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Autore: Stephanie86    03/05/2015    3 recensioni
[Post!4x11 | Elsanna | Incest | Crossover]
Elsa ed Anna sono tornate a casa. Le loro vite sembrano essere tornate alla normalità.
Ma c'è qualcosa, fra loro. Le sorelle lo sanno e anche se fanno di tutto per ignorare quei sentimenti, essi emergono e le spingono verso una linea di confine che due sorelle non dovrebbero mai superare.
E cosa accade quando il sovrano delle fate, Oberon, si presenta al matrimonio di Anna, accompagnato dal suo dispettoso folletto, Puck? Le cose possono solo farsi più complicate.
Nuove avventure attendono Elsa ed Anna.
_______________________________
Stavano l’una di fronte all’altra, adesso. Il fiato di Elsa le agitava leggermente una ciocca di capelli.
- Non permetterò più a nessuno di separarci. E non andrai più in nessun luogo in cui io non possa raggiungerti – continuò Elsa.
- Questo suona tanto come un 'finché morte non ci separi' – disse, quasi senza riflettere.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
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13

 

 

“Il vero amore non è facile, ma vale le nostre battaglie
Perché quando finalmente lo troviamo, nulla può sostituirlo”

[Once Upon a Time, Che cos’è successo a Frederick?, Azzurro]

 

 

- No! – gridò Elsa, non appena Jadis affondò la sua arma nel corpo di Aslan. Si alzò in piedi, uscendo allo scoperto, seguita da Anna che strinse saldamente l’impugnatura della sua spada.

- Aspettate! – urlò Susan, dietro di loro.

Colte alla sprovvista dall’apparizione improvvisa, le creature da incubo che circondavano la Tavola di Pietra smisero di colpo di sghignazzare e guardarono le due sorelle di Arendelle con gli occhi sgranati. Elsa sprigionò la sua magia e il fascio azzurro si diresse verso due minotauri che le sbarravano la strada, centrandoli e scaraventandoli addosso ad altri due esseri dalle fattezze strane.

- Idioti, quella è la mia prigioniera! Fermatele, tutte e due! – gridò Jadis, osservando gli uomini con la testa di toro che si contorcevano, il ghiaccio che si allargava sui loro toraci.

I lupi ulularono, ma non osarono avvicinarsi ad Elsa. Molti di loro conoscevano quel potere e ne avevano subìto le conseguenze quando l’avevano attaccata nel cortile del castello. Indietreggiarono, ringhiando e rizzando i peli, le teste basse e gli occhi che guizzavano in ogni direzione. I folletti si nascosero dietro la Tavola di Pietra. Le arpie planarono sulla regina di Arendelle con gli artigli protesi e le bocche spalancate. Dalle mani di Elsa esplosero altri fasci di magia gelida e quei mostri alati piombarono al suolo, lanciando strida furiose e piene di dolore.

- Elsa! – urlò Anna. Mulinò la spada per liberarsi di un orco che aveva sollevato la mazza, pronto a schiacciarla sotto di essa. Aprì un squarciò nella sua enorme gamba. L’orco lanciò un ruggito. Gli si rivoltarono gli occhi nelle orbite.

Elsa si diresse verso la Strega Bianca, scagliando via chiunque cercasse di ostacolarla. Fiocchi bianchi turbinavano intorno a lei. Jadis la fissava, trasecolata, ma anche evidentemente colpita da tutto quel potere.

Anna girò su se stessa per evitare lo spadone impugnato da uno dei minotauri. Ci mettevano molta forza, eppure erano goffi e lenti.

Regnava il caos.

Susan Pevensie incoccava una freccia dopo l’altra e, senza quasi prendere la mira, colpiva ogni bersaglio in movimento. Tentò di raggiungere Jadis un paio di volte, ma le creature diaboliche si mettevano sempre fra lei e la Strega che aveva pugnalato così brutalmente Aslan. Sua sorella Lucy era rimasta indietro. Susan le aveva intimato di restarsene nascosta. Era troppo piccola e non aveva nessun’arma con sé. Riusciva a vedere, in mezzo alla baraonda, le trecce rosse di Anna, che usava la spada come se non avesse mai fatto altro nella vita, e il biondo chiarissimo dei capelli di sua sorella.

Che razza di magia è, la sua?, si chiese, mentre puntava un altro nemico con una delle sue frecce decorate con piume rosse.

