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Autore: Zomi    05/05/2015    4 recensioni
Rufy D. Monkey.
Un bel nome. un nome di eroe.
Non un eroe senza macchia e senza paura dei tanti racconti che aveva letto, ma un eroe sorridente e forte, che la stava salvando....
**FanFiction partecipante al RuRobin's Day**
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey, D., Rufy, Nico, Robin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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RuRobin Day: il rosso di un sorriso da Re e l’azzurro degli occhi di una bambina dai mille petali rosa. Il destino li ha fatti incontrare, e non importa quanto siano diversi, il loro amore è più forte di tutto
 
 

HERO’S SMILE
 

Uscì dall’ascensore guardandosi attorno, posando gli occhi cerulei sul via  vai di dottori e infermieri che brulicavano sul quinto piano dell’ospedale, zigzagando tra carrellini colmi di garze e farmaci, e degenti in passeggiata tra i corridoi.
Reggendo la scatola di cioccolatini ripieni dalla confezione rossa tra le mani, si diresse sicura alla camera 107, ticchettando sui tacchi neri e lucidi.
La stanza era illuminata dai raggi del sole che entravano energici dalla finestra, enorme e aperta, che riempiva interamente la parete finale della camera, occupata da quattro letti, due per corsia.
Si fermò titubante sulla soglia della stanza Robin, sospirando serrando con maggior forza la scatola di cioccolatini.
Non sapeva esattamente il perchè della sua visita.
O meglio, sapeva il motivo razionale e logico per il quale si trovava al quinto piano del Drum’s Hospital, ma non riusciva a spiegarsi perché il cuore le battesse così forte, macinando battiti su battiti.
Chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo prima di avanzare di un passo ed entrare nella stanza.
Non appena riaprì gli occhi, la scena che le apparve dinanzi la lasciò scioccata, rubandole un divertito sorriso sulle labbra carnose e rosee.
-Sei un baka!!!-
-Possibile che non ti possa lasciare un attimo da solo?-
-Sabo ha ragione: un attimo, ci siamo voltati un attimo e tu che fai?!?-
-Mghhhh… A-ace… mi fai male….-
-Zitto!!! Ace tira più forte quella guancia…-
-Ma Sabohhhh!!!-
Due giovani ragazzi, uno biondo dagli occhi dardeggianti e un moro dalle gote spruzzate di lentiggini che strattonava una guancia del degente del primo letto accanto alla finestra, a cui il biondo Sabo continuava a lanciare occhiatacce di fuoco.
-Come hai fatto, mi chiedo io!!!- sbottò Ace, strattonando il povero ragazzo dalla zazzera corvina che piagnucolava a gambe incorniciate sul letto.
-… stavooo conohendo una bellisscima donnhaa…- mugugnò quello, dondolando a ritmo con la guancia strattonata dal fratello.
-E nel farlo ti è caduto un intero piano sulla testa?!? Oh ottimo approccio amoroso Rufy: complimenti!!!- ironizzò Sabo, ruotando gli occhi al soffitto biancastro della camera di ospedale.
-Non mentire!!! Shanks ha detto che è successo a lavoro!!!- strattonò nuovamente la guancia del minore Ace, sbuffando mentre il buono scrutava truce le bende che ricoprivano petto e braccia di Rufy –Non centra alcuna donna bellissima!!!-
-Ti dihhho di scii!!! Erahh bellisscimahh!!- si impuntò Rufy, mugugnando con la bocca storta a causa della guancia che Ace continuava a strattonargli per punizione -Avevaa hli occhi bluhh commee il mahhe… eraaa bellisscima!!!-
-Bugiardo!!!- gli afferrò con forza la guancia sana Sabo, iniziando ad imitare Ace.
-Ahiaaa!!!-
Robin dovette portarsi una mano davanti la bocca per attutire la risata che le faceva vibrare la gola, scaldandola dolcemente, ma non riuscì comunque a non attirare l’attenzione del trio, unici ad animare e occupare la stanza 107, che al risuonare della sua cristallina risata smisero di sgridare il moro steso nel letto, studiandola stupiti.
Gli sguardi dei tre fratelli scandagliavano la nuova arrivata, scrutando gli occhi azzurri e limpidi incorniciati da una cascata di capelli color carbone, fermandosi sulle labbra inarcate in un incantevole sorriso.
-Salve- salutò Robin, avvicinandosi di un passo e sorridendo cordiale.
Sabo si passò una mano tra i capelli, già pronto ad adulare la corvina, ma fu Rufy, molleggiando sul letto in cui era degente, anticipando il fratello e gettandosi quasi su Ace, che lo resse a braccia aperte, spiegazzando qualche benda che gli ricopriva le braccia.
-Ehi ciao!!!- sghignazzò il moro, molleggiando contro il petto di un borbottante Ace –Come stai?-
-La conosci?- inarcò un sopraciglio Ace.
-Certo che si!!!- sghignazzò quello, non distogliendo gli occhi un attimo da Robin -È la mia donna bellissima!!!-
Il cuore di Robin accelerò il ritmo dei suoi battiti, infuocandole le gote.
Nuovamente si chiese il perché di quella reazione del suo muscolo cardiaco, e nuovamente si ritrovò senza risposta, perdendo il filo dei suoi pensieri fermi all’immagine del primo sorriso che Rufy le aveva rivolto.
E alla terribile situazione in cui tutto ciò era accaduto
fremette leggermente al ricordo, abbassando lo sguardo alle bende del ragazzo che si sbracciava verso di lei, bisticciando coi fratelli riguardo al loro incontro.
Un improvviso senso di colpa la colse, facendole perdere il sorriso e oscurandole la vista di una leggera patina umida.
Il suo sguardo azzurro era fisso sulle bende che ricoprivano petto e braccia di Rufy,  mentre le mani tremavano nel reggere la scatola di cioccolatini.
Abrasioni e scottature di terzo grado, e tutto per lei…
 
