Cara Haruka,
ho deciso di partire all'avventura e di allenarmi lungo il cammino. Credo che starò via per un po'. 
Ho un favore da chiederti.
Prendi la Pokè Ball che si trova sulla mia scrivania. Contiene un Belldum, il mio Pokèmon prediletto. Conto su di te. Spero che le nostre strade un giorno si incontrino di nuovo.
Daigo Tsuwabuki

Quella lettera.
Quella maledetta lettera.
L'aveva trovata in una mattina di giugno. Si era ritrovata a girovagare per il Percorso 124 in sella a Sharpedo. Quel giorno faceva caldo, molto caldo. Quindi, Haruka, aveva deciso che sarebbe stato meglio cercare Pokèmon di tipo acqua per tentare di completare il Pokèdex. Si dedicava a quello nel tempo libero quando gli impegni della Lega Pokèmon glielo permettevano. Diventare campionessa della regione di Hoenn non era mai stata la sua priorità: l'inizio del suo viaggio era stato quasi un caso. Amava l'avventura, amava viaggiare e scoprire posti inesplorati; questi erano i motivi principali che avevano spinto Haruka ad accettare il Pokèdex dal Professor Birch e di partire. Poi aveva iniziato a collezionare le Medaglie. Più ne otteneva e più la sua ambizione cresceva. Quando sconfisse suo padre Norman nella sua mente c'era un pensiero fisso: la Lega Pokèmon. Ed è stato proprio durante la sua caccia alle Medaglie che lo incontrò, nella Grotta Pietrosa, subito dopo aver battuto Rudi. Quando aveva incrociato gli occhi di Daigo un brivido le percorse la schiena.
Dopo quell'incontro ne seguirono altri. E Daigo era sempre più spesso nei pensieri di Haruka. Dentro di lei stava cambiando qualcosa. In sua presenza si trovava spesso ad arrossire, a balbettare, non era mai stata una persona timida, ma con Daigo era tutto diverso. Inizialmente non ci faceva troppo caso ma col passare del tempo un dubbio si insinuò nella sua testa: era forse amore?
Si. Senza neanche accorgersene si era follemente innamorata di lui.

Haruka se ne stava tranquillamente seduta sulla sabbia coccolando la sua Delcatty. La spiaggia Porto Alghepoli era molto tranquilla. Pensava a Daigo, come sempre. Erano passati undici mesi da quando era partito, da allora non avevano più avuto sue notizie. I primi mesi Haruka passava spesso per Verdeazzupoli, credendo che sarebbe tornato subito. Ma più i mesi passavano più la sua speranza si affievoliva. Era stato un colpo per tutti scoprire che era partito senza dire niente, tranne per Adriano, lui era rimasto impassibile; Haruka sospettava che sapesse qualcosa, anzi ne era convinta. Quando era andata a Ceneride per chiedere spiegazioni le aveva semplicemente risposto di lasciar perdere, era uscita dalla Palestra imbronciata e maledicendo il silenzio di Adriano. 
Aveva dovuto arrendersi all'idea che era partito, per una ragione a lei sconosciuta, e che probabilmente non avrebbe fatto ritorno. Se lo ripeteva spesso: di non credere in un ipotetico ritorno. Da allora non era più andata a controllare Verdeazzupoli, anche se ogni volta moriva dalla voglia di fare quella deviazione. Pensava di averla spenta la fiammella della speranza, ma in cuor suo sapeva che era ancora viva e splendeva più che mai. 
Non smetteva mai di chiedersi dov'era, cosa stava facendo, se la pensava e soprattutto non smetteva di chiedersi il perchè di quella decisione, perchè era partito, che cosa lo aveva spinto ad andarsene?
Per quando ci riflettesse non trovava mai una risposta.
"Daigo..."
Era stanca.
Stanca di rincorrere il suo ricordo. Ma le emozioni erano ancora vive dentro di lei e alimentavano il fuoco della speranza. 
Si alzò, facendo rientrare Delcatty nella Pokè Ball. 
"L'ultima volta." si ripetè.
Tirò fuori una Pokè Ball dal marsupio che portava in vita e face uscire Swellow ci montò in groppa e volò verso Verdeazzupoli.

Si fermò davanti ad una casetta indecisa se entrare o no. 
Dopo qualche secondo aprì la porta ed entrò titubante. Un odore intenso la travolse. Si guardò intorno: tutto esattamente come l'aveva lasciata il giorno in cui aveva trovato la lettera. 
Lui non c'era, ovviamente.
Una tristezza infinita l'avvolse. Volava piangere ma ricacciò indietro le lacrime. Piangere non sarebbe servito a niente. Desiderava ardentemente spalancare la porta e trovare Daigo seduto, intento ad esaminare qualche pietra strana. A volte le sarebbe piaciuto odiarlo. Odiarlo per il modo in cui era andato via, ma non ci riusciva. L'amore che provava per lui superava qualsiasi cosa, anche la frustrazione per non averle detto niente. 
Frugò velocemente nel marsupio e tirò fuori la lettera. 
Quante volte l'aveva letta per cercare un qualsiasi indizio?
O anche solo accarezzare quel foglio sul quale aveva scritto Daigo. 
Alcune parole erano sbiadite. Aveva bagnato così tanto quella lettera con le sue lacrime e riletta all'infinito. Ma ora era il momento di dire basta. Non poteva aspettare più il suo ritorno in quelle condizioni. 
Tirò fuori dal marsupio un foglietto di carta e una penna. 
Poggiò la lettera sul tavolo, esattamente dov'era prima. 
Sul fogliettino ci scrisse un semplice "Ti aspetto" e lo posò accanto alla lettera.
Osservò un ultima volta quella stanza, così piena di ricordi.
Si voltò verso la porta; uscì quasi correndo chiudendosi la porta alla spalle. 
















ANGOLO DI UNA "STRAMBOIDE"(?)
Ehm... si... non so bene cosa dire sinceramente. Ho voluto provare a cimentarmi nell'opera della scrittura. Spero che vi piaccia e..... non so... si insomma se qualcuno mi facesse il sacrosanto favore di recensire questa storiella di questa piccola disgraziata mi farebbe molto piacere. Fate pure commenti negativi, infondo questi servono per migliorare (o per capire che non si è portati) quindi non risparmiatevi!