Anna, dal canto suo, stava quasi per raggiungere Elsa, quando le si parò dinanzi un grosso lupo grigio simile a Maugrim, un lupo ringhioso e con i peli della schiena ritti come fili di ferro, che aprì le fauci per azzannarla. Anna si tirò indietro e vibrò un colpo con la spada. Il lupo si spostò, velocissimo, gli occhi che fiammeggiavano d’ira, e poi si lanciò nuovamente in avanti per addentarla. Anna tornò all’attacco e con il manrovescio successivo raggiunse il fianco della belva. Il lupo guaì, ma non si diede per vinto. Il sangue iniziò a scorrere, copioso. L’animale balzò su di lei, così accecato dalla furia che non si preoccupava neanche più del fatto che Anna avesse una spada e che sapesse usarla bene.

Seguì un momento che a lei parve un incubo. Istintivamente vibrò un affondo, mettendoci tutta la forza che aveva nel braccio. La lama penetrò nel petto della bestia, tra le zampe anteriori.

In quel momento Elsa si preparò a scagliare ancora la sua magia contro la Strega Bianca.

- Sapevo... ti ho sentita, piccola sciocca. – sibilò Jadis, lasciando cadere il coltello con cui aveva pugnalato Aslan. Il leone giaceva sulla Tavola di Pietra, su un fianco, sporco di sangue, legato e privo di vita. I suoi occhi erano chiusi. Il vento scompigliava ciò che restava della maestosa criniera. – Sapevo che a Narnia si nascondeva un essere... magico. L’ho avvertito, mentre cercavo quei ragazzini. Finalmente ti vedo. Che peccato, speravo in qualcosa di meglio.

Elsa guardò Aslan e poi ancora la Regina di Narnia.

- Oh, il grande leone non può più aiutarvi. La Grande Magia doveva essere rispettata e lui si è offerto. Prendetevela con lui. Il suo sacrificio è vano. E con Edmund. Il figlio di Adamo è un codardo, oltre che un traditore. – Sollevò la bacchetta magica, il viso indurito dalla collera e dalla determinazione.

Elsa, invece, sollevò le mani e liberò il potere. Lo sentì defluire da dentro come una gigantesca onda, pronta ad abbattersi su Jadis. La Strega Bianca spostò la bacchetta e da essa si sprigionò un vago scintillio nerastro. L’onda gelida restò sospesa ad un metro dalla Regina, sospesa e immobile come a suo tempo lo erano state le statue del suo cortile. Non pietrificata, ma semplicemente immobile.

Tutto attorno a loro due era immobile. Susan con una freccia appena incoccata, Anna con la spada affondata nel petto del suo aggressore, un lupo grigio con la bocca spalancata e gli occhi in procinto di scoppiare nelle orbite, l’esercito demoniaco di Jadis. Orchi, folletti, arpie, mostri alati, minotauri... tutti immobili. Ma non di pietra. L’impressione era che Jadis avesse appena fermato lo scorrere del tempo.

Solo Elsa poteva muoversi.

Jadis rise di gusto. – Che ne pensi di questo trucchetto, piccola principessina dei ghiacci? Scommetto che non è nulla che tu sia in grado di fare. Vedo quanto è... limitato il tuo potere.

- Che cos’hai fatto? – gridò Elsa, sbalordita.

- A loro niente. Il peggio è quello che sta per accadere a te – Jadis puntò la bacchetta contro di lei.

Elsa fece per sollevare di nuovo le braccia, ma la magia della Strega fu molto più rapida.

Vide chiaramente le proprie dita diventare di pietra. Pietra dura e fredda. Prima le dita, poi le mani e poi le braccia...

Anna, pensò, capendo di non poter fare niente per fermare quell’incantesimo.

Il tempo si sbloccò.

Anna si ritrovò a battere le palpebre, confusa. Il lupo fece scattare le zanne, un ultimo, immane sforzo per acciuffarla. Infine i suoi occhi divennero vitrei. Vuoti. Lei tirò a sé la spada con forza per estrarla dal corpo dell’animale. Le sembrava che il mondo fosse inondato di sangue. La sua vista era appannata. I capelli scomposti le ricadevano sul viso e sugli occhi, aveva la fronte imperlata di sudore e il cuore che rimbombava nel petto. Guardò l’arma con cui aveva ucciso il lupo. Non aveva mai avuto tra le mani una spada bagnata di sangue. Quella vista le fece venire la nausea. Barcollò.