 
La biblioteca era un inferno.
Le fiamme toccavano il soffitto di ogni stanza, rendendo l’edificio un enorme forno.
I vetri delle finestre si erano oscurati per il fumo, alcuni erano scoppiati sparando schegge di vetro ovunque, e l’aria era diventata irrespirabile e pesante per il calore in aumento minuto dopo minuto.
Ma lei non poteva arrendersi.
Con le braccia piene di libri correva dagli scaffali all’unica finestra che era riuscita ad aprire, scardinando le inferiate e riuscendo ad aprirsi un varco tra le barre di sicurezza.
Le ciocche di capelli neri le si attaccavano alla fronte, imperlata di sudore, ma Robin non poteva fermarsi: doveva mettere in salvo più libri possibile.
Senza darsi tregua, continuava a gettare dal secondo piano della biblioteca tutti i libri su cui riusciva a metter mano, ignorando le fiamme e il calore infernale.
Maledetti, maledetti adolescenti.
“Vietato fumare” urlavano i cartelli disseminati per tutta la biblioteca comunale, ma loro ancora si ostinavano a nascondersi tra gli scaffali ricolmi di carta altamente infiammabile, fumando di nascosto e spegnendo malamente i mozziconi ancora ardenti nel mezzo di alcuni tomi, che si bruciacchiavano e annerivano a causa delle braci ancora accese.
Quel pomeriggio aveva sorpreso un gruppetto nel più anfratto e lontano reparto della biblioteca, obbligandoli ad andarsene con le loro sigarette mezze consumate.
Non immaginava che alcuni mozziconi, nascosti in mezzo ad alcuni libri al suo arrivo, avrebbero dato origine a quell’incendio infernale.
Digrignò i denti, riempiendosi le braccia di tomi, correndo alla finestra per poi gettarli al pian terreno, ignorando il bruciore alle braccia ustionate e ai polmoni neri di fumo.
Rapida tornò allo scaffale, pronta a ripete l’operazione, ma una fiammata avvampò dal corridoio vicino, investendo la libreria che scricchiolò incandescente, infiammandosi quando le lingue di fuoco attaccarono i pochi libri rimasti sulle mensole.
-Noo!!!- urlò Robin, allungando le mani verso i libri, brucandosi le punte delle dita nel sfiorare le fiamme.
Si ritrasse scottata, indietreggiando ormai circondata dal fuoco.
Respirava a fatica, ansimando e tossendo per il troppo fumo che impregna l’aria, oscurando le pareti e tutto ciò che non era ancora in fiamme a causa dell’inferno di incendio che avvampava e si gonfiava nella biblioteca.
La corvina si guardava attorno spaesata incapace di muoversi per il calore che la circondava e per il dolore alle braccia e alle mani, la cui pelle era macchiata di bolle e rossa per le scottature che si era procurata nel tentativo di salvare almeno qualche libro della sua adorata biblioteca.
La vista si stava appannando, il respiro diventava sempre più lento e difficoltoso, le gambe molli e incapace di reggerla.
Si ritrovò stesa a terra senza neanche averlo compreso, a fissare il soffitto ardere di braci e fumo nero.
Era così che doveva finire?
Tra le fiamme, circondata dai suoi amati libri che morivano con lei?
Tentò di mantenere le palpebre aperte, ma erano pesanti e il respiro affaticato le rubava energia.
Tentò di urlare, di invocare aiuto, ma la gola era ostruita dal fumo e dall’anidride carbonica che impestava l’aria ormai rarefatta.
Chiuse gli occhi, sfinita e incapace di reggere ulteriormente, abbandonando il capo su un braccio steso a terra.
Poteva ancora percepire il calore avvolgerla, il legno degli scaffali scricchiolare e gemere per la violenza delle fiamme, i libri scoppiettare mentre l’inchiostro bruciava impestando l’aria di un odore metallico e sgradevole, la testa pesante e in continua rotazione, quasi avesse dovuto esplodere da un momento all’altro.
Stava per arrendersi totalmente, allentando la presa sull’ultimo barlume di lucidità che le restava, quando percepì dei movimenti violenti e decisi al di là degli scaffali che le ardevano dinanzi.
