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Autore: MadHatter96    06/05/2015    4 recensioni
"Ma il volto di lui sembra essere sprofondato nella noia, mentre guarda la luna che ora incomincia ad illuminarsi nel cielo.
Nada coglie l’occasione per osservarlo.
Così alto, con quel viso così perfetto incorniciato dai capelli disordinati, che però ancora più lo rendono sensuale.
Parrebbe quasi un angelo, agli occhi di qualsiasi persona ignara…ma lei lo sa."

[One Shot dedicata a My Melody, per ringraziarla di tutta la sua gentilezza che fin ora mi ha dimostrato, il "Nuovo Personaggio" è suo, per cui io non ne ho alcun diritto, per questo, per precauzione, inserisco la nota OOC]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Yuma Mukami
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Give me a Rose

 
Il sole rosso si è ormai spento oltre l’orizzonte, una sola ultima striscia dorata contrasta fragile contro il blu notturno che aleggia nel cielo.
Sarebbe ora di rientrare, per Nada, ma lei sembra non volersi muovere.
Non le importa se l’oscurità sta prendendo il sopravvento sugli ultimi teneri raggi di luce, i suoi piccoli piedi ancora indugiano nell’acqua fresca del ruscello che presto rifletterà le stelle della sera.
Le sue gambe dondolano, facendo scricchiolare il vecchio ponticello su cui la ragazza è seduta, mentre i begli occhi color mogano sorridono alla vista dei guizzi argentei che si alzano come lucciole, per poi rituffarsi nel corso.
Le piace stare lì, in silenzio, con il solo rumore delle foglie che danzano in armonia del vento e il cinguettio degli uccellini che tornano ai loro nidi.
Chiude gli occhi ascoltando tutta la natura che si prepara per la notte, inspirando a pieni polmoni l’aria che si fa sempre più fredda.
Ma qualcosa spezza quell’armonia.
Dei passi pesanti e irregolari calpestano l’erba verde, talvolta rapidi, talvolta incerti, come se faticassero a rimanere adagiati a terra.
La giovane balza agilmente in piedi, facendo fluttuare i scuri capelli che le ricadono sulle spalle.
Assottiglia lo sguardo per scorgere il meglio possibile la figura barcollante che si avvicina.
Non le ci vuole molto per classificare quella persona come un povero ubriaco; certo, a quell’ora chi mai arriverebbe lì da lei?
Storce il naso infastidita dal ragazzo che ora sembra averla vista.
“Ehi…piccolina…” la chiama con un sorriso trasognato e la voce traballante.
Nada salta giù dal ponte, pronta alla fuga nel caso questa si rendesse necessaria.
La testa rasata dell’uomo sembra come cosparsa da una sabbia chiara, nel buio del paesaggio.
“Farebbe meglio ad andare a dormire.” Propone lei con fermezza, muovendo un passo indietro.
Probabilmente quegli occhi coperti dall’alcol non sono in grado di vedere più in là del naso, per cui la situazione è sotto controllo, per una come lei.
L’odore di vodka che inizia a diffondersi nell’aria la fa imprecare sottovoce, mentre volta il viso altrove per ridurre quella pessima sensazione.
Non la capisce, la gente che si riduce così; la gente che accetta di perdere il controllo di sé in nome di un piacere che non esiste, e non capisce nemmeno chi chiede il divertimento del corpo come sta facendo quel tizio con lei. Anzi, proprio non lo sopporta.
Stringe le labbra, aggirando il disgraziato che fatica a reggersi sulle sue gambe.
“Dove vai…?” le chiede quello, con nota lagnosa.
Lei lo ignora, camminando decisa finalmente a tornarsene a casa, ma prima che possa svanire dalla visuale dell’ubriaco un rumore la fa voltare dei scatto.
Un colpo secco e pulito, e quel poveretto è steso a terra, a pochi passi dai suoi piedi ancora nudi.
Non ha bisogno di sentire la risata per capire chi sia stato.
“Non ce n’era affatto bisogno, sarebbe sicuramente svenuto da sé nel giro di non più di due minuti.” Borbotta lei osservando il corpo inerme.