E aveva la sensazione... di essersi persa qualcosa. Come se, per un brevissimo istante, non fosse stata in sé.

Le frecce di Susan sibilavano da tutte le parti. Una di esse centrò la bacchetta di Jadis. La Strega Bianca buttò fuori un’imprecazione virulenta, prima di recuperarla.

- Andiamo via! – urlò la Strega Bianca. – Andiamocene subito! Il leone è morto e ho sistemato anche questa... principessina dei ghiacci. Ritiriamoci e prepariamoci a sistemare gli strascichi di questa guerra. Ti ucciderò, piccola figlia di Eva! Ucciderò te, tua sorella e i tuoi fratelli, stanne certa! Aslan non può più proteggervi. Vi ucciderò come ho fatto con lui. Tutti insieme!

Principessina dei ghiacci.

Anna inquadrò Elsa vicino alla Tavola di Pietra, mentre la vile marmaglia seguiva la Regina, buttandosi giù per la collina, passando a pochi passi dal nascondiglio di Lucy e riempiendo l’aria di grida selvagge. La terra pulsava, scossa dal galoppo dei minotauri rimasti.

Elsa?

Quello che vide non poteva essere vero. Non poteva essere successo. Era totalmente impossibile.

- Lucy, aspetta... – stava dicendo Susan. – Non guardare.

Anna non sentiva niente. Vedeva solo Elsa. Quello che Elsa era diventata. Una statua di pietra vicino al corpo senza vita del leone.

- Oh, perché? Perché ha fatto una cosa del genere? Guarda. Guarda, cosa... – disse Lucy, da qualche parte, in un mondo che ad Anna sembrava non essere nemmeno quello, ma un mondo a parte.

I suoi piedi si mossero meccanicamente e la sua mano lasciò cadere la spada. Era come camminare sott’acqua. Come camminare in un incubo, un incubo che ti faceva essere lenta. Incredibilmente lenta. Udiva il pianto sommesso di Lucy, che accarezzava dolcemente la testa di Aslan e vi posava qualche bacio... udiva i singhiozzi di Susan... eppure tutto ciò non la riguardava. Lo viveva come se non stesse davvero succedendo.

Raggiunse Elsa e guardò i suoi occhi... occhi di pietra. La osservavano, dilatati, ma senza più vederla. Viso di pietra. Labbra di pietra appena socchiuse. Braccia di pietra protese in avanti.

- Cos’è successo ad Elsa? È una... oh, Susan, è una statua! – gridò Lucy.

Non ci fu risposta da parte di Susan.

È una statua.

Anna, con il cuore che batteva con colpi forti e pesanti, allungò le mani verso il volto della sorella e gliele posò sulle guance. Delicatamente, temendo di sbriciolarla anche solo sfiorandola.

La pietra di cui era fatta era fredda, come il ghiaccio che si piegava al suo volere.

- Elsa... – mormorò, con la bocca asciutta. Le lacrime le offuscarono la vista.

Il cielo a oriente era più chiaro. Le stelle si stavano spegnendo ad una ad una, tranne quella più fulgida, che brillava all’orizzonte. Nel bosco un uccello lanciò un breve, timido richiamo. Sparsi qui e là c’erano i cadaveri delle creature della Strega. Alcuni si muovevano ancora, gemevano, supplicavano, chiedevano la misericordia, ma nessuno era in grado di rialzarsi.  

Anna continuava a non sentire niente, se non il freddo della pietra.

 

***

 

Passò del tempo. Forse pochissimo o forse un’eternità. Anna non avrebbe mai saputo dirlo.

- Susan! Che orrore... ci sono dei topi! Camminano sopra il corpo di Aslan! - stava dicendo Lucy, con la voce rotta dal pianto.

- Lucy, no... non è come sembra. Guarda. Non vogliono fargli del male. Sembra stiano... rosicchiando le corde.

- Vogliono liberarlo.

Sollevò leggermente il capo. Aveva appoggiato la fronte contro la spalla di Elsa e le sue braccia circondavano il corpo di pietra. Socchiuse le palpebre e le sembrò che il mondo fosse più chiaro. Non era più inondato di sangue. Ma era gelido. E il gelo pareva essersi infiltrato tra i vestiti, sotto la pelle fino a raggiungere le ossa.

Avvertì le dita di una mano che la sfioravano. – Anna?

Non si mosse. La voce di Susan cercava di essere delicata, di aprire una breccia senza essere invasiva.

