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Autore: Ink Voice    06/05/2015    3 recensioni
Erano davvero bei vecchi tempi quelli in cui, pur avendo perso la propria quotidianità e la propria famiglia, si aveva un altro punto di riferimento a cui tornare con il proprio cuore; si era trovata una nuova casa rassicurante che scacciava i pericoli esterni e lasciava che, anche in tempi tanto burrascosi, ci si sentisse al sicuro dentro pareti e stanze che ormai si conoscevano come le proprie tasche.
Ma tutto questo si è dissolto nel nulla, o meglio: è stato demolito. L’Accademia che tanto rassicurava i giovani delle Forze del Bene è ormai un cumulo di macerie a causa dell’ennesima mossa andata a buon fine del Nemico: ora tutti sono chiamati a combattere, in un modo o nell’altro, volenti o nolenti.
Le ferite sono più intime che mai ed Eleonora lo imparerà a sue spese, perdendo le sue certezze e la spensieratezza di un tempo, in cambio di troppe tempeste da affrontare e nessuna sicurezza sul suo avvenire.
[La seconda di tre parti, serie Not the same story. Qualcuno mi ha detto di avvertire: non adatta ai depressi cronici.]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
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XIX
Fratture e tensioni

Come c’era da aspettarsi, Bellocchio disapprovò la mia richiesta e il mio comportamento in merito a tutto ciò che essa comprendeva. Ma dopo qualche prima scintilla iniziale, che spensi con successo inaspettato, l’uomo si espresse in un sospiro rassegnato e si mostrò più disponibile al dialogo.
-Spiegati meglio, anzitutto- mi chiese.
-Cosa dovrei spiegare?- inarcai le sopracciglia dicendo questo. -Non so, Bellocchio, un resoconto di tutto ciò che è successo finora. Un elenco, scritto se non ha tempo di parlare ora.
-Cioè ti sentiresti più soddisfatta e tranquilla leggendo qualcosa del genere?
Scrollai le spalle con aria disinteressata, annuendo. Lui parve iniziare a scaldarsi, ma restò più o meno tranquillo e, pur trattenendo a fatica toni poco gradevoli, disse: -Non capisco come questo possa farti piacere…
“Le spiego io come può farmi piacere, razza di…” La vocina sarcastica e pungente che ogni tanto mi faceva compagnia continuò con una valanga di insulti, ma cercai di rimanere seria e mi concessi solo un’espressione un po’ indispettita. -Diciamo che non è stato proprio il massimo scoprire che dei nemici che credevamo di conoscere in realtà sono assoldati ad altri personaggi, dei quali non si ha traccia né altro. Da questo poi non è difficile realizzare che tutte le missioni che hanno messo a rischio la mia vita, oltre a quelle di tutti gli altri ragazzi nella base segreta, sono state inutili sotto ogni punto di vista!- Alla fine rischiai di sbottare. Strinsi i pugni come a voler scaricare la tensione. Ero seduta davanti a Bellocchio, che si girava di pochi gradi sulla sua poltrona girevole.
Ovviamente evitava di guardarmi. “Immagino sia più facile parlare senza vedere in faccia la verità” pensai ringhiando, sicura di aver ragione e di aver messo in difficoltà l’uomo. Come potevo non essere nel giusto? Ogni cosa che facevo si rivelava essere un’immancabile delusione, probabilmente anche quella conversazione lo sarebbe stata. Mi chiesi addirittura cosa stessi facendo lì, perché stessi perdendo tempo con Bellocchio.
Dopo qualche lungo secondo di silenzio, tempo di cui approfittai per mettermi comoda sulla sedia assumendo una posizione arrabbiata, incrociando gambe e braccia, finalmente rispose: -Io per primo sono in enorme difficoltà quando qualcosa va male, per primo ci rimetto e per primo ci rimango male. Se qualcosa va storto, la colpa è mia e di nessun altro; non credere, Eleonora, che io sia un totale menefreghista quando i fatti iniziano a complicarsi, non ne sono immune, anzi. Per questo, ti prego, non pensare che io sia tranquillo dopo le recenti scoperte.
-Non lo penso- replicai subito, -e non ho mai creduto che lei non ci rimetta la faccia in queste cose.- “O forse sì?” -Ma la risposta che volevo è un’altra, se permette. Posso avere questo resoconto o no? Ho bisogno di sapere.
-Dovrei fornirlo a tutti, se lo dessi a te- ribatté lui.
Inspirai profondamente e mi impedii di alzare gli occhi al cielo. -Non può fare uno strappo alla regola con una persona speciale come la sottoscritta?
-Ancora con questa storia?- Cambiò repentinamente atteggiamento. Alzò gli occhi e ricambiò il mio sguardo, che però non avrebbe vacillato. -Sicura di non essere qui solo per ottenere informazioni prettamente personali?
-Be’, in effetti ero venuta qui con le intenzioni che le ho detto prima. Ma se volesse mettermi a conoscenza di qualcos’altro, qualcosa che mi farebbe davvero piacere sapere, non avrei niente da ridire- dissi con tono ironico.
-No, Eleonora, non ti farebbe piacere per niente. Quante volte devo ripeterti, io insieme a chiunque altro sappia di te e della tua compagnia, che se è possibile evitare di parlare di qualcosa del genere allora lo faremo? Per una volta, fidati! Non lo facciamo con l’intento di ferirti o di farti stare male, è per il tuo bene!- esclamò.
