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Autore: riccardoIII    05/05/2015    8 recensioni
La risposta di Remus alla richiesta di pace di Sirius ("Giuro solennemente di non avere buone intenzioni"). Quali saranno i suoi pensieri? Come ha affrontato gli anni di separazione e cosa penserà ora della suo rapporto con l'amico fuggiasco? C'è qualcosa da cui ripartire?
I personaggi appartengono a J.K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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26/06/94
 
Pads,
 
hai ragione, tutto questo è strano. Surreale, direi.
 
Vedo che non hai perso la tua verve da giocherellone, non sai quanto ti invidio per questo; a me è rimasto poco o niente di ciò che ero prima della guerra e invece tu non sei stato totalmente sconfitto nemmeno da una dozzina d’anni in quel posto orribile. Ma in fondo sei sempre stato bravo a resistere ai tormenti della tua vita, e a nascondere per bene le tue ferite. Sicuramente lo sei stato più di me.
 
Sono felice di sapere che sei in salvo, devo confessarti che sono stato in pensiero da quando sono tornato in me dopo il tramonto di quella dannata luna, e anche questo è piuttosto strano se ripenso al fatto che negli ultimi dodici anni ti ho odiato con tutto me stesso. Facciamo pure tredici, considerando come sono andate le cose tra noi negli ultimi tempi prima della fine. Quattordici, giusto, quattordici: per tutta la mia breve carriera da insegnante sono stato combattuto tra il desidero di scuoiarti vivo personalmente e il senso di colpa per non aver detto a Silente ciò che sei. Tornare a essere in pena per quel vecchio pazzo che desideravo morto mi ha scombussolato la vita più delle lettere indignate dei genitori dei miei ex alunni che hanno appena scoperto che un Lupo Mannaro insegnava ai loro bambini come sopravvivere a un Marciotto.
 
Ok, so cosa stai pensando ora, che sono rimasto più me stesso di quanto io stesso non creda. Fidati, non mi è capitato negli ultimi quattordici anni di rispolverare l’ironia malandrina prima d’ora; evidentemente mi basta sapere che l’interlocutore sei tu per regredire allo stadio di diciassettenne incompreso. Ma incompreso lo sono sempre, quindi non è poi così grave.
 
Ho letto sulla Gazzetta degli avvistamenti ma avevo intuito fosse solo una manovra diversiva, sono abbastanza intelligente da capire che se non vuoi essere visto non ti si vedrà per parecchio tempo ( i mesi appena trascorsi lo dimostrano). E, a proposito della mia intelligenza, non ho mai ritenuto che tu non conoscessi un registro linguistico più elevato di: “Cazzo, Pete, hai spiaccicato una dannata Cioccorana sui boxer con le campanelle squillanti che mi ha regalato James per Natale! Per il reggiseno di pizzo di Morgana, sta’ attento a dove metti le tue sporche manacce!”. Sei stato educato come un perfetto piccolo lord, sai usare tutte le forchette giuste per le giuste pietanze: dubito che la dolce Walburga ti avrebbe lasciato nominare la biancheria intima di Morgana sotto il suo austero e Purosangue tetto, che fosse in pizzo o meno.
 
Padfoot, per Merlino, ho ucciso uomini per sopravvivere! Credi davvero che ti criticherò per avere rubato una bacchetta, l’unico modo per garantirti la salvezza? Beh hai ragione, sono un po’ indignato, però dopotutto ci sono cose che non si possono evitare nonostante siano spiacevoli. Per esempio parlare delle badilate d’odio che sono scorse tra noi.
 
Ed ecco che la nostra piccola bolla si rompe per scaraventarci nella realtà. Prima affrontiamo i problemi prima potremmo ripartire, no?
 