- Anna... io, ecco...

Anna sollevò la testa e osò posare lo sguardo sul viso di pietra di sua sorella. Si scostò quel tanto che bastava per vederla bene.

“Tu sei la mia famiglia, Anna. Sei l’unica famiglia che ho. Non importa se non sei come me... Perché sei parte di me”.

Sembrava che glielo avesse detto almeno un’eternità prima.

“La sera del matrimonio... mi hai detto che non sei più riuscita a smettere di guardarmi. Era vero?” .

“Lo era. Ci ho provato, a non guardarti... ma non ho potuto”.

Adesso udiva anche il suono di voci in avvicinamento. Molte voci. Probabilmente l’esercito di Aslan accampato lungo la riva del fiume si era reso conto che era accaduto qualcosa.

- Fa... molto freddo – commentò Lucy. Era ancora presso la Tavola di Pietra e osservava il corpo del leone. Le corde che legavano le zampe e quelle che gli chiudevano le fauci erano state... rosicchiate. La bambina le prese e le gettò a terra. Con rabbia. Poi posò una mano sul corpo di Aslan.

- Gli altri stanno arrivando – mormorò Susan, volgendo lo sguardo verso il bosco.

- Aslan... Aslan potrebbe aiutare Elsa, se solo... se solo non fosse...

Morto. Aslan era morto, quindi non poteva aiutare più nessuno.

Allora Anna, con il viso bagnato di lacrime, si avvicinò di più al volto di Elsa e le posò un bacio sull’angolo delle labbra. Un bacio leggero.

Per un secondo non accadde niente.

Per un secondo Elsa le parve sempre uguale.

Poi apparve una striscia dorata lungo il braccio destro. Una striscia dorata che si allargò e allungò, guizzando sul corpo di pietra. La luce si espanse e investì in pieno Susan, che alzò un braccio per proteggersi gli occhi e, indietreggiando, perse l’equilibrio.

Lucy si lasciò sfuggire un gridolino di sorpresa. – Cos’è successo, Susan?!

- Non ne ho idea!

Anche Anna aveva chiuso gli occhi quando la luce era esplosa e non appena li riaprì si rese conto di cosa fosse successo.

- Elsa?

Sua sorella batté le palpebre alcune volte. Qualche ciocca di capelli biondi dondolava ancora ai lati del suo viso. Elsa si guardò le mani. Si guardò intorno come chi non ha idea di dove si trova né di cosa sia accaduto. L’ultimo ricordo che aveva erano le sue dita che diventavano di pietra. E il ghigno sprezzante della Regina Jadis. La grande folla demoniaca.

Poi i suoi occhi trovarono quelli di Anna.

- Elsa! Sei... sei di nuovo... beh, sei di nuovo Elsa! In carne ed ossa... tu... – iniziò a farfugliare. E le gettò le braccia al collo.

- Che cosa... che cosa hai fatto? – chiese Elsa, sbalordita. Nel separarsi da lei, osservò il suo viso bagnato di lacrime. Le toccò anche le braccia e le spalle, come se volesse assicurarsi subito che non fosse ferita.

- Ha fatto una magia – intervenne Lucy. Anche la bambina aveva pianto. I suoi occhi scuri erano arrossati e gonfi. – Come Aslan al castello con le statue! Ha fatto una magia! Le hai dato un bacio magico!

- Io credo fosse... – cominciò Anna, senza staccare lo sguardo dal volto di Elsa.

In quel momento parte dell’esercito di Aslan, guidato da Peter, uscì dal bosco entrando nella radura. Peter impugnava la sua spada e correva davanti a tutti, chiamando a gran voce Susan e Lucy. Dietro di lui veniva Edmund. Poi fauni, ninfe dei boschi, nani e lupi. Tumnus, l’amico di Tasch, vide Aslan disteso sulla Tavola di Pietra e gettò a terra la sua arma, mettendosi le mani nei capelli. Tasch lo seguiva; aveva con sé un piccolo scudo, una spada corta e il suo petto era protetto dalla cotta di maglia.

Le voci ruppero il silenzio che precedeva l’alba e si scatenò il caos.

- Cos’era quella luce? – domandò Edmund.

- Susan, Lucy... state bene? Cos’è accaduto ad Aslan? – Peter aiutò Susan ad alzarsi in piedi. Atterrito, fissò il corpo del leone. Poi spostò gli occhi sui vari corpi sparsi sul prato. Il lupo trafitto da Anna, diversi uomini con la testa di toro colpiti dalle frecce di Susan, persino un orco con la boccaccia spalancata a mostrare le lunghe zanne.

