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Autore: firewalkwithme_2_53    04/05/2015    3 recensioni
What if?
Un nuovo personaggio arriva a Pasadena a sconvolgere la tranquilla vita lineare del dottor Sheldon Cooper.
Riuscirà il fisico teorico a sopportare la nuova intrusione? E come farà lei ad avvicinarsi al calore che il ragazzo non è neanche consapevole di avere?
Dal primo capitolo:
Mentre lei sorride con aria soddisfatta e comincia a rigirare le carote nel piatto di plastica, il ragazzo si riprende e scuote il capo.
“No, aspetta. Non funziona così.”
“Non funziona così…cosa?”
“Non puoi dire che sei un AMICO di qualcuno solo perché ci hai parlato per qualche minuto in una città sconosciuta.”
“E perché non posso?” Lei lo domanda in modo davvero interessato e mette in bocca una carota osservandolo con gli occhi nocciola.
“Perché la convenzione sociale richiede che l’amicizia sia fondata sulla conoscenza e la fiducia. Io non so neanche il tuo nome.”
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Legge di Gumperson

La probabilità che qualcosa accada è inversamente proporzionale alla sua desiderabilità.

 

Strizzata nel completo color prugna con gonna al ginocchio e giacca con baschina, che suo padre adora almeno tanto quanto lei odia, Amalie si osserva intorno per qualche istante valutando i posti liberi alla mensa universitaria. Scarta immediatamente quello in una tavolata con tre donne che stanno discutendo animatamente su qualcosa che sicuramente non le interessa e quello vicino ad un tipo a dir poco ambiguo, che beve da un contenitore plasticato con una cannuccia e la guarda in un modo che le mette i brividi.

Proprio quando distoglie lo sguardo dal maniaco, la ragazza scorge un tavolo che si sta liberando accanto ai distributori automatici ed avanza decisa in quella direzione, ritrovandosi a poggiare il vassoio sul piano di legno nello stesso esatto momento in cui un altro compie il medesimo gesto.

“Temo che questo posto sia già occupato. Spiacente.”

La voce, che le appare tutto tranne che dispiaciuta o meglio che sembra falsamente dispiaciuta, appartiene ad un ragazzo un po’ più grande di lei che sbatte due occhioni azzurri e si accomoda sulla sedia a capotavola come se in quel modo la questione fosse definitivamente risolta.

“Beh ma…ci sono sei sedute a questo tavolo. Se non ti servono tutte potrei occuparne una io, no?”

“Sì, immagino che potresti. In effetti a me ne servono solo quattro: una per me e tre per gli amici-barra-colleghi che stanno per raggiungermi.”

“Ah bene.” La ragazza sospira di sollievo e sta per sedere anche lei quando l’altro la precede riprendendo a parlare.

“MA, in genere non pranziamo con altre persone. Ragione per cui dovrai trovarti un altro tavolo a cui accomodarti.” Il ragazzo dà una scorsa alla stanza, poi fa un cenno con il capo indicando la tavolata con le tre donne. “Ecco, quella sarebbe una buona opzione per te.”

“Non credo proprio!” Amalie lo scruta offesa, incrociando le braccia sotto al petto mentre un ricciolo castano particolarmente ribelle scivola in avanti liberandosi dallo chignon. “E poi chi ha deciso che sei arrivato per primo tu?”

Il ragazzo sembra stupito di quella domanda. “Ho detto per primo che il posto era occupato.”

“Però l’ho visto prima io.”

“Temo che questa affermazione sia impossibile da dimostrare.” Lui sorride beato come un bambino mentre sistema i tovaglioli davanti a sé e lei solleva piano il mento.

“Quindi, fammi capire: mi stai dicendo che le uniche persone che possono sedersi al tuo tavolo sono i tuoi amici?”

“Esattamente.”

“Allora è semplice.” Amalie ricambia il sorriso e siede nel posto accanto a lui, che ora la sbircia contrariato.

“Non capisco.” Ed è chiaro come il sole che lui odia non capire.