Perché noi ripartiremo, Pads, vero? Siamo gli ultimi Malandrini, l’essenza dell’amicizia, il simbolo della lealtà e tutte quelle belle parole che uscivano sempre dalla bocca di James quando ci metteva un braccio intorno alle spalle, tutte quelle cazzate che ci hanno tenuti incollati nel nostro piccolo mondo ovattato di Hogwarts e sono sparite non appena ne siamo venuti fuori. Quelle parole sono morte con lui o forse ancora prima, con la nostra innocenza, quando la paura ha preso il sopravvento e ci ha messi l’uno contro l’altro, quando le maledizioni hanno cominciato a bruciarci i capelli mentre ci chinavamo per schivarle, quando abbiamo raccolto i pezzi dei nostri compagni morti.
 
Sono un uomo distrutto, Sirius, sono sopravvissuto e ho desiderato di essere morto ogni giorno di più. Sono rimasto solo con il peso del Lupo, con quello della morte di James e di Lily, di quella di Pete. Sono rimasto solo, schiacciato dal peso del tradimento del mio migliore amico, schiacciato dalla consapevolezza di non poterlo rinnegare perché ogni momento felice della mia vita precedente era stato tale solo perché c’eri stato anche tu con me; e ti ho odiato, Sirius, dal profondo ti ho odiato perché non riuscivo a smettere di volerti bene. Ed è per questo che non ho mai chiesto di vederti: come avrei potuto guardare i tuoi occhi colmi di disprezzo e derisione, leggerci il tuo tradimento, rischiando che tu schernissi la mia delusione, il mio dolore, il mio amore per te? Immaginavo che mi avresti fissato ridendo della mia stupidità, della fragilità di un uomo che aveva affidato tutto se stesso ai suoi affetti non accorgendosi che uno di loro lo avrebbe pugnalato facendo stillare il sangue lentamente, goccia dopo goccia, una perdita alla volta.
 
Di notte ti sognavo così come mi figuravo fossi diventato dopo anni di reclusione, e devo confessarti che la mia immaginazione ci aveva preso abbastanza; vedevo il tuo volto scavato e sporco e sentivo la tua risata folle, e continuavi a ripetere: “Lupo, lupetto, che bello scherzetto! Sei solo soletto, l’inganno è perfetto, eppure non riesci a scappare di qua!”
 
Lo so, è assurda, ma devi prendertela con il mio subconscio. E se ci ripenso ora è surreale eppure ne ero terrorizzato: mi svegliavo urlando, non riuscivo a respirare, le lacrime mi si accumulavano in gola e il petto si squarciava e credevo, speravo di morire.
 
Hai ragione, non ti ho mai dato il beneficio del dubbio. Quando ti ho visto, circondato da un’intera squadra di Tiratori Scelti nel bel mezzo di una strada sventrata e circondato di cadaveri, ho collegato tutto quello che era successo negli ultimi mesi e apparentemente così si spiegava tutto: appena abbiamo iniziato a temere che ci fosse una spia tu hai cominciato a guardarmi di soppiatto, a starmi addosso, venivi a cercarmi e insistevi perché tornassi a Londra, quasi volessi minare i miei piani; poi mi hai allontanato da te e, nonostante James e Lily abbiano sempre tentato di nascondermelo, ho capito che avevi tentato di metterli in guardia da me; infine mi hai provocato insinuando che me la fossi data a gambe e vi avessi lasciati soli fino a che ti ho preso a pugni nel bel mezzo del Quartier Generale, davanti a tutti i testimoni possibili. Come avresti potuto sviare l’attenzione da te stesso meglio di così? Sembrava quasi ti fossi scelto un bel capro espiatorio da dare in pasto agli altri. E sapevo, sentivo che Lily e James mi stavano nascondendo qualcosa di cui ti eri a conoscenza, sapevo che in qualche modo mi stavi mentendo. Anche dopo il nostro chiarimento, dopo quello che è capitato al Ministero e i giorni passati insieme, tu non ti fidavi di me; come potevo io fidarmi di te?
 
Vedi, quando ti hanno preso infine tutto sembrava quadrare, eppure non sono mai riuscito a darmi una motivazione. Io sapevo, Merlino se sapevo, quanto tu amassi James! Io sapevo che per lui avresti patito i più atroci tormenti, che saresti morto mille volte per dare a lui, all’amore della sua vita e a suo figlio, il tuo adorato figlioccio, anche un solo giorno in più. Quindi, perché avresti dovuto tradirli?
 