-Io non credo proprio che tutto questo sia “per il mio bene”, e mi chiedo ancora perché non dovrei sapere quel che mi riguarda!- replicai con gli stessi toni di lui. -Camille un giorno mi disse che sarei impazzita, ma dopo tutto quello che mi è successo e che sta succedendo… non credo proprio che qualcosa anche di forte possa mettermi più in difficoltà o a disagio di così. Ma va bene, va bene così!- sbottai prima che lui potesse interrompermi. -Però credo che, se mi ritroverò un’altra volta a fronteggiare Cyrus, il mio segreto verrà a galla e si decideranno molte cose.
-Eh?- Sgranò gli occhi al sentire la mia predizione. -Cosa significa?
-Quello che ho detto. Non ho forse ragione, Bellocchio?
Probabilmente si trattenne da urlare qualcosa del tipo: “Senti un po’, tu, cartomante dei miei stivali…” o con varianti più volgari. -No che non hai ragione! Neppure Cyrus si permetterebbe di fare qualcosa di simile, neanche se da questo dipendesse il tuo passaggio al Victory Team: persino un pazzo come lui saprebbe come gestire questa faccenda, che su di te avrebbe un effetto non indifferente e che comporterebbe, probabilmente, le decisioni di cui tu parli. Quindi adesso smettila, ti prego; anche tu hai detto che va bene così, prima!
Ad essere sincera temetti che lui potesse prevedere un mio possibile “cambio di sponda”, perché volevo che una cosa simile rimanesse un segreto con me stessa, che nessun altro avrebbe dovuto conoscere - anche perché il capo sapeva troppe cose su di me di cui io invece non sarei stata mai, forse, messa a conoscenza. -Allora, Bellocchio, questo resoconto?- aggrottai le sopracciglia, cambiando argomento e ricordandogli il perché io fossi lì.
Sbuffò e si alzò dal suo trono, che ormai doveva aver assunto la forma del suo fondoschiena e delle spalle per tutto il tempo che passava lì. “In effetti” realizzai, stupendomi per qualche istante, “ogni volta che lo cerco lo trovo qui, precisamente e puntualmente. Ma quindi non esce mai o sono solo ‘fortunata’, se così si può dire…?”
Il silenzio che seguì fu arricchito solo dal frusciare di fogli e scartoffie, che Bellocchio sfogliava alla ricerca di qualcosa che fosse adatto alle mie richieste. Dozzine, se non centinaia, di fascicoli erano infilati strettamente negli scaffali che coprivano due delle pareti della stanza, in modo tale che c’entrassero più o meno tutti. Ma l’uomo faticò a toglierne qualcuno dal suo posto, impegnandosi per evitare che qualcuno cadesse a terra, trascinato da ciò che invece stava cercando di prendere. -Ora che ci penso- disse dopo un po’, fermandosi, -forse ho qualcosa che ti piacerebbe da qualche parte. Dovrebbe essere la lista di ogni azione nostra e nemica riconosciuta.
“Non ho mai apprezzato tanto in vita mia gli elenchi di roba” pensai soddisfatta.
Ci mise qualche minuto buono a trovare quello che cercava; nel frattempo scrissi qualche messaggio veloce in risposta a un paio di amiche che mi avevano contattata, chiedendomi che fine avessi fatto. Vediamoci nella sala per gli allenamenti tra una mezz’ora, dissi a entrambe, mentre Bellocchio mi porgeva un foglio scritto su entrambe le facce, posandolo sulla scrivania davanti a me. Il carattere era minuscolo e capii che la biblioteca, con il buio diffuso che regnava là dentro e le misere lucine sui tavoli, non sarebbe stata il luogo adatto per decifrarlo.
-Ecco a te. Devo aspettarmi che tu mi dica qualcosa, quando avrai finito di leggerlo?- mi chiese con ironia.
Impiegai qualche secondo buono a rispondere, mentre leggevo le prime parole. “Anno Primo.” -Non saprei- risposi freddamente, sovrappensiero. -Buona giornata, Bellocchio. E grazie…

“Anno Primo. Il Victory Team dopo una settimana dalla sua nascita, stando a quanto i suoi Comandanti dicono, annuncia alla Polizia Internazionale della sua formazione e rivela le identità di alcuni suoi membri: i massimi capi sono gli uomini che, negli anni scorsi, hanno guidato i Team che si credevano ormai estinti. I vecchi Generali e i vari gradi minori delle loro organizzazioni sono stati quasi tutti arruolati, o in alternativa uccisi per motivi ignoti. L’agente Bellocchio subito oppone resistenza e cerca di rispondere ai Comandanti, i quali però interrompono ogni tipo di comunicazione e impediscono qualsiasi intercettazione, chiudendo tutti i canali possibili. Perciò l’agente inizia ad arruolare e organizzare, in una centrale quasi abbandonata della Polizia Internazionale, una squadra che possa in breve tempo spegnere le prime scintille dei Victory Team. Le missioni iniziali portano a successi che non sempre, di questo si è sicuri, si riveleranno essere tali.
