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Autore: LittleDreamer90    05/05/2015    11 recensioni
Non abbiamo bisogno di giorni migliori, ma di persone che rendono migliori i nostri giorni..
Dalla storia: ".. [..] Non ti pare che i Kami siano dispettosi,a volte?... Sembra che abbiano fatto di tutto per far incrociare le nostre strade..[..]"
- Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo- (proverbio arabo)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 5     L’appuntamento: grazie, piccola cupido Rin!

 

 

Se riuscite a trovare qualcuno che vi cambia la giornata,

tenetevelo stretto

perché quel qualcuno potrà essere in grado di cambiare la vostra vita.

 

 

 

Una nuova giornata di lavoro era iniziata all’emporio di Kaede.

Ma, quella mattina, né le insinuazioni di Shiori né le lamentele del solito cliente pensionato e rompiscatole avrebbero potuto rovinare l’umore di Kagome; le ginocchia sbucciate non le facevano poi così male; era serena ed era passato davvero troppo tempo dall’ultima volta in cui si era sentita così.

Ovviamente non erano mancati commenti sulla disavventura del giorno precedente, sia sulla bocca della collega di lavoro che ad opera di Sango e Miroku.

Era quasi scontato che la faccenda fosse giunta alle orecchie di Shiori! La migliore amica della collega, Yura, gestiva il bar all’angolo della via; naturale che quella pettegola avesse fatto la spia! Kaede e Shippo non si sarebbero mai azzardati a raccontare in giro i fatti suoi!

- Allora, Kagghy! Ho saputo che ieri sera sei caduta ai piedi di un bel ragazzone, eh? Non ti facevo proprio così intraprendente! – malignò Shiori.

Come volevasi dimostrare! Kagome però aveva imparato a tenerle testa: - Oh, ma mai quanto te, Shiori cara! A che quota di “Maschioni” siamo, questo mese? Cinque, giusto? E pensare che siamo solo al giorno quindici di Aprile! – le rispose.

L’altra ragazza le rivolse un sorriso fintissimo e, sdegnata, le diede le spalle, tornando alle proprie mansioni.

E il punto va a… Kagome Higurashi!!!

La giornata passò tranquilla, piagnistei di Shippo a parte perché voleva andare a trovare Rin; la bambina però, quel pomeriggio, aveva una visita di controllo al St. Luke.

Le lamentele del bambino fortunatamente finirono quando, verso le 16, proprio Rin fece capolino dalla porta del negozio, zampettando con le stampelle.

- Rin! Ciao tesoro! Che ci fai qui? – le domandò sorpresa Kagome.

- Sono passata a salutare e… a fare Cupido! – rispose la bambina.

- Eh? – fu la replica perplessa della ragazza.

- Siiiii! – trillò la piccola – Oggi, al pronto soccorso, ho incontrato ancora il signore cane. Mi ha detto che ieri ti sei fatta la bua e voleva sapere se stavi bene, Ka-chan. Io gli ho detto che non lo sapevo ma che tu oggi sei da Kaede-baba fino alle sei e mezza. E allora lui ha detto che finiva di curare i bimbi malati alle sei e, se riusciva, veniva a trovarti! Così io gli ho detto di sì, che poi tu eri contenta che uscivate insieme e…  -.

- No, aspetta! Frena, Rin! – la interruppe Kagome, quasi rintronata da quel fiume di parole per poi chiederle, sconcertata ed incredula: - Inuyasha ha detto cosa? E tu, hai accettato a nome mio cosa?? -.

- Siii! Ho fatto Cupido, te l’ho detto! Magari ti porta a mangiare il gelato. Non ti piace il gelato, Ka-chan? – domandò ingenuamente Rin.

- Oh Kami! – sospirò la giovane – Certo che mi piace il gelato, tesoro! Solo che… -.

“Solo che, dopo la figura di ieri, pensavo che non si sarebbe fatto più vedere! Kami-sama! E adesso??? No, NO! Non posso!! Con che coraggio io…”.

Non riuscì però a completare il pensiero, che la voce di Shiori, si levò, sarcastica come non mai: - Santo cielo, Kagome! Ti fai organizzare gli appuntamenti dai bambini, adesso?? Non ti credevo così disperata! - disse, dall’alto della scaletta su cui si era arrampicata, per cercare chissà cosa negli scaffali più in alto.

“Datemi uno zoccolo! Uno dei Geta* che usa il nonno, così glielo tiro sui denti! O da infilarle in bocca, anche! Così chiude quella fornace una volta per tutte! Farsi gli affaracci suoi mai, eh?” pensò esasperata ed irritata Kagome, lanciando un’occhiata alla statuina di buon augurio a forma di gatto situata vicino alla cassa. No, quella no! Era troppo preziosa per romperla in testa alla collega!

