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Autore: Isidar Mithrim    04/05/2015    7 recensioni
Forse sembrò una giornata come tante a chi non era stato reclutato a Hogwarts per combattere l'ultima, decisiva, battaglia.
Poi cominciarono a diffondersi la notizia della vittoria e i nomi dei caduti e, nel bene o nel male, divenne all'improvviso una giornata impossibile da dimenticare.
{Raccolta di drabble, flash e brevi one shot}
Capitolo 1 - La famiglia Dursley - Triple Drabble
Capitolo 2 - Lyall Lupin - One shot
Capitolo 3 - Nicholas e Peronella Flamel - Drabble
Capitolo 4 - Unci Unci - Drabble
Capitolo 5 - Il Primo Ministro - One Shot
Capitolo 6 - Dedalus Lux - Flash fic
Capitolo 7 - Nati Babbani - I prigionieri - Drabble
Capitolo 8 - Nati Babbani - I clandestini - Flash fic
Capitolo 9 - Mrs Canon - Flash fic
Capitolo 10 - Gilderoy Allock {e Alice Paciock} - Flash fic
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Dursley, Lyall Lupin, Nicolas Flamel, Unci-Unci
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La quiete dopo la tempesta'
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2 maggio 1998 – Il Primo Ministro


Era ancora buio quando all’improvviso si svegliò.
Intuì subito che c’era qualcosa di diverso, ma ci mise una manciata di secondi a capire cosa.
Si portò incredulo le mani davanti agli occhi, muovendole solo per il gusto di poterlo fare a proprio piacimento.
Finalmente era tornato libero.
Il Primo Ministro osservò la moglie, addormentata sull’altro lato del letto.
Sorrise quasi commosso nel realizzare che, nonostante l’avesse trascurata come mai prima, lei era pazientemente rimasta al suo fianco.
Di punto in bianco lo sorprese un crampo allo stomaco e si rese conto di avere una fame incredibile. Troppo spesso chi lo aveva tenuto al guinzaglio gli aveva impedito di nutrirsi a dovere, troppo spesso aveva interrotto i suoi pasti frettolosi e disordinati.
Si alzò incerto, come timoroso di sentire le gambe cedere. Fu un sollievo scoprirle solide come un tempo. Si recò in cucina, mise su il bollitore e aprì speranzoso la cesta del pane. Afferrò quattro fette e le mise a scaldare dopo un attimo di esitazione – il tostapane era il primo elettrodomestico che toccava da mesi. Fu estremamente piacevole assaporare la dolce croccantezza del pane tostato, così come poter finalmente aggiungere quel goccio di latte nel tè che l’avrebbe reso perfetto.
Era una colazione essenziale, ma si prese comunque tutto il tempo necessario per finirla – era presto perfino per i suoi standard, in fondo.
Quando ebbe finito andò in bagno, ansioso di godersi da uomo libero la piacevole sensazione dell’acqua calda che scorre sulla pelle. Prima di entrare nella doccia studiò il proprio volto allo specchio, trovandolo emaciato e pallido, ma curato: la barba non aveva nemmeno un giorno e i capelli erano ben tagliati, anche se resi disordinati dal sonno. A differenza del trattamento riservato al suo viceministro, che si era presentato in ufficio starnazzando, con lui avevano dissimulato il fatto che fosse posseduto, mantenendo al meglio le apparenze e facendolo comportare in modo irreprensibile nelle relazioni lavorative – evidentemente quel Voi-Conoscete-Chi aveva deciso che lui gli sarebbe tornato più utile se fosse rimasto credibile. Non si erano però dati peso di farlo sembrare se stesso anche a casa e questo l’aveva fatto soffrire terribilmente. Sarebbe stato arduo giustificare a sua moglie il suo comportamento, ma il fatto che fosse rimasta al suo fianco gli diede un po’ di speranza.
Dopo un’ultima occhiata al suo riflesso, s’infilò sotto la doccia e lasciò che l’acqua lavasse via i pensieri.

Erano le sei e mezza del mattino quando scese nel suo ufficio, pronto a lavorare nuovamente come un uomo libero.