Anno Secondo. La riunione di tutti gli oppositori dei Victory si è rivelata e si sta rivelando più ardua del previsto. Non pochi Capipalestra, Superquattro e anche Campioni, oltre che Professori o Assi dei Parchi Lotta, hanno accolto benevolmente, chi prima chi più in ritardo, le proposte del Nemico: le promesse più diffuse sono di potere, di sicurezza, di affermazione sia personale che nella propria carriera. In molti tradiscono una fazione o l’altra per passare da quella a loro nemica fornendo molte informazioni; mentre si cerca un modo per trasformarsi in modo da non farsi cogliere impreparati dai nemici, si prova a sferrare un attacco il prima possibile per poter per lo meno indebolire l’avversario.
Anno Terzo. Situazione di stallo, il nemico non si conosce e non si riesce a capire come funzioni la sua struttura, che pare in continuo cambiamento. Iniziano le ricerche: i Victory ancora non hanno cominciato a rintracciare i S. L., ma stanno cercando di catturare e sfruttare i Leggendari. Il problema creerebbe danni quasi irrimediabili.
Anno Quarto. Arrivano i primi due S. L., finora se ne sono trovati quasi una dozzina sparsi per le regioni. Molti non sanno nemmeno dell’esistenza dei Pokémon, hanno subito la cancellazione di tutte le memorie del passato come la maggioranza della popolazione terrestre. Le ispezioni sul Nemico non riportano alcuna traccia di S. L. tra le loro fila, si esclude che i Comandanti possano essere tali. Non si è più sicuri nemmeno del nome dell’organizzazione, alla quale si inizia a riferirsi semplicemente come “Team Nemico”; si trovano numerosi documenti falsi o che si beffano della scarsità di informazioni finora raccolte, le quali vengono puntualmente smentite in qualche altra occasione. Decisamente non si è in una guerra.
Anno Quinto. Il Nemico rivela di possedere non poche informazioni sui S. L., le quali vengono poi raccolte ed esaminate e mandano avanti le ricerche, facendo trovare altri S. L. e anche assorbendoli nelle Forze del Bene. È un duro colpo per i Nemici, che si riprenderanno dopo qualche mese, mostrandosi capaci di attentati organizzati molto velocemente sia ad edifici pubblici nel mondo umano, sia a basi segrete delle Forze. Pochi successi con i Leggendari dalla parte degli ex - o forse no - Victory.
Anno Sesto. Vengono aperte le prime cosiddette Accademie per riunire più giovani possibili disposti ad ottenere un futuro nel conflitto in corso, o nelle quali vengono accolti ragazzi che più o meno casualmente sono sottratti al mondo esclusivamente umano a causa di qualche trappola Victory. Le barriere vengono abbassate in parecchi punti e bisogna agire al più presto per ripristinarle grazie a qualche tecnica con mosse Psico, Spettro, Buio e altri elementi, necessari a seconda dell’ambiente. Bisogna istituire delle squadre che possano ritrovarsi al più presto possibile sui luoghi necessari per riparare i danni.
Anno Settimo. Si svolgono battaglie, tutte della durata di tre mesi circa - per gli standard di questa “guerra” è fin troppo tempo - in svariati luoghi del mondo: il Monte Camino a Hoenn, le cascate Tohjo al confine tra Kanto e Johto, presso la Baia di Spiraria a Unima. A rischio, in particolare, la Vetta Lancia a Sinnoh, sulla quale si concentrano le barriere e svariati turni di guardia di grandi Allenatori. Il tasso dei morti è aumentato a dismisura per entrambe le parti; i più anziani sono ormai scomparsi, non pochi giovani hanno lottato fino a cadere. Per i mesi successivi non si hanno contatti o scontri di alcun tipo.
Anno Ottavo. Arrivano due S. L.. Il Nemico ne ha assorbiti, finora, molti meno di quelli che le Forze del Bene hanno dalla loro. Non si hanno più tracce di quelli dei Victory, le missioni aumentano di numero ma i successi riportati sono pochi da entrambe le parti. I tradimenti contati fino a questi momenti non hanno ancora avuto alcun effetto visibile, se non molta agitazione e paranoia da parecchi individui. In un periodo di pochi mesi si hanno maggiori suicidi da entrambe le parti.
Anno Nono. Un tentato rapimento di alcuni allievi dell’Accademia di Sinnoh si è verificato alla fine del cosiddetto anno scolastico. Non è il primo episodio del genere ad accadere; inoltre esso ha confermato che il nome del Victory Team è rimasto immutato in questi anni, nei quali si sono diffusi pseudonimi per creare confusione. La stessa Accademia, una delle più grandi tra quelle delle varie regioni, è stata rasa al suolo da un attentato dei Victory poco prima degli inizi di un nuovo “anno scolastico”. Il trasferimento dei ragazzi avviene nella base segreta principale della regione e in altre succursali. Sono messe in allarme tutte le strutture simili, ma almeno si hanno più persone per poter attuare le missioni, che negli ultimi tempi mancavano di gruppi composti da un numero adeguato di partecipanti.
Anno Decimo. Gli ex capi dei vari Team non sono i veri Comandanti dei Victory; qualcuno di cui non si conosce il nome, l’identità, né tantomeno si sapeva della sua esistenza, agisce nell’ombra sfruttando i volti di quegli uomini. La scoperta ha sconvolto tutti gli aderenti alle Forze del Bene ed è stato immediatamente espresso un grande malcontento per la cosiddetta incompetenza dei dirigenti, che si sono ritrovati spiazzati dalla notizia allo stesso modo degli altri. Molte proteste provenienti dalle più svariate basi, sparse per il mondo, e alcuni hanno addirittura abbandonato le Forze. Altri sono stati motivati da questa scoperta e spingono per missioni più mirate ai Vertici e ai segreti nascosti del Victory Team. Il periodo di assestamento in seguito a questa notizia è ancora in corso.”