- Lui... lui ha... – prese a dire Susan.

- La Strega! La maledetta Strega! – urlò un nano.

- Dov’è? Dov’è andata?

- Cos’è questa barbarie? Come ha osato?

- La Strega ha tradito Aslan! L’ha attirato qui e poi l’ha ucciso!

- Vendetta! Inseguiamola!

- No! – Susan cercò di fermare quel tafferuglio. – No, non è andata così. Faceva parte... dell’accordo.

- Quale accordo? – mormorò Peter. – Aslan e la Strega avevano un accordo? Cioè, io... sapevo che avevano discusso a lungo quando lei ha chiesto udienza...

- Ditemi che non l’ha fatto per salvarmi – Edmund afferrò il fratello per un braccio. Era improvvisamente paonazzo. Sembrava invecchiato di colpo. – Ditemi che non l’ha fatto per...

- Edmund... lui non aveva scelta – intervenne Susan. – Non poteva lasciare che tu morissi. Né che Narnia venisse distrutta dalla Grande Magia.

Mentre Susan spiegava ciò che era accaduto, Elsa continuava a stringeva a sé la sorella. Quando aveva capito che l’incantesimo di Jadis si era abbattuto su di lei e che non avrebbe potuto sfuggirgli, il suo ultimo pensiero era stato per Anna. Era sicura che, una volta trasformata in una statua di pietra, non ci sarebbe stato modo di tornare indietro. Aslan avrebbe potuto aiutarla, ma era morto.

Si era dimenticata della magia più potente di tutte.

- Elsa... io credevo davvero che tu non saresti... no, forse no. Voglio dire, forse non ho mai pensato che non ne saresti uscita... ecco, in realtà non ricordo più bene cos’ho pensato, è successo tutto troppo in fretta.

Elsa l’attirò ancora più vicina e le posò un bacio sulla fronte. Anna chiuse gli occhi, stringendole i polsi.

- Ho... ho combinato un disastro. – ricominciò Anna. – Ho lasciato la spada da qualche parte e ho... ucciso uno di quei lupi. L’ho proprio trafitto. Voleva mangiarmi ed io l’ho trafitto. Non ho mai fatto niente di simile ad un lupo. In realtà non ho mai fatto nulla di simile a nessuno. È stato orribile. La spada era tutta sporca di sangue...

- Anna – la interruppe Elsa. – Non importa. Lui ti avrebbe uccisa.

- Oh... sì, l’avrebbe fatto di certo. E anche gli orchi.

- Sei sicura di non essere ferita?

C’era del sangue sui vestiti di Anna, ma non era suo. Apparteneva tutto al lupo. Si sentiva solo un po’ indolenzita. Le sorrise, scuotendo la testa.

La striscia rosa che già tingeva l’orizzonte diventò color dell’oro e dove mare e cielo si incontravano apparve il bordo del sole. I primi raggi sfiorarono la collana di Anna e la stella d’argento mandò un barbaglio lucente.

Elsa stava per aggiungere qualcosa, ma un rumore fortissimo spezzò le sue parole e zittì il vociare concitato che aveva riempito il luogo. Un crack fragoroso, come di un lastrone che si spacca in due costrinse Peter e le creature arrivate con lui a voltarsi verso la Tavola di Pietra. Edmund era inginocchiato a terra, borbottava fra sé e sé con la testa fra le mani, ma quando sentì il fracasso sollevò il capo di scatto. Elsa ed Anna si girarono con tutti gli altri.

- Che sta succedendo? – domandò Anna. – Non riesco a vedere.

Nella luce dell’alba sembrava tutto molto diverso. I raggi del sole scintillavano sulle lame delle spade e sulle armature, le ombre si erano ritirate, i colori erano mutati, il gelo maligno portato dalla presenza della Strega Bianca si era dissolto; quindi occorse un istante a tutti quanti per rendersi conto di ciò che era accaduto.

La Tavola di Pietra si era spezzata in due. E il corpo del leone era sparito.

- Dov’è... dove diavolo è finito? – esclamò Peter, impallidendo. Stringeva ancora la sorella Susan, mentre Lucy si aggrappava al suo mantello, nascondendovi il viso.

- L’hanno portato via! – gridò un nano dell’esercito. – Hanno rubato il corpo!