“Ah?!” La secca voce profonda riecheggia tutt’attorno nella natura ormai silenziosa.
La ragazzina alza gli occhi innocenti su quelli luminosi del ragazzo così grande rispetto a lei.
“Nessuno può giocare con il mio giocattolo!” Grida lui di rimando, facendo digrignare i denti della giovane per il fastidio di quella considerazione.
“E poi…” Continua lui incurante “Si può sapere dove te ne vai senza il mio permesso?!”
“Stavo per rientrare, Yuma-san.” Replica lei, senza celare l’irritazione nella voce, sebbene sappia che questo potrebbe portare a non buone conseguenze.
Ma il volto di lui sembra essere sprofondato nella noia, mentre guarda la luna che ora incomincia ad illuminarsi nel cielo.
Nada coglie l’occasione per osservarlo.
Così alto, con quel viso così perfetto incorniciato dai capelli disordinati, che però ancora più lo rendono sensuale.
Parrebbe quasi un angelo, agli occhi di qualsiasi persona ignara…ma lei lo sa.
Sa che dietro quelle labbra così invitanti, come petali di rosa, si nascondono bianche spine pronte ad imprigionare la tenera carne.
Lui è un vampiro, lei lo sa, lo conosce.
Le palpebre si abbassano sulle iridi scure, mentre la ragazza riprende il suo cammino, ma di nuovo la voce del ragazzo la blocca.
“Non ringrazi nemmeno? Ingrata.”
“Ti ringrazio…” Mormora la dolce vocina, sebbene sa benissimo che se la sarebbe cavata anche da sola.
Le pupille vorrebbero raggiungere di nuovo il corpo addormentato dell’uomo alcolizzato, ma prima che possano farlo due grandi mani fredde afferrano i delicati polsi, costringendoli dietro la schiena.
“Yuma-san…?” Chiede, anche se non ha certo bisogno di domandargli cosa intenda fare.
Il suo respiro profumato di zucchero le accarezza il collo, mentre lei cerca con decisione di sfilare le mani dalle dita chiare.
“Stai ferma. Non ribellarti.” La nota è ferma,  nonostante la bocca si stia dischiudendo per lasciar scoperti i canini color perla.
“Questo è solo l’inizio.” Le annuncia, mentre le zanne affondano nella carne ambrata.
Non appena sente la punta di quei denti predatori conficcarsi nel suo corpo, Nada istintivamente si allontana, sebbene sia conscia di non poter né sfuggirgli né resistergli.
“Fermo!” Gli grida mentre ruota il corpo per poter avere il viso della belva su di sé.
“Ti ho detto di non ribellarti!” Le urla contro stringendo violentemente quell’unico polso che ancora tiene.
“Non mi piace…sei violento…” Mormora. Non può sottrarsi, lei lo sa. Lei è abbastanza intelligente da capirlo, ma anche abbastanza orgogliosa da non sottomettersi così spontaneamente.
Lo ha capito che lui adora il suo sangue, e non sa nemmeno perché. La sua alimentazione povera non è ottimale, e questo dovrebbe sfavorire il gusto di quel liquido ferroso…eppure lui sembra amarlo, ne è assetato ed è vorace, come se fosse una delle sue zollette di zucchero che mangia spesso e volentieri.
Ma se vuole il suo sangue, dovrà sottostare anche alle sue condizioni.
“Non permetterti di giudicarmi.” Sibila Yuma, guardandola con occhi ferini mentre riprende salda la presa sulle sue braccia.
A Nada per un attimo manca il respiro. È così forte che persino lei e il suo genio vacillano, in cerca di una qualche soluzione. Ma non mollerà, non davanti a lui.
“Nella violenza ci dimentichiamo chi siamo.” Afferma allora con orgoglio. La sua amata lettura riesce sempre a venirle in aiuto, si fida ciecamente di lei come se fosse un’amica in carne ed ossa.
Ma a quanto pare quella citazione, per quanto appropriata, fa sorridere di scherno divertito il bel viso chiaro del vampiro: “Lo so che ti diverti a giocare con la filosofia, giocattolino. Ma…a volte è meglio tacere e sembrar stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.”
La ragazza spalanca le tenere labbra, lievemente stupita dalla contraddizione ottenuta: “Ma… questo aforisma non centra niente! E poi non si possono paragonare Mary McCarthy ad Oscar Wil…!”