Fu Shippo, invece, a sbloccare la situazione: - Shiori? Ma che cosa strane che hai sul cellulare! E quanti numeri di telefono! Chi è… Keichiro?? – le domandò.

- Moccioso ficcanaso! Metti subito giù il mio cellulare! Chi ti ha detto di frugarmi in borsa, eh? Ah se ti prendo… te le suono!!! – urlò alterata l’altra.

Sfortunatamente (ma dipende dai punti di vista!) Shiori si agitò un po’ troppo, perse l’equilibrio e… Bum! Cadde dalla scaletta dritta dritta col sedere sui sacconi di farina; che, naturalmente, si ruppero, spargendo il loro contenuto tutt’attorno.

- Ah, maledizione, noooooo!!! I miei pantaloni nuovi di Guess!!! – strillò Shiori, ormai completamente ricoperta di polvere bianca. Beh, almeno così era in pendant con il colore dei suoi capelli!

- Santo Cielo, Shiori! Se volevi contribuire a dare un’ imbiancata al negozio, c’erano altri modi, cara! – commentò tossicchiando Kaede, appena scesa di sotto e facendosi aria con una mano per tentare di spostare un po’ la farina sospesa intorno a lei; Kagome si precipitò ad aprire porta e finestre per far circolare un po’di corrente.

- Stai più attenta la prossima volta! – la sgridò Kaede - È implicito dirti che spetterà a te ripulire il negozio da questo disastro, vero? – aggiunse l’anziana, facendo nel mentre l’occhiolino a Kagome, senza farsi notare.

- Ma… non l’ho fatto apposta! Coff coff! Accidenti! Coff coff! Etciù! – tentò di giustificarsi Shiori, tossendo a più non posso.

Kagome dissimulò prontamente la propria risata divertita, mascherandola da colpo di tosse. Purtroppo la collega se ne accorse, perché le rivolse un’occhiata di fuoco.

- Ti aiuterei più che volentieri a pulire, Shiori, ma, come ben sai, ho un appuntamento, più tardi. Non vorrai che io mi presenti tutta impolverata, vero? – infierì allora Kagome. Quanto era divertente, per una volta, invertire le parti!!!

- Ma se è tra più di due ore??! – brontolò la collega, ricevendo in cambio solo un’espressione innocente ed angelica.

 

Più tardi, alle 18 e 15 circa, Kagome si recò nel piccolo bagno nel retro del negozio per darsi una veloce sistemata; sospirò in preda all’agitazione e, facendosi coraggio, si ripetè nella mente, mentre si specchiava: “Bene! Ce la puoi fare! Non è mica un appuntamento, no?? Solo un saluto. E lui è solo un ragazzo che… MA A CHI LA DO A BERE???!!! AIUTO!!!”.

Presa la borsa, fece per uscire; erano le 18.20; - Allora io vado! – annunciò.

- Certo, Kagome! Buona fortuna per il tuo appuntamento! – ridacchiò Kaede. – E ricordati di domani mattina! -.

“NON È UN APPUNTAMENTO!!!” urlò mentalmente la ragazza ma comunque sorrise e rispose: - Ovvio, Kaede! Ci sarò! Chi lo sente poi Shippo, altrimenti? -.

Uscita dal negozio, la giovane si guardò intorno; benché accecata dalla luce del tramonto**, riuscì ad individuare subito il mezzodemone, seduto su una delle altalene del parco giochi.

“C’è veramente! Non era uno scherzo!! Kami, che vorrà???” pensò Kagome, decidendosi comunque a raggiungerlo.

- Ciao! Non sei un po’ cresciuto, per questo genere di giochi? – gli disse, punzecchiandolo, riferendosi all’altalena. Usare l’ironia la aiutava a vincere quello strano miscuglio di soggezione ed imbarazzo che stava provando internamente.

- Feh! Sempre a fare commenti, tu, eh? – replicò Inuyasha, guardandola di sottecchi.

- Beh? Mi è stato riferito da una bimba chiacchierona che una certa persona sarebbe passata a farmi un saluto. A che devo tanto onore? – ridacchiò la ragazza, esternando la propria sorpresa per quell’inaspettata visita.

Proprio come la sera precedente, il mezzodemone rimase incantato da quella risata cristallina.

- I-io, ecco… beh… - tentò di dire lui, impacciato; “Maledetto nodo al cervello! Ma che mi prende??” pensò Inuyasha “E perché cavolo ho voluto venire a trovarla? Va bene che, avendo ormai parlato con la mocciosa, non potevo mica rimangiarmi quanto detto e non farmi vedere! Che figura avrei fatto, altrimenti???”.