- Chi ha rubato il corpo? – chiese Tasch. I suoi capelli rossi sparavano in varie direzioni. – Io non ho visto nessuno!

- Una magia... – mormorò Susan. – Questa deve essere un’altra magia.

- Lo è – confermò una voce calma alle loro spalle. – È una grande magia, mia cara.

Era proprio là, luminoso nella luce nascente.

Aslan sembrava anche più grande di come lo ricordavano, più maestoso, più nobile. Agitava la coda e scuoteva la folta criniera dorata. Piegò le zampe e spiccò un balzo, atterrando su ciò che restava della Tavola di Pietra e osservando i presenti con i suoi occhi lucenti.

- Aslan! – gridò Lucy, fissando il leone impaurita e felice al tempo stesso. – Ma...

- Com’è possibile? – esclamò Anna. – Non... era morto. Io l’ho visto. L’abbiamo visto. Insomma, era là... voglio dire, non che desiderassi che restasse morto, ma... lo era!

- Era forse un’illusione? – domandò Elsa, stringendo la mano della sorella e guardando Aslan come se fosse un’allucinazione.

- Nessuna illusione – spiegò Aslan, riportando il silenzio. I membri del suo esercito avevano iniziato a mormorare, a lanciare esclamazioni di sorpresa e paura. Ora si raggrupparono intorno alla Tavola di Pietra. – Si tratta di qualcosa che nemmeno Jadis conosceva. Lei sapeva della Grande Magia, che risale all’alba dei tempi. Ma non sapeva di ciò che si celava dietro di essa, nelle tenebre più profonde.

- Cioè? – volle sapere Anna, sentendosi molto confusa.

- Esiste una magia più grande, che risale a prima dell’alba dei tempi. Se qualcuno si offre al posto del traditore, una vittima volontaria e innocente, allora la Tavola di Pietra si spezza al sorgere del sole e chiunque si sia sacrificato ritorna indietro.

- È bellissimo... sì, è bellissimo, Aslan! – disse Lucy, meravigliata.

Ad Elsa non parve solo bellissimo, ma anche inquietante. Aveva sentito dire che c’erano cose che nemmeno la magia poteva fare. Come riportare in vita i morti. Cambiare il passato. Forzare qualcuno ad innamorarsi. Aveva già assistito alla rottura di una di quelle regole. Lei era venuta dal passato. L’urna in cui era rinchiusa si trovava nella stanza sotterranea del castello di Tremotino, prima che Emma e il pirata, caduti in un vortice temporale, la portassero nel loro presente, a Storybrooke, insieme alla donna che Emma aveva salvato. E sapeva che Tremotino stesso era tornato indietro, ma il prezzo era stato la vita del suo unico figlio.

- Questa magia... – cominciò Elsa. – Avrà delle conseguenze? So che la magia ha sempre prezzo, Aslan.

- Quello che dici è vero – ammise il leone. – La magia ha un prezzo. Questo incantesimo viene da prima dell’alba dei tempi. È un incantesimo che contrasta la Grande Magia. Ma come tutte le magie potrebbe avere delle conseguenze, per questo dobbiamo uccidere la Strega.

- Perché è colei che ti ha ucciso?

- Per questo. E perché non abbiamo scelta. Se sopravvive e ci sfugge, getterà una nuova maledizione prima o poi. O finirà col distruggere Narnia.

Tutti i membri dell’esercito si inginocchiarono al cospetto del leone e di quella magia così antica. Anche Peter e le sue sorelle si inginocchiarono. Edmund, che era già in ginocchio, fissava Aslan come se ancora non potesse credere ai suoi occhi.

- Aslan... quello che hai fatto per me è... è... – Non trovava il termine adatto. Annaspò, ma alla fine tacque.

- Non preoccupartene, figlio di Adamo. Tutto è finito. O meglio, è finita questa parte. Il resto... quello che ci aspetta finirà presto, ma dobbiamo muoverci.

Molti levarono le armi in aria e si dichiararono disposti a fare qualsiasi cosa fosse il loro potere per ritrovare la Strega.

- I lupi e i cani da caccia troveranno le tracce lasciate da Jadis e noi le seguiremo. Chiamate il resto dell’esercito. – disse Aslan. – Peter...

- Vado Aslan.

- Anna...

Sorpresa che Aslan stesse rivolgendo la parola proprio a lei, Anna sussultò. – Sì?

