Videogiochi > DRAMAtical Murder
Ricorda la storia  |      
Autore: ItalianDork    03/05/2015    1 recensioni
… Aspetta.
Questo gli faceva venire in mente qualcosa.
Qualcosa che forse gli avrebbe finalmente permesso di far stare zitto e buono il moccioso, e magari anche infastidirlo.
“A proposito…” cominciò, mentre un sorriso sornione che gli si dipingeva sulle labbra. “… Prima, all’intervista, Clear aveva ragione?”
“Di che parli?” domandò Noiz, assottigliando gli occhi in un’espressione confusa e sospettosa allo stesso tempo.
“Ti piace qualcuno?”

Ambientato in quel meraviglioso universo in cui Aoba è rimasto single, Mink è rimasto a Midorijima e Ren è rimasto nel corpo di quel batuffoloso volpino blu, ovvero lo stesso in cui si può supporre abbia avuto luogo quello speciale del primo Aprile.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Koujaku, Noiz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note dell’autrice: Wow, penso che questa sia la prima fanfiction prettamente KouNoi/Noijaku/questacoppiahamillemilanomi del sito. Mi sento quasi onorata, haha. 
Ambientato in quel meraviglioso universo in cui Aoba è rimasto single, Mink è rimasto a Midorijima e Ren è rimasto nel corpo di quel batuffoloso volpino blu, ovvero lo stesso in cui si può supporre abbia avuto luogo quello speciale del primo Aprile (eccolo: http://dramacdtranslations.tumblr.com/post/78227613254/dramatical-murder-re-connect-april-fools-drama ).
Enjoy~
(Q&A sta per Questions and Answers, ovvero Domande e Risposte)
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
                                                                                                   Q&A


Alla fine del pomeriggio, Koujaku si ritrovò a pensare che essere intervistati in radio era sicuramente… interessante.
Se per interessante si intendeva ‘terribilmente imbarazzante’ e ‘accettare è stato sicuramente un lapsus di masochismo’, ovviamente.
Non tanto per l’attività in sé (a parte quando gli erano state mandate avances in diretta, ma quello era solo vagamente distante dalla sua realtà quotidiana, quindi poteva sopportarlo senza fatica), quanto per la compagnia; certo, anche Aoba e Mizuki erano lì, e Clear, alla fin fine, era anche una presenza piacevole, per quanto stramba, ma quegli altri due…
Non sapeva se fosse peggio Mink col suo mutismo e ostentato disprezzo per ciò stava accadendo o Noiz, con quella sua irritante attitudine da moccioso viziato e menefreghista e quella sua passione smodata per il dargli sui nervi-
Be’, tutto sommato, sapeva quale fosse il peggiore fra i due.
E anche solo pensare alla questione gli faceva venire voglia di una sigaretta.
Dopo quella che gli sembrò una ricerca infinita fra i corridori labirintici della stazione radio, riuscì finalmente a trovare una porta che dava all’esterno; in teoria, si trattava  di un’uscita di emergenza che dava su una rampa di scale metalliche sul fianco dell’edificio, da usarsi in caso d’incendio, ma, in assenza di verande, e poiché provare a salire sul tetto gli sembrava esagerato, sarebbe andata più che bene per fumare.
Si portò una sigaretta fra le labbra con una mano e girò la maniglia della porta con l’altra, ma, quando alzò gli occhi, la vista che lo accolse gli fece quasi tranciare il filtro coi denti.
Il moccioso era lì, appoggiato con i lombi contro alla ringhiera, le gambe incrociate all’altezza delle caviglie e la schiena incurvata dalla posizione chiaramente non confortevole, intento a fare chissà cosa con il suo coil.
Per un breve istante l’idea di andarsene senza voltarsi lo sfiorò, ma, prima che potesse anche solo pensare di considerare seriamente l’opzione, Noiz aveva già girato la testa nella sua direzione.
“Ehilà, vecchio.” Disse in tono neutro.
Koujaku a questo punto realizzò di avere tre opzioni: andarsene davvero (dando però l’impressione di star scappando), sbattere la testa del moccioso che lo aveva appena insultato con nonchalance contro la ringhiera (rischiando però l’arresto e, forse peggio, i rimproveri di Aoba) o calmarsi, ignorarlo e fumarsi la sua sigaretta (di cui ora aveva bisogno più che mai).
Prendendo la sua decisione e provando a concentrarsi su pensieri positivi, Koujaku sbuffò dal naso e rilassò la mascella, per poi accendere la sigaretta che gli penzolava ancora dalle labbra e compiere i pochi passi che lo separavano dall’altro lato della ringhiera, appoggiandovi i gomiti.
