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Autore: Abraxas    04/05/2015    3 recensioni
È così spaventoso restare zitti?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Ogni volta che ritorna su due gambe, a Ben viene quasi da piangere dalla gioia (non lo fa, però, perché già è l’ultimo arrivato, e ci manca solo di finire come Zach – che comunque ha solo undici anni e quindi è ancora un bambino, praticamente). C’è qualcosa di liberatorio nel mollare quella specie di immensa spiaggia di nudisti che è la mente condivisa del branco e tornare a casa nella sua scatola cranica, dove i pensieri sono suoi e suoi soltanto, tante grazie. È abbastanza sicuro che il vero Ben sia quello che adesso si sta slacciando i bermuda dalla gamba per infilarseli in tutta fretta, non quel... quel coso peloso che gli apre la testa come se fosse un’arancia troppo matura e lo costringe a intrecciare i suoi pensieri a quelli di tutti gli altri.

Ben odia il coso, e tutte le cose che il coso gli fa fare. Tipo esplodere in una palla tutta denti e rabbia ogni volta che qualcuno lo infastidisce. Sam dice che è normale che sia così, all’inizio, che ci sono passati tutti e che con un po’ di impegno imparerà a controllarsi. Lui a Sam ci crede sì, perché è il capo, e perché ne sa un botto su tutte ‘ste robe qui, visto che a lui sono successe prima di chiunque. È per questo che gli crede, non perché il coso gli abbia fatto vedere tutto nella mente condivisa. Però c’è una cosa con cui non è d’accordo, ed è il chiamare tutto ‘sto schifo una roba normale. No che non è normale, accidenti, proprio per niente, e finalmente può pensarlo di nuovo senza che il coso lo punisca, perché ha imparato a sue spese che non importa quanto cerchi di ingarbugliare i pensieri per non farti sgamare, il coso sa sempre tutto quello che vuoi dire davvero, anche meglio di te stesso. Non che ci sia un vero te stesso quando sei il coso, ma il concetto è quello, ok?

Però ora è di nuovo sulle sue due gambe, l’erba che sta calpestando gli solletica la pianta dei suoi due piedi, ha le sue pudenda coperte a dovere dal suo paio di bermuda a fiori, e tra non molto potrà tornare al suo libro. Chissà se Rumo riuscirà a battere a duello il suo maestro, Uscian DeLucca? Il suo turno di ronda l’ha costretto a mollare la lettura sul più bello. ‘Sta storia che siccome adesso fa parte del branco deve per forza aiutare gli altri con le pattuglie non gli va proprio giù, nossignori. Anche se in fondo è grazie al coso che ha conosciuto Emily, ed è grazie ad Emily se adesso ha un’intera libreria a sua disposizione (con libri tenuti bene, eh, non come quelle schifezze della biblioteca che se le sfiori con un dito ti rimane la costa in mano e magari ti chiedono pure di ripagare i danni). E poi Emily gli offre sempre la merenda, e lo sanno tutti che l’unica cosa più bella che leggere è leggere con un muffin vicino. Anche perché da quando si è trasformato per la prima volta ha sempre fame.

I suoi non sono stati molto contenti della trasformazione. Suo papà sbuffa ogni volta che fa i conti per vedere quanto può spendere per la spesa del sabato, e sua mamma è preoccupata che tutta la roba che ingurgita gli faccia male, anche se non ha ancora messo su un filo di grasso. Ecco, forse l’unica cosa buona del coso è che gli abbia dato tutti quei muscoli che pure i ragazzi dell’ultimo anno se li sognano. Se non altro ora a scuola quel rompipalle di Christian e i suoi amici hanno smesso di dargli fastidio. Da quando Zeb è finito all’ospedale perché si è rotto un braccio inciampando, più o meno. Si può essere così deficienti? (David insiste che il fatto che Zeb sia inciampato non c’entri assolutamente niente col fatto che lui l’abbia spinto. Sam non sembrava molto convinto quando gli ha mollato un doppio turno di ronda per una settimana, ma Ben invece sa benissimo che sì, Zeb è così deficiente da sfasciarsi un braccio cadendo a terra). Che poi comunque, se non l’avesse fatto David l’avrebbe fatto lui, ne è sicuro. Anche se Sam gli ha fatto il discorso sul fatto che da grandi poteri eccetera eccetera e quindi guai a usare la superforza su chi non è nel branco e blablabla. Almeno adesso Zeb va in giro con un braccio ingessato e Christian non gli dà più della femminuccia solo perché gli piace leggere non appena ha un attimo libero. Sfigato.

Avrebbero dovuto capirlo senza bisogno di un braccio rotto, però. Anche perché...

“Ehi, Ben! Che fretta c’è?”

Accidenti. Brady e Daniel sono rimasti indietro, come al solito, perché ci han messo due anni e mezzo, come al solito, per infilarsi uno stupidissimo paio di pantaloncini, dato che non riescono a cambiarsi senza finire a fare casino. Come se fosse la prima volta che vedono il coso dell’altro (non il coso di prima, quello del branco, eh. L’altro. Il coso, quello che hanno tutti i maschi). Ben vorrebbe sbuffare, ma si ricorda appena in tempo che ora il coso (quello del branco, stavolta) gli permette di sentire tutto e tutti, e che quindi anche gli altri possono sentire tutto quello che fa, e quindi si sforza di respirare il più normalmente possibile – più facile a dirsi che a farsi.

“Già, perché corri?”, Daniel lo raggiunge e gli parcheggia un braccio attorno al collo, in una chiara violazione dello spazio vitale personale. “Scappi?”