“Sono a Pasadena solo da poche ore e tu sei la persona con la quale ho sostenuto la conversazione più lunga, se si esclude il tassista che ci ha provato senza ritegno mentre mi accompagnava qui e la segretaria di mio padre.” La ragazza apre la sua bottiglia di latte e ne beve un sorso. “Ragione per cui posso affermare con certezza che sei la cosa più vicina ad un amico che io abbia in questa città. E se tu sei mio amico, io sono tua amica, quindi…posso sedermi qui.”

Mentre lei sorride con aria soddisfatta e comincia a rigirare le carote nel piatto di plastica, il ragazzo si riprende e scuote il capo.

“No, aspetta. Non funziona così.”

“Non funziona così…cosa?”

“Non puoi dire che sei un AMICO di qualcuno solo perché ci hai parlato per qualche minuto in una città sconosciuta.”

“E perché non posso?” Lei lo domanda in modo davvero interessato e mette in bocca una carota osservandolo con gli occhi nocciola.

“Perché la convenzione sociale richiede che l’amicizia sia fondata sulla conoscenza e la fiducia. Io non so neanche il tuo nome.”

“Mh, questo è giusto.” La ragazza deglutisce pulendo la mano sul tovagliolo e la porge verso l’altro. “Amalie. Piacere di conoscerti meglio, amico mio.”

Lui la fissa esterrefatto senza minimamente sfiorarla e sta per ribattere qualcosa quando viene preceduto da un ragazzo occhialuto, giunto al tavolo con il suo vassoio e altre due persone.

“Ehi Sheldon…” I tre nuovi arrivati sono chiaramente stupiti per la presenza di quella sconosciuta accanto al loro amico, tanto che la fissano immobili. “Non credo ci abbiano mai presentati.” Lo stesso ragazzo con gli occhiali si sblocca per primo e poggia il vassoio nel posto libero accanto ad Amalie, stringendo la mano che lei ha fatto scivolare verso di lui mentre siede. “Dottor Leonard Hofstadter.”

“Amalie, piacere mio.”

“Oh io sono più che sicuro di non averla mai vista prima. Non avrei mai potuto dimenticare una pupa con una carrozzeria simile.”

Amalie stringe gli occhi esaminando il ragazzo che ha appena parlato, molto colorato e con un’aria vagamente anni sessanta. “Non so se dovrei sentirmi offesa.”

“Howard scherza. Vero Howard? Dille che scherzi.” Sottolinea il tipo occhialuto, con un sorriso che vuole essere tranquillizzante. “Ah comunque lui è Howard Wolowitz e quello seduto al suo fianco è il dottor Rajesh Koothrappali.” L’indiano distende le labbra e solleva la mano.

“Enchanté. Tu es est tout simplement merveilleux. Ovvero: piacere, meravigliosa creatura.

“Piacere Howard. Piacere Rajesh.” La ragazza pronuncia il saluto informalmente, con aria evidentemente divertita, e mette in bocca un’altra carota. “E così voi sete gli amici-barra-colleghi di Sheldon.” Chiede retorica, avendo recepito il nome del ragazzo dagli occhi azzurri quando sono arrivati gli altri.

“Già. Voi...vi conoscete da molto?” Le domanda Leonard, indicando con la forchetta prima lei poi Sheldon stesso.

“Cosa?!” Il chiamato in causa, che ancora deve cominciare a mangiare, è basito per quella domanda a suo avviso assurda.

“Siamo amici da un po’.” Afferma invece Amalie, sorseggiando ancora del latte, calma.

“Davvero?” Howard osserva perplesso il suo amico che scuote il capo.

“Assolutamente no! Ha occupato brutalmente un posto non suo, imponendomi la sua presenza e la sua amicizia. Il tutto non più di due minuti fa.”

“In effetti quando siete arrivati stavamo giusto discutendo su quanto tempo dovrebbe ragionevolmente passare prima che due persone possano definirsi ‘amiche’. Voi che ne pensate?”

