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Autore: Classicboy    06/05/2015    1 recensioni
Se qualcuno ha letto la mia long “Nuova scuola, no problem” saprà che nel capitolo 7 Jason esclama che sarebbero dovuti andare all'acqua park.
Ebbene, una volta finita la scuola i ragazzi decidono di passare un'intera giornata in quello stupendo regno acquatico, con conseguenze equivoche e spassose.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Talia Grace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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                       PERCHE' ALL'ACQUA PARK E' MEGLIO!

 

 

Leo se ne stava disteso sul divano a guardare il soffitto di casa sua creparsi.

Erano passate all'incirca due settimane dalla fine della scuola e lui si stava annoiando!

I suoi amici lo avevano invitato ad andare per un po di tempo alla villa al mare dei di Angelo, solo che, per motivi di manutenzione, essa non sarebbe stata disponibile prima della fine di giugno, e mancava ancora una settimana.

<< Allora >> pensò Leo << Facciamo il punto della situazione, il nome in codice dell'operazione è “Come non morire di noia”: guardare la TV, non danno niente; leggere, sono dislessico; contattare gli amici o la fidanzata... Questo richiede un vero e proprio elenco: Jason è andato con la sorella a fare una vacanza in Italia, Percy ed Annabeth vivono uno a New York e l'altra a San Francisco, Piper è stata costretta dalla madre ad andare in Francia con lei per assistere a delle sfilate per dare nuove idee alla casa di moda di Afrodite, Frank è in Canada dalla famiglia materna, Hazel e Nico sono a seguire un campionato di tiro con l'arco di Bianca e Calipso è a casa ma vive in Virginia. Insomma, sono completamente solo! >> pensò il ragazzo prima di venire attratto da una suoneria che lo avvisava di un messaggio.

Pigramente lo aprì, vedendo che si trattava di Percy:

-Ehy Leo! :)-

-Ehy Testa d'alghe! Che combini?-

-Non chiamarmi Testa d'alghe, solo Annabeth può farlo :( Cmnque, fai qualcosa dopodomani?-

-Mi annoio e cerco di non pensare al suicido perché il tempo sembra essersi fermato :P-

-Ahahah, so io come fare per impedirtelo, nn ti preoccupare-

-E come? Hai inventato la macchina del tempo?-

-Meglio, domani tornano gli altri, e quindi abbiamo pianificato di andare tutti insieme a fare un giro all'acqua park. Ci stai?-

-Scommetto che l'idea è partita da te :P Cmnque ok, ci sto. Dove ci troviamo?-

E così continuarono i loro scambi di messaggi con un Leo contento perché finalmente l'era della noia era finita.

 

“Ed eccoci all'acqua park!” esclamò Percy di fronte agli altri con un sorriso a trentadue denti.

Loro lo guardarono per capire come facesse ad avere così tanta energia. Si erano dovuti svegliare alle sei per dirigersi fin lì, ed avevano comunque dovuto fare una coda di un'ora buona sotto al sole cocente affianco a bambini che non la smettevano di rompere le scatole.

“Testa d'alghe, tu rimani un mistero dell'ittiologia” esclamò Annabeth con due occhiaie tremende sotto agli occhi.

“Oh andiamo, un po di vita” esclamò il moro beccandosi occhiatacce da parte di Annabeth, Jason, Piper, Talia, Leo, Nico, Hazel e Frank.

Il ragazzo con gli occhi verdi sbuffò: “Ok, ok, forse sono un tantino eccitato”

“Un tantino?” chiese Leo sarcastico.

“Ma non appena vedrete il posto dove vi ho portato capirete perché sono così felice” li disse facendosi da parte e mostrandogli lo spettacolare parco divertimenti che si apriva loro di fronte.

Acqua. Non c'era altra parola per descrivere quel posto. Immensi scivoli acquatici si innalzavano da una parte all'altra del parco, attrazioni inerenti all'acqua erano presenti dappertutto, bar e baretti occupavano metà delle piscine, e queste ultime erano di tutti i tipi e forme possibili: minuscole o gigantesche, rotonde o a forma di elle, con acqua dolce o salata, a idromassaggio o a onde. Insomma, era un vero e proprio paradiso marino.

“Allora?” chiese Percy con un sorriso furbo.