“E ti credo che è ancora in corso” pensai perplessa. “Questo resoconto delle cose più importati sarà stato fatto l’altroieri.” Non era proprio quello che desideravo, perché mi sarebbe piaciuto qualcosa di ancor più dettagliato. Ma era già qualcosa che Bellocchio avesse ceduto e mi avesse dato un elenco del genere - fingendo di essersi dimenticato della sua esistenza, ma tralasciando questo…
Mi chiedevo quante missioni fossero state effettuate in quei dieci anni di guerra, quali informazioni, sbagliate e non, avessero portato e come Bellocchio e compagnia le avessero potute sfruttare, sapendo che ogni cosa andava trattata con le pinze. Quel documento era la prova dell’instabilità e dell’insicurezza in cui ci ritrovavamo “noi” delle Forze del Bene, mentre ci domandavamo se anche i Victory avessero tanti dubbi sul nostro conto o se stessero solo aspettando di distruggerci nel momento più opportuno.
E poi che roba erano quegli “esse elle”? Erano oggetti o soggetti? Perché entrambe le fazioni li stavano cercando e a cosa potevano essere loro utili? La mia mente si riempì di domande del genere senza che io realizzassi, tanto lo credevo ovvio, che la risposta non potevo averla dall’elenco così scarno, né tantomeno dalla mia fervida immaginazione. No, l’unica risposta vera poteva averla Bellocchio, e già intuivo che non mi avrebbe detto niente, magari sbattendomi fuori dal suo ufficio intimandomi di farmi gli affari miei.
Sospirai e mi passai una mano tra i capelli. Ormai la mezz’ora che avevo stabilito per l’appuntamento con Sara e Ilenia stava per passare, quindi decisi di stare un po’ con loro per distrarmi e andare a parlare con Bellocchio solo in seguito, quando avrei avuto voglia di innervosirmi. Oxygen era fuori da un paio di giorni per una missione di cui non sapevo niente e, per evitare che qualcuno dei tecnici intercettasse messaggi poco convenienti, ci eravamo rassegnati a non sentirci finché non fosse tornato. “Speriamo stia andando bene” pensai. Ero un po’ apprensiva quando si trattava di lui, anche se quelli che sapevano di noi credevano che fossi fin troppo fredda.
Sia Sara che Ilenia sapevano della nostra “relazione clandestina”, come l’aveva definita spesso Daniel, che dal canto suo era in un idillio d’amore con la carissima Melisse. La prima non aveva fatto commenti, silenziosa come suo solito. L’altra invece era fin troppo scherzosa a volte, come a voler recuperare tutte le chiacchierate che con la ragazza dai capelli bianchi e blu non facevo mai.
Le trovai nella sala per gli allenamenti a parlottare a bassa voce; appena mi videro mi avvicinai corricchiando. -Non credevamo che avessi dato appuntamento a tutte e due!- disse subito Ilenia. L’albina - o qualsiasi cosa fosse - mi salutò con uno dei suoi timidi mezzi sorrisi.
Feci spallucce. -Mi avevate contattata tutte e due e quindi ho deciso di incontrarci qua, insieme.
-Come mai proprio qui?- chiese Sara.
-È stato il primo posto che mi è venuto in mente…
-Allora, già che ci siamo, facciamo una lotta- disse ancora lei. Un po’ mi sorprese, perché una proposta per una lotta me la aspettavo più da Ilenia che da lei. -Saranno giorni che non alleno i miei Pokémon, nel corso per noi spie facciamo poco e niente a tal proposito. A meno che tu non abbia qualcos’altro in mente, o da dirci.
Scossi la testa. L’idea della lotta però mi piaceva, era da tanto che non ne facevo una con le mie amiche e soprattutto non per allenarci durante una delle lezioni di Rosso. -Lotta in doppio, no? Chi va da sola?
-Io!- Come c’era da aspettarsi, Ilenia si offrì, e io e Sara ci ritrovammo a decidere tre Pokémon ciascuna per quella che si prospettava essere una lunga battaglia. La mia compagna scelse Lucario, Froslass e Vaporeon, mentre io chiamai Rampardos, Roserade e Staraptor. Ilenia aveva Pokémon con una potenza invidiabile, ma viste le scarse difese non sarebbe stato così difficile sconfiggerla.
-Posso vedere come vi insegna a lottare Rosso?
-Sara, sei una guastafeste- borbottai mentre Ilenia prendeva a ridere.
La ragazza, disorientata, mi chiese perché l’altra stesse ridendo. -Diciamo che non è proprio sicura del fatto che Rosso ci stia insegnando qualcosa, e io sinceramente non posso biasimarla.
-Come mai…?
-Non si può parlare durante le sue lezioni. Nel senso che non si possono dare ordini ai Pokémon, che nelle lotte devono gestirsi l’avversario da soli mentre noi guardiamo e speriamo che non facciano niente di stupido.
Diamond, il mio Staraptor che era in campo, si voltò indispettito e io gli risposti con una linguaccia.
