Film > Saw - L'enigmista
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Autore: Black Deer    04/05/2015    1 recensioni
"Contro il tuo cuore c'è un congegno esplosivo. Se decidi di andartene una volta raggiunta la distanza di 20 metri da questo posto la carica salterà, distruggendo tutto ciò che è presente nella tua cassa toracica.
Oppure, puoi decidere di vivere, rimanendo qui ed aiutandomi nella mia opera... Fa la tua scelta"
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Kramer, Nuovo Personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Mi sedetti di fronte a John e cominciò a spiegarmi in cosa consistevano le sue opere.
Mi spiegò perché metteva le persone di fronte alla morte, sopponendole ai suoi giochi con le macchine che costruiva. “Ho deciso di spendere il resto dei miei giorni a sperimentare i meccanismi della natura umana” “Non credo che uccidere delle persone innocenti sia la soluzione migliore per studiare i comportamenti dell'animo umano” “Io non ho mai ucciso nessuno in vita mia, le scelte le ha hanno fatte loro” “Forzare una persona a farsi del male rischiando di uccidersi non è differente dall'omicidio...”. John mi guardò serio “Chi non apprezza il dono della vita non merita di vivere…” “Si ma non spetta a te deciderlo!” dissi indignata. Il suo pensiero poteva essere giusto, ma sicuramente applicato nel modo sbagliato. “Ci sono persone che nonostante abbiano tutto sprecano il dono della vita. Molti si rovinano cadendo preda di vizi, altri cercano di suicidarsi oppure passano quel poco che resta della loro misera vita…” “Nonostante tutto” dissi interrompendolo bruscamente “Non riesco ancora a capire perché sono qui” sorrise “Ogni cosa a tempo debito Lyn...”. “Sono stanca di sentirmi ripetere questa frase! Perché mi hai fatto rivedere Eric?” “Ti ho voluto dare la possibilità di vendicarti di ciò che ti aveva fatto” “Si ma...” “Shh” disse piano “Tu fai troppe domande Lyn. Dimmi come ti sei sentita quando sapevi che da un momento all'altro saresti potuta morire?” rimasi colpita dalla sua domanda. Perché descrivere ciò che si prova quando si guarda in faccia alla morte non è semplice. Si provano emozioni forti e contrastanti: paura, angoscia, la voglia che finisca tutto subito e senza dolore. Ma anche l’eccitazione, sentire l’adrenalina che scorre veloce nelle vene e sentirsi vivi per davvero. “Avevo paura” dissi cercando di nascondere ciò che provavo “Si è normale” disse sorridendo, sicuramente lui sapeva cosa si prova “La consapevolezza della morte cambia tutto, se io ti dicessi qual’è esattamente il giorno e l'ora della tua morte, la tua visione del mondo cambierebbe completamente. Io lo so e scommetto che non ti sei mai sentita così viva come in quel momento...”. Abbassai la testa annuendo. Nonostante tutto aveva ragione, cominciai a ricredermi. Forse ciò che faceva non era del tutto sbagliato...

Nei giorni successivi aiutai John a curarsi, senza chiedergli quale fosse la sua malattia. Quando cominciò a sentirsi meglio iniziò a lavorare su un nuovo gioco.
Una mattina mi svegliai e non lo trovai. Sarebbe stata un'occasione d'oro per scappare, se non fosse per la carica che avevo nel petto. Mi avvicinai al suo tavolo da lavoro: c'erano delle foto della prossima vittima: si chiama Mark e in serbo per lui ci sarà un gel altamente infiammabile.
Vicino c'era una marionetta dalla faccia bianca con gli occhi rossi. Cominciai a girovagare per la stanza in cerca di una via d’uscita, trovai tutte le porte chiuse a chiave. Che sciocca… Come potevo pensare che una persona meticolosa come John si dimenticasse di chiudere una porta? Non sarei riuscita a scappare da lì, per ora, ma potevo trovare un modo per liberarmi dal suo vincolo.
Dietro a delle grosse frange di plastica trasparente, si trovava quella che aveva l'aria di essere una sala operatoria. Era ben fornita di attrezzi e macchinari chirurgici. Su un ampio bancone si trovavano bisturi e seghe di ogni forma e dimensione. Presi un piccolo bisturi dalla punta a uncino e del disinfettante; mi lavai le mani e sterilizzai la lama. Su un lato della sala c'era un grande specchio, presi una sedia e mi sedetti di fronte ad esso. Slacciai i primi bottoni della camicia: delicatamente passai le dita sulla ferita, era ancora rossa e non del tutto cicatrizzata. Poggiai la punta del bisturi all'inizio del taglio. Passò qualche minuto prima che riuscissi a convincermi che quello era l'unico modo per poter scappare di lì, misi una pezza tra i denti e infilai di scatto la lama nel petto. Il primo punto saltò ed una copiosa quantità di sangue cominciò a scorrere. Urlai e feci scorrere velocemente la lama facendo saltare atri due punti. C'era molto sangue, ormai non riuscivo più a distinguere la ferita dal resto. Il dolore poi, era lancinante: c'era un costante bruciore alternato a delle fitte pungenti. Quando finalmente riuscii a riaprire tutta la ferita ero stremata.
Feci cadere il bisturi, levai la pezza dalla bocca e pulii velocemente la ferita. Ora dovevo cercare di tirare fuori il dispositivo. Aprii la ferita e lentamente inserii due dita: sfiorai qualcosa di duro ma era troppo sottile, probabilmente era una costola. Spinsi le dita in profondità, ma non sentii nulla. Il sangue continuava a scorrere sempre più velocemente, ormai la mia candida camicia era impregnata di sangue. Ero senza forze e se non trovavo subito un modo per fermare l'emorragia sarei morta dissanguata. Mentre stavo togliendo la mano dalla ferita sentii qualcosa. Cercai di afferrare l’oggetto, ma il sangue rendeva tutto scivoloso. Mi alzai barcollando ed aprii l'armadietto con le garze. Con le mami tremanti le presi e le premetti sulla ferita. In poco tempo anche quelle erano inzuppate di sangue. Non sapevo cos'altro fare. Mi accasciai a terra, senza forze, in cuor mio sapevo che ormai sarebbe finita così, ma mi rifiutavo di accettarlo... Cercai nuovamente di afferrare la cosa presente nel mio petto: questa volta ci riuscii. Strinsi il piccolo oggetto in mano.
Afferrai il bordo del tavolo, il mio sangue ormai era spalmato su molte superfici della stanza. Nel tentativo di alzarmi caddi e rimasi a terra. Ero immersa nella pozza rosso scuro del mio sangue, che continuava ad allargarsi, lenta ed inesorabile. Aprii la mano per vedere cos’avevo trovato: era una chiave. Improvvisamente il dolore sembrò attenuarsi, la vista cominciò a offuscarsi e sentii il mio cuore rallentare ad ogni battito. Era finita, stavo morendo. Malgrado tutto ciò che mi aveva fatto Eric, io l’avevo risparmiato. E nonostante tutto lui continuerà vivere, io invece morirò sola e nessuno si accorgerà della mia mancanza. Che modo patetico per andarsene… Chiusi gli occhi e mi lasciai andare. 
Non ero sicura se stessi già sognando o se fossi ancora sveglia, ma vidi qualcuno avvicinarsi lentamente e prendermi in braccio.
Poi tutto si oscurò.

   
 
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