Tuttavia, mentre era ancora perso nei pensieri, una strana e familiare sensazione lo colpì all’improvviso, facendolo alzare in piedi di scatto.

- Oh merda! – sbottò poco elegantemente, per poi guardare allarmato l’orizzonte, dove ormai il sole aveva ceduto il passo alla sera. Era il crepuscolo.

- Maledizione! Me ne sono completamente dimenticato! Stasera è… accidentaccio! – imprecò ancora il giovane.

- Ma che succede? Ti sei dimenticato di un impegno importante, forse? – tentò di capire Kagome, perplessa per quella reazione improvvisa.

- No! Ecco, io… Oh e adesso come lo spiego, accidenti! – borbottò lui.

Mentre Inuyasha finiva la frase, Kagome fu distratta da una voce conosciuta che la stava chiamando.

Alzando gli occhi verso il palazzo di fronte a sé, la ragazza scorse Rin sbracciarsi e salutarla da una finestra, presumibilmente quella della sua stanzetta.

- Ka-chan, ciao! Divertiti!! Signore, mi raccomando, comprale un gelato grande grande! – riuscì ad urlare la bimba, prima di venire tirata dentro la stanza a forza ed essere rimproverata da sua madre.

“Accidenti! Ha proprio ragione Inuyasha a dire che i bambini di oggi hanno una spiccata tendenza a mettersi in situazioni potenzialmente pericolose!” pensò Kagome, mentre non riusciva a decidere se arrabbiarsi o sospirare di rassegnazione; tutti a farsi gli affari suoi!!!

Optando infine per la seconda ipotesi, tornò a rivolgere la propria attenzione al mezzodemone e a ciò che lui stava farfugliando prima che lei venisse distratta, ma…

Quando posò di nuovo lo sguardo su di lui rimase senza parole!

- Emh… Salve! – esordì il ragazzo dai capelli neri e dagli occhi altrettanto scuri (sembravano possedere una sfumatura viola, quasi!) di fronte a lei.

- I-Inuyasha??? Ma che?!? – provò a dire, sbalordita e sorpresa.

- È una cosa da mezzodemoni; una volta al mese, in una particolare notte, la parte umana torna alla ribalta; e quindi, per una sera, perdiamo i poteri e i tratti demoniaci diventando semplici umani -.

La reticente e imbarazzata spiegazione del giovane fu interrotta dall’esclamazione del tutto spontanea e incontrollata della ragazza: - Però!! Anche così sei un vero schianto! -.

Rendendosi conto di ciò che aveva detto ad alta voce, Kagome avvampò: - Emh… No! Io volevo dire che… -.

Inaspettatamente Inuyasha sorrise divertito e lusingato: - Grazie! – fu la sua semplice risposta.

- Senti, che ti va di fare, allora? – continuò poi incerto – Se vuoi posso accompagnarti a casa -.

Kagome ridacchiò, cambiando discorso per nascondere la vergogna e l’imbarazzo; diamine! Lo trovava molto affascinante, senza dubbio! Ma dirglielo così, in faccia, senza collegare la bocca al cervello… stava davvero dando i numeri, negli ultimi giorni, accidenti!

- Come hai forse sentito anche tu, la piccola cupido Rin, parole sue, vuole a tutti i costi farci mangiare un gelato, anche se, vista l’ora, non sarebbe proprio il massimo! – riflettè la ragazza.

Ma, alla parola “gelato”, lo stomaco del ragazzo gorgogliò. Maledetta emergenza in pronto soccorso, che lo aveva costretto a saltare il pranzo!!!

Kagome sorrise, intenerita, vedendolo arrossire appena di imbarazzo: - Ma, visto che non sono la sola ad avere appetito, che ne dici di andare a mangiare un boccone? Sì? Dai, vieni con me! – gli disse, prendendolo inaspettatamente per un braccio e trascinandolo con sé.

A quel contatto improvviso, il cuore del giovane, sembrò accelerare i battiti: “Maledette emozioni umane!” pensò lui; nonostante questo, si lasciò condurre senza protestare, rapito dal sorriso radioso che era spuntato sulle labbra di lei: “Quelle labbra carnose ed invitanti…”

Dal canto proprio, Kagome si rese conto leggermente in ritardo di essere stata, forse, un pochino precipitosa e avventata: “Ma che sto facendo??? Sono diventata matta?? Non è da me essere così… così… alla Shiori!! Magari lui voleva cenare per conto proprio, e poi non so nemmeno i suoi gusti in fatto di cibo!” realizzò di colpo lei.

Ritornò quindi a rivolgersi ad Inuyasha, mortificata, mollandogli il braccio: - Scusa! Non ti ho neanche chiesto se e cosa ti andasse! -.