Sara era non poco stupita. -Stai scherzando? A noi non fa fare niente di simile!
-No, cara- intervenne Ilenia, -purtroppo non sta scherzando. A voi che fa fare?
Era sa tempo che volevamo chiedere a qualcuno degli altri gruppi cosa facesse fare loro Rosso. -Be’, è già raro che tenga qualche lezione con noi… e a quanto ho capito, visto che parla pochissimo, deve ricominciare dalle basi. Insomma, stiamo messi proprio male secondo lui…
-E ti pareva- brontolai. -Secondo lui stiamo messi tutti male.
-Su, adesso facciamo qualcosa di più serio e lottiamo! Sara, noi due siamo costrette a star zitte, tu fai come meglio credi- intervenne Ilenia.
-Va… va bene.
Erano Staraptor e Vaporeon contro Flygon e Tyranitar. “Buona fortuna a noi contro ‘sti due colossi” brontolai mentalmente. -A voi l’onore!- esclamò Ilenia beffarda.
-Non sottovalutarci, carissima!- ribattei. -Allora vai, Diamond.
Lo Staraptor si lanciò a tutta velocità contro Flygon, iniziando con un Aeroassalto che voleva essere più un approccio e un avvio alla sfida che un tentativo di fare qualche danno. Infatti il drago incassò il colpo senza farsi affatto male, si capiva a vista d’occhio; replicò con un Pietrataglio che fu deriso bellamente da una Protezione di Vaporeon, la quale corse a fare da scudo al mio Pokémon. Ringraziai Sara, che ridacchiò sommessamente: non aveva ordinato nulla alla sua compagna di squadra, che aveva capito all’istante come avrebbe dovuto lottare.
Tyranitar chiuse il turno con un Rocciotomba, che Diamond riuscì a schivare quasi del tutto, rimediando un po’ di fastidiosi graffi, ma che procurò non pochi danni a Vaporeon. Il Pokémon usò Acquanello e subito dopo, senza aspettare che toccasse di nuovo a lei, si esibì in un poderoso Surf che colse impreparato l’offensore, mentre Flygon  e Staraptor si libravano in aria evitando l’onda anomala. “Complimenti” pensai, rivolta alla volpe d’acqua.
-Vapu! Ma che fai?- Sara era basita. -Così è sleale!
-No che non lo è!- ridacchiò Ilenia. -Io sono il Victory della situazione! Su, distruggetemi!
-Agli ordini!- ghignai, mentre Diamond e Flygon si buttavano nella mischia, tentando di ferirsi l’uno con Zuffa e l’altro con Dragartigli. Ben presto si aggiunse anche Tyranitar, mentre Vaporeon cercava di attaccare chiunque capitasse a tiro con Surf o con Geloraggio - mossa che procurò non pochi danni a Flygon. Qualche colpo lo subì anche Diamond, che faceva di tutto per attaccare sia l’uno che l’altro avversario.
Tyranitar fu il primo a cedere, stancato dalle continue mosse speciali, a cui non riusciva ad opporre la resistenza che invece poteva mostrare contro gli attacchi fisici di Diamond. Ilenia fu molto contrariata e non esitò a mandare in campo il suo Zebstrika, che a suon di Scarica abbatté i nostri Pokémon quasi contemporaneamente. Poco dopo la situazione si trasformò con uno Zebstrika in splendida forma al contrario del compagno e Froslass e June.
Le due erano piccoline, ma veloci e potenti: Flygon fu messo al tappeto dal Pokémon di Sara mentre Roserade si occupava di dare filo da torcere a Zebstrika, che cercava di danneggiarla con Nitrocarica. Ma lei lo teneva a distanza con Energipalla e Palla Ombra vari, che lo facevano indietreggiare costringendolo ad attaccare con mosse speciali di tipo Elettro che a lei procuravano ben poche perdite di energia. Oppure lo faceva inciampare con Laccioerboso. Ad affiancare Zebstrika arrivò, com’era prevedibile, Charizard: il dragone fu subito messo alle strette con un Fulmine a sorpresa di Froslass, che se possibile era anche più veloce e autonoma di Vaporeon.
I Pokémon di Ilenia però si erano stancati di quella situazione, quello di tipo Elettro stava cedendo, ma non voleva darla vinta. Mi piaceva molto il suo atteggiamento, in questo senso, perché apprezzavo molto i Pokémon combattivi e purtroppo non tutti i miei lo erano. Mi piacque di meno quando tentò un Nitrocarica su Roserade che sulle prime giudicai inutile, ma che servì solo per offrire su un piatto d’argento la piccola June, distratta nel tentativo di evitare l’attacco, a un Lanciafiamme del drago che la mise all’istante al tappeto.
-Piccina mia!- esclamai rattristata, mentre mandavo in campo Rocky. Ruggì in risposta alla provocazione vocale di Charizard e subito si slanciò contro di lui con una Zuccata, mentre Froslass teneva impegnato Zebstrika fino a sfinirlo con Geloraggio. L’altro, mentre veniva aiutato da Arcanine, usò Volo per evitare Rocky, ma quando cercò di colpirlo dall’alto con la combinazione Giornodisole e Solarraggio, il mio compagno si difese con Protezione e, ringhiando, lo sfidò a fronteggiarlo non da lontano, ma con un dignitoso corpo a corpo.