“E’ buona abitudine rispondere ai saluti.” Gli giunse immediatamente la voce di Noiz, facendogli alzare gli occhi al cielo mentre faceva un primo tiro.
“Ed è buona abitudine non salutare con insulti, ma tu te ne freghi.” Gli disse di tutto rimando.
“Oh, ma quello non era un insulto.” Affermò Noiz, senza scollare gli occhi dallo schermo olografico davanti a lui, ma con un ghigno che cominciava chiaramente a tirargli gli angoli della bocca. “Era semplicemente constatare un fatto.”
Koujaku girò di scatto la testa nella sua direzione, e se gli sguardi potessero uccidere, il moccioso sarebbe morto in quel preciso istante.
“Piccolo-” cominciò, prima di riuscire a radunare tutta la propria forza di volontà e fare un altro tiro, deciso a proseguire nell’intento di ignorare l’irritante presenza alla propria destra. “Sappi solo che non ti ho già sbattuto la testa contro il muro perché rischio il carcere.”
“O forse rischi solo di rendere triste Aoba.”
A quelle parole, Koujaku rischiò seriamente di strozzarsi con il fumo come un adolescente alla sua primissima sigaretta, prima di voltarsi nuovamente verso di Noiz con uno sguardo furibondo tanto quanto quello precedente, ma molto più calmo.
“Cosa stai implicando, esattamente?” gli sputò contro.
“Io? Proprio nulla.” Noiz sembrò accigliarsi per un secondo, per poi ghignare di nuovo e spostare il suo sguardo dallo schermo agli occhi del Ribster. “O forse dovrei?”
Koujaku aprì la bocca per dire qualcosa, ma ancora una volta si costrinse a contenersi, artigliando la ringhiera e aspirando così a fondo dalla sigaretta da consumarne almeno un centimetro in un tiro solo, provando a ignorare il prurito che gli aveva preso le mani e rischiava di salirgli alla testa.
Decise di non prestare più la minima attenzione al moccioso, per non dargli nemmeno la soddisfazione di una risposta. Che pensasse pure che era un debole a temere i rimproveri di Aoba, che cominciasse pure a sospettare che provasse attrazione per il ragazzo dai capelli blu, se era così acuto da intuire ciò che aveva prima negato a sé stesso e poi nascosto con cura per tutti quegli anni, come il suo ghigno sembrava implicare: l’assenza di una reazione evidente non avrebbe fatto altro che far rimanere quel dubbio tale.
Ci fu un silenzio teso e totale per diversi secondi, prima che Noiz sbuffasse e tornasse a qualsiasi cosa stesse facendo in precedenza, dando finalmente a Koujaku l’opportunità di finire la propria sigaretta in santa pace.
All’inizio, la calma era rilassante, soprattutto vista la limpidezza del cielo e il panorama effettivamente discreto di cui poteva ora poteva godere senta interruzione, ma i secondi cominciavano a pesare gli uni sugli altri addensandosi in minuti, e guardare le stesse cose per troppo tempo diventava facilmente noioso, quindi Koujaku si trovò ben presto a fissare l’unica altra cosa che aveva a disposizione su quella spoglia scala antincendio: il moccioso.
Doveva ammettere che era anche tollerabile, quando teneva la bocca chiusa e non provava ad scorgere gli angoli più reconditi della sua mente con quello sguardo penetrante (anche se di questo non aveva certamente paura: era diventato molto bravo a nascondere i recessi della sua anima, nel corso degli anni, dato che erano solo loro ciò che voleva davvero nascondere); certo, i suoi abiti erano un pugno negli occhi, aveva la faccia piena di metallo e da quel poco che riusciva a vedere dei suoi capelli era chiaro che una pettinata non gli avrebbe fatto male, ma quelle erano cose sopportabili, al contrario della sua personalità; in effetti, se qualcuno gli avesse dato degli abiti decenti e una spazzola, la situazione sarebbe stata istantaneamente migliore, si sarebbe anche potuto sorvolare sui piercing, che in effetti non erano poi così male, soprattutto ora che riflettevano la luce blu dello schermo olografico in un modo vagamente inquietante, ma anche affascinante nel suo essere una visione poco comune.
Persino i suoi capelli non erano brutti, si scopri a pensare Koujaku; erano un colore insolito, biondo fragola, e sembravano anche morbidi al tatto- il Ribster si trovò improvvisamente a tossire a causa del fumo che gli era andato di traverso per l’orrore non appena aveva realizzato esattamente su cosa stesse ragionando.
Questo, sfortunatamente, non passò inosservato a Noiz, che alzò lo sguardo verso di lui e fece un sorrisetto.
“Sì, lo so, sono troppo mozzafiato per te e i tuoi vecchi polmoni stanchi e malandati.” Commentò.