Il giovane si riscosse dai propri pensieri e le rispose: - Ma no, figurati! Io mangio di tutto e qualsiasi cosa sarà migliore delle confezioni precotte che mi aspettano sul tavolo della cucina! -.

- Bene, allora! Poco distante c’è un piccolo ristorantino casalingo, dove io vado spesso. Si mangia bene e i gestori sono simpatici, tutto sommato! – disse Kagome, rincuorata.

E, in effetti, dopo un breve tragitto a piedi, Inuyasha vide un piccolo localino dall’aria attempata, ma caratteristica.

- Eccoci! Ci vengo quasi sempre a pranzo, se non è Kaede a prepararci qualcosa; e anche la sera, quando so che i miei coinquilini non rincaseranno per cena.- gli raccontò la ragazza.

- “DALLA PICCOLA PULCE FIFONA” ?? Ma che razza di nome è? – chiese perplesso Inuyasha, osservando l’insegna.

- Beh, i proprietari sono un po’ particolari caratterialmente, in effetti! – considerò Kagome, facendo spallucce, per poi entrare dalla porta scorrevole ed esclamare: - Buona sera! Salve, Signor Myoga! Come sta? -.

- Oh, ciao a te, mia cara! Vedo che sei in compagnia, stasera! – rispose l’arzillo vecchietto – Finalmente, direi! Era anche ora che una bella ragazza come te riprendesse a frequentare qualcuno! -.

Kagome ridacchiò nervosamente: “Signor Myoga, ma perché???? Ieri Shippo, oggi Shiori e Rin; mancava solo lui!! Ma perché, per una volta che sono stata zitta e sto facendo meno figure del solito, ci pensano gli altri?!? Che diavolo passa nella testa della gente??? Impiccioni!!! Detta così, sembrerò una povera zitella disperata!” pensò tra sé la ragazza, con rassegnazione.

- Myoga! Piantala con le moine e di mettere in imbarazzo la gente!!! Falli accomodare, piuttosto! – lo rimproverò la moglie, un’anziana donnina che stava spadellando davanti ai fornelli.

Shoga rivolse poi un sorriso rugoso ai due giovani: - Prego, ragazzi! Sedetevi! E non badare a mio marito, Kagome cara! Lo sai come è fatto; è peggio di una comare, quando ci si mette! Che pazienza ci vuole!! -.

Kagome le sorrise grata.

Lievemente a disagio, lei ed Inuyasha presero posto; neanche a farlo apposta, l’unico tavolo per due che era rimasto era uno di quelli più appartati.

Seguì un imbarazzato silenzio, interrotto solo dai rumori della cucina, dal tintinnio dei piatti che l’anziano stava lavando e dal fruscio del menù che Inuyasha stava contemplando, assorto.

Fu la voce di Myoga, giunto al tavolo con i due bicchieri d’acqua di rito***, ad interrompere quella atmosfera sospesa.

- Allora, che vi porto, giovani? Per te, Kagome, il solito, immagino! -.

Solo allora Inuyasha si accorse che lei non aveva nemmeno aperto il menù e sembrava, anzi, persa nei propri pensieri.

- Immagina bene, signor Myoga – rispose la ragazza con un sorriso, ridestandosi e senza riuscire a nascondere un lieve sussulto di spavento.

- Ottimo! E per te, ragazzo? – chiese, gioviale, l’uomo al mezzodemone.

- Umh, io prenderei del Ramen -.

- Perfetto! Tra poco sarò di nuovo da voi! – affermò il vecchietto,  ritornando con passo traballante verso il bancone.

“Sì, certo! Arriverà subito! Speriamo che non faccia cadere tutto a terra!” pensò malignamente il giovane.

La voce di Kagome però attirò la sua attenzione: - Senti, Inuyasha, se non sono troppo indiscreta, com’è che hai deciso di fare l’infermiere? Insomma, è un lavoro parecchio impegnativo, e di grande responsabilità. Non che io voglia impicciarmi dei fatti tuoi, però in pratica non so molto altro di te -.

Lui la guardò e ghignò, beffardo: - E dopo non saresti una che si impiccia, eh? -.

- Volevo solo fare un po’ di conversazione, antipatico! – sbottò lei ma il ritorno del Signor Myoga con le ordinazioni interruppe l’imminente battibecco.

Inuyasha scoprì così che “il solito” di Kagome era Oden!

