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Autore: Frasca94    03/05/2015    3 recensioni
Un grosso cane nero stava vagando da giorni ormai...
[...]
Subito la sua testa scattò verso l'alto, quando vide un ragazzo dai capelli scuri e scompigliati, che trascinava il suo baule di Hogwarts e che portava una gabbia per gufi vuota, crollare sul basso muretto davanti a lui, dandogli le spalle.
"James!" ruggì la voce umana dentro di lui.
Che bellissimo sogno che stava facendo... Era il primo in dodici anni.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Magnolia Crescent
 
 
 
 
Un grosso cane nero stava vagando da giorni ormai, cercando di ricordare l'unica volta in cui aveva visto quella villetta a schiera:
 
"Tranquilli, tra due minuti vi butto giù" disse il ragazzo che guidava la moto.
"Spero non letteralmente, Felpato" esclamò un ragazzo con i capelli sparati in tutte le direzioni, aiutati dall'aria che li faceva vorticare.
"Lo sapevo che dovevamo prendere una giornata di ferie" commentò la ragazza che si teneva forte al bordo del sydecar.
"Veramente sei tu che non hai voluto prenderla, Lily" puntualizzò il ragazzo dai capelli scompigliati, in equilibrio sul sellino dietro a Felpato.
Lei sbuffò, prendendo tempo per farsi venire un'idea per ribattere.
"Non è colpa mia, James, se quei due Mangiamorte sono comparsi così all'improvviso e ..." incominciò a lamentarsi lei, ma subito, sporgendosi un po', gridò: "SIRIUS! L'hai passata! Torna indietro!"
"Per le mutande di Merlino, sono tutte uguali le case nel Surrey!" cercò di giustificarsi lui, compiendo una manovra accrobatica dentro ad una nuvola e tornando così indietro.
"Rifacciamolo, dai!" propose James con un sorriso larghissimo.
"Eccola! È quella!" fece segno Lily.
"Ma come? Il giro è già finito?" Si lamentò Ramoso, come se dovesse scendere da una giostra.
Sirius atterrò sulla strada di fronte alla villetta e, una volta che si fu assicurato che in giro non ci fosse nessuno, tolse l'incantesimo di disillusione dalla sua moto.
Si fermò davanti alla casa ed aiutò a scendere Lily che, nonostante il foulard, aveva tutti i capelli spettinati.
"Li sistemerò dentro in un attimo" disse lei con un sorriso che non riusciva a mascherare la sua agitazione.
"Andrà tutto bene. Siete bellissimi" commentò il giovane, appoggiandosi alla sua moto per guardare i suoi amici.
Ramoso aveva i capelli da dopo Quiddich e il farfallino tutto storto e Lily aveva un rossore sulle guance che nascondeva le sue lentiggini e i capelli scompigliati, marchio Potter; ma insieme stavano benissimo.
"Fate i miei auguri agli sposi" esclamò Sirius con un ghigno, prima di salire in sella al suo bolide del cielo.
"Non credo che Petunia apprezzerebbe" ammise lei, incamminandosi lungo il vialetto.
"Grazie Felpato! Memorizza la via per venire a salvarmi" gli sussurrò Ramoso ridendo, prima di seguire Lily.
 
"Ed io non l'ho fatto, James!" disse una voce arrabbiata dentro di lui, scacciando quel ricordo.
Non se la ricordava proprio quella via e quella casa. E il buio della notte non lo aiutava.
Percorse varie vie tutte più o meno uguali, dove cambiavano solo i colori neutri delle villette, le forme delle cassette della posta o la posizione del vialetto, incontrando solo qualche gatto che scappava al suo arrivo.
Arrivato alla fine di un'altra via si sedette in mezzo alla strada, illuminata solo dalla luce dei lampioni.
La sua lingua ciondolava su e giù per inspirare più aria possibile, mentre i polpastrelli delle sue zampe bruciavano per aver corso tanto sull'asfalto.
Doveva riposarsi per riprendere il giorno dopo a cercare.
Individuò alla sua sinistra, dietro un basso muretto che cingeva un giardino, uno stretto vicolo vicino ad un garage, dove erano stati ammassati degli scatoloni.
Si trascinò dentro uno di questi e si accasciò esausto con il muso rivolto verso la strada principale per tenere d'occhio la situazione.
Doveva accertarsi che stesse bene, che fosse al sicuro prima di portare a termine il suo piano.
Il sonno arrivò in fretta -uno dei vantaggi dell'essere un cane- senza dargli il tempo di pensare ad altro.
 
