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Autore: sacha97    04/05/2015    1 recensioni
Le grandi entità si riuniscono per giudicare le sorelle Sorte, accusate da Umanità. Secondo voi da che parte sta la verità?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Tutti in piedi, presiede l'onorevole Giustizia!” Udite queste parole tutti nell’aula fecero silenzio e si alzarono in piedi. Faceva il suo ingresso il più importante giudice di tutti i tempi, Giustizia. Era questa un’Entità dall’aspetto di un’anziana signora, alta e fiera, che incuteva timore e rispetto. Di fronte a lei tutti provavano soggezione perché era conosciuta per essere severa, incorruttibile e imparziale nella maniera più assoluta. Chi veniva riconosciuto colpevole da lei non aveva speranza di cavarsela, Giustizia non lasciava scampo nemmeno ai suoi familiari. Purtroppo però, l’enorme mole di nuovi doveri con cui era tenuta a confrontarsi, soprattutto negli ultimi secoli, l’aveva molto provata facendola apparire assai vecchia e stanca. Per questa ragione le capitava talvolta di prendere decisioni errate. “Molto bene” iniziò il giudice “Si dia inizio al processo. L’accusatore si alzi ed esponga i motivi per cui siamo qui oggi.” Come al solito l’accusatore era Umanità. Era risaputo come ci fosse sempre lei dietro qualunque accusa alle altre Entità, la maggior parte delle quali si era trovata in aula almeno una volta a causa sua. Umanità aveva un ruolo molto particolare tra le Entità: era la madre di moltissime di loro, tuttavia non si comportava affatto come se lo fosse, ma anzi assumeva spesso atteggiamenti infantili e per questo aveva l’aspetto di una bambina, nonostante fosse vecchissima, più giovane solo delle Entità Primordiali. Umanità era estremamente volubile e non era mai facile comprendere i suoi stati d’animo; era infatti capace di implorare l’aiuto di un'altra Entità e subito dopo di accusarla e calunniarla come se fosse stata il suo peggior nemico. Aveva spesso anche un atteggiamento libertino e infatti aveva avuto moltissimi amanti e ancora più figli, il cui carattere dipendeva dall’umore che aveva la madre al momento in cui nascevano. E così, c’era stato un momento in cui si era sentita furiosa con se stessa e le sue creature al punto da creare Discordia, mentre in un momento di profonda riflessione aveva invece partorito Filosofia, e questi non sono che due dei moltissimi esempi. Anche Giustizia era sua figlia e si diceva che Umanità avesse più volte chiesto i suoi Favori, ma solo in presenza di Ricchezza, che, curiosamente, era l’unica Entità a non essere mai finita in aula sotto accusa. Ma queste erano solo dicerie. Le imputate invece erano le sorelle Sorte, Buona e Mala che non erano estranee all’ambiente dell’aula, soprattutto Mala, che era stata portata in giudizio più volte da Umanità. Le due erano assolutamente identiche nell’aspetto essendo gemelle, avevano l’aspetto di due belle ragazze e vestivano sempre di colori opposti: Mala con colori scuri e cupi e Buona con colori luminosi e allegri. Si azzuffavano spesso ma stranamente  quando erano insieme e si rivolgevano ad altri le loro labbra si muovevano all’unisono tanto che sembravano avere un’unica voce. La loro origine era un mistero: alcuni credevano che fossero figlie del caso mentre altri, tra cui le stesse due sorelle, sostenevano che fossero figlie di un rapporto tra Immaginazione e Umanità anche se quest’ultima negava energicamente di essere loro madre. Alle parole del giudice, Umanità si alzò subito e iniziò a parlare con la sua voce stridula ma tuttavia sinceramente affranta: “Sono qui oggi, Vostro onore, per accusare le sorelle Sorte e chiederne l’allontanamento immediato, in quanto per troppo tempo si sono prese gioco di me e mi hanno fatta soffrire. Mala vaga in continuazione spargendo disgrazie ovunque vada. Ella non agisce secondo giustizia, colpendo coloro che meritano effettivamente quelle disgrazie, ma sembra che scelga le sue vittime senza alcun criterio. Gode nel vedere la sua preda abbattersi, soprattutto se questa è buona e onesta, e si accanisce ancor di più su chi tenta di resisterle comportandosi come un cane col suo osso. Non si dà un freno finché non vede la sua vittima a terra, agonizzante, e chi meglio di me può saperlo dal momento che io e le mie creature siamo le sue uniche vittime? Nonostante ciò, Buona non è migliore della sorella, anzi è addirittura più maligna e crudele. Mi illude che le cose possano andare bene e finge di volermi felice, accordandomi i suoi favori, mentre in realtà è solo complice di Mala. Prima mi offre qualcosa di cui possa gioire dopodiché fa intervenire la sorella che me la toglie provocandomi dolore. A causa di ciò io soffro il doppio in quanto, oltre al dolore datomi da Mala, perdo anche la possibilità di essere felice per ciò che mi era capitato in precedenza. Per questo, Vostro Onore, chiedo che costoro vengano immediatamente allontanate da me; non posso più tollerare il loro comportamento, rischio di impazzire se mi rimarranno ancora vicine. Giustizia, figlia mia, tutti conoscono la tua severità e il tuo rigore, ma io come madre conosco anche la tua pietà. Ti prego, almeno tu, non provocarmi altro dolore.” Umanità si sedette con gli occhi che quasi le lacrimavano e guardò con odio le due sorelle. Giustizia non sembrava affatto colpita dalla conclusione del discorso