“Taci!”
Prima che la protesta da parte di lei possa essere compiuta viene spinta in tutta forza contro un solito tronco d’albero mentre di nuovo la fame del mostro torna all’attacco.
Ma tutto si blocca in un istante, tutto tace.
Solo una goccia di sangue cade, e non dalla spalla che di nuovo stava per essere ferita, ma da un dolce polpastrello scheggiato.
La giovane ruota le iridi, per vedere un petalo rosato macchiato di un cremisi intenso, quasi luminoso.
“Una rosa canina…?”
Ai piedi dell’albero contro cui è trattenuta, un timido cespuglio di rose selvatiche si alza ad osservare la luna.
Preda e predatore si fermano per un secondo a contemplare quella piccola vita che ancora deve finire di crescere, quasi dimenticandosi dei ruoli.
“Sarebbero più belle se fossero rosse.”
La voce di Yuma è quasi un sussurro mischiato con il vento che soffia leggero.
“Ma cosa dici?” Lo richiama Nada “Le rose di questa specie non possono essere rosse.”
“Allora le farai diventare tu.”
Prima che lei abbia tempo e modo di difendersi, la parte superiore del suo abito è strappata, lasciando ai raggi lunari la visione del petto liscio e vellutato.
“Scherzi…?” Mormora intimorita.
Lei lo conosce, sa qual è il suo carattere, eppure si sente fragile sotto quella figura così imponente, sebbene non lo ammetterà mai, nemmeno dovesse morire.
Le labbra affamate, fredde come ghiaccio, accarezzano le clavicole per poi scendere, toccando il punto più vicino al cuore.
La giovane volta lo sguardo per non guardare quella pericolosa meraviglia, pronta a sopportare il dolore del morso.
Ma invece della fitta acuta che si aspetta, la pelle morbida è solo lievemente scalfita, come da una spina di quelle rose che giacciono ai suoi piedi.
“Voglio una rosa rossa…allora canta per tutta la notte così, con questa spina conficcata nel petto, e con il tuo sangue tingi la rosa che devi donarmi.”
Eppure Nada non sente spine nel suo petto, solo una leggera pressione che le fa riportare lo sguardo sul vampiro.
E lui è lì, in ginocchio davanti a lei. I suoi capelli luminosi le solleticano il collo, mentre il la guancia liscia è posata tra i suoi seni supina.
Non può vedere l’espressione del suo volto, ma è convinta che gli occhi siano chiusi, in ascolto.
Lui è la sua spina… più lui che le sue zanne, lei ne è cosciente, ma forse ammetterlo farebbe troppo male.
Eppure, mentre le sue gote si tingono di un lieve colore rosso, lascia che il piacere la avvolga, anche quando di nuovo il sangue riprende a scorrere sulle rose inermi e nella gola di lui.
Perché non c’è filosofia che regga nel giustificare il perdono che quell’angelo violento suscita in lei. Perché lei sa, che in realtà, potrebbe fare ben di peggio, e che in fondo in fondo per lei riserva una certa gentilezza che non gli è naturale.
Anche se non lo ammetterà mai, nemmeno davanti alla morte, lui è suo.
 
Perché l’Amore è più saggio della Filosofia, anche se lei è saggia, è più potente della Forza, anche se lei è forte. (O. Wilde)

 



Saalve!
Come ho scritto nell'introduzione, questa storiella è dedicata a My Melody, che ha recensito tuuutte ma proprio tutte le mie robette pubblicate in questo fandom e sempre in maniera precisa e gentile. Inoltre ho avuto modo di conoscere quale bella persona è anche in privato, per cui prima di tutto vorrei che questa fanfiction piacesse a lei.
In secondo luogo... AAAAH! Non ho scritto di Raito. Non ve ne siete liberati, scriverò ancora su di lui. Oh sì. Io non mollo.
Detto questo... in questa storiella ci sono dei richiami espliciti alla fiaba L'Usignolo e la Rosa di Oscar Wilde (mi spiace, è il mio autore preferito, mi è facile tormentare anche con lui).
Beh... non mi sembra di avere altro da dire, come al solito, grazie a tutti quelli che leggeranno!

A presto

MadHatter
  
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