“È, è assolutamente fantastico!” disse Jason con la bocca spalancata per lo stupore.

“E questo è niente!” disse Percy con gli occhi che luccicavano dalla gioia “Per capire davvero come ci sente dovete provarli. Avanti, cerchiamo delle sdraio su cui poggiare la roba e andiamo!” e si fiondò avanti agli altri.

Presto trovarono cinque lettini liberi (“Tanto non staremo mai tutti insieme fermi qui” erano state le parole di Percy).

Non appena ebbe posato la roba, Percy ghermì Annabeth.

“Andiamo cervellona!” disse il moro “Ci sono degli scivoli che ti voglio assolutamente far provare” e scomparvero tra la folla.

“E noi che facciamo?” chiese Jason agli altri.

“Io esploro per conto mio. Ciao belli!” disse Talia andandosene.

“Beh” esordì Piper consultando la piantina del parco “Io avevo voglia di andare alla piscina delle onde a fare un po di surf. Ti va di venire con me?”

“Ma certo” disse Jason mentre Piper gli sorrideva “Leo vieni anche tu?” continuò il biondo mentre la cherokee si pietrificava. Possibile che il suo ragazzo fosse così stupido o insensibile?

“No, andate pure voi due da soli” disse l'ispanico mentre si sdraiava.

“Ok” disse il ragazzo Grace mentre si dirigeva con la fidanzata verso la piscina.

“Leo, tu che fai?” gli chiese Hazel.

“Oh, non sono un gran estimatore dell'acqua, e poi...” si bloccò per l'arrivo di un SMS “Scusate, deve essere Calipso” e rispose mentre la riccia sbuffava, capendo che l'amico avrebbe passato buona parte del pomeriggio a messaggiarsi con la fidanzata.

“E noi che facciamo?” domandò Frank imbarazzato.

“Beh, ci sono un paio di cose che volevo provare. Nico ti va di...” ma il fratellastro era già scomparso chissà dove. Del resto, lui neanche ci voleva venire lì!

“Mi sa che siamo solo noi due” disse Hazel sorridendo all'amico “Andiamo?”
“Ma certo” esclamò rosso il cino-canadese seguendola.

 

Percabeth:

 

La prima cosa che fecero fu prendere delle ciambelle. Con questo termine si indicavano dei giganteschi salvagenti che le persone dovevano portarsi dietro per fare i vari scivoli.

“Oh, sono così eccitato!” disse Percy tenendo stretto il salvagente.

Annabeth lo fissò per qualche attimo. Il suo fidanzato era proprio strano: completamente diverso da lei, non era un tipo con la testa sulle spalle, un perenne sognatore che ritornava bambino quando succedeva qualcosa che lo eccitava. Però sapeva anche essere autoritario e responsabile quando voleva. Inoltre sapeva che poteva sempre contare su di lui per qualunque cosa.

“Senti” esordì la ragazza per rompere il silenzio che si era formato tra loro “Come conoscevi questo parco?”

“Oh, è semplice. Da piccolo mia madre mi ci portava sempre. Lo gestisce un amico di mio padre, inoltre uno dei loro primi incontri lo fecero qui. In più ci vengo spesso durante l'estate con il mio fratellino Tyson” disse sorridendo, ma con una velata tristezza nella voce. Eh già, il padre di Percy, morto anni prima in un'incidente in mare. Lui non ne parlava quasi mai, tanto ormai sua madre aveva risposato felicemente un'altro e loro due vivevano nella gioia più completa.

“È il nostro turno” disse ad un certo punto il moro.

Lei si posizionò sullo scivolo.

“Ok, mi stia a sentire signorina” disse un giovane bagnino “Le regole sono semplici: stia attaccata alla ciambella e non se ne stacchi per tutta la durata della discesa, non metta né mani né piedi all'infuori di essa ed una volta arrivata alla fine si tolga di mezzo per impedire che qualcuno le caschi addosso. Sono stato chiaro?”

Annabeth annuì leggermente spaventata. Il ragazzo le fece l'occhiolino: “In bocca al lupo, ne avrà bisogno” il segnale si fece verde e lei incominciò la discesa.

Poco dopo si pentì di aver dato retta al fidanzato.

