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Autore: Lady_Slytherin97_    06/05/2015    6 recensioni
Gennaio 1944. Seconda guerra mondiale, il sangue versato da milioni di innocenti. Un amore più forte di tutti gli orrori che caratterizzarono quegli anni, ma tutto può cambiare in un secondo o restare immortalato per sempre. La guerra: imprevedibile ed ingiusta.
Genere: Drammatico, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Già te ne vai?
-Sì. Il lavoro mi chiama, mi sono assentato fin troppo.
-Resta ancora un po', per favore...
-Sai quanto mi piacerebbe restare, ma non posso. Mi dispiace, Nico.

Nico, un esile ragazzo di sedici anni se ne stava sdraiato su un letto matrimoniale, rannicchiato sotto le coperte, ma lo sguardo fisso sulla figura che si stava vestendo davanti a lui.
Un ragazzo dal fisico marmoreo si stava annodando la cravatta, gli occhi verdi come il mare erano concentrati, mentre un ciuffo ribelle di capelli neri gli ricadeva continuamente sul volto.

-Sei bello quando sei concentrato, Percy.
-Io sono sempre bello.- rispose Percy, ammiccando al suo amante.
-Sai, Percy... Stavo pensando a quanto sarebbe bello poter vivere tutto questo alla luce del sole.
-Ci penso spesso anche io, ma sappiamo entrambi che non è possibile.

Nico si mise seduto, il volto scavato, gli occhi neri come la notte segnati dalle occhiaie scure, i capelli rasati. Aveva lo sguardo spento, di chi ne aveva passate tante e aveva ormai perso la speranza.

-Nico, copriti. Siamo in pieno inverno e non hai il fisico abbastanza forte per poterti permettere di restare a torso nudo.
-Va bene, generale Jackson.
-Sai quanto odio sentirmi chiamare così...
-Sai quanto odio sentirmi fare le raccomandazioni...

Percy fu quasi pronto: i pantaloni beige perfettamente stirati, la camicia bianca con una cravatta nera e un paio di scarpe lucide ai piedi. Aveva rinunciato a sistemarsi quel ciuffo continuamente cadente, non sarebbe mai riuscito a domarlo. Aprì l'armadio e ne tirò fuori un maglione verde di lana, si avvicinò al letto e lo porse a Nico, che tra un brivido e l'altro lo indossò volentieri.

-Curiosa come cosa... Il verde è il colore della speranza...- disse Nico con l'accenno di un sorriso sulle labbra.
-É ciò di cui abbiamo bisogno, no? La speranza è l'ultima a morire...
-Ma io non resisterò tanto a lungo se continuo di questo passo... Perché non possiamo andarcene semplicemente?

Percy prese la giacca dello stesso colore dei pantaloni, la indossò e indicò un simbolo: una croce greca nera con i bracci piegati ad angoli retti in un cerchio bianco, il tutto all'interno di un quadrato rosso. Una svastica.

-Per questa! Io sono un generale nazista e per quanto potere io possa avere, non posso sparire ed andarmene da un giorno all'altro. Inoltre, la mia e la tua scomparsa desterebbero dei sospetti e se ci scoprissero...
-Generale Jackson, non si preoccupi. Chi vuoi che si accorga della mia assenza? Sono solo un numero, giusto?- chiese il ragazzino, alzandosi la manica e mostrando un numero di sei cifre marchiato sul braccio.
-Non meriti di stare lì... Non sei come loro...
-Nessuno merita di stare lì... Non abbiamo fatto niente di male! Siamo semplicemente nati diversi e il vostro Führer non lo accetta. Lui predilige solo la razza ariana...
-Anche io sono diverso come te, Nico!
-Sì, ma tu sei tedesco, Percival Johannes Jackson Schwarz, ed eri già arruolato nell'esercito tedesco. Inoltre, nessuno ha fatto una soffiata alle SS sul tuo orientamento sessuale! A nessuno importa delle origini americane di tua madre, conta solo il cognome di tuo padre, no? Io invece sono un povero ragazzino italiano che è stato strappato alla sua famiglia dalle grinfie di voi generali nazisti!
-Nico...
-Non dire niente, Percy. Vai pure a lavorare, vai pure a cercare, catturare e uccidere degli innocenti!
-Non ne vado fiero... Ma è l'unico modo per sopravvivere...
-Sopravvivere... tu non sai cosa significhi sopravvivere! Hai una bella casa, una famiglia che ti adora, un lavoro ben pagato... Cosa ne sai della sopravvivenza?

Percy guardò l'orologio e si accorse di essere in ritardo. Si guardò un'ultima volta allo specchio e si fermò sulla soglia della porta, le spalle rivolte a Nico, inerme e con il volto rigato dalle lacrime. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Fece un respiro profondo.