… Va bene, questo superava ogni limite.
Poteva sopportare gli insulti.
Poteva sopportare le insinuazioni nei confronti di lui e Aoba.
Ma gli insulti e le insinuazioni nei confronti di lui e il moccioso erano decisamente troppo.
Con un gesto secco buttò quello che era rimasto della sigaretta a terra e mosse un passo verso di Noiz, che si limitò a chiudere lo schermo e incrociare le braccia al petto, continuando a fissarlo con lo stesso ghigno stampato in volto anche quando Koujaku lo afferrò per il colletto.
“Qual è il tuo problema, sottospecie di germoglio di soia?” gli chiese quest’ultimo, provando a mantenere la voce calma e riuscendoci solo in parte.
“Hah? Io non ho nessun problema, sei tu che mi stavi fissando, vecchio.” Ribatté il ragazzo, con una leggera sfumatura di rabbia nel tono della sua voce. “E chiamami ancora così e ti spacco la faccia.”
“Dubito che un Rhymer come te riuscirebbe anche solo a dare un pugno decente…” commentò a questo punto Koujaku, felice di averlo smosso almeno un po’.
Alle parole dell’uomo, Noiz aggrottò le sopracciglia e contrasse la mascella, per poi allontanarlo da sé con una spinta forte e improvvisa, essendosi chiaramente dimenticato per un secondo della precarietà della posizione in cui si era appoggiato contro alla ringhiera, in quanto l’istante seguente si ritrovò a traballare per la mancanza di equilibrio dovuta al contraccolpo, inclinandosi pericolosamente verso il vuoto alle sue spalle.
Vedendo la scena di fronte ai suoi occhi e sentendo il cuore saltargli in gola alla realizzazione che il ragazzo non sarebbe riuscito ad aggrapparsi a nulla in tempo, Koujaku reagì d’istinto e si sporse in avanti, riuscendo ad afferrare la cravatta di Noiz e a tirarlo nuovamente in piedi dalla posizione quasi orizzontale in cui era finito; la preoccupazione e la paura (perché era proprio questo ciò che aveva provato al pensiero di veder morire quello stupido, irritante, sconsiderato ragazzino, per quanto lo avrebbe dovuto odiare), tuttavia, lasciarono ben presto posto alla rabbia, non appena si accorse dell’espressione noncurante, se non addirittura vagamente imbronciata, sul viso di Noiz.
“Non eri obbligato a farlo…” mugugnò quest’ultimo, quasi stesse parlando più a sé stesso che con qualcun altro.
“Ma cosa cazzo ti passa per il cervello?! Si può sapere dov’eri quando distribuivano il buonsenso?!” gli ringhiò contro Koujaku, strattonandolo per la cravatta e non curandosi dell’eventualità di asfissiarlo; dopotutto, se lo sarebbe anche meritato.
“Probabilmente in camera mia.” Si limitò a rispondere Noiz, con quel suo ghigno nuovamente stampato in faccia, ma senza guardarlo.
Koujaku voleva prenderlo a testate. Davvero.
Eppure, c’era qualcosa nel modo in cui l’aveva detto che gli fece decidere che era meglio non aggredirlo ulteriormente e lasciar perdere l’argomento, quindi gli lasciò andare la cravatta con un sospiro e si strinse il ponte del naso.
“Senti, tu hai un bisogno disperato di uscire. Quanti anni avrai, venti?” cominciò, solo per venire subito interrotto da Noiz, intento a riattaccare la spilla che si era staccata dalla sua cravatta a causa degli strattoni.
“Ne ho diciannove.” Puntualizzò.
“Ancora peggio!” esclamò Koujaku, cominciando ad esasperarsi per il comportamento petulante dell’hacker. “Esci, fai un giro col tuo team, trovati degli amici, cerca una ragaz-”
… Aspetta.
Questo gli faceva venire in mente qualcosa.
Qualcosa che forse gli avrebbe finalmente permesso di far stare zitto e buono il moccioso, e magari anche infastidirlo.
“A proposito…” cominciò, mentre un sorriso sornione che gli si dipingeva  sulle labbra. “… Prima, all’intervista, Clear aveva ragione?”
“Di che parli?” domandò Noiz, assottigliando gli occhi in un’espressione confusa e sospettosa allo stesso tempo.
“Ti piace qualcuno?”
Seguirono alcuni secondi di silenzio totale, prima che Noiz sbuffasse e rivolgesse lo sguardo al proprio coil, probabilmente deciso a riprendere qualsiasi cosa stesse facendo prima.
“Fatti i cazzi tuoi.” Si limitò a rispondere in tono piatto.