La discesa la fece urlando, sia perché andava a velocità vertiginose sia perché il tunnel era buio. Svoltò così tante volte che perse la cognizione dello spazio. Dietro di sé sentiva Percy urlare dalla gioia. Arrivata alla fine scoprì che si trattava di uno scivolo del genere “a imbuto”, ovvero che alla fine c'era un gigantesco spazio che, come un gorgo, faceva scorrere tutto verso il centro dopo aver fatto vari giri. Presto arrivò alla fine ed entrò nella piscina con un sonoro splash. Ancora un po lucida si tolse di mezzo e si allontanò con la ciambella sotto mano verso un lato della piscina.

Presto venne raggiunta da Percy: “Allora” chiese lui sorridendo “Ti è piaciuto?”

La ragazza gli tirò un pugno sulla spalla.

“Ahi!”

“Piaciuto? Mi chiedi se mi è piaciuto?! Stavo morendo dalla paura! Ma che cosa hai in quella testa? Alghe?” esclamò arrabbiata, mentre lui metteva il broncio.

“Però, effettivamente” disse la bionda dopo alcuni minuti di silenzio: “È stata un'esperienza... divertente. Hai altro da propormi? Magari che non mi faccia venire il crepacuore?”

Il ragazzo le sorrise, prima di prenderle le mano e correre verso una nuova attrazione.

Del resto, a lei Percy piaceva così come era.

 

Jasper:

 

Jason ascoltava distrattamente le dritte del maestro di surf. A quanto pare prima di poter entrare nella piscina delle onde e surfare bisognava che tutti ascoltassero una lezione introduttiva sullo sport. A lui non dispiaceva, perché alla fin fine di surf non sapeva nulla, ma al suo fianco Piper sbuffava a più non posso.

Lei ne aveva fatte di lezioni ed aveva anche partecipato ad un paio di gare, quindi era più che normale per lei provare un po di fastidio nel sentire cose che già sapeva.

“Ne so io più di lui” mormorò ad un certo punto la ragazza diretta al fidanzato.

“Dai, non è così male. E poi sta facendo solo il suo lavoro” provò a farla ragionare il ragazzo.

“Lo so, lo so. È solo che vorrei poter entrare in acqua” disse la bruna.

<< Così finalmente potrò mettermi in mostra di fronte a te >> pensò poi evitando accuratamente che questa frase non sfiorasse neppure per un attimo le sue labbra.

Ad un certo punto l'istruttore finì la spiegazione e lasciò loro campo libero per la piscina.

“Bene” disse Piper, superando gli altri che aspettavano di fare la prova e prendendo una delle tavole.

La piscina in cui si faceva surf era strutturata su due piani: uno più in basso e più grande dove c'era l'acqua un po più bassa, uno più in alto di un quattro-cinque metri e più stretto dove l'acqua era più fonda. Dal ripiano inferiore l'acqua risaliva tramite spinta lungo uno scivolo a quello superiore. Qui era posto un altro motore che opponeva resistenza e così facendo si creavano delle onde artificiali su cui fare surf.

La ragazza si posizionò in una zona centrale e fece scorrere un po l'acqua saggiandone la forza e la frequenza. Dopodiché si fece avanti, si mise sull'orlo dello scivolo e scattò in piedi in perfetto equilibrio.

Jason la guardava estasiato.

Era assolutamente bellissima, con gli schizzi d'acqua che le facevano risplendere la pelle di riflessi dorati e le movenze aggrazziate in perfetto equilibrio sull'orlo.

La ragazza sapeva che lui la stava guardando, e proprio per questo si dava da fare per mettersi in mostra incominciando ad eseguire qualche piccola acrobazia.

Peccato che quella fosse una piscina e non il mare.

Ben presto Piper fece una mossa sbagliata, lo surf si impigliò nello scivolo e lei si cappottò finendo nella vasca inferiore.

La cosa successiva che si ricordava è il viso di Jason sopra di lei che si apre in un sorriso.

“Stai bene!” urlò il ragazzo abbracciandola.

“Jason, che è successo?” mormorò lei con voce roca.