**

Quando raggiunse la sua stanza andò subito alla finestra, aprendola per la prima volta dopo mesi – non si erano mai preoccupati di farglielo fare, come se neanche fossero abituati a farlo.
Non resisté alla tentazione di affacciarsi, lasciando vagare lo sguardo mentre la brezza mattutina gli carezzava il volto.
Era bel tempo, una cosa inusuale di quei tempi: la nebbia mattutina si stava alzando, non c’erano nuvole nel cielo e l’aria era frizzante, e per un nostalgico istante si concesse l’illusione che Londra stesse celebrando la sua ritrovata libertà.
Poi abbassò gli occhi su Downing street, già animata da macchine e persone, e notò un bizzarro gruppo di persone con addosso lunghe vesti d’altri tempi. Chiacchieravano eccitate, e lui immaginò che fossero diretti a una qualche convention – i fan di Star Wars non celebravano la saga proprio ad inizio maggio, in effetti? Sì, doveva trattarsi proprio di quello.
Un attimo dopo, un pensiero terrificante gli attraversò la mente. E se invece avesse perso il senso del tempo sotto quell’incantesimo, e in realtà era già arrivato Halloween?
Tirò subito fuori il telefono dalla custodia appesa alla cintura e controllò la data all’istante, sospirando di sollievo quando lesse che era il due maggio, esattamente come si aspettava.
Solo quando vide uno stormo di gufi attraversare il cielo diurno il Primo Ministro cominciò finalmente a mettere insieme i pezzi.

Ricordava di averci impiegato un paio d’istanti a capire la fonte del ritmico picchiettio. Era rimasto esterrefatto guardando il gufo reale che – in pieno giorno – stava beccando con insistenza la finestra dell’ufficio. Si era girato dall’altra parte, ignorandolo, ma l’uccello aveva continuato a richiamare fastidiosamente la sua attenzione. Alla fine il Primo Ministro si era alzato spazientito e aveva aperto la finestra. Il gufo aveva fatto irruzione nella stanza, depositato una busta sulla sua, affondato il becco nella sua tazza di tè, rubato un biscotto e infine era volato via.
Esterrefatto, il Ministro aveva aperto la lettera, che si era rivelata essere estremamente breve.

Il Ministero della Magia è caduto. Il Ministro è stato ucciso. Ho paura che non mi lasceranno più venire da lei. – C. Caramell

Aveva fatto a malapena in tempo a leggere, quando un uomo in nero incappucciato era entrato nella sua stanza e gli aveva puntato contro una bacchetta.

Il Primo Ministro strinse i pugni al ricordo.
Ormai ne sapeva abbastanza, di magia, da intuire che non era una coincidenza il fatto che quei gufi e quei maghi – sì, non potevano essere altro – fossero apparsi proprio la mattina in cui era tornato in sé, così come non era un caso che la nebbia si stesse diradando.
Non gli restava che andare a pretendere una spiegazione.

Aveva cercato di ignorarlo per anni, ma questa volta si diresse a falcate decise verso il piccolo dipinto a olio nell’angolo più remoto della stanza.
Fu molto frustrante trovarlo irrimediabilmente vuoto.


