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Autore: ivi87    03/05/2015    9 recensioni
Timeline: post 7x20
Molte cose vengono accantonate o poco sviluppate dagli autori.
Due in particolare mi preme approfondire almeno un pò.
Dal testo: [ Annuisci con la gola serrata e gli occhi umidi.
Neanche immagini cosa voglia dire non ricordarsi due mesi di vita e domandarsi in continuazione cosa sia successo e vedere che nessuno ti crede...]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Una poltrona per due

 

 

La poltrona di pelle marrone culla i tuoi pensieri mentre fissi la città dalla vetrata dello studio alle due di notte.

La settimana precedente era Castle quello che non riusciva a riposare serenamente e da quello che avete scoperto insieme, ne aveva tutti i motivi.

Ma quando ti sei alzata dal letto, un’ora prima, sembrava tranquillo.

Tu no. Non sei realmente agitata o preoccupata.

Solo invasa dai pensieri.

Certe volte ti sembra che il tuo cervello non riesca mai a smettere di girare vorticosamente.

Rick è l’unico che riesce a placarlo solitamente. Lui sa infonderti calma e sicurezza.

Qualunque sia il problema che ti angustia lui ti sorride e insieme a te sistema ogni cosa.

Vorresti essere più sciolta. Vivere alla giornata. Ma sei fatta così.

Se ti succede una cosa oggi, pensi immediatamente alle ripercussioni che avrà su di te tra un anno.

Ci pensi e ci ripensi, perdendo il sonno.

Ti rannicchi stringendo al petto il libro che stai studiando per l’esame da Capitano.

“Tutto bene?”, ti volti nell’udire la voce di Castle alle tue spalle.

Ha una mano appoggiata sulla sommità dello schienale e l’altra tesa verso di te.

La afferri e ti alzi, lasciando che sia lui ad occupare la poltrona mentre tu ti siedi sulle sue gambe e la tua testa trova posto sulla sua spalla “Ora va meglio”.

“Sei preoccupata per l’esame?”, ti domanda toccando il libro che ancora hai tra le mani.

“No, manca ancora molto”, rispondi.

Restate così. Senza aggiungere altro.

Poi domandi “Tu perché non dormi?”.

“Pensieri…”, ti dice, lasciandosi sfuggire un piccolo sospiro.

Sollevi un istante la testa per guardarlo in volto.

Ti sorride lievemente.

Tu ricambi e ritorni nell’incavo del suo collo.

“Anche io”, sussurri immobile, respirando l’odore della sua pelle.

“Ma non riguardano l’esame”, afferma Castle, riprendendo le tue parole.

“No. Non sull’esame in sé. Sul diventare Capitano in generale”, ammetti per la prima volta.

Lui ti toglie il libro dalle mani e lo appoggia in terra “Mi sembravi decisa”, commenta iniziando ad accarezzarti i capelli.

“Lo ero. Lo sono”, rispondi “Non lo so…”.

“Cosa pensi?”, domanda dopo averti dato un leggero bacio sulla testa.

“Ai pro e ai contro. Non faccio altro”, spieghi “Non sono più così convinta che sia una buona idea”.

Passano altri attimi di silenzio in cui senti solo le sue dita farsi largo tra i tuoi capelli rilassando ogni tua cellula cerebrale, prima che lui ti chieda “Perché?”.

Bella domanda. È quello che stai cercando di capire, sbrogliando i tuoi pensieri.

“Non lo so spiegare”, prendi un respiro e cerchi di confidarti, cosa che per te resta ancora molto difficile da fare anche se Castle te lo rende ogni giorno più facile.

“Sento di volere un avanzamento di carriera. Non credo di essere presuntuosa a pensare di meritarlo”.

“Non lo sei affatto”, conferma lui “Però?”, ti domanda sapendo bene che ci deve essere dell’altro.

“Sarebbe un lavoro quasi completamente d’ufficio. Dovrei sottostare ai pezzi grossi del One Police Plaza come fa la Gates e mi conosci… non mi sta bene. Io devo fare quello che è giusto e non quello che mi dicono di fare. Non so scendere a compromessi quando si tratta di mettere un assassino dietro le sbarre e dare giustizia alla famiglia delle vittime”, spieghi tutto d’un fiato.

Castle ascolta in silenzio. Ti lascia parlare.

Senti solo un piccolo gemito di assenso provenire dalla sua gola e immediatamente capisci.

“Lo sapevi già, vero?”, probabilmente l’ha capito prima di te.

“Quando hai detto che volevi provare a diventare capitano ero sinceramente felice per te. Ma poi mi sono ricordato di come hai perso il posto all’FBI…”, racconta storcendo la bocca al ricordo di come ti avessero licenziata senza tanti problemi solo per aver fatto la cosa più giusta.