In effetti sì. Come ogni volta che finisce il suo turno, Ben non chiede altro che lasciarsi alle spalle il coso con tutte le sue stranezze, fiondarsi sulla sua poltrona preferita nel salotto di Emily e infilarsi in un mondo un po’ più sensato e più rassicurante di questo. Peccato che ci siano di mezzo sempre gli altri.

“Che fai adesso, Ben?”, gli chiede Brady.

“Io, Brady e Collin andiamo in spiaggia dopo la merenda”, aggiunge Daniel. “Vuoi venire? Collin ha detto che ha invitato anche delle ragazze!”

Urgh. “No, grazie.”

Brady e Daniel si scambiano un’occhiata perplessa. Visto che non dicono nulla, Ben riprende a camminare.
“Ehi, fratello. Tutto bene?”, domanda Daniel.

Non sono tuo fratello. Ma a parte questo, cosa c’è che non dovrebbe andare? Niente coso per un altro giorno. Meglio di così!

“Sì.”

Due secondi di pace, poi Brady torna all’attacco.

“Ehi, Ben. Lo sai che se c’è qualcosa che non va, noi...”

“Cos’è che non dovrebbe andare?”

Altro sguardo esitante tra i due. Che pizza.

“Venite o no?”

Lo seguono, finalmente. Daniel si schiarisce la gola.

“Ben, perché non vuoi venire in spiaggia? Dai che ti diverti!”

“No, non credo”. E poi, “Grazie lo stesso.”

Ora non gli salti in mente di dirgli ‘prova’. Ci ha già provato, anche più di una volta, e la conclusione è sempre la stessa: la poltrona di Emily è decisamente più comoda, e il libro decisamente più interessante di qualsiasi cosa possa succedere in spiaggia. O al parchetto. O nella foresta o in qualunque altro posto.

Daniel scuote la testa. Sembra sul punto di aggiungere qualcosa, ma Brady gli chiede se ha già ascoltato il nuovo album di Ne-Yo e si dimentica quasi subito di Ben, che è solo felice di poter stare zitto.

Ci sono un paio di momenti in cui cercano di coinvolgerlo nella conversazione (ha mai ascoltato qualcosa di Ne-Yo? No? Perché, che genere di musica gli piace? Sicuramente quelle robe vecchie e noiose tipo Beethoven, vero? Come, un po’ di tutto? Ah, non ha un gruppo preferito? Beh, ma ci sarà pur qualcosa che gli piace più di tutto, no? Ah, no?), però Ben non è fatto per ‘ste cose qui, e quei due non stanno zitti un attimo. È come se cercassero in tutti i modi di ricreare la mente in comune del coso, riempiendo ogni secondo di parole, e Ben vorrebbe solo che chiudessero la bocca, anche solo per un momento. Cosa c’è di così terribile nel silenzio? È una cosa che aveva già notato prima (prima prima, proprio, cioè prima che la sua vita diventasse una specie di campeggio di gruppo), ma da quando deve fare i conti col coso è ancora più forte. Quando gli altri si ritrovano è sempre casino, gente che urla sopra altra gente, risate sguaiate e prese per il culo ululate e canzoni e spintoni e giochi di lotta e rumore, sempre rumore, un sacco di rumore, e anche quando sono da soli piuttosto mettono su la musica e cantano a squarciagola e non c’è mai un attimo di pace.

Il salotto di Emily invece è silenzioso, perché tanto adesso che il tempo è migliorato un po’ gli altri vanno sempre fuori a fare casino. E anche Emily è silenziosa.

Non come Nate, che Ben era stato felicissimo di conoscere perché gli sembrava uno come lui, ma che poi aveva capito essere silenzioso sì, però per i motivi sbagliati. Quello di Nate è il silenzio di chi sa che dovrebbe dire qualcosa ma non sa mai cosa dire. Emily invece è silenziosa perché con lui sa che non c’è bisogno di dire niente, e se proprio bisogna parlare è perché bisogna dire qualcosa di davvero importante. Gli sembra che sia l’unica a capire davvero il suo mondo. Sam e Jared ci provano, e spesso si avvicinano molto, ma lei... lei è diversa.

Quando arrivano alla casa che lei e Sam dividono, Daniel e Brady corrono avanti, spintonandosi per arrivare prima al tavolo dove li aspetta la merenda. Ben entra in cucina qualche secondo dopo, ma i due si stanno già ingozzando, raccontando ad Emily tra un boccone e l’altro la loro giornata. Ancora rumore, rumore, rumore.
Il suo libro lo aspetta sulla poltrona dell’altra stanza, assieme ad un muffin appoggiato sul bracciolo. Ben sorride e si siede, proprio mentre Rumo sfodera Dentedileone.

Emily gli sta sorridendo dalla porta della cucina, ma non la vede. Anche se la vedesse, non ci sarebbe bisogno di dirle niente, perché nemmeno lei ha paura del silenzio.



***
Bu! (e tre!)
Le sessioni d’esami sono perfette per invogliare a fare qualsiasi cosa che non sia studiare, tipo scrivere (non i saggi che andrebbero consegnati, ovviamente). E quindi ecco a voi un piccolo pezzo della storia di Benjamin, l’ultimo arrivato nel branco. Torniamo indietro nel tempo, subito dopo Breaking Dawn (o meglio, dopo quello che è successo nell’Abraverso al posto di Breaking Dawn), quindi Nate è ancora l’introverso impedito che passa più tempo ad arrossire che a parlare e Sam è ancora il Capo. Il libro che Benjamin sta leggendo è Rumo e i prodigi nell’oscurità, di Walter Moers, che è più o meno il mio libro preferito in assoluto.

Ancora una volta, grazie per essere arrivati fin qui!

(Purtroppo niente pew pew bang bang. Forse in futuro, croce sul cuore.)

Alla prossima!

Ab
   
 
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