L’aveva ovviamente punzecchiata per il fatto che mangiasse un piatto tipicamente invernale in primavera inoltrata; inaspettatamente però lei non si era offesa, anzi, gli aveva risposto con una giocosa linguaccia e un mezzo sorriso. Che  impertinente! E che fine aveva fatto la parte collerica di lei? La ragazza sembrava invece più rilassata e a suo agio, si comportava con naturalezza. Di riflesso anche lui si lasciò andare un pochino.

Distrattamente Inuyasha si ritrovò a pensare che stare in compagnia di Kagome non era affatto male; oltretutto lui aveva sempre detestato le notti di novilunio, si annoiava sempre a morte. Quella sera, invece chiacchierarono parecchio, fin troppo per gli standard del mezzodemone!

Strano ma vero, Inuyasha le aveva raccontato cose che nessuno sapeva, prima fra tutto la scelta di quel lavoro motivata dal fatto di essere rimasto orfano presto; era poco più che adolescente quando aveva assistito, impotente, al progressivo deperimento della madre, stroncata da una lunga malattia.

Non avendo potuto fare, a suo tempo, nulla per lei, aveva quindi deciso di provare ad aiutare almeno gli altri. Da qui l’iter per diventare infermiere.

Sentendo quella triste storia, Kagome perse il sorriso: “E io che mi lamento per inezie quali il nonno che brontola ed il fatto di non avere un fidanzato!” si rimproverò tra sé.

- Non farlo – sentì dire Inuyasha.

Confusa, lo guardò, notando che anche lui aveva deviato lo sguardo, nascondendolo sotto la frangia.

- Eh?! – gli chiese, non capendo.

- Non provare pena per me. Detesto che la gente mi compatisca! – ammise il giovane, sospirando ma tornando a guardarla con sguardo fermo e penetrante, dannatamente serio. – Sarà anche per questo che passo per uno scorbutico, non mi interessa quello che gli altri pensano di me. Vado avanti per la mia strada e al diavolo la gente -.

Kagome aggrottò le sopracciglia, contrariata, e si sporse d’impeto verso di lui, tirandogli una ciocca di capelli, quasi per dispetto.

- Sbruffone bugiardo! – lo ammonì – è inutile che fai il duro, non è affatto vero che non ti importa, altrimenti non mi avresti chiesto di non provare pena per te!!! Tra parentesi – continuò la giovane, addolcendo lo sguardo – non è te che stavo compatendo, ma me stessa! Per i miei stupidi problemi e preoccupazioni, futili, in confronto a ciò che hai dovuto passare tu! – sospirò, triste.

Inuyasha tornò ad osservarla attentamente; si era rattristata sul serio e teneva lo sguardo basso.

Di fronte a quel faccino sconsolato, il giovane provò un improvviso, e mai sperimentato, impulso: avrebbe voluto stringerla in un abbraccio e consolarla.

“Abbraccio??? Io??? Ma sono diventato scemo?” pensò Inuyasha.

La ragazza però, dopo un altro sospiro, tornò a guardarlo, con occhi più sereni: “Basta, Kagome! Basta con l’autocommiserazione! Se Sango fosse qui ti avrebbe già picchiata!” riflettè, tornando poi a rivolgersi al mezodemone: - So già a cosa stai pensando, te lo leggo negli occhi! -.

Lui si allarmò.

- Piantala di lagnarti, ragazzina! Reagisci e vai avanti! – continuò Kagome, facendo la voce grossa, come ad imitare il tono di voce di lui.

Inuyasha la guardò perplesso, tirando mentalmente un sospiro di sollievo.

- Ci ho preso, giusto? – gli chiese ancora lei, sorridendo.

- Tsè, sei proprio assurda! – fu la replica del giovane. Per fortuna non aveva capito proprio niente dei pensieri che lui aveva fatto, quella scema!

Che razza di situazione! Come diavolo erano finiti in quell’atmosfera così confidenziale ed intima?!?

Procedendo nella conversazione, anche Kagome gli raccontò un po’ di più di sé, dei suoi coinquilini e migliori amici, e della sua mamma che aiutava il nonno nella gestione del tempio di famiglia e del suo fratellino.

Parlarono per l’intera durata della cena.

Inuyasha, che non era mai stato amante delle chiacchiere, si stupì nel rendersi conto di come non riuscisse a smettere di ascoltarla; di solito gli veniva in automatico, di lasciar parlare la gente a vuoto, senza prestarvi attenzione: dopo la seconda frase più o meno, semplicemente si metteva a pensare ad altro, smettendo di ascoltare, mentre l’ignaro interlocutore andava avanti a ciarlare.

Con Kagome, invece, era come pendere da quelle labbra così…

 

La piccola parentesi di pace tra di loro scoppiò come una bolla al momento del conto.

Kagome non gli era certo sembrata la classica ragazza snob che, per principio, pretendeva che fosse l’uomo ad offrire al ristorante, non era Kikyo, che non sganciava uno yen neanche morta.