“Non ha seguito le mie istruzioni ed è finita per ribaltarsi dalla tavola” disse la voce severa e piena di biasimo dell'istruttore. La ragazza si fece rossa per l'imbarazzo “Per fortuna, però, lei sembra essere piuttosto brava e se le cavata senza alcun danno”

Con l'aiuto di Jason la fece alzare e continuò: “Se per caso le interesserebbe partecipare a livello agonistico come surfatrice professionista... Questo è il mio numero” e le diede un biglietto da visita.

La ragazza era sbalordita mentre al suo fianco Jason sorrideva.

La sua fidanzata era una spericolata tutta matta, ed era proprio per questo che lui l'amava.

 

Frazel:

 

Frank se ne stava fermo accanto ad Hazel.

Numi del cielo, quanto era bella!

Se ne stavano fermi in fila in attesa di salire su di una delle giostre acquatiche del parco. E nel frattempo Hazel parlava. Parlava del più e del meno, parlava del giorno e della notte, parlava di scuro e di chiaro. Qualunque argomento si potesse tirar fuori, Hazel lo trovava, ed era proprio per questa sua abilità che Frank la amava. Ma lei non lo sapeva. Solo Leo ne era a conoscenza in modo chiaro, tutti gli altri lo intuivano e basta.

“Allora Frank, che ne pensi?” gli chiese ad un certo punto l'amica.

Il ragazzo la fissò sorridendo: “Scusa, mi ero un attimo distratto. Dicevi?”
Lei lo fissò leggermente offesa: “Ti eri distratto, eh? E a cosa stavi pensando?”
“Oh, sai, a cose normali da adolescente: scuola, compiti, tiro con l'arco, Mitomagia... Ma tu guarda, è il nostro turno!” e filò dritto verso l'ingresso con i biglietti in mano.

La ragazza lo seguì storcendo leggermente la bocca. Ma che cosa stava succedendo a quel ragazzo? Da un po di tempo non era più lui. Con una scrollata di spalle decise di seguirlo.

Si misero su di un canotto circolare da rafting assieme ad altre tre persone, non prima di aver indossato tutti un giubbotto salvagente ed essersi fissati con delle cinture alla struttura.

“Come hai detto che si chiama questa giostra?” chiese Frank leggermente preoccupato.

“Wild Rivers: le rapide selvagge” disse Hazel allegramente, mentre aspettava ansiosamente il via.

Non appena partirono il ragazzone deglutì nervosamente pensando che quella era probabilmente la peggiore idea del mondo.

Le cose all'inizio andarono anche bene, poi però arrivarono in un punto in cui la corrente incominciò a farsi sempre più rapida, e allora incominciarono i problemi.

La zattera venne sbalzata da una parte all'altra. L'unica cosa che Frank ricorda erano le grida di felicità di Hazel e del bambino con il quale condividevano il giro e i suoi urli di terrore.

Quando arrivarono in vista dell'uscita il ragazzo riprese coscienza di sé, e la prima cosa che notò fu il fatto che Hazel, in seguita alle curve veloci che avevano dovuto affrontare, era stata sbalzata vicino a lui, al punto che in quel momento aveva la testa attaccata al suo petto.

Il ragazzo arrossì violentemente ed emise un verso strozzato dalla gola. Anche l'altra sembrò notarlo solo in quel momento e si staccò velocemente rossa in viso.

Dopo essere scesi e allontanati dalla giostra si fermarono su di un ponticello sospeso ad osservare altre attrazioni e decidere cosa fare.

“È stato divertente, vero?” chiese Hazel sorridendo.

“Più o meno” mormoro il ragazzo.

“Fank tutto bene?”

Lui sospirò e si voltò a guardarla: “No, Hazel. Su quella zattera mi sono messo a urlare come un neonato dalla paura. L'hai sentito anche tu quel bambino quando siamo scesi: 'Mamma, ma perché quel signore ha gridato così tanto per tutta la discesa?' Io sono solo un fifone, e non si può fare nulla per evitarlo” e si adagiò scoraggiato sul corrimano.

La ragazza gli mise una mano sulla spalla: “Frank, tu non sei un fifone, anzi: sei una delle persone più coraggiose che conosca. Tu non hai paura di essere te stesso e di mostrarti per quello che sei. Ed è per questo che mi piaci”

A quelle parole entrambi si irrigidirono e la ragazza si affrettò ad aggiungere balbettando: “Come amico, si intende”
“Già, come cosa, sennò” esclamò lui ridendo nervosamente. Poi si fissarono negli occhi. Man mano cominciarono ad avvicinarsi come attratti da una forza invisibile.