Forse è stata questa domanda ad angustiarmi più di tutto il resto. Magari se avessi capito il motivo avrei accettato tutto più serenamente, invece mi addormentavo ogni notte e mi risvegliavo ogni giorno tormentato dall’impossibilità di capire cosa avesse potuto cambiarti tanto, e senza che me ne accorgessi. E invece un motivo non c’è, non è mai esistito come al mondo non avrebbe potuto mai esistere nulla che potesse spingere te a tradire il tuo migliore amico e la sua famiglia. Ora lo so, ancora una volta.
 
Non ho mai osato sperare che fosse tutto uno sbaglio, le prove, come ti ho già detto, erano contro di te, tutte. E così piano piano mi sono convinto di aver fatto male i conti, di non aver visto abbastanza dentro di te, di essermi abbandonato alle illusioni della nostra gioventù a scuola e di essermi fidato di un uomo che ci aveva presi in giro tutti. E mi sono colpevolizzato anche per questo, per non aver capito in tempo.
 
Io e te, Pads, ci siamo portati rancore l’un l’altro per troppo tempo e allo stesso tempo abbiamo odiato noi stessi ancor di più per errori che non abbiamo calcolato, che non erano voluti; nella nostra fretta di proteggere le persone che ci stavano più a cuore abbiamo visto cose che non esistevano, abbiamo frainteso le reciproche azioni, ci siamo dimenticati quanto salda fosse stata la nostra amicizia e quanto lo era ancora, a quel tempo.
 
Buffo come uno dei pochi sopravvissuti alla guerra che ha decimato la nostra generazione sia stato proprio io, il Lupo Mannaro, l’Ibrido. Non James, il Purosangue nobile di cuore; non tu, il Black “Toujours Pur”, cugino di Mangiamorte, fratello di Mangiamorte. Perché ora so, Sirius, e lo sapevo da prima di leggere le tue parole, lo so da quando ti ho trovato accasciato sul pavimento impolverato della Stamberga e sovrastato dalla bacchetta di un tredicenne con l’aria mortifera e la mano tremante, che sei morto anche tu; così come sei vissuto per stare alla destra di James alla sua destra sei caduto. E forse sono morto anch’io, morto dentro, morto nelle convinzioni, nello spirito, negli affetti. Siamo corpi che camminano, abbiamo imparato ad andare avanti lo stesso, e alla fine tu hai forse trovato la motivazione per rimettere insieme i tuoi pezzi.
 
Avevo il terrore di incontrarlo, Sir. Avevo paura di quello che avrebbe riportato a galla averlo davanti agli occhi. E pensare che avevo chiesto a Silente di affidarlo a me quando è rimasto solo.
 
È vero, somiglia a James eppure è terribilmente diverso da lui. È così schivo, riflessivo; sembra, e probabilmente è così, che si porti dentro un mondo visibile solo a lui. A volte sembra fragile e invece è forte come lo era suo padre. Reagisce sempre, si rialza e combatte, e combattere gli riesce proprio bene. Ecco, in questo somiglia a James: nel cuore che mette nelle cose in cui crede, nel valore che dà a ciò che ama.
 
Forse, Pads, forse potremmo davvero farcela; forse potremmo tornare a essere se non ciò che siamo stati almeno i buoni amici che meritiamo di essere l’uno per l’altro.
 
Questa vita con noi è stata dura, atroce. Non ci ha lasciato altro che brandelli di carne sanguinante attaccati alle ossa e un baule di ricordi così pesanti da piagare le nostre menti. Se c’è una cosa che può rendermi un po’ della vecchia serenità è sapere che tu sei innocente e che mi hai perdonato per il male che ti ho fatto non restando al tuo fianco. Da ora, amico mio, torno a essere la tua spalla.
 
Moony
 

 
   
 
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