“Già, è esattamente quello che temo possa accadere di nuovo”, affermi “Non potrei mai chiudere un occhio, non dopo averlo vissuto sulla mia stessa pelle”.

La sua mano si sposta dai capelli e seguendone le lunghezze arriva sulla tua spalla, accarezzandola “Potrebbe anche essere che tu riesca a cambiare le cose. Riuscire a onorare le vittime e dare pace alle loro famiglie anche da dietro una scrivania. E se fai uno dei tuoi meravigliosi sorrisi ai grandi capi della polizia sono sicuro che li stenderesti tutti in un colpo solo”.

Sollevi nuovamente la testa e gli sorridi.

“Ecco, proprio di questo stavo parlando”, ti dice prima di baciarti delicatamente sulle labbra.

“Non potrò mai fare la differenza, da Capitano”, prosegui poi.

“Ma  non è da te non provarci nemmeno”, era vero anche questo.

“In ogni caso, saresti il capitano di un distretto tutto tuo, potresti fare la differenza eccome. Forse non ai piani alti del sistema ma… tutti quei poliziotti che si occupano dei casi superficialmente? Quelli di cui ti lamenti sempre e che non tengono conto di quello che provano le famiglie delle vittime… potresti essere un esempio fondamentale per loro. Avresti molto da insegnare Kate Beckett e loro molto da imparare. Tu fai già la differenza in effetti. Puoi non accorgertene ma in questi anni ho visto come sei rispettata e ammirata da tutti”, lui parla e tu lo guardi come se ti stesse dichiarando amore eterno.

Ami il modo in cui ti ama e sostiene.

Il cuore che rimbalza nel petto come se fossi ancora una adolescente ti ricorda l’altro motivo che ti fa dubitare sulla tua carriera da Capitano.

“Grazie”, rispondi alle sue parole accarezzandogli la linea della mascella “Ma non è solo per quello”.

Ti  guarda in attesa che tu prosegua, così lo accontenti “Ricordi che ti ho detto che stavo pensando all’idea di avere un bambino?”, domandi retorica.

Castle infatti annuisce vistosamente sfoggiando un sorrisone adorabile che ti fa subito ridere “Beh, pensavo che diventare Capitano fosse più sicuro e adatto ad una mamma. Ma poi ho pensato a Montgomery o alla Gates… lei trascorre pochissime ore a casa, sempre sommersa da files, programmi da redigere, budget e scartoffie varie. Per non parlare delle riunioni interminabili. Non rischierei la vita, certo, ma nemmeno riuscirei a passare del tempo con nostro figlio”, e nel sentire le parole nostro figlio sei sicura di aver visto i suoi occhi brillare.

“Anche questo è vero”, ammette annuendo leggermente “Ma io sarei un papà già collaudato che avrebbe molto tempo libero per portare il piccolo Cosmo in ufficio a trovare la sua mamma nella pausa pranzo o nelle lunghe serate scartoffiose. E alcune volte potresti portare il lavoro a casa così noi ti potremmo aiutare”, risponde semplicemente, con occhi sognanti come se già stesse immaginando la scena.

Esiste il premio ‘marito dell’anno’? Perché glielo consegneresti molto volentieri in questo momento.

“Sarebbe meraviglioso”, la tua voce tradisce un po’ di commozione.

Rituffi il volto nell’incavo del suo collo e lo stringi forte. Nel caso non sapesse quanto lo ami lo potrebbe evincere ora dalla forza della tua presa.

“Pensa anche a queste possibilità prima di prendere una decisione definitiva, ok?”, ti sussurra con le labbra immerse nei tuoi capelli.

La tua risposta affermativa arriva attraverso un piccolo bacio sul collo.

Ripiombate nel dolce suono del silenzio, con le sole luci della città a creare atmosfera.

Sei in uno stato di totale beatitudine che non vorresti di certo rovinare ma ora tocca a te ascoltare i suoi pensieri “Tu invece? Sembravi dormire tranquillo. Cosa non va?”.

Senti il suo respiro cambiare. Esita. Ed è strano perché di solito lui è quello che si confida più facilmente.

“È stupido…”, mormora “E probabilmente infantile”.

“Non importa, dimmelo”, lo sproni.

“Mi sento come un bambino di otto anni che ha litigato con il suo amichetto”, e se in qualunque altra situazione avresti avuto la battuta pronta ricordandogli che lui è ancora un adorabile bambinone di otto anni, capisci che questa volta non è il momento.

“Con chi hai litigato?”, domandi non capendo immediatamente a cosa si riferisca.