“In realtà…io non credo che ci sia uno schema temporale uguale per tutti.” Attacca per primo Leonard, spostando distrattamente l’insalata da una parte all’altra del suo piatto. “Ad alcune persone serve più tempo, ad altre meno. Credo che sia solo questione di…trovarsi.”

“Esattamente come la vedo io!” Amalie annuisce indicandolo.

“Oh non diciamo assurdità per favore.” Sheldon sembra finalmente rilassarsi un po’ anche lui e versa l’acqua nel proprio bicchiere preparandosi a mangiare. “E’ OVVIO che c’è uno schema temporale E comportamentale ben preciso da seguire prima che un legame possa correttamente definirsi come Amicizia.”

“Davvero? E quale sarebbe?”

“È molto semplice.”

“Oh no, ci risiamo.” Borbotta Howard seguito dall’annuire che rasenta il disperato di Raj.

“Lo schema si compone di quattro fasi. Fase prima: l’avvicinamento. I soggetti iniziano a studiarsi e si scambiano le informazioni basilari della propria vita.”

“E questa l’abbiamo passata.”

“Il nome NON E’ un’informazione basilare.” Specifica il ragazzo dagli occhi azzurri prima ancora che lei abbia finito di dire la sua.

“E quali sarebbero allora, le informazioni basilari?”

“Oh cielo.” Sussurra Leonard mentre Sheldon sistema uno dei tovaglioli sulle gambe e gli altri abbassano gli occhi sui rispettivi piatti.

“Innanzitutto, si dovrebbe sapere cosa piace e non piace all’altro.”

“Sai che mi piacciono le carote. E il latte anche.” Amalie gli sorride tranquilla anche se lui scuote il capo.

“Queste sono intuizioni che può fare chiunque guardi nel tuo piatto. NON fanno un’amicizia.”

“Oh.” La ragazza lo osserva affranta. “Quindi secondo te non siamo neanche alla prima fase della nostra amicizia?”

“Esattamente.” Sheldon gongola nella ragione e sta finalmente per portare il primo boccone alle labbra, soddisfatto.

“Però sono seduta al tavolo dei tuoi amici.” Amalie sorride mentre lui si blocca a fissarla con la forchetta a mezz’aria.

“Posto che sei nuova, cosa ti porta all’Università?” Le chiede Leonard, vagamente divertito, prima che il suo amico si riprenda e ricominci con le sue teorie. “Sei una ricercatrice?”

“Ohhh, è una domanda o il sogno di mio padre?” La ragazza sorride calma. “Temo che deluderò te come ho deluso lui: non ho nessuna competenza scientifica.”

“Come se non fosse una cosa ovvia.” Brontola Sheldon tagliando a listarelle il suo pollo.

“Come scusa?”

Sentendosi chiamato di nuovo in causa il ragazzo poggia il coltello e chiarisce. “E’ ovvio che non hai certe competenze. Non ti comporti come una donna di scienze e non parli come una donna di scienze. Senza contare che non hai neanche l’aspetto della donna di scienze.”

“Oh no, DECISAMENTE non ce l’ha.” Howard gli dà ragione attirando ancora su di sé l’attenzione di Amalie.

“Di nuovo, non so se dovrei sentirmi offesa.”

“Credo che intendano dire che sei più aperta e carina delle ragazze che ci sono in genere a mensa, tutto qui.” Accorre Leonard in aiuto degli altri due.

“Non è esattamente quello che intendevo dire…” l’amico guarda Sheldon in modo talmente carico che lui capisce di stare per infrangere una di quelle convenzioni sociali che tanto stenta a capire e si riprende con un sorriso più falso di una moneta di cioccolata “…ma ci si avvicina molto in effetti.”

Amalie è divertita da quel ragazzo un po’ particolare e gli sorride in modo più che spontaneo. “Allora lo prenderò come un complimento.”