**

Dovette attendere svariate ore prima che l’ometto con la parrucca argentea ritornasse nella sua cornice.
Il piccolo colpo di tosse interruppe l’andirivieni del Primo Ministro, che stava ingannando l’attesa camminando irrequieto sul tappeto antico.
Nonostante avesse atteso con ansia quel momento, si sentì piuttosto ansioso mentre si avvicinava al ritratto. D’altronde, l’ultimo mago che aveva incontrato – per quanto ne sapeva – era proprio quello che lo aveva controllato negli estenuanti mesi passati sotto la Maledizione Imperiale, o come diavolo si chiamava.
Accolse l’uomo con un rigido cenno della testa, e in tutta risposta lui fece un annuncio con la sua solita voce perentoria.
“Al Primo Ministro dei Babbani. Necessità di incontro urgente. Si prega di rispondere all'istante. Distinti saluti, Caramell.”
Fu un sollievo scoprire che sarebbe stato proprio Caramell il suo visitatore. Anche se gli aveva sempre portato solo pessime notizie e  in più aveva la brutta abitudine di trattarlo come uno scolaretto, per una volta il Primo Ministro ebbe il sospetto che il suo ritorno fosse un buon segno.
“Ecco, sì, molto bene, lo… lo faccia venire” balbettò. “Anche io ho urgenza di vederlo, comunque” aggiunse poi con una certa determinazione, come a voler lasciare intendere che fosse stato lui a convocare il mago, anziché il contrario.
Si affrettò a sedersi dietro alla scrivania e aveva appena stretto un po’ il nodo alla cravatta quando alte fiamme verdi proruppero nel camino e un uomo comparve nella stanza, una bombetta verde nella mano.
“Primo Ministro!” esclamò raggiante, avvicinandosi per porgergli la mano senza neanche pulire i vestiti dalla cenere. “Che piacere rivederla!”
Anche Caramell era dimagrito ulteriormente dall’ultima volta che lui l’aveva visto, eppure l’enorme sorriso che sfoggiava gli ringiovaniva di molto il viso invecchiato.
Il Primo Ministro gli strinse la mano, ma non si lasciò contagiare da quell’inattesa baldanza.
“La trovo bene, Ministro!” disse il mago con entusiasmo, accomodandosi sulla sedia davanti a lui. “Certo, è un po’ sciupato, ma chi non lo sarebbe dopo tanti mesi di Maledizione Imperius?”
Imperius, ecco come si chiamava.
Ci mise un secondo a capire l’altra implicazione di quel commento.
“Aspetti, mi sta dicendo che lei sapeva?” chiese allibito.
“Ma certo che sapevo, insomma, chi non lo sapeva?” domandò Caramell.
All’improvviso il Primo Ministro ricordò perché detestasse tanto quelle visite.
“Be’, ma allora perché non avete fatto nulla?” si indignò.
“Oh, non creda che non ci abbiamo provato! Ma era impossibile, impossibile fare qualcosa avendo anche il nostro Ministro sotto Maledizione Imperius.”
“Dio, anche il vostro Ministro era controllato?”
“Oh, purtroppo sì” rispose mesto Caramell, perdendo per la prima volta il tono allegro. “Era un burattino di Lei-Sa-Chi.”
Al Primo Ministro non sfuggì l’uso del passato, ma la richiesta di spiegazioni gli morì in bocca, perché Caramell riprese parola.
“A proposito, non me ne voglia, ma mi hanno detto che devo verificare che lei sia pulito, capisce, non si sa mai.”
In realtà lui non capiva affatto, e osservò guardingo mentre Caramell posava una sorta di trottola in vetro sopra alla sua scrivania. Era piuttosto inquietante il fatto che rimanesse dritta anche quando immobile.
“Be’, immagino che girerebbe se lei fosse ancora sotto la Maledizione, no?” chiese Caramell, di nuovo allegro.
“Non sono più sotto alcuna Maledizione!” ribatté offeso il Primo Ministro.
“No, non sembrerebbe, in effetti. Be’, tanto meglio così, non trova?” sorrise il mago, facendolo irritare ulteriormente.
“Certo che è meglio! E, visto che chiaramente non siete stati voi a liberarmi, è ora di spiegarmi perché l’incantesimo si è interrotto! Pretendo anche di sapere che cosa ci facciano maghi conciati così per le strade della mia città e stormi di gufi nel cielo!”
“Sicuro, sicuro… ma, per Merlino, è così strano che ci sia ancora qualcuno che non abbia sentito la notizia!” commentò Caramell, facendogli venire voglia di assestargli un pugno sul naso. “Colui-che-non-deve-essere-nominato è morto. Harry Potter lo ha sconfitto!”
A quelle parole il Ministro si appoggiò pesantemente sullo schienale della sua poltrona e fece un respiro profondo.
“Quindi… è finita?” domandò speranzoso.
“Be’, ci vorrà ancora del tempo per catturare tutti i seguaci sopravvissuti, riaccogliere i Nati Babbani, mettere a posto le memorie dei Non Maghi, riprendere il controllo dei Dissennatori, prevenire piccole rappresaglie, eccetera, ma sì, possiamo dire che è finita” confermò Caramell. “Abbiamo vinto.”
“Quando?” si limitò a chiedere il Ministro.
“Questa notte, a Hogwarts. Sa, la scuola di Magia. Una grande battaglia, molti morti, purtroppo. Li ricorderemo con tutti gli onori, può starne certo, ma oggi i maghi di tutto il mondo festeggeranno. Credo proprio che faremo uno strappo allo Statuto di Segretezza come l’ultima volta!”
Pur ignorando di quale ‘ultima volta’ stesse parlando, il Ministro annuì, finalmente contagiato da tutto quell’entusiasmo.
È davvero finita…
“Mi dispiace che non siamo riusciti a proteggerla, sa? Ma è un sollievo sapere che lei stia bene, considerando che i nostri ultimi due Ministri sono morti” confessò il Caramell esitante. “Ah, ovviamente, se lo desidera, posso chiedere a una nostra squadra di intervenire per aggiustare i ricordi dei suoi familiari.”
Ovviamente.
“Io… ci penserò, grazie.”
Voleva avere meno a che fare possibile con la magia, ma al tempo stesso era tremendamente dolorosa l’idea di inventare una bugia per dare una valida spiegazione alla propria famiglia.
“Bene, non esiti a chiedere qualora abbia bisogno di qualcosa! Sa come trovarci.”
I due uomini si alzarono; stavano per scambiarsi un’ultima stretta di mano quando il Primo Ministro si ricordò di un’ultima, fondamentale domanda.
“Quindi… lei è di nuovo Ministro?”
Caramell si lasciò sfuggire un sorriso sconsolato. “No, certo che no” sospirò. “Dubito che qualcuno mi vorrà mai di nuovo in quel ruolo, a essere sinceri. Ma sarà contento di sapere che il Wizengamot ha nominato Kingsley Shacklebolt Ministro della Magia ad interim. Sarà felice di sapere che ho scelto. Passerà da lei uno di questi giorni.”
Il Primo Ministro rimase piacevolmente sorpreso. Anche se alla fine non era riuscito a proteggerlo, aveva un ottimo ricordo di Shacklebolt e si era sentito desolato quando lo avevano costretto a divulgare la sua foto segnaletica. Si lasciò sfuggire un sorriso al pensiero di aver avuto il nuovo Ministro della Magia come assistente personale.
Mentre Caramell spariva tra le fiamme verdi, pensò che forse per la prima volta sarebbe stato trattato alla pari dall’altro Ministro.