Le loro labbra erano a pochi centimetri le une dalle altre... quando furono travolti da un'onda proveniente da una delle attrazioni.

Sputacchiarono per qualche attimo, poi si fissarono di nuovo e scoppiarono a ridere completamente rossi.

“Beh, che ne dici di andare a prenderci qualcosa da bere?” propose Frank con un sorriso.

“Ci sto!” esclamò la ragazza e lo seguì.

Arrivati al bar notarono una figura esile e pallida seduta in un tavolino in un angolo.

“Nico!” esclamò Hazel raggiungendolo e sedendoglisi affianco "Ma che hai? Sei di umore più tetro del solito"

“Nulla” rispose il fratello con un gesto incurante della mano “Ho semplicemente incontrato un idiota e ci siamo messi a discutere”

“Nico, perché non provi ad essere più socievole?” esclamò esasperata la sorella, mentre lui la ignorava bellamente.

“Sai come si chiamava?” chiese invece Frank incuriosito dopo aver ordinato.

“Sì, siamo stati interrotti da una ragazza che lo ha portato via e che lo ha chiamato per nome: Anubi o qualcosa del genere”

 

Leo:

 

Dopo aver scambiato messaggini per due ore e mezza con la sua ragazza, Leo decise di smettere (anche perché la batteria del cellulare era quasi scarica).

<< Beh, andiamo a vedere come se la cavano gli altri >> penso prima di dirigersi alla loro ricerca.

I primi che trovò furono Jason e Piper, fermi a bordo piscina, lui dentro l'acqua lei fuori, che chiacchieravano.Dopo un po li convinse a cercare con lui gli altri.

I secondi furono Percy ed Annabeth. Entrambi avevano ancora i salvagenti, solo che lei aveva un'aria distrutta, mentre lui pareva ansioso di provare ancora qualcosa. Su insistenza di Annabeth si aggregarono al gruppo.

La terza fu Talia, appena tornata da una sessione di allenamento con macchinari sportivi in acqua. Li seguì senza fare storie perché non aveva nulla da fare.

Gli ultimi furono Hazel, Frank e Nico, seduti ad un tavolino ed intenti a discutere.

Passarono il resto del pomeriggio assieme a giocare, scherzare e divertirsi.

 

All'imbrunire fecero i bagagli e se ne andarono, stanchi ma soddisfatti.

“Allora? Piaciuto o no?” chiese Percy che era quello che sembrava più prossimo a crollare “Andiamo, ammettetelo che avevo ragione!”

“Avevi ragione, Testa d'Alghe” disse Annabeth con un sorriso “È stata un'esperienza piacevole”
“Di più!” esclamò Piper stringendosi teneramente a Jason. Al parco era successo qualcosa tra quei due.

“Sì, dai. Carino...” mormorò Hazel guardando di sottecchi Frank. Quei due invece parevano molto più imbarazzati del solito.

Quel parco è stato un vero mistero.

“E adesso, non ci resta che attendere fine mese” disse Nico con calma.

Gli altri lo guardarono interrogativi.

“Che intendi?” chiese Jason.

“Non ve lo abbiamo detto?” continuò l'italiano sorpreso “Hanno finito i lavori alla villa. A fine mese possiamo incominciare la nostra estate tutti insieme”

Gli altri lo guardarono sorridenti, per poi abbracciarlo di slancio.

Nico, dopo un attimo di iniziale smarrimento, sorrise leggermente.

Aveva quasi provocato una rissa, si era depresso ed era stato rimproverato dalla sorella, però alla fin fine quella giornata non era andata poi tanto male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Lo so, rispetto alla long è in un ritardo spaventoso, ma è che mi mancavano le idee.

L'ho scritta più che altro per far sapere che ho intenzione di scrivere un seguito crossover con i Kane, non so ancora come, non so ancora quando, ma arriverà, statene certi.

Spero che la storia vi sia piaciuta e che abbiate apprezzato anche la sua organizzazione.

Spero mi lascerete un commento.

Bye!!!!!!

   
 
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