Beh, avrebbe dovuto immaginarlo che Kagome  fosse tutta particolare anche in quello! Era stata una vera lotta convincerla a pagare ognuno il suo!!!

- Io ti ho proposto di cenare e io ti ho portato qui quindi pago tutto io!! – si era intestardita lei.

- Ma ti pare che io mi faccio offrire la cena da una donna??? Non se ne parla! Se proprio ognuno pensa per sé! – sosteneva altrettanto testardamente lui.

Magistrale nella diatriba fu l’intervento di un altro cliente che, stanco di aspettare in coda, aveva esclamato: - Insomma! Ci diamo una mossa o andrete avanti fino a domani mattina?? -.

“Che figura!! Possibile che, quando sono insieme a lui, me ne capitano di tutti i colori?” pensò Kagome imbarazzatissima.

 

Alla fine l’intero conto era stato pagato da Inuyasha.

Come la sera prima lui l’aveva accompagnata fino alla porta di casa, usando i mezzi pubblici, stavolta ed evitando di prenderla in braccio.

- Beh, allora ciao! – la salutò.

- Grazie per la cena – replicò incerta lei.

Kagome si sentiva strana, di nuovo! Era come se non volesse lasciarlo andare via; era intimidita ma voleva restare ancora a parlare con lui.

- Senti, per quel famoso gelato… - aggiunse infatti – Se vuoi, io domani non lavoro. Il negozio è chiuso perché Shippo parteciperà al saggio di ginnastica dell’asilo e quindi andiamo tutti a vederlo -.

- Ah, già! – rispose inaspettatamente Inuyasha – La mocciosa chiacchierona della caviglia non ha parlato d’altro, in effetti. Voleva partecipare lo stesso, tsk! Ho impiegato una mezz’ora buona per convincerla che non avrebbe potuto farlo. Voleva fare la corsa con le stampelle! – borbottò il ragazzo, ma con un angolo della bocca piegato all’insù.

Kagome non potè fare a meno di ridere di cuore: - Sì, è proprio tipico di Rin! Ti travolge di parole finchè non ottiene ciò che vuole! -.

- Tsè, ma con me non attacca! – sogghignò più apertamente il mezzodemone.

- Oh, certo! Immagino! Hai il cuore di pietra, tu!- scherzò la ragazza, guardandolo giocosa.

Battuta infelice: vide Inuyasha rabbuiarsi di colpo.

- I-io, scusa! Era una battuta, non dicevo sul serio! – si affrettò a spiegare, dispiaciuta.

- Non deve essere poi tanto lontano dalla realtà; è una cosa che mi disse anche Kikyo, la mia ex. – constatò rassegnato lui.

- Che sciocchezza! – sbuffò Kagome – Non credo proprio che una persona che si ferma a soccorrere senza esitazione una bimba e anche una povera scema come me caduta dalla bici come una pera, possa essere definita “dal cuore di pietra”!! -. Gli occhi nocciola di lei erano dannatamente sinceri; pensava davvero quello che aveva detto.

Per l’ennesima volta (ma non cominciavano ad essere un po’ troppe?) il cuore di Inuyasha prese a battere più forte.

Che diavolo gli stava succedendo?? Era tutta sera che, anche solo osservando quella ragazza stare in silenzio, guardando quel viso fine ed armonioso, si sentiva strano, quasi sereno.

Quando poi lei rideva o sorrideva soltanto, il cuore sussultava; e anche nel battibeccare con lei come due bambini dell’asilo… era una tentazione troppo divertente provocarla e vedere il suo viso imbronciarsi, le gote gonfiarsi e assumere quell’espressione da bambina offesa!

Il ragazzo si stupì dei suoi stessi pensieri; dannata parte umana e maledetta notte senza luna che lo avevano fatto rammollire!

Perso a dialogare con se stesso, non si era neppure accorto che lei era andata avanti a parlare e gli aveva chiesto qualcosa, seppure con tono flebile ed incerto.

- Allora, che ne pensi? Ti va? – la sentì infatti domandargli.

- Eh? Cosa? Io.. – bofonchiò, preso alla sprovvista ed in preda al panico; non aveva sentito una sola parola!

Kagome sbuffò e gli lanciò un’occhiata obliqua, dissimulando il proprio disappunto: “Ecco! Lo sto annoiando! Era meglio tacere!” pensò ma gli disse: - Guarda che mi sono accorta che non mi stavi ascoltando. Avevi una faccia da triglia! -.

- Sei proprio impossibile, te lo ha mai detto nessuno?!? E piantala di darmi della faccia da pesce! – sbottò Inuyasha, facendo l’offeso.