Mentre finisce il suo latte nota il ragazzo indiano coprire la bocca con la mano mentre sussurra qualcosa all’orecchio di Howard che annuisce.

“Raj mi fa notare che il tuo nome è molto particolare e che non ha origini americane.”

Lei rimane un attimo sulla scena, davvero strana, poi annuisce lasciando correre. “Vero, infatti deriva dal tedesco e probabilmente vi dirà qualcosina il mio nome di battesimo completo.” La ragazza schiarisce la voce. “Amalie Emmy.”

“Non ci credo.” Raj sussurra queste tre parole e poi si tappa la bocca con entrambe le mani come se avesse commesso chissà quale crimine.

“Perché? Cosa ha di particolare?” Domanda Howard senza capire il motivo di tanta agitazione. “Oltre ad essere très sensuelle, ovviamente.”

“Se tu avessi usato il tuo tempo per studiare tanto quanto noi, invece di bighellonare in giro con le tue pinze e i tuoi ormoni a mille, avresti saputo che Amalie Emmy Noether è stata considerata, persino da Einstein, la donna più importante nella storia della matematica. È particolarmente conosciuta per i contributi di fondamentale importanza per la fisica teorica e l’algebra astratta, visto che ha rivoluzionato la teoria degli anelli, dei gruppi e dei campi.” Sheldon snocciola le sue nozioni con aria compiaciuta, sorridendo finalmente in modo più convinto alla ragazza al suo fianco. “Direi che il tuo nome segna un punto a tuo favore nella tabella della nostra presunta amicizia.”

“Ma è magnifico!” Lei gli sorride con sincerità e anche Leonard sembra colpito dalla cosa. “Dovrò ringraziare mio padre per averlo scelto, o meglio imposto, allora. Oh, ma ecco che arriva…”

I quattro ragazzi seguono lo sguardo di lei che è fisso sull’ingresso all’altro capo della mensa dove, proprio in quel momento, sta entrando il rettore Siebert e si bloccano.

“Ah! Dovevo immaginarmelo.” Considera Sheldon mentre l’uomo si avvicina al loro tavolo.

“Eccoti, finalmente.” Amalie lancia un’occhiata interrogativa al ragazzo ma si alza e si lascia baciare la fronte dal proprio genitore, tranquillamente. “Mi dispiace averti fatto aspettare mia piccola Eta Carinae, ma dovevo assolutamente parlare con alcuni investitori. Purtroppo sai che a volte per finanziare la ricerca bisogna darsi da fare con dei noiosi vegliardi pieni di soldi.” Le sorride come se debba convincere anche lei a fare una donazione, poggiando poi una mano sulla spalla del ragazzo con gli occhi azzurri. “Ma vedo che hai conosciuto alcuni dei nostri ricercatori più brillanti.”

“Rettore Siebert.” Sheldon ha un moto di fastidio, neanche minimamente nascosto, quando sente le dita dell’uomo poggiarsi sopra la propria scapola e poggia di nuovo la forchetta sul proprio piatto.

“Dottor Cooper, non ha ancora superato i suoi problemini vedo.” Ironizza il rettore.

“Non sono problemini ma una forma molto semplice di misofobia, come ho avuto modo di farle notare già diverse volte ormai.” Specifica il ragazzo, finalmente libero da quell’insana morsa quando l’uomo riporta la mano nella tasca del bel completo blu. “Comunque sono contento di avere la possibilità di parlarle di persona, dato che non risponde alle mie mail e la sua segretaria filtra tutte le mie chiamate.”

“Già, donna molto efficiente devo ammettere.” Siebert sorride con soddisfazione a sua figlia.

“Non direi visto che non riesce a capire che i miei suggerimenti riguardo le…”

“Mi dispiace enormemente doverla interrompere, dottor Cooper, ma voglio assolutamente condividere con voi grandi geni una magnifica notizia.” Tutto fuorché contrito, il rettore Siebert blocca subito Sheldon. “Ho organizzato una raccolta fondi molto importante per domani sera e vorrei che anche voi foste dei nostri per parlare con i probabili investitori e mostrare loro i progressi nelle vostre ricerche.”