Charizard accettò l’invito e scese in picchiata verso di lui, caricando un Dragartigli. Nel frattempo Froslass ed Arcanine avevano abbandonato l’idea di un combattimento per conto loro e andarono ad aiutare l’una il mio Pokémon, l’altro il suo alleato. Non poche fiamme, scintille e persino scariche elettriche volarono nei primi istanti, facendoci allontanare tutte, di riflesso, di qualche passo; poi una mossa più potente delle altre che non riuscii ad identificare sollevò un polverone, o forse fu l’incontro-scontro di più attacchi.
Fatto stava che alla fine si salvarono giusto Arcanine e Rocky. Froslass fu sostituita da Lucario e Charizard, che avevo visto essere stato colpito con Zuccata dal mio Pokémon, da Rapidash. Avevamo tutti l’ultimo Pokémon, ma a meno che non fosse stato incredibilmente abile e fortunato, Rocky sarebbe andato K.O. dopo poco, a causa dei danni riportati dal contraccolpo di Zuccata. Charizard non aveva resistito nemmeno un momento dopo quel colpo superefficace e anche terribilmente forte, ma anche i danni fino ad allora riportati dal mio amico erano parecchi.
Arcanine non si azzardava ad usare Fossa, probabilmente aveva intuito che il mio Pokémon sapeva utilizzare Terremoto e anche piuttosto bene. A Lucario non piacevano affatto i due avversari di tipo Fuoco e lanciò una veloce occhiata a Rocky. Chissà cosa si dissero con quei fugaci sguardi. Nel frattempo il Pokémon di Sara decise di sferrare una rapidissima e potente Forzasfera, che non poteva essere evitata da nessun tipo di nemico; fu la sua mossa preferita per tutto il tempo della battaglia, più o meno, mentre Rocky si occupava di spianargli la strada facendogli da scudo con Protezione o tentando qualche Zuccata.
Proprio quello spinse i due avversari a dargli il colpo di grazia, mandandolo al tappeto con un paio di mosse. Sospirai, i risultati non erano quelli sperati, ma non importava: stavo andando bene, più o meno. Rocky secondo me aveva ancora da lavorare su molti atteggiamenti e molte tattiche, ma gli altri due erano stati bravi.
La lotta finì con la sconfitta di Lucario, che non riuscì ad eludere le mosse di fuoco degli avversari. -Non a caso ci chiamiamo Victory! Illuse, stolte ragazzine, prostratevi ai miei piedi e idolatratemi ora subito immediatamente!- esclamò Ilenia ghignando, andando ad accarezzare i suoi allenatissimi compagni. Sospirai ma, com’era ormai consuetudine, strinsi la mano alla mia alleata, che dal canto suo era estasiata, poi anche alla nostra avversaria.
-Credo di non aver mai fatto una lotta più interessante ed emozionante di questa!- esclamò Sara infatti.
Io avrei corretto la frase, se avessi avuto bisogno di farlo, con “Credo che i miei Pokémon non abbiano mai fatto una lotta più interessante ed emozionante di questa”, visto che ero rimasta tutto il tempo a guardarli. Ma non volevo rovinare la contentezza di Sara, che di rado avevo visto sorridere tanto ampiamente e sinceramente. Aveva davvero un bel sorriso, ma forse era troppo timida e riservata per mostrarlo.
A giudicare dall’espressione di Ilenia, anche lei avrebbe voluto modificare le parole della ragazza come me. -Adesso datemi i vostri Pokémon, devo farci esperimenti agghiaccianti.
-Ilenia, sei pessima- borbottai, facendo un mezzo sorriso.
-Ma no che non lo sono!- Continuammo a battibeccare - o più semplicemente chiacchierare facendo finta di discutere - per interi minuti, con la sala per gli allenamenti a nostra disposizione totalmente vuota.
Ma poi si fece sentire la stessa voce femminile che aveva chiesto alla popolazione della base segreta di scendere nei sotterranei l’altra volta, perché Bellocchio e Wilson potessero darci l’avviso della gerarchia ormai finalmente conosciuta dei Victory. Ripeté esattamente le stesse cose e, lanciandoci un’occhiata abbastanza stupita, noi tre ci dirigemmo insieme verso i sotterranei, proprio come l’altra volta.
Nella mia permanenza alla base segreta, di annunci così ne erano passati un paio forse, ma fatalità proprio quando stavo fuori per una missione e non avevo avuto modo di sapere come certe cose potessero essere divulgate a una moltitudine di persone. Ne era stato fatto uno persino quando ero a zonzo per il Monte Corona. In quei casi si era trattato di qualche resoconto neanche troppo importante, ma che passassero due segnalazioni a una così ravvicinata distanza di tempo credo fosse un evento a cui nemmeno i veterani erano abituati.
“Sarà per l’appunto un resoconto” pensai. “Magari Bellocchio ha deciso di raccontare a tutti come sono andate le cose per dieci anni, visto che con me l’ha fatto. Oppure, ancor più semplicemente, vuole parlare dell’ultima scoperta, mettendo in chiaro le cose. Non sarebbe affatto male.” Esclusi completamente la possibilità che ci fosse addirittura un’altra novità sul Nemico, scoprendo poi di aver fatto un errore.