- E tu non sai stare agli scherzi! Comunque ti avevo chiesto se domani pomeriggio… ammesso che tu non abbia impegni, ovviamente… Domani ti andrebbe di mangiarci un gelato insieme? Così riesco a sdebitarmi, almeno in parte, della cena che mi hai offerto stasera. – propose impacciata la ragazza.

Lei stessa non riusciva a credere alle proprie azioni: “Ma che mi succede oggi??? Voglio proprio passare per una alla disperata ricerca di un appuntamento?? Maledizione!!” pensò, sconcertata di se stessa.

Da quando in qua si metteva ad invitare i ragazzi?!! Non era proprio da lei, porca miseria! E in modo così sfacciato, per giunta! In che razza di guaio stava andando a cacciarsi?? E poi… che razza di scusa patetica, santo cielo!

- Sì, direi che si può fare; domani ho il turno di notte al lavoro, e quindi fino al tramonto sono libero. – rispose inaspettatamente lui.

- Oh! Ok! – replicò stupita Kagome. Sul serio aveva detto di sì? E perché lei ne era così felice?

  - Se vuoi, io abito nei dintorni del parco Ueno****. Potremmo trovarci lì – propose il giovane.

 - Certamente! Va bene verso le quattro del pomeriggio? – rispose la ragazza.

Di nuovo quel sorriso radioso e quella luce allegra che le illuminava gli occhi, rendendoli brillanti…

“Andiamo, Inuyasha, piantala!!! Per tutti i Kami!” si auto rimproverò lui mentalmente, mentre annuiva senza neanche rendersene conto.

- Bene allora! Io salirei in casa, inizia a fare freschino. A domani. – disse Kagome sorridendogli ancora.

Fu un attimo; veloce come un battito di ciglia; e talmente inaspettato e istintivo che neanche Kagome realizzò subito ciò che aveva fatto.

Un attimo in cui il cuore di Inuyasha si fermò, quasi;

quelle labbra; le labbra rosate che aveva inconsciamente osservato tutta la sera… si erano posate in un guizzo velocissimo sulla guancia del mezzodemone. Come erano morbide e calde!

Fu un miracolo divino se entrambi non presero fuoco per autocombustione.

Veloce come un fulmine e con il viso scarlatto, Kagome scappò oltre la porta, dopo aver balbettato un imbarazzatissimo: - Ciao, Inuyasha! -.

- A domani, Kagome! – riuscì infine a rispondere lui, rimasto impalato come un merluzzo davanti al portone e con le guancie di un bel color pomodoro.

 

 

Un giorno qualcuno entrerà nella tua vita

e ti farà capire perché non ha mai funzionato con nessun altro.

- B. Hooks –

 

 

NOTE

* I Geta (下駄?) sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suolain legno rialzata da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede. Vengono indossate con gli abiti tradizionali giapponesi, come gli yukata e meno frequentemente con i kimono, ma durante l'estate (in Giappone) vengono portate anche con abiti occidentali. Grazie alla suola fortemente rialzata, con la neve o la pioggia, vengono preferite ad altri sandali tradizionali come gli zōri. Generalmente, i geta, vengono portati sia senza calzini che con appositi calzini chiamati tabi.

La calzatura consta di una tavoletta legno grezzo, chiamata dai (台, supporto), con una stringa di tessuto chiamata hanao (鼻緒) che passa tra l'alluce e il secondo dito. I due tasselli sotto la suola vengono chiamati ha (歯, denti); anch'essi sono in legno, di solito dikiri (桐, paulownia), ed emettono un suono particolare a contatto col suolo, che è chiamato カランコロン o karankoron. Questo suono talvolta viene menzionato come uno dei suoni quotidiani che mancano di più ai giapponesi anziani nella vita moderna.

Il dai può variare molto: la forma può essere ovale (ritenuto più femminile) o rettangolare (ritenuto più virile), il colore può essere naturale, laccato o dipinto. Anche l'ha può variare, ad esempio, i tengu-geta hanno un tassello unico al centro della suola, mentre esiste un tipo poco comune di geta che ha tre tasselli. I tasselli non sono separati, ovvero l'intera scarpa, di solito, viene ottenuta lavorando un solo blocco di legno; inoltre, gli ha possono avere una base di gomma, incollata alle estremità.

L'hanao può essere più o meno largo, rigido e di vari tessuti. Il cotone con stampati motivi tradizionali giapponesi è molto popolare ma esistono versioni in vinile e pelle. All'interno dell'hanao c'è una corda (recentemente sintetica ma tradizionalmente di canapa) che viene annodata in modo particolare nei tre fori del dai e talvolta può esserci un'imbottitura. L'hanao può essere cambiato se consumato e viene posto tra le prime due dita del piede e al centro della suola perché se non posizionato in quel punto, i geta, camminando, entrerebbero in collisione tra loro.

