Not anymore
"Ah, yeah.
Well, my mum always said that you shouldn't be afraid
because it's just
like
the way life was before you were born
which wasn't that bad,
was it?"
−Fitz to Simmons,
“Beginning
of the End”
Leopold. Occhi chiusi, naso rosso, il
freddo
pungente di metà febbraio; all’ospedale la
corrente è saltata, una scacchiera
di neon si anima di luce per pochi secondi, sospiro elettrico.
Nevica fuori, il parcheggio è un manto di
latte bianco. Le infermiere corrono tra i corridoi, distribuiscono
coperte,
dicono che c’è un malfunzionamento al generatore
automatico. Ma Grace tiene al
caldo il suo frugoletto, gli tende il dito e lui lo afferra, lo
maneggia con
abilità.
“Leopold” sussurra. Sembra piacergli quel
nome, deve essere stata l’ultima cosa che ha sentito prima di
venire al mondo.
Grace lo ripete, lui sembra già capire.
Vorrebbe parlare, dire qualcosa, ma non ci
riesce. Non ancora.
Fitz. Occhi aperti, labbra scure, odore
di
salsedine impregnata nei capelli; la luce è troppo forte
all’interno di quel
laboratorio, sbatte le palpebre, respira – ancora.
Dentro non entra acqua, da nove giorni non
entra più acqua, lui questo non lo sa. Uno sfarfallio di
camici bianchi,
planano su di lui troppi volti, alcuni sconosciuti – tranne
il suo. Jemma non
ha un camice bianco, è una camicetta blu a pois bianchi
quella che indossa.
“Ehi Fitz” sussurra, gli sfiora un dito che
Leo non riesce ad afferrare. Jemma ha il sorriso tirato, le lacrime
agli occhi.
A Fitz non piace, è confuso, quale è stata
l’ultima cosa che le ha detto prima
di morire?
Lo ripete, ripete di nuovo il suo nome e
lui non capisce.
Vorrebbe parlare, dire qualcosa, ma non ci
riesce. Non più.
[246]
*
NdA
Almeno una sciocchezzuola su
questi due me
la dovevo pur concedere prima del finale di stagione (nonostante non
apra il pc
da settimane ormai). Dunque mi ci sono voluti solo una manciata di
minuti,
carta e penna, una chiacchierata e canzoni varie per fammi
letteralmente uscire
dal cuore questa brevissima flash fic. Penso sia abbastanza chiaro il
paragone
tra la nascita del piccolo Leo tra le braccia di sua madre
(sì, Grace: nome abbastanza
comune ma è di una dolcezza infinita) e il risveglio dopo il
terribile
incidente. Ovviamente le due scene con i particolari annessi sono di
mia
fantasia, non c’è nulla di ciò
riportato nel telefilm (purtroppo!).
Ringrazio
infinitamente chi ha avuto la
bontà d’animo di leggerla e chi ha voluto lasciare
anche poche parole per
esprimere il suo pensiero.
Un bacio,
Sil