-Sarò di ritorno tra un'ora e mezza, circa. Ti consiglio di vestirti, sistemare la camera e di fare qualche faccenda, in caso mia moglie torni prima.
-Ma certo, generale.


Erano le 19:30.

Nico si era rimesso la divisa del lager di Dachau, una sorta di pigiama a righe nere, e stava pulendo i bicchieri, riponendoli con ordine nella credenza, quando sentì le chiavi girare nella serratura. Sperava che fosse Percy, nonostante la discussione di prima, era preoccupato per quel ragazzo ogni qualvolta uscisse di casa. Se qualcuno avesse scoperto la loro relazione, o avesse anche solo avuto dei sospetti, sarebbe stata la fine: entrambi sarebbero stati condannati a morte, non che la permanenza di Nico nel lager fosse molto diversa.
Viveva, forse vivere è una parola grossa. Sopravviveva ogni giorno al meglio che poteva, sfruttando anche la minima opportunità per tirare avanti, per assicurarsi un giorno in più. Avrebbe potuto uccidersi diverse volte, lasciandosi morire di fame o ferendosi mortalmente durante le ore di lavoro, andando alle docce al posto di qualcun altro oppure infrangere qualche regola e farsi fucilare nell'immediato, ma non lo aveva fatto. Era l'inverno del '44, Percy gli aveva detto che la guerra stava finendo, avrebbe dovuto pazientare ancora un anno o poco più e sarebbe stato libero. L'unica ragione che manteneva ancora in vita il piccolo Nico Di Angelo erano le parole di Percy.
Quando vide quel volto stanco, il cuore gli si riempì di gioia e ancora una volta si ricordò perchè valeva la pena continuare a resistere.

-Nico... Mi dispiace per la discussione di prima... Sappi che per me non sei soltanto un numero.

Il giovane italiano si avvicinò al generale tedesco, gli occhi scuri si fusero in quelli color verde acqua, appoggiò le dita scheletriche sulle sue spalle, si mise in punta di piedi e appoggiò delicatamente le labbra su quelle dell'amante, che ricambiò dolcemente.

-Non qui... Vieni di sopra...- riuscì a sussurrare Percy


Nico era sdraiato sul letto, mentre Percy, a carponi su di lui, si sbottonava la camicia, ammiccando al ragazzino. Una volta a torso nudo, si appoggiò con delicatezza sul moro, era talmente fragile che aveva paura di spezzarlo anche solo con lo sguardo. Stavolta lo baciò con intensità, lasciando intendere che voleva qualcosa di più, non si sarebbe accontentato di quel bacio.
Nico ribaltò la situazione, cogliendo l'opportunità di spogliarsi e di dominare per una volta il grande generale, lo baciò sul collo, lasciandogli degli amorevoli lividi viola. Percy tornò sopra di lui, si tolse i pantaloni e l'intimo, poco dopo fece lo stesso con Nico, baciandolo nell'interno coscia, restituendogli i lividi lasciati sul collo.

Nico gemette di piacere ed inarcò la schiena.

-Già finito?- scherzò Percy.
-Smettila di parlare e torna al lavoro!- rispose Nico, ridendo.

Percy non se lo fece dire due volte, fece voltare Nico e si appoggiò su di lui, baciandogli le spalle, per poi entrare in lui subito dopo.


-È stato particolarmente intenso stavolta...
-Non c'è di che, Di Angelo.
-Oh, è stato un onore, vostra altezza.

Scoppiarono a ridere.

-Che c'è, Percy? Mi sembri preoccupato.
-Oggi mi hanno dato una nuova lista di trasferimento... Alcuni detenuti del campo dovranno andarsene...
-Per dove?
-Auschwitz...

Nico sussultò al sentire quel nome. Auschwitz era uno dei lager più famosi, se non il più famoso in assoluto. Era anche il peggior campo di lavoro, troppo rigido e duro per i suoi gusti, qualsiasi spiraglio di opportunità che avesse a Dachau, ad Aushwitz non l'avrebbe visto nemmeno in sogno. Non sarebbe sopravvissuto a lungo là dentro. Sentendo quel nome, dei brividi gli percorsero la schiena. Provava puro terrore.

-Sarà meglio che me ne vada... Mia moglie sarà rientrata e dubito che riuscirei a spiegarle come mai ho dormito nella stanzetta della servitù.
-Lascia che ti dia un bacio della buonanotte, allora. A domani!

Percy, con le lacrime agli occhi, si lasciò baciare da Nico, ma non ricambiò con la stessa dolcezza o intensità di prima, era un bacio amaro, un bacio d'addio.
  
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