A questo punto, il sorriso di Koujaku avrebbe fatto invidia allo stregatto, quando si avvicinò ulteriormente e appoggiò l’avambraccio sulla spalla di Noiz, gustandosi il vantaggio che ora aveva sul ragazzo.
La vendetta era dolce.
“Allora è vero! Chi è?” insistette.
“Quale parte di ‘fatti i cazzi tuoi’ è così difficile da capire, pezzo da museo?” continuò a ignorare le sue domande l’altro, aprendo uno schermo olografico.
“A me puoi dirlo, sai?”
“Ti serve un apparecchio uditivo o cosa?”
“Non essere timido!” esclamò Koujaku, dandogli una pacca forse un po’ troppo forte sulla schiena (non che non se la meritasse, dopo quel commento). “Chi è la fortunata?”
Finalmente, Noiz chiuse lo schermo (su cui, come Koujaku aveva avuto modo di constatare, l’hacker stava semplicemente facendo un qualche gioco) e rivolse lo sguardo verso il suo interlocutore.
“Cosa ti fa presupporre che sia una ragazza?” domandò a sua volta.
… Okay, questo era imbarazzante.
Non che la cosa infastidisse Koujaku (sarebbe stato un vero e proprio ipocrita, nonché un individuo nel pieno della fase di rifiuto, visto il modo in cui lui stesso aveva fatto più di un paio di pensieri su di Aoba), ma presuppore in quel modo, magari anche facendo sentire qualcun altro giudicato… No, quello non gli sembrava giusto, e averlo appena fatto lo imbarazzava terribilmente.
“Ah… Uh… Vuoi dire che… Ecco…” cominciò, sventolando una mano in un gesto vago.
“Mi piacciono i ragazzi?” terminò per lui Noiz, girando la testa nella sua direzione. “Già.”
“… Ah.”
“…”
“… Scusa, devo averti messo a disagio.” Disse infine il Ribster, grattandosi il retro della testa.
Noiz sbatté le palpebre e alzò un sopracciglio, confuso.
“E perché dovrebbe importarti…?” chiese.
“Senti, si chiama ‘buona educazione’. E’ il minimo, per una persona civile.” Sospirò Koujaku, sempre più esasperato dal comportamento di Noiz. Dov’era cresciuto, in una foresta coi lupi?
In effetti, però, non aveva mai menzionato la sua famiglia… Forse avevano qualcosa a che fare col modo in cui si comportava?
Koujaku scosse la testa, deciso a non lasciarsi trasportare troppo dai suoi pensieri (e preoccupazioni, per quanto odiasse ammetterlo); dopotutto, questo non era certamente né il luogo, né il momento adatto per pensarci, soprattutto quando aveva un vantaggio così conveniente sul moccioso.
“Comunque…” ricominciò. “… Non mi hai ancora detto chi è.”
“Se è per questo, non ti ho neanche confermato di avere una cotta.” Replicò Noiz, incrociando le braccia al petto.
“Le tue parole lo hanno lasciato intendere.”
“E tu cosa sei, uno psicologo?” sbuffò il ragazzo, quasi divertito. “E, poi, cosa ti importa?”
“Sono semplicemente curioso.” Ripose Koujaku, con un’alzata di spalle piena di nonchalance. “E sono più grande di te, quindi potrei darti consigli. E’ un’offerta di cui dovresti essere entusiasta, moccioso.”
Noiz si limito a fissarlo senza dire nulla per quasi un minuto, tanto che Koujaku cominciò a pensare che non ne valesse più la pena; il gioco era bello fino a che durava a poco, ma con quella cocciutaggine si sarebbe potuti andare avanti per ore, quindi gli levò l’avambraccio dalla spalla con un sospiro esasperato e fece per andarsene, quando la voce del ragazzo lo bloccò.
“Forse hai ragione.” Disse con molta semplicità, facendo un passo avanti e afferrando il laccio rosso che pendeva dall’ornamento che Koujaku portava al collo, attirando l’uomo così vicino a sé, che i loro nasi quasi si sfiorarono.
La mente del suddetto Ribster andò subito nel panico, provando ad analizzare e dare un senso a quello che stava succedendo (e che si stava agitando dentro di lui) e fallendo miserabilmente.
“Mo-Moccioso, che stai-” balbettò.
“Forse c’è qualcuno che mi piace.” Terminò Noiz, per poi lasciargli andare il laccio e passargli di fianco come se niente fosse, rientrando nell’edificio e lasciandosi alle spalle un Koujaku confuso, pietrificato e, per quanto in seguito lo avrebbe negato a sé stesso con feroce insistenza, avvampato.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > DRAMAtical Murder / Vai alla pagina dell'autore: ItalianDork