*************



Eccomi con l’ennesimo MM! Purtroppo non sono riuscita a pubblicarlo il 2…
In realtà non sappiamo nulla della sorte del Primo Ministro (qualora sia rimasto tale). Ho immaginato che il giorno della caduta del Ministero della Magia (quello del matrimonio di Bill e Fleur) Kingsley, avendo fiutato la cosa, non fosse con il Ministro Babbano (altrimenti farei fatica a spiegarmi come abbia fatto ad avere l’info in anticipo) e che un Mangiamorte, poi morto in battaglia, ne abbia approfittato per fare un Imperius al Ministro, e che i cattivoni abbiano fatto in modo di tenerlo al potere per sfruttarlo al meglio… Poi può essere che Kingsley sia riuscito a proteggerlo comunque, chissà (magari fino a quando è stato attaccato, o anche da latitante; in entrambi i casi credo l’abbia fatto di nascosto, però).
Caramell ha usato un gufo perché visitava il Ministro come consulente di Rufus, che è morto.
La frase pronunciata dal quadro è ripresa da Harry Potter e il Principe Mezzosangue.
Ah, su Pottermore dice che quando Voldemort cadde la prima volta fu fatta una giornata di eccezione allo Statuto, ho immaginato potesse essere accaduto lo stesso.
La parte ‘politica’ finale è invece di mia invenzione. Onestamente mi sono sempre chiesta chi abbia nominato Kingsley, visto che il Ministero doveva essere bello corrotto.
Non ve ne importerà nulla, ma all’inizio in questa storia Caramell non doveva comparire affatto, sostituito in toto da Kingsley (a Caramell volevo dedicare un capitolo a parte, ma a questo punto non lo farò).

Grazie a tutti quelli che seguono e commentano!^^

Isidar


   
 
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