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Autore: anhotpenguin    06/05/2015    0 recensioni
E con lui cambiò tutto.
In peggio.
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"Harry," sussurrai con voce flebile e affannata "non posso."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il nostro tempo "assieme" era formato da fugaci occhiatine, che duravano pochi secondi. A me non bastavano, ma non potevo farci nulla.
O meglio, si; potevo fare qualcosa. Quel qualcosa era troppo per me, per il mio carattere strano. Timida ed estroversa, calma e scatenata. Di certo non si trattava di pigrizia; ne ero sicura.
Quel giorno, ad interrompere il nostro piccolo contatto visivo, fu Joseph.
"Scrivigli" pronunciò a bassa voce.
"E tu smettila" usai la stessa tonalità di voce.
"Quando ti deciderai?"
"Non posso prevedere le mie azioni, Jò."
"Stai deviando la mia domanda. Rispondi, secca e precisa" disse.
"Non lo so..."
"Questa non è una risposta secca e precisa" mi ammonì "Se non vai tu, un giorno di questi andrò io da lui, e gli racconterò tutto."
"Me l'hai detto anche due mesi fa" notai con tranquillità.
"Non potete continuare così." Alzò le mani al cielo, e sbuffò rumorosamente.
"Così come?" Chiesi osservando ancora il ragazzo, che era poggiato al finestrino dell'autobus con le cuffiette nelle orecchie.
"Così." Puntò il dito verso di lui. Io, del mio canto, continuai a guardarlo, non tenendo conto delle parole del mio amico. Quando si voltò -per degli istanti che sembrarono ore- verso la nostra direzione, schiaffeggiai la mano di Joseph che, di rimando, mi guardò torvo.
"Non indicare, te l'ho detto un migliaio di volte."
"Si, certo. Ora però dovremmo scendere. Quindi smetti di fissarlo e scendi." Prese la mia mano e mi trascinò verso le porte del piccolo autobus, che stavano per aprirsi.
Anche dopo esser scesi, e aver toccato il suolo asfaltato, continuavo a guardarlo, a sua insaputa. Quel ragazzo mi attirava in una maniera assurda, tanto che spesso mi domandavo "Cos'ha quel ragazzo di così speciale?" e io mi rispondevo "Non lo so.". Era la pura e semplice verità; non lo sapevo.
Forse per la sua semplicità: aveva dei semplici capelli ricci, che portava lunghi fino all'inizio delle spalle. I lineamenti affusolati, gli occhi di un verde smeraldo così prezioso, le labbra rosee e sottili, ed infine il naso un po' sporgente. Mi colpiva particolarmente -assieme alle guance- d'inverno, perché prendeva un colorito più roseo che lo faceva sembrare adorabile. Il corpo era più che bello, secondo i miei gusti. Era alto e magro, e quando indossava le maglie bianche mostrava dei muscoli ben definiti. Sembrava così uguale agli altri, ma allo stesso tempo non lo era. Può darsi che mi sbagliavo, in fondo non lo conoscevo nemmeno.
Ogni volta che lo vedevo, mi agitavo. Era un'attrazione diversa. Di solito, quando mi invaghivo di qualche ragazzo, non ero così agitata; lui invece mi faceva un effetto strano. Come immaginare una normale calamita attirarne un'altra, ma in modo diverso.
Il tragitto verso casa, dopo l'autobus, era abbastanza silenzioso. Io e Joseph parlavamo molto, ma in quei momenti non avevamo molto da dirci.
Continuai a colpire i sassolini mentre camminavo e, all'improvviso, mi trovai a terra con la leggerezza di un gigante che salta. Risi mentalmente. Molto spesso facevo questo genere di similitudini. Alle mie spalle sentì una risatina uscire dalle labbra del mio amico, al che mi girai, alquanto infastidita.
"Invece di ridere potresti aiutarmi." Allungai la mano in segno di aiuto.
"Scusa ma..." alzò lo sguardo verso il cielo provando a non ridere "Ci sarà mai una volta in cui sarai più attenta?" Scoppiò a ridere di nuovo, aiutandomi contemporaneamente ad alzarmi.
"Non credo, dovresti saperlo ormai" dissi accennando in sorriso.
"Senti, Emily mi ha invitato alla sua festa. Potresti venire anche tu..."
"Ci penserò e ti farò sapere. Oggi le invierò un messaggio."
"
Va bene. Allora ci sentiamo dopo. Ciao Beth" mi baciò le guance e, dopo aver ricambiato, entrambi continuammo a camminare, ognuno verso la propria strada.
________
"Mamma, no! Non ancora!"
"Elizabeth!" Urlò con prepotenza. Litigavamo pochissime volte ma, quando lo facevamo, era per sciocchezze.