“Neanche morto.” Borbotta il ragazzo dagli occhi azzurri, nonostante i suoi colleghi si dimostrino tutti invece piacevolmente colpiti dall’idea di passare una serata diversa e, possibilmente, festaiola.

“Porterò il defibrillatore perché, ovviamente, la voglio in prima linea dottor Cooper. Non solo, ma la nomino anche ‘cavaliere ufficiale di mia figlia’. Così mi assicurerò che Amalie cominci a conoscere qualcuno a Pasadena e che lei eviti di fare troppe sciocchezze.” L’espressione sbigottita del giovane fa gongolare ancora di più il rettore. “A proposito, sei già passata da tua madre, mia piccola Eta Carinae?”

La ragazza, anche lei immobilizzata dalla sorpresa per quell’invito non previsto, scuote un attimo il capo prima di rispondere a suo padre. “No, appena scesa dall’aero mi sono diretta subito qui per salutarti.”

“Hai fatto bene. Andiamo, ti offro un pranzo decente, altro che questa orribile brodaglia che servono a mensa.” Il rettore fa un cenno del capo ai ragazzi al tavolo poi punta l’indice contro Sheldon. “Ci vediamo domani sera. La aspetto a casa mia alle otto per prendere Amalie, dottor Cooper.”

Una strizzata d’occhio sicura accompagna l’uscita di scena di Siebert e di sua figlia, che solleva le dita in un saluto reso timido dall’esuberanza del padre.

“Incredibile.” Mormora Raj sbigottito.

“Puoi dirlo forte.” Gli fa eco Leonard.

“Sheldon avrà persino un’accompagnatrice per la serata.” Annuisce Howard.

“E che accompagnatrice.” Il ragazzo con gli occhiali beve dell’acqua.

“Come se fosse una cosa positiva.” Storce il naso il ragazzo dagli occhi azzurri, innervosito da come i suoi piani per la serata successiva siano stati praticamente stracciati dall’arroganza del rettore.

“Io parlavo della mensa.” Chiarisce però il suo punto Raj. “Come fa Siebert a definire ‘orribile brodaglia’ queste deliziose crocchette di pollo?”

 

 

 



 

 

 

 

Aloha!

Ammetto subito che non è stato facile decidermi a pubblicare questo primo capitolo perché Sheldon Cooper è un personaggio davvero molto molto difficile da ‘gestire’ se si vuole mantenerlo IC come piacerebbe fare a me (lo adoro proprio perché è come è, quindi…perché cambiarlo???) e perché io beh…non sono un fisico, né teorico né sperimentale né in altri possibili sensi :)

Ecco perché la prima cosa che ho pensato di fare è usare un libro umoristico impostato con schemi di teoremi e leggi per definire titolo e capitoli della mia ff. Quindi, direttamente dal genio creativo di Bloch, la Prima Legge di Murphy: Se qualcosa può andar male, lo farà.

La seconda cosa è stata lasciare un taglio leggermente comico alle situazioni, così come fanno nella sit (ovviamente in modo moooooolto più modesto, chiaro!), e qualche spruzzata qua e là di teorie e nozioni imparate al momento proprio per questo scopo. Ragion per cui: se vi accorgete dell’utilizzo improprio di alcuni termini VI PREGO di tirarmi le orecchie.

Terza cosa: so che Amy Farrah Fowler è carinissima e, giuro, la amo anche io. PERO’…ho voluto vedere le cose in modo diverso ed affiancare a Sheldon una persona che non sia simile a lui ma diversa. Diversamente sensibile, direi io. È una sfida, lo so, e spero tanto che anche i lettori che vorranno seguirmi in questo esperimento mi aiutino anche ad indirizzare correttamente le situazioni e i personaggi con i loro suggerimenti (anche per mp).

Detto questo…non mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo: Legge di Miller.

Bye bye,

B.

  
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