Un rumore attirò la sua attenzione poco dopo: dei passi veloci e qualcosa che veniva trascinato.
Subito la sua testa scattò in alto, quando vide un ragazzo dai capelli scuri e scompigliati che trascinava il suo baule di Hogwarts e che portava sottobraccio una gabbia per gufi vuota, crollare sul basso muretto davanti a lui, dandogli le spalle.
"James!" ruggì la sua anima.
Che bellissimo sogno stava facendo.
Era il primo in dodici anni.
Rimase immobile per paura di svegliarsi.
Gli sarebbe bastato stare lì a guardare i capelli in disordine del suo amico, pur di non dover tornare al presente.
Ma qualcosa non andava: "Perché Ramoso è seduto triste e immobile su un muretto di notte da solo?" si chiese sconcertato.
Era tutto sbagliato. 
Quello non era James.
Non poteva essere lui: da solo, triste e abbandonato da tutti... Anche da lui.
Il sogno si trasformò nell'incubo: quello non era James, era Sirius Black in una notte di tanti anni fa. Anzi era solo Sirius che aveva fatto la sua scelta, che aveva deciso da che parte stare, che si era rifiutato di diventare Mangiamorte e che aveva trovato finalmente una vera famiglia in quella notte, quando era scappato per la prima volta da una prigione.
Ma, prima di essere salvato dai Potter, era un ragazzo solo e spaventato senza un posto dove andare, che aveva mandato il suo gufo a chiedere aiuto a James e che aveva passato i minuti più lunghi in vita sua nell'attesa di una risposta con la paura di essere rifiutato.
 
Scosse la testa, facendo oscillare le orecchie, come per scacciare quel sogno, e si accorse di avere già gli occhi aperti.
Ramoso era ancora lì davanti a lui.
Mise subito a tacere la parte razionale sotto al pelo scuro, che lo avvertiva dell'impossibilità di quella situazione, mentre la sua coda iniziò a muoversi senza controllo.
James si mosse all'improvviso e si piegò alla ricerca di qualcosa nel suo baule.
Il grosso cane non potè più farne a meno; si alzò e uscì dal suo rifugio di cartone, avvicinandosi a lui lentamente e con passo felpato, come quando voleva fargli uno scherzo.
 
Un ricordo gli squarciò la mente, però, senza il dolore che avrebbe provato se fosse stato in forma umana: "Ecco il tuo soprannome: Felpato!".
 
Ma riportò subito la sua attenzione alla realtà, poiché Ramoso si era fermato di colpo e si era guardato, come se si aspettasse il suo agguato, prima di rimettersi a cercare nel baule.
"Lunastorta e Codaliscia devono averlo messo in guardia" pensò lui, procedendo sempre più velocemente per arrivare a lui.
Ma James si alzò e si girò verso di lui, stringendo la bacchetta.
"Maledetti i suoi riflessi da Quiddich!" imprecò mentalmente, continuando però ad avanzare nel buio verso di lui.
Felpato cercò sul suo volto il ghigno trionfante per averlo scoperto, ma, invece, lesse preoccupazione nei suoi occhi... Verdi.
Gli occhi di Lily lo trafissero e lo bloccarono come se fosse stato colpito da un Petrificus Totalis.
La sua parte umana prese il sopravvento e si maledì per essersi illuso.
I suoi occhi si inumidirono, ma i cani non possono piangere, ormai questo lo sapeva fin troppo bene.
Quello non era James, ma suo figlio, Harry. 
Harry Potter. E il suo sguardo salì alla cicatrice, prima di essere investito dal fascio di luce evocato dal ragazzo.
Felpato non si mosse, doveva parlargli e spiegargli tutto; mentre il figlio del suo migliore amico indietreggiò spaventato e cadde oltre il marciapiede, inciampando nel suo baule.
"Oh no, ha preso la grazia di sua madre!" pensò lui, amareggiato e allegro allo stesso tempo.
Si mosse per andare da lui, quando sentì un forte "BANG" e fu accecato da un'improvvisa luce lungo la strada, mentre il ragazzo era ancora disteso nel canaletto di scolo.
Così corse il più veloce possibile per tirarlo via da lì, ma, per fortuna, i riflessi di James erano stati da lui ereditati, perché da solo rotolò sul marciapiede, prima che il Nottetempo lo schiacciasse.
Felpato cambiò in fretta direzione, prima che qualcuno lo vedesse, scappando attraverso i giardini.
"Ci sarà tempo per parlare" pensò, gettando da lontano ancora un ultimo sguardo al suo figlioccio che stava salendo sul bus viola, prima di riprendere il suo viaggio per arrivare ad Hogwarts.
 
  
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