Quale sciocchezza poteva, quest'oggi, mettersi tra noi? Una cena. Una semplice cena. Una semplice cena tra amici. Amici di mia madre.
Li odiavo: credevano di essere le persone migliori al mondo solo perché avevano un'agenzia di viaggi, famosissima nella nostra città. La loro figlia, Allison, era la tipica ragazzina snob; snob e perfetta. Mia madre pensava che fosse una buona compagnia e che sarebbe stato più educativo passare del tempo insieme a lei. Non pensavo la stessa cosa ma ormai avevo imparato ad annuire e a fare ogni cosa mi dicesse; o quasi.
Mia madre mi aveva insegnato molte cose. Cose positive da fare e cose negative da non fare. Quindi non ero la solita ragazzina che, come nei film o nelle storie, correva sulle scale e, dopo essere entrata nella propria stanza, sbatteva la porta. La mia vita era tutto, tranne che una storia. Ne ero felice. Nelle storie è tutto così perfetto, tutto così scontato. C'era sempre la cattiva, la brava ragazza, il principe e l'amica. Preferivo scoprire le cose man mano che il tempo passava, anche se a volte volevo sapere il mio futuro. Forse era meglio così.
"Si, okay, va bene."
"Elizabeth, devi passare più tempo con lei che con quelle papere. Non avranno mai un futuro se pensano solo alle cavolate. Tu, invece, hai davanti il mondo. Usalo, sfruttalo e fai di tutto per andare avanti e raggiungere tutti i tuoi obbiettivi."
"Perché finiamo sempre per parlare del futuro?" Chiesi annoiata, senza darlo a vedere.
"Perché ci tengo, e voglio che quel gran cervello lo usi al meglio. Puoi fare tutto, ma solo se ti impegni" disse sorridendo, per poi spostare una ciocca di capelli dal mio viso "Me lo dai un bacio?" Chiese poi mostrando la guancia. Annuii arricciando le labbra e stampandole un piccolo bacio sulla guancia.
"Vado a studiare" dissi, con un sorriso sulle labbra, e salii le scale due a due.
________
"Ne sono consapevole Jò"
"Sono stanco di dirtelo. Hai chiesto ad Emily?"
"Hum... Credo di averlo dimenticato."
"Idiota!" Urlò attraverso il cellulare.
"Calmati, non è nemmeno stasera. A proposito, quand'è?" Chiesi alzando gli occhi al cielo, nonostante sapessi che non poteva vedermi.
"Stasera."
Dopo un minuto di silenzio, l'unica cosa che riuscii a dire fu un "Ah" a malapena pronunciato: "Perché non me l'hai detto prima?" Chiesi in uno sbuffo.
"Pensavo di avertelo detto..." lasciò la frase in sospeso, ma aveva qualcos'altro da dire, così gli diedi qualche secondo di tempo per parlare. Infine sospirò e chiuse la chiamata.
Conoscendolo, sapevo fosse una specie di "Ora chiedi ad Emily e preparati".
Velocemente digitai le parole, sbagliandone alcune. Ero così impacciata quando ero di fretta che ormai non ci facevo più caso; e nemmeno i miei amici davano peso agli errori. Sapevano che era solo per colpa della mia grande distrazione. Ero una tipa molto distratta. Era una specie di problema: dimenticavo facilmente dove poggiavo le mie cose proprio perché esse non avevano un posto fisso. Ma non solo con gli oggetti, un po' con tutto.
Da: Emily 7:21 p.m
Ovvio che si. Ti ho anche inviato una e-mail, ma forse non ti è arrivata haha. Alle 8:00 a casa mia ;)
Non aprivo la mia posta da un po'. Avrei dovuto invece farlo più spesso.
Non risposi, pensai solo a cosa indossare e a come dovermi preparare. Dopo cinque minuti di pensieri, presi un largo e lungo maglione ed un paio di calze nere. Amavo vestirmi di scuro, e con uno stile bizzarro.
Volevo distinguermi un po' dalla massa; preferivo essere diversa, o almeno speravo di esserlo.
Il maglione grigio arrivava circa a metà coscia, e non perché indossavo vestiti over size, ma perché rubavo dall'armadio di mio fratello qualche suo maglioncino. Lui era più grande di me di due anni: doveva compierne diciannove a giugno, ed io ne avrei compiuti diciassette a novembre. Mancavano ancora molti mesi; eravamo solo alla fine di febbraio. La mia infatuazione segreta era, invece, un anno più grande di me e questo mi piaceva.
Indossai gli abiti scelti e le scarpe, truccai leggermente il mio viso e mi abbandonai sul letto guardando il soffitto.
  
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