- Prendi la tua spada. E ripuliscila. Un cavaliere deve farlo sempre – La voce del leone era più severa, ora.

Anna arrossì d’imbarazzo, vedendo la lama lucente così sporca di sangue. Tuttavia il tono di Aslan la stizzì e non poco. – Beh, io... sapete, non avevo tempo di ripulire la spada. Mia sorella era appena stata trasformata in una statua! Non ho pensato a quanto fosse sporca la spada né ho pensato... non ho pensato e basta, ecco.

Alcuni aggrottarono le sopracciglia, guardandola come si guarda chi ha appena commesso una grave imprudenza. Forse si era rivolta ad Aslan con un tono un po’ troppo brusco.

- Lo so, Anna – rispose il leone. – E lo comprendo. Ma non te ne dimenticare più. Oggi hai dimostrato molto coraggio. Il coraggio di un cavaliere. Hai salvato anche tua sorella, usando una delle magie più antiche del mondo. Il vero amore.

- Sì, ecco, io... – Anna, con la fronte aggrottata, si diresse verso il punto in cui aveva lasciato la spada e la raccolse.

Edmund strappò parte della stoffa del suo mantello perché lei potesse ripulire l’arma.

 

***

 

Poco dopo Aslan e Peter disposero l’esercito e si prepararono a marciare contro la Strega Bianca.

I segugi, le volpi e i lupi erano davanti a tutti e si davano da fare con i nasi per trovare le tracce di Jadis e delle sue creature demoniache. Inizialmente non riuscirono a mettersi d’accordo. Annusavano il terreno in varie direzioni, camminavano per un breve tratto e poi tornavano indietro. Discutevano fra di loro, a volte ringhiavano l’uno contro l’altro.

Infine un grosso segugio mandò un latrato e invitò i compagni a seguirlo. Gli altri annusarono la pista e poi si lanciarono dietro al compagno. Gli animali più veloci corsero a più non posso, mentre il resto dell’esercito cercava di star loro dietro come meglio poteva.

Il gigante Fracassone, che aveva sfondato il cancello nel cortile della Regina, chiudeva il gruppo, girando la testa enorme da una parte e dall’altra; si portava una mano alla fronte per scrutare meglio l’orizzonte. La terra tremava ogni volta che faceva un passo avanti.

- Mi raccomando – disse Aslan, ad un certo punto. Portava Susan e Lucy sulla sua groppa. Aveva riacquistato in pieno le forze e la sua espressione era dura, concentrata. Gli occhi scintillavano mentre osservava i volti degli umani. – Non avvicinatevi troppo alla Strega finché ha ancora la sua bacchetta. Non affrontatela direttamente o vi ridurrà ad un mucchio di inutili statue. Lasciatela a me. Ci penserò io. Al momento giusto saprò colpirla.

Nessuno ebbe niente da ridire.

- Elsa... dovrai aiutarci con il tuo potere. Ma stai attenta a restare lontana dalla Strega.

- Sì, lo farò – rispose Elsa. In realtà non aveva nemmeno bisogno che Aslan sottolineasse quel fatto. Era stato imprudente da parte sua cercare di affrontare Jadis alla Tavola di Pietra. Si era avvicinata troppo, pensando di poter essere più veloce della sua bacchetta magica, ma l’aveva pagata cara.

- Ehm... – prese a dire Anna. – So che forse non dovrei chiederlo adesso... insomma, stiamo per affrontare un gruppo di creature mostruose e una Strega che si diverte a trasformare le persone in pietra e con la quale sono già molto arrabbiata per quello che ha fatto a mia sorella...

- Chiedi pure, Anna – la interruppe Aslan.

- Beh, grazie. Mi stavo domandando se c’è un modo per... lasciare questo posto. Per tornare a casa nostra, ad Arendelle. Perché io e mia sorella dovremo tornare... dopo questa battaglia e se saremo ancora vive... ma lo saremo, certo.

- C’è, Anna. Ci ho già pensato.

- L’armadio? – chiese Lucy. – Noi siamo venuti da lì. Dall’armadio.

- No, Lucy. L’armadio non va bene – rispose Aslan. – Porterebbe Elsa ed Anna nel vostro mondo e non è là che devono andare. Ma c’è un altro posto. Un altro passaggio. Grazie ad esso potrete tornare nel vostro mondo. – Aslan sembrava molto rassicurante. Come se non stesse per dichiarare guerra alla Regina Jadis, ma stesse considerando una questione di ordinaria amministrazione. Una cosa che aveva già fatto e che era molto semplice per lui.