La situazione nei sotterranei, nello stanzone dalle pareti d’acciaio, era la stessa dell’altra volta ma più ricca di malumore, in ricordo delle ultime esperienze passate là dentro per la maggior parte dei presenti. Stavolta Wilson non c’era e Bellocchio era solo a fronteggiare una massa di sguardi fissi su di lui, in parte ostile, in parte curiosa.
-Altre novità sul Victory Team- annunciò freddamente, andando subito al sodo, sorprendendo la folla. -Stavolta sono gradite: volgono a nostro favore. È un passo in avanti verso la scoperta della fragilità di questo Nemico che per troppo tempo è apparso come invincibile. Ma la fragilità di cui abbiamo parlato è sempre stata evidente da un punto di vista come l’alleanza tra persone con obbiettivi, più personali che di altro genere, tanto diversi e con caratteri ugualmente differenti. Per quanto questi uomini siano psicologicamente quasi indistruttibili, per quanto sia difficile capire cosa passi per le loro menti, per quanto sia difficile stabilire se siano completamente pazzi o se le loro azioni siano consapevoli, pur essendo dettate da qualcun altro… alla fine è impossibile resistere quando c’è la possibilità che i propri obbiettivi di una vita possano essere mandati in fumo. Soprattutto quando si credeva di essere a un passo dalla loro realizzazione. È quello che è successo a due Generali dei Victory.
Fece una pausa dopo il suo lungo discorso. Il silenzio era carico d’attesa, e se la mia intuizione andava ancora abbastanza bene, sapevo dove stava cercando di andare a parare. Ebbi la conferma subito dopo.
-Gli antipodi per eccellenza all’interno del Team, Max e Ivan, hanno abbandonato i Victory.
La folla trattenne teatralmente il respiro, ma subito Bellocchio sedò le prime scintille di festeggiamenti che in quel momento erano fuori luogo. -Da quello che abbiamo saputo- riprese l’uomo, -nessuno dei due è rimasto non appena l’altro ha ceduto, ritirandosi probabilmente a vita privata o alla ripresa delle redini del suo vecchio Team. Le posizioni dei due ci sono ignote, ma una cosa è certa: le loro vite sono in pericolo, adesso. Nel caso in cui uno dei due bussasse alle nostre porte, chiedendoci aiuto… come dovremmo reagire? Dovremmo respingere una vita che, se lasciata senza protezioni, morirà nel giro di breve tempo?
La mia mentale risposta era un “sì” abbastanza indifferente. Mi trattenni dall’esplicitarlo.
-Quella di adesso è una situazione delicata, tutti noi abbiamo molto a cui pensare sul conto di Max e Ivan, che di certo hanno commesso un’azione del genere essendo ben consapevoli delle possibili conseguenze. È la prima frattura evidente all’interno di un Victory Team scosso da quest’evento, in tensione, finalmente insicuro su quello che il proprio prossimo potrebbe pensare. Sono stati traditi da persone di fiducia e ora vacillano sulle convinzioni costruite in dieci anni. Max e Ivan hanno stretto i pugni per tutto questo tempo, ma era impensabile che due caratteri, due personalità, due tipi come loro due potessero sopportarsi ancora per molto.
-Notizie del genere ci motivano, ci danno più forza e più voglia di combattere un Nemico che ci sta mostrando il lato più debole di sé. È ai rapporti tra i vari Generali che bisogna mirare, se le cose stanno così: abbiamo visto in più occasioni non poche tensioni e ostilità tra Cyrus ed Elisio. Gli unici che finora non hanno dato alcun segno di cedimento o di fastidio per un qualunque motivo sono stati Giovanni e Ghecis, l’uno silenzioso e riservatissimo anche con i suoi colleghi, l’altro che dà continuamente l’idea di essere folle.
“Andiamo, chi di loro non è folle?” borbottai mentalmente, pur sapendo che forse era proprio solo Ghecis il pazzo della compagnia, visto che gli altri obbedivano totalmente agli ordini “dei signorini”. Io la consideravo una cosa da persone fuori di testa, questo sì, ma se loro ne erano consapevoli allora nessun problema.
-Due novità tanto forti nel giro di poco tempo- continuò Bellocchio, -sono importantissime e inaspettate. Quasi mai durante dieci anni di conflitto abbiamo avuto un periodo simile, in cui il Nemico si trasformava in qualcosa che a noi dava un grosso vantaggio o ci semplificava le cose. Nessuno di noi può dire se questo sia un augurio per un successo che arriverà a breve o soltanto l’inizio di cambiamenti da entrambe le parti, che non si riveleranno essere positivi come crediamo al momento. Be’, direi che non ci resta che sperare per il meglio, come al solito, e dare sempre tutti noi stessi per la nostra causa e per la sconfitta del nostro Nemico.
Non mi presi la briga di ascoltare gli ultimi convenevoli, con cui Bellocchio ci intimò gentilmente di sgomberare la zona e di lasciar lavorare i tecnici. Sara fu sottratta a me e ad Ilenia dalla sua banda di spie, composta anche di Melisse e qualche altra ragazza, mentre a noi due si unì Cynthia, che da qualche giorno non incrociavo.
-Ma buongiorno. Che si dice?- chiese.
Feci spallucce. -Soltanto a me è risultata indifferente la notizia?
-Mh, non credo. Detta così non fa un grande effetto nemmeno a me, quindi credo a nessuno. Però andando avanti nel tempo credo ci sarà molto utile qualcosa del genere. Come ha detto Bellocchio, se dobbiamo mirare a qualcosa, le relazioni tra i Fantastici Quattro sono i punti deboli che finora sono a nostra disposizione.