Socchiuse un occhio, intravedendo un ascia spezzare uno scaffale piegato su un lato, aprendo la strada a un pompiere, agile e scattante nella sua ignifuga tuta gialla e  rossa.
-L’ho trovata!!!- urlò l’agente dei soccorsi, cercando di farsi sentire nonostante la maschera di ossigeno che gli premeva sul viso.
Robin boccheggiò, cercando di sollevare un braccio e sporgersi verso di lui che sembrò capire le sue intenzioni, inginocchiandosi al suo fianco e sfilandosi la maschera, posandola sul suo viso.
-Andrà tutto bene- le sorrise –Sei tu Robin, la  bibliotecaria, vero?-
La corvina sbattè ripetutamente le palpebre, rinvigorita dall’ossigeno leggero e fresco che la maschera le donava, ma ancor di più dal sorriso solare e gentile del pompiere che le reggeva il capo, aiutandola a respirare meglio.
Aveva due enormi occhi neri, neri come il carbone, e come esso racchiudevano una strana brace nel loro fondo. Una piccola cicatrice a forma di sorriso segnava la gota sinistra, specchio del sorriso caldo e rassicurante che il giovane le stava regalando.
Robin boccheggiò, arrossendo imbarazzata per quel sorriso, e ringraziò mentalmente la maschera che le celava il volto, nascondendo il suo imbarazzo fuori posto.
Erano circondati da fiamme e fumo, e lei arrossiva, lasciandosi confondere dal sorriso del suo salvatore?
Cercò di sollevarsi, restituendo la bautta al moro, ma quello, con mano decisa e gentile, le fece passare l’elastico della maschera attorno al capo, saldandola su di lei.
-Ora ti porto via- la prese in braccio, stringendosela al petto –Andrà tutto bene… fidati!!!-
Sentì il cuore accelerarle nel petto, mentre il pompiere la abbracciava con forza, iniziando a correre e saltare tra le macerie della biblioteca in fiamme, zigzagando tra le lingue di fuoco e i soppalchi che piovevano dal soffitto, rischiando di travolgerli.
Era stupido pensarlo, Robin se ne rendeva conto, ma si sentiva al sicuro contro il petto del ragazzo, protetta dalla sue forti braccia.
Con un barlume di forza ritrovata, si aggrappò a lui, facendo tintinnare la targhetta del nome del pompiere contro la camiciola annerita che indossava.
Rufy D. Monkey.
Un bel nome. un nome di eroe.
Non un eroe senza macchia e senza paura dei tanti racconti che aveva letto, ma un eroe sorridente e forte, che la stava salvando.
Si impresse nella mente il suo nome, aggrappandosi a lui con maggior forza quando uno scaffale esplose travolgendoli con furia, facendoli sbattere contro un muro della sala principale, costringendo Rufy a piegarsi su di lei, proteggendola dalle fiamme alte e infermali.
-Cavolo!!!- sbottò, fermandosi sulla rampa di scale che conduceva al piano inferiore.
Senza pensarci due volte, posò Robin sul pianerottolo, aprendosi in fretta la giacca ignifuga e gettandola sulle spalle della corvina.
-Là sotto è un inferno- le spiegò, allacciandole un paio di bottoni sul seno e indicando con un cenno del capo il piano inferiore.
Robin fremette al contatto dei guanti del pompiere con la sua pelle scottata, incredula di quanta gentilezza si racchiudesse nei suoi gesti decisi e veloci.
Eppure, quando il vigile del fuoco si apprestò a riprenderla in braccio, lei lo fermò allarmata.
-E tu?- urlò da dietro la maschera, annaspando –Rischi la vita così!!!-
Si vide riflessa nei grandi occhi neri di Rufy, nelle sue iridi scure e coraggiose.
Si vide riflessa tremante e schioccata per le parole che le aveva appena rivolto.
-Hai una bella voce- aveva sghignazzato, prendendola nuovamente in braccio, accostando i loro visi –La prossima volta che la sentirò però non la voglio sentire così impaurita… ok? Shishishi!!!-
Aveva ripreso a correre giù per le scale, incurante delle fiamme che si alzavano minacciose, lacerandogli la pelle e riempiendola di bolle, mentre la rampa scricchiolava con fare inquietante
La prossima volta, aveva detto.
La prossima volta.
Robin credette che non ci sarebbe stata quando, al penultimo scalino il piano superiore della biblioteca tremò, iniziando a franare su di loro.
 