- Mi piace ricevere belle notizie prima di una battaglia – commentò Anna, guardando la sorella. – Mi aiuteranno a concentrarmi meglio.

- Li vedo! – tuonò il gigante, dietro di loro. – Vedo un sacco di... un sacco di gente in una valle poco più avanti. Vedo anche... strane cose alate. Vengono da questa parte!

Udivano un rumore, infatti. Sbattere di ali. Ma non solo. Si sentivano anche grida feroci, urla stridenti. Dapprima sembrarono distanti. Però a mano a mano che proseguivano si facevano sempre più forti.

Le strane cose alate erano le arpie di Jadis. Arrivarono lanciando strepiti assordanti e si gettarono direttamente sul gigante Fracassone. Lui sollevò la mazza per colpirle.

- A terra! – gridò Aslan.

Susan e Lucy si gettarono sul prato. Anna fece la stessa cosa, mentre Elsa si preparò a scagliare il suo potere contro le arpie.

La mazza del gigante ruppe l’ala di una di quelle creature mostruose. L’essere con la testa di una donna e il corpo di un uccello precipitò rovinosamente, la bocca aperta in un grido, l’ala rimastale che si agitava, frenetica, le zampe che cercavano di afferrarsi a qualcosa.

Nel frattempo l’altra arpia tentò un nuovo attacco, questa volta contro l’esercito di Aslan. Peter si scansò, gettandosi a terra con gli altri e trascinando Edmund con sé. Anna avvertì chiaramente lo spostamento d’aria causato dalle sue ali.

Elsa si alzò in piedi e liberò un’ondata di potere che investì in pieno la creatura. Quella mandò un urlo da spaccare i timpani e cadde, il gelo che già si propagava sul suo petto. Non appena toccò il suolo alcuni nani, armati di asce da taglialegna, si avventarono sul corpo e lo fecero a pezzi. Anna vide il sangue impiastricciare le loro facce barbute.

- Dannato essere malefico, eccoti accontentata – disse uno di loro, dando un ultimo colpo d’ascia.

Peter era bianco come ricotta. Anna non vedeva ciò che restava del corpo dell’arpia ed era meglio così.

- Toglietela da lì. – ordinò Aslan. - Lucy, tu non guardare.

Un centauro andato in avanscoperta tornò indietro al galoppo, con la spada in pugno. – Aslan... Peter, mio signore... la Strega Bianca ha un esercito molto, molto numeroso. Sono stanziati nella valle e ci stanno aspettando. I nostri lupi sono già schierati sulla collina. Si preparano ad attaccare.

- Porta con te i centauri e gli unicorni. Prepara la prima carica. Noi saremo dietro di te. Peter, Edmund... andate con loro. Ricordatevi ciò che vi ho detto: non avvicinatevi troppo alla Strega.

Peter annuì. Edmund aveva un’aria risoluta, ma ad Elsa sembrò più che mai un ragazzino inesperto, allo sbaraglio.

- Aslan... sei sicuro che...? – cominciò a dire Elsa. Stava per dire ad Aslan di lasciarla andare avanti. Quei ragazzi le sembravano assurdamente giovani. Non avrebbero dovuti trovarsi lì. Erano più piccoli di Anna. Per non parlare di Susan che, per quanto fosse brava con arco e frecce, doveva avere al massimo tredici anni.

- Peter è il re supremo. Come tale deve essere in prima linea, a guidare l’avanzata – spiegò Aslan. – Ma se lui non vorrà andare...

- No – intervenne Peter, immediatamente. Estrasse la spada dal fodero. Suo fratello lo imitò. – No, ci vado.

 

***

 

 

Angolo autrice:

Buongiorno e... chiedo umilmente perdono per averci impiegato così tanto ad aggiornare. Purtroppo c’è stata una scena che mi ha dato del filo da torcere quindi ci ho messo un po’.

Qualche precisazione, come sempre:

Ovviamente, rispetto al romanzo, alcune cose sono cambiate, per esempio la battaglia davanti alla Tavola di Pietra dopo il sacrificio di Aslan. Nel romanzo non avviene niente del genere, ma la presenza di Anna ed Elsa rimescola le carte, diciamo così.

 
La scena in cui Elsa rimane pietrificata ed Anna la salva con il bacio del vero amore è un rimando a Frozen. Solo al contrario.


   
 
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