ragazzino inesperto, allo sbaraglio.
-
Aslan... sei sicuro che...? –
cominciò a dire Elsa. Stava per dire ad Aslan di lasciarla
andare avanti. Quei
ragazzi le sembravano assurdamente giovani. Non avrebbero dovuti
trovarsi lì.
Erano più piccoli di Anna. Per non parlare di Susan che, per
quanto fosse brava
con arco e frecce, doveva avere al massimo tredici anni.
-
Peter è il re supremo. Come tale
deve essere in prima linea, a guidare l’avanzata –
spiegò Aslan. – Ma se lui
non vorrà andare...
-
No – intervenne Peter,
immediatamente. Estrasse la spada dal fodero. Suo fratello lo
imitò. – No, ci
vado.
***
Angolo
autrice:
Buongiorno
e... chiedo umilmente
perdono per averci impiegato così tanto ad aggiornare.
Purtroppo c’è stata una
scena che mi ha dato del filo da torcere quindi ci ho messo un
po’.
Ovviamente,
rispetto al romanzo,
alcune cose sono cambiate, per esempio la battaglia davanti alla Tavola
di
Pietra dopo il sacrificio di Aslan. Nel romanzo non avviene niente del
genere,
ma la presenza di Anna ed Elsa rimescola le carte, diciamo
così.
La scena in cui Elsa rimane
pietrificata ed Anna la salva con il bacio del vero amore è
un rimando a Frozen. Solo al
contrario.