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Autore: Sunshinvera    03/05/2015    2 recensioni
Dal testo:
—Continua
—Eh?
—Continua. Qualunque cosa tu stia facendo della tua vita continua, continua idiota, perchè odio vederti non far niente. Tutto quel potenziale sprecato, cazzo. Tutto.
—Non capisco
—Prendi quella bicicletta e pedala
—Io non so nemmeno andare in bicicletta
—Oh, brutto bastardo, lo hai capito che è una cazzo di metafora.
Alan, occhi castani e capelli nerissimi, nel cuore ha solo un pacchetto di sigarette e il suo migliore amico, Howard.
Howard, a differenza dell'altro, - occhi azzurri e capelli biondi - è un ragazzo pieno di potenziale.
Alan e Howard si conoscono da qualche anno, ormai, e la loro amicizia è particolare. Si, decisamente particolare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Manuela, che rompe le palle da anni ormai, ma mi sprona a dare sempre il meglio di me stessa.
A lei che sa vivere le emozioni e trascriverle su un foglio; so che non sarò mai al tuo livello, ma mi piace pensare che con il tuo aiuto posso fare tutto. 

E a Naya, perchè per qualche strana ragione - qualunque cosa io scriva - lei c'è sempre dentro. 




—Continua
—Eh?
—Continua. Qualunque cosa tu stia facendo della tua vita continua, continua idiota, perchè odio vederti non far niente. Tutto quel potenziale sprecato, cazzo. Tutto.
—Non capisco
—Prendi quella bicicletta e pedala
—Io non so nemmeno andare in bicicletta
—Oh, brutto bastardo, lo hai capito che è una cazzo di metafora. 

Alan aveva portato la sigaretta alle labbra e aveva guardato l'amico.
I capelli biondi di Howard erano diventati decisamente troppo lunghi per il suo volto rotondo e gli andavano continuamente davanti agli occhi, coprendo quelle due iridi azzurre che le ragazze amavano tanto. Era una persona speciale, lui.
Si erano conosciuti che Alan aveva da poco superato i quattordici anni, durante una partita di calcio. A Howard, questo sport, faceva proprio schifo, ma ci giocava comunque.
Forse solo perchè essendo il nuovo arrivato in città sentiva un disperato bisogno di trovare qualche amico. O forse perchè inseguire un pallone era qualcosa che odiava a tal punto da esserne affascinato.
Alan, invece, era il capitano della squadra ed i ragazzi più grandi lo veneravano; [è un dio, lui] sussurravano sempre dopo aver perso.
Quando aveva visto Howard cadere aveva riso tanto. 
E il biondo aveva riso con lui perché 
—Cacchio amico, a pallone faccio proprio cagare, scusa se ho fatto perdere la nostra squadra. 
—Eh no, coglione, come minimo mi devi fare i compiti di matematica.
Gli aveva lanciato lo zaino in faccia e aveva continuato a ridere. Rideva forte e si portava sempre una mano - la destra, per essere precisi - sulla pancia. Lo fa anche oggi, ventitrè anni ed una sigaretta tra le labbra.
—Te l'ho già detto, Al, il mio sogno non l'ho ancora trovato.
—Stronzate, How, sono grandissime stronzate. Il tuo sogno lo hai trovato, ma sei troppo cagasotto per ammetterlo a te stesso. Sai qual è il tuo problema? Che non ti dai abbastanza credito, potresti diventare presidente di questo fottutissimo stato, se lo volessi!
Howard, crescendo, si era un po' dato una sistemata. Lo skateboard era finito da qualche parte sotto il letto insieme ai calzini sporchi, e le magliette con le band erano state sostituite da camicie di diverso colore. Aveva un'ossessione per quel capo d'abbigliamento.
Alan no. Alan era diverso. Il suo lessico continuava ad essere molto limitato e non metteva una brutta parola dopo un complemento solo se stava male. 
—E tu, invece? Cosa vuoi fare della tua vita mister non-faccio-niente-dalla-mattina-alla-sera-ma-rompo-le-palle-al-mio-migliore-amico-Howard?
—Io voglio divertirmi
—Voglio divertirmi anch'io
—Il divertimento è per gli sfigati come me, coglione. Tu vali troppo per divertirti soltanto, ti meriti una vita degna di venir definita tale. Una casa, magari con un camino visto che ti porti la testa quando andiamo in montagna e c'è freddo. Con una moglie ed una figlia. Ti ci vedo padre, sai? La chiamerai Scarlett perchè ami il nome Scarlett. 
—Mia figlia non potrà incontrare lo zio Alan se lo zio Alan finisce a vivere sotto i ponti, però. 
—Ma che dici, stronzo, io vivrò con te e la tua mogliettina.
Aveva buttato la sigaretta per terra, l'aveva schiacciata con un piede e poi aveva espirato il fumo in faccia ad Howard.
—Brutto bastardo 
—Ci vediamo domani, faccia da culo.

Quel domani, però, non era più arrivato.
Howard aveva aspettato mesi interi, sempre seduto su quel muretto grigio dove il suo amico si divertiva a prenderlo per il culo.
Dopo un anno ci aveva rinunciato, ed aveva deciso di iscriversi ad un corso di teatro.
—Perchè siete qui? 
—Perchè il mio migliore amico è un bastardo e vorrei tanto tornasse da me, anche solo per dirgli che il mio sogno l'ho trovato e grazie a lui non sono più un cagasotto.

Quando si era esibito a Broadway per la prima volta - insieme ad una tizia con un nasone abnorme - prima di salire sul palco non aveva potuto far altro che pensare a quel ragazzino di quattordici anni, gli occhi castani ed i capelli incredibilmente neri.
—Eh no, brutto stronzo, questa volta i compiti di matematica non te li faccio.
Aveva sorriso, il cuore che batteva a mille, e poi aveva sussurrato un grazie a bassa voce.


Grazie, perchè sei sempre con me anche quando non lo merito. 



  
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