Risi sinceramente appena chiamò gli ultimi rimasti dei vari Team “Fantastici Quattro”.
-Ma sì- intervenne Ilenia, -aspettiamo e vediamo come andrà avanti la situazione nel tempo. Che poi è la cosa che facciamo sempre in attesa che succeda qualcosa di strabiliante e che stravolga l’ordinario, ma dettagli.
-Voi provereste compassione nei confronti di Max e Ivan?- chiesi con serietà.
Cynthia sbuffò. -Devo proprio essere sincera?
-No, turberesti le orecchie dei minori- rispose Ilenia, fingendo di tapparmi le orecchie. Protestai sonoramente, colta di sorpresa dall’ennesimo gioco della ragazza. -Scherzi a parte, è davvero difficile: sono i tuoi acerrimi nemici quelli in difficoltà, vorresti solo vederli fuori combattimento, ma come reagire nel caso in cui si presentassero alla tua porta, magari feriti, oltre ad essere costantemente minacciati dai loro vecchi alleati?
-È lo stesso problema che mi sto ponendo io- dissi a bassa voce. -E a contribuire all’indecisione c’è il fatto che io non conosca per niente Max e Ivan. Se si trattasse di Cyrus o anche di Elisio, che ho incontrati entrambi, allora non avrei poi tanti dubbi su quello che vorrei succedesse loro…
Avevo la sensazione che Cynthia mi stesse fissando. Poi disse: -Io non sono pietosa a prescindere. Non fa differenza, sono tutti dei Victory che ci stanno rovinando la vita. Potevano pensarci prima di allearsi con loro.
-Ma se fossero stati costretti dai vertici? Da quelle persone che non conosciamo?- insistetti.
-Non hanno opposto resistenza, perché se l’avessero fatto sarebbero morti- rispose lei con freddezza. -Quindi in loro è racchiusa la malvagità che, in un modo o nell’altro, si manifesta sempre e comunque. Che sia tramite un Team di potenti che salva la loro faccia o con un’organizzazione che fa capo proprio a loro, si fa vedere. Come si può pensare di risparmiare le vite di due persone, oltre che di una società, che porterà il mondo al collasso?
Cynthia aveva ragione. O almeno era quello che speravo, perché avevo seri dubbi su quello che diceva e su ciò che pensava. Sì, forse Max e Ivan - non potevo dirlo, basandomi sul fatto che non li conoscessi - erano due tra gli uomini peggiori sulla faccia della Terra, due ex membri, anzi, capi di un’organizzazione che avrebbe dato vita ad un’era di buio e di paura nel caso terribile e sventurato in cui fosse riuscita ad imporsi.
Ma come aveva detto Enigma, chi garantiva che quegli uomini fossero semplicemente pazzi assetati di potere? I loro ruoli erano sempre più in dubbio, quindi avevo iniziato a chiedermi: “E se loro svolgessero i ruoli dei cattivi per i comodi dei Comandanti, che al momento opportuno si sbarazzerano di quelle marionette crudeli? Se fossero anche loro a conoscenza del loro squilibrio e della loro malvagità, e se ne approfittassero per non sporcarsi le mani agendo in prima persona, ma costruendo un mondo che c’è la possibilità sia davvero utopico?
Era questo che mi domandavo insistentemente: c’era la probabilità, l’avevo realizzato in qualche tempo, che ci fosse una specie di teoria del complotto dietro tutto questo. Perché no? In fondo non sapevamo niente “sugli Dèi” che comandavano a bacchetta Cyrus e la sua sfoltita compagnia. Poteva trattarsi di qualsiasi cosa, tutto era così possibile, realizzabile, che mi mandava in confusione per l’ennesima volta sulle mie posizioni. Se avessi scoperto che i progetti dei vertici dei Victory fossero stati per me ideali, se mi fossero piaciuti, allora sarei passata dalla loro parte? Oppure no? C’era in gioco la mia vita ma anche la mia identità, che forse continuando a stare con le Forze del Bene non mi sarebbe mai stata chiara. Era un motivo egoistico ma terribilmente forte.
Volevo saperne di più, volevo che le cose apparissero più nitide e che fosse tutto più facile. Magari tutto no, per essere corretti; ma avrei voluto conoscere almeno le decisioni da prendere, la parte dalla quale stare, le intenzioni di entrambe le fazioni. Già, e se anche gli obbiettivi di Bellocchio fossero stati nascosti? Se anche lui fosse stato una marionetta di qualcun altro? Come avrei reagito in quel caso?
In quella marea di insicurezza sapevo solo di dover rimandare ai giorni dopo la chiacchierata con Bellocchio sugli “esse elle”, che sicuramente mi avrebbe riservato altre cose più o meno interessanti ed importanti.






Angolo ottuso di un'autrice ottusa
Oh la là ma quanto ho fatto presto! Bah neanche troppo.
Per un po' i capitoli saranno un po’ più corti, ve ne sarete accorti anche con questo; dopo la sequela di capitoli lunghi 10(+) pagine meglio una pausa di qualche chapter un minimo più breve, che dite? XD
Allora niente, io scappo. Ci vediamo il 10 con il Giornalino e negli stessi giorni con Ribellione.
Valete.
Ink
  
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