“Non direi proprio litigato… c’è stato uno sgradevole scambio di opinioni l’altro giorno… con Esposito”.

Esposito. Giusto. Sai bene che è quello più scettico in merito alla sparizione di Castle.

“So che è tutto complicato e ancora non abbiamo le risposte e so che per natura avete bisogno di fatti e prove schiaccianti per fugare ogni dubbio ma, non lo so… si comporta come se fosse colpa mia. Come se l’avessi fatto apposta”.

Non sai cosa dire. Tu stessa hai avuto la tua dose di dubbi, ma sei anche quella che si è vista sfumare davanti agli occhi il giorno più bello della sua vita e che ha perso il compagno per due mesi. Hai passato in rassegna una vasta gamma di sentimenti in quel periodo. Dalla frustrazione, passando per la rabbia, la speranza e la rassegnazione. A volte li hai persino provati tutti insieme.

Ma gli credi quando dice che non ricorda.

E gli credi quando dice che se avesse potuto, certamente avrebbe evitato di farti soffrire così.

“So che stai pensando che anche tu eri dubbiosa. E lo capisco. Anche Ryan lo era. Andiamo, io stesso non ho la minima idea di cosa abbia fatto per due mesi dopo essere stato in Thailandia. Ma non è la stessa cosa. Tu e Ryan mi sostenete e cercate di venirne a capo con me”.

“Sempre”, sussurri. Sarai sempre al suo fianco, qualunque cosa accada.

Gli accarezzi la guancia. La sua espressione triste ti strazia il cuore.

“Mi ha detto che non ha mai creduto alla storia della mia scomparsa. Come se fossi andato a Las Vegas a divertirmi”, e lo sai bene, Esposito espresse la sua opinione anche all’inizio delle indagini, quando di Castle ancora non si aveva traccia.

“Sarò egoista, ma mettiamo da parte un attimo l’essere un poliziotto, non si suppone che si fidi di me? Che mi creda? Non è questo che dovrebbe fare un amico?”, domanda.

Annuisci con la gola serrata e gli occhi umidi.

Neanche immagini cosa voglia dire non ricordarsi due mesi di vita e domandarsi in continuazione cosa sia successo e vedere che nessuno ti crede.

“Non sei egoista”, la tua mano ancora sulla sua guancia cerca di infondergli conforto spostandosi sulla nuca “Mi dispiace”, concludi sincera.

“Vorrei smettere pensarci, ma non ci riesco”, ti confida.

“E io vorrei tanto dirti che sarà lui a venire da te, ma non credo lo farà”, negli anni hai imparato che anche Espo in quanto ad orgoglio non scherza, soprattutto se è convinto delle sue azioni “Se ti turba così tanto da perdere il sonno, e ne hai già perso abbastanza, dovresti affrontarlo”, gli consigli.

Non sembra molto convinto.

“Non mi va di litigare”, ammette “So già come la pensa e non credo cambierà idea tanto presto”.

“Ma lui non sa come ti fa sentire il suo atteggiamento. È tuo amico, Castle. Lo sai. E gli amici restano amici anche quando uno dei due si comporta da idiota”.

Vedi che sta cercando di abbracciare l’idea. Annuisce debolmente.

“Ma l’idiota è lui questa volta, vero?”, domanda poi, cercando di scherzarci su.

Sorridi baciandogli la guancia “Totalmente”.

Lui sospira pesantemente “Facciamo così: io domani sera invito Espo all’Old Haunt e cerco di parlagli, tu invece potresti cenare con la Gates e capire come funziona realmente il ruolo di Capitano. Poi ci ritroviamo qui, in questo punto, su questa poltrona a scambiarci i resoconti della serata”, allunga la mano verso di te e aspetta che tu sancisca l’accordo.

“Affare fatto”, sorridi, contenta di quell’idea e gli stringi la mano suggellando il patto.

Ce la farete come sempre.

Supererete ostacoli piccoli e grossi.

Perché finchè combatterete insieme, niente vi potrà abbattere.

Di comune accordo tornate in camera da letto.

Con il cuore e, soprattutto, con la testa più leggera finalmente riuscite a dormire.





 


Ivi’s Corner:

 

Ci sono cose che gli autori di Castle non ci spiegheranno mai, ho pensato di far sì che i Caskett almeno parlassero del nuovo progetto di Kate e della reazione di Espo alla sparizione di Castle. Quest’ultima mi infastidisce parecchio perché invece quando c’è da chiedere in prestito la Ferrari, Espo è un amicone -_-‘

Ovviamente non ho risposte, e in questo momento non le hanno nemmeno i Caskett, ma almeno ne hanno parlato! xD

 

Buona settimana a tutte :-*

 

Ivi87

 

   
 
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