della madre, ma semplicemente disse:“Dunque, se l’accusa ha finito si possono alzare le imputate ed esporre la loro linea di difesa.” Le due quindi si alzarono e iniziarono a parlare come se avessero una sola voce: “Vostro onore, noi respingiamo le accuse che ci vengono mosse contro per un semplice motivo: non è nostra la decisione su chi aiutare e su chi colpire e nemmeno siamo noi a scegliere cosa accade alle creature di Umanità bensì, come abbiamo più volte sostenuto in quest’aula, tutto ciò è dovuto alle azioni del Caso e di Umanità stessa. Infatti è il Caso a stabilire cosa accadrà e a chi accadrà e nessuno può sottrarsi alle sue decisioni. Tuttavia, come tutti voi dovreste ben sapere, egli non possiede una volontà e nemmeno ha occhi per scegliere chi colpire. Egli semplicemente crea delle situazioni e le sparge per il mondo, e di questo nessuno lo può accusare in quanto ciò che crea, di per sé, non è positivo né negativo. È Umanità a stabilire la caratteristica di una situazione in base all’effetto che questa produce su di lei. Ma la stessa Umanità, a volte senza rendersene conto e altre ben scientemente, tramite le sue azioni genera circostanze di cui poi ci attribuisce la responsabilità. Pensateci, ella si dispera e si scaglia contro Mala quando, a causa della guerra, perde una delle sue creature, eppure è ella stessa ad averla causata avendo generato Discordia. Noi siamo per lei solo un capro espiatorio e non potremmo essere niente di diverso dal momento che siamo state concepite da Umanità con questo preciso scopo.” “Questo non è assolutamente vero! Loro non sono figlie mie!” Umanità aveva iniziato a dare segni di agitazione già dall’inizio dell’intervento delle sorelle ma quell’ultima insinuazione l’aveva fatta esplodere in un grido di rabbia e dolore. “Silenzio in aula! Segga Umanità o dovrò espellerla dal tribunale!” All’avvertimento di Giustizia, Umanità sedette ma era chiaro come non si fosse affatto calmata. “Continuate pure sorelle Sorte.” esortò il giudice. “Come stavamo dicendo, noi abbiamo un unico scopo, quello per il quale Immaginazione e Umanità ci hanno generato, ed è quello di permettere a quest’ultima di avere qualcosa da ringraziare nel caso di Buona e qualcosa invece da maledire nel caso di Mala, anche se lei, come avete  appena potuto vedere, non se ne rende conto o lo nega pur sapendolo. Osservate come siamo vestite, è un’ulteriore conseguenza del modo in cui nostra madre ci immagina: quando infatti Umanità pensa a Buona pensa a cose felici e positive e quindi anche a colori allegri, al contrario quando pensa a Mala le vengono in mente situazioni negative e spiacevoli che associa a colori cupi. Quindi concludendo non solo lei non dovrebbe accusarci, ma dovremmo essere noi ad accusare lei per calunnia e diffamazione; l’unico motivo per cui non lo facciamo è perché comprendiamo e accettiamo il nostro ruolo e inoltre sappiamo che, anche se fosse giudicata colpevole, lei non smetterebbe mai di calunniarci.” Le sorelle, conclusa la loro orazione sedettero tranquillamente. Ora che si erano espresse entrambe le parti, era il momento per Giustizia di dare il giudizio finale: “Molto bene, dato che avete entrambe concluso, tirerò le somme di questo processo che, non posso che dirvelo, è stato completamente inutile. Già più volte infatti, Umanità ha portato le sorelle Sorte in quest’aula, sempre con le stesse accuse, e come ogni volta le due si sono difese portando le stesse argomentazioni, ed è dunque inevitabile che anche la mia sentenza sia sempre la stessa. Assolvo le Sorelle Sorte da tutte le accuse, poiché, nonostante riconosca il reale dolore che esse provocano ad Umanità, hanno dimostrato di non esserne direttamente responsabili e quindi di non avere colpa. Ora, dal momento che non ho più intenzione di ripetere un’altra volta questo processo, chiedo ad Umanità di ritornare solo quando avrà delle vere prove e non solo accuse infondate che non sa a chi rivolgere. Oppure, se veramente vuole avere delle risposte, che vinca la sua paura e si rivolga direttamente a Verità, sebbene questa non si mostri spesso con il suo vero volto. Io ho altri processi ben più complessi di cui ancora mi devo occupare; una volta era tutto più semplice, c’era ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma poi è arrivata Filosofia e si è fatto tutto più difficile.” Quelle ultime parole erano state quasi borbottate dal giudice, chiaramente infastidito dalla situazione. Giustizia uscì dall’aula e a poco a poco uscirono anche tutte le Entità che avevano assistito. Le due gemelle lasciarono il tribunale felici, mentre Umanità era chiaramente devastata dalla sentenza, anche se cercava di darsi un dignitoso contegno. Tuttavia, anche la conclusione raggiunta in realtà era prevedibile, dato che si era ripetuta più volte nel corso del tempo e si poteva facilmente comprendere che non sarebbe finita lì, come auspicato da Giustizia. Umanità, come previsto dalle sorelle Sorte, non avrebbe mai smesso di strepitare con le sue calunnie, anche se, probabilmente, si rendeva conto che ciò di cui le accusava non era realmente una loro colpa, e tuttavia aveva bisogno di designare qualcuno contro cui sfogarsi, che certo non potevano essere il Caso o lei stessa. L’umanità è una bambina che, a suo parere, non ha né colpe né responsabilità.
   
 
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