 
-… bene?-
Robin trasalì dai suoi ricordi, fissando Ace scrutarla preoccupato.
-Si, sto bene, grazie- sorrise al moro lentigginoso, trovando il coraggio di avanzare nella camera e avvicinarsi al letto del suo eroe.
-Ti ho portato dei cioccolatini- glieli porse, sorridendo alla bava di ingordigia che aveva iniziato a brillare agli angoli della bocca di Rufy –Spero ti piacciano-
-Shishishi!!! Finalmente qualcosa di buono!!!- si sfregò le mani il moro, articolandole già pronto a scartare il pacchetto.
-Alto là!!!- gli sottrasse da sotto il naso il dono Sabo –La dottoressa Kureha è stata chiara: niente dolci-
-La dottoressa Kureha è una vecchia strega!!!- sbottò Rufy, incrociando infantile le braccia al petto, fulminando il fratello biondo.
-Può essere, ma questi vengono comunque a casa con noi!!- sghignazzò quello, afferrando la propria giacca, stropicciata ai piedi del letto.
-Ciao ciao fratellino!!!- scompigliò i capelli al moro Ace, raggiungendo Sabo fuori dalla stanza.
-Se osate mangiarli al posto mio vi picchio!!!- urlò contrariato dal letto Rufy, molleggiando a gambe piegate sul materasso.
-Sta tranquillo: credo ne riceverai altri dalla tua bellissima dagli occhi azzurri- sorrise sornione il biondo, scomparendo col moro oltre l’uscio della stanza.
-Vi picchio comunque!!!! Sono miei!!!- urlò, gettando in aria i pugni.
Robin ridacchiò nuovamente, scuotendo il capo, conquistata dalla spontaneità del pompiere, che sghignazzò con lei.
-Come stai?- si ricompose, portandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio.
-Bene, i dottori dicono che tra una settimana posso uscire…- si portò le mani alla pancia, tirando una linguaccia -… qui la mensa è uno schifo!!!-
Un nuovo sorriso increspò le labbra di Robin, che si avvicinò ulteriormente a Rufy.
-Sono certa che quando sarai dimesso, potrai rifarti- inclinò il capo, osservando attenta il moro.
C’erano ancora delle braci nel suo sguardo, che lo rendevano luminoso e caldo come quando erano nella biblioteca in fiamme.
-Ne puoi starne certa!!!- ghignò dondolandosi con le mani sulle ginocchia –E tu sarai come me!!!-
Lo fissò confusa, sgranando appena gli occhi azzurri e solitamente impassibili.
-Che vuoi dire?- domandò, unendo le mani dietro la schiena.
-Te l’ho detto, no?- si sporse verso di lei con un sorriso Rufy, porgendo il capo come in cerca di una carezza.
La guardò dal basso della sua posa seduta sul letto, verso l’alto degli occhi cerulei e intelligenti di lei, sorridendo.
Non aveva mi visto occhi tanto belli, ne era sicuro Rufy.
-Voglio sentire la tua voce senza note di paura- ribadì, convinto –E voglio sentirti ridere!!!!- sghignazzò –Mi piace il tuo sorriso Robin: sei più bella quando sorridi!!!-
Le guance della corvina si imporporarono e gli occhi le si dilatarono per l’imbarazzo.
Nessuno le aveva mia detto che era bella, o che il suo sorriso lo era.
Fissò nuovamente il pompiere bendato e sghignazzante sul letto di ospedale, e non riuscì proprio a trattenere un sorriso felice e imbarazzato allo stesso tempo, allungando una mano ad accarezzare la guancia del moro.
-Anche tu lo sei Rufy- sussurrò piano, sedendosi sulla sedia accanto al letto, ridacchiando e non smettendo mai di osservare rapita il sorriso del suo eroe.
 
 





ANGOLO DELL’AUTORE:
In una SBS Oda stesso ha detto che, in un universo alternativo, Rufy indosserebbe i panni del pompiere (Robin di un co-pilota, ma son dettagli…), da questa affermazione del mangaka è nata l’idea di vedere il prode Rufy nei panni di un spogliarellista pompiere. Il RuRobin’s Day ha fatto il resto ^^”. Quindi, enjoy e buon RuRobin’s Day!!!
Zomi
   
 
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