Recentemente sono entrati in commercio dei geta con fattezze più occidentali, con una forma più arrotondata e con un dai ergonomico, un tacco unico come negli zoccoli invece che due tasselli distinti e una stringa laterale come nelle infradito.

Questi sandali vengono indossati anche dalle apprendiste geisha, le maiko, che portano dei geta particolari chiamati okobo, simili alle chopine in voga nella Venezia rinascimentale. Gli okobo sono chiamate anche pokkuri e koppori e vengono indossati anche dalle ragazze molto giovani oltre che dalle maiko. A differenza dei geta veri e propri, non hanno due tasselli sotto la suola, ma un tacco unico simile ad una zeppa scavato nella parte anteriore del piede, parte che quindi non poggia per terra normalmente. La stringa degli okobo è solitamente di colore rosso e a differenza delle geta, queste calzture non vengono portate con gli yukata ma con dei kimono molto formali.

 ** Ora mi direte: tramonto alle ore 18.20?? In Aprile (mese in cui è ambientata la storia) ?? ma sei scema!??! Ehehehe! ^^ non sono impazzita, lo giuro! È stato un caso fortuito, perché anche a me non tornava, la cosa, e già ero in panico.. poi però, grazie anche all’aiuto di colei che considero la maestra di ricerca sul web, a cui basta un nano secondo e una googlata (Sì, sto parlando di te! XD) per cui, mentre io ero ancora lì a scrivere “orari di alba  tramonto in Giappone nel mese di Aprile.. ” già aveva trovato il sito giusto… dicevo: guardo e… O.O è giusto???!!! L’ho indovinata senza saperla, questa cosa?? Ebbene sì! ^^ In Giappone, in Aprile, e a Tokyo in particolare, il sole tramonta alle 18.21 circa! XD

 

*** Tra le varie cose che non conoscevo degli usi a tavola dei giapponesi, c’era anche questo: niente acqua! Giusto un bicchiere a testa e basta! Bevono il tè oppure si dissetano con il brodo delle varie pietanze ^^. Grazie a chi mi ha redarguito in proposito! XD

Ed ora un po’ di informazioni sui piatti ^^: (fonte Wikipedia)

il Ramen è un tipico piatto giapponese (ma di origini cinesi) a base di tagliatelle di tipo cinese di frumento servite in brodo di carnee/o pesce, spesso insaporito con salsa di soia o miso e con guarnizioni in cima come maiale affettato ( チャーシュー?chāshū), alghe marine secche (海苔 nori?),kamabokocipolla verde e a volte mais.

Praticamente ogni località del Giappone ha la propria variante di ramen, dal ramendi tonkotsu (brodo di osso di maiale) del Kyūshū al ramen di miso dell'Hokkaidō.

L’Oden è un piatto invernale tipico della cucina giapponese. Si tratta di una minestra che prevede la cottura di vari ingredienti (come daikonkonnyaku,uovaganmodoki) in un brodo fatto col tonno secco o con le alghe konbu, il tutto viene poi insaporito con la salsa di soia. A seconda del luogo del Giappone vi sono modi diversi di preparare tale pietanza: A Nagoya, viene chiamato Kantō-ni (関東煮), dove si fa un uso maggiore della salsa di soia; nel Kansai a volte viene chiamato Kantō-daki (関東煮 o 関東炊き), è noto per il suo sapore forte; a Shizuoka viene condito con brodo di carne e salsa di soia scura.

 

**** anche in questo caso, tra Tsukiji e il Parco Ueno (che è nel quartiere Taitō) ci sono sempre (secondo Google maps!) 7,5 Km circa. E sempre per il principio che se Inuyasha vuole saltellare in giro invece di prendere i mezzi, può farlo, e che l’ospedale dove lavora Inu è situato anch’esso nel quartiere del negozio di Kaede..

Ma è una notte di novilunio e lui è umano! Come fa a tornare a casa dopo aver accompagnato Kagome?? -.-

Beh, si da il caso che (altra botta di fortuna!) tra dove ho immaginato fosse casa di Kagome (quartiere Bunkyō) e il parco Ueno (quartiere Taitō) , ci siano solo 2,6 km! Quindi è fattibilissimo che Inuyasha umano si faccia una passeggiatina notturna! Dovrà pure schiarirsi le idee!! XD :P

 

Infine tengo a precisare che eventuali sgrammaticature nelle frasi di Rin e Shippo sono volute, allo scopo di riprodurre il linguaggio infantile. ^^

   
 
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