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Autore: Exodus    31/12/2008    4 recensioni
Quando ad Halloween una serie di orrendi delitti getta nel panico Las Noches, tocca a Gin e Tosen improvvisarsi detective per investigare... riusciranno a scovare il colpevole?
Genere: Parodia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Espada, Gin Ichimaru, Sosuke Aizen, Tousen Kaname
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Al solito, nessuno di questi personaggi è opera mia: appartengono tutti a Mr. Kubo.

L’idea mi è venuta ad Halloween, mentre mi aggiravo per Padova travestito da vampiro… proprio una festa adatta a questa combriccola di ex-spiriti maligni!
Spero che troviate divertente leggerla, quanto mi sono divertito io a scriverla!

Capitolo 1 - Shock
 
Aaroniero Arruruerie, l’ultimo rimasto della prima generazione degli Espada, i dieci Arrancar più potenti a disposizione di Sua Eccellenza Aizen, non era mai stato quello che si dice un tipo popolare.

La cosa appariva decisamente inspiegabile, per chi conoscesse la sua proverbiale simpatia, la conversazione interessante e soprattutto il fisico attraente di cui era dotato.
I suoi rapporti con i colleghi erano improntati ad una cordiale antipatia reciproca (le malelingue attribuivano questo fatto alla sua abitudine di raccontarsi barzellette da solo, o ai rumori stridenti che produceva quando improvvisava duetti sotto la doccia, ma era naturalmente tutta invidia); le ragazze sembravano trovarlo un tantino troppo bicefalo per una relazione stabile; persino Sua Eccellenza, che pure gli aveva permesso di tenersi il numero 9, gli aveva vietato di ricostruire la sua Fraccion dopo aver scoperto che divorava compulsivamente i sottoposti durante il sonno.

Così, la Novena Espada conduceva un’esistenza solitaria e riservata, con pochi amici e pochissime cose a cui tenesse davvero: in cima alla lista delle quali, naturalmente, c’era la sua amata Zanpakuto.
Lo zelo e la passione con cui si occupava della sua spada erano superiori a tutti gli altri Arrancar: almeno dieci volte al giorno, la estraeva dal fodero, la puliva e lisciava, passava l’antiruggine su tutta la superficie, si assicurava di potersi specchiare sulla sua lama lucente, quindi la rinfoderava, anticipando col pensiero il momento in cui l’avrebbe estratta di nuovo. C’era chi diceva che aveva preso addirittura a parlarle, a coccolarla, e Yammy, il suo recalcitrante vicino di stanza, giurava che prima di addormentarsi lo sentiva spesso sibilare attraverso i muri frasi agghiaccianti tipo Buonanotte, tesssoro mio, o altre simili.
 
Ecco perché, prima di coricarsi, era solito collocarla su un cuscino di seta a fianco del letto e guardarla amorevolmente per diversi minuti prima di cedere al sonno: ed ecco perché, quando alle 7:25 del 30 Ottobre si svegliò, la vista del cuscino vuoto fu un trauma di non piccole proporzioni.

Allarmato, scattò in piedi e pensò subito di averla dimenticata nel fodero; ma il fodero era vuoto. Guardò sotto il letto, dentro l’armadio, nel bagno, sul davanzale: si tastò addosso, e nell’agitazione crescente temette persino di averla mangiata per sbaglio: ormai preso dal panico, girava per la stanza borbottando e buttando tutto all’aria, quando udì… un leggero suono metallico?

L’Espada si voltò di scatto: avrebbe giurato di aver sentito anche un rumore come di passi felpati, che si allontanavano dalla porta della stanza.

Insospettito, girò la maniglia e la aprì di scatto; guardò, a destra, poi a sinistra. Nessuno. Che diavolo significava?

Stava per richiudere ed abbandonarsi alla disperazione, quando una delle teste ebbe la sciagurata idea di dare un’occhiata in basso… e vide l’innominabile oggetto che stava macchiando il parquet.

Esattamente tre secondi e due decimi dopo, un doppio urlo agghiacciante riecheggiò per i corridoi e le segrete di Las Noches: le Exequias si precipitarono fuori dalle loro stanze in mutande, temendo un attacco a sorpresa, ed uno Stark che non aveva chiuso occhio per tutta la notte, rannicchiato sopra le coperte e stringendo ancora più forte il cuscino tra le braccia, mormorò: “Fantasmi… lo sapevo! Ho paura!”


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Sua Eccellenza Sosuke Aizen, il Dominatore indiscusso di Las Noches, era in piedi davanti allo specchio quando l’urlo arrivò alle sue orecchie.

Kaname Tosen, alle sue spalle, sembrava indeciso se intervenire o meno: il fatto che la collezione di bustine da tè usate nella stanza accanto avesse preso fuoco non lo rassicurava sulla sua incolumità fisica, ma la situazione era indubbiamente grave.

Aizen sembrava in catalessi. Non aveva mosso un muscolo a quel latrato da animale ferito; i suoi occhi sgranati erano fissi sull’orrendo spazio vuoto tra il dentifricio e il preparato per lenti a contatto, e continuava a ripetere ossessivamente: “Chi… chi… chi… chi…”

Timidamente, l’ufficiale supervisore si avvicinò e prese a battergli delicatamente sulla spalla. “ Comprendo il vostro disappunto, Eccellenza, ma non è il caso di fare così.... E’ Halloween, sarà sicuramente stato uno scherzo, qualcuno che voleva fare lo spiritoso…”

L’ex-Capitano della Soul Society si voltò con un ruggito, e afferrò il suo sottoposto per il collo, piazzando il viso a pochi centimetri dal suo: “Perchè? C’è qualcun altro che sa?” sibilò, gelido.

”Ah, mossa sbagliata…” pensò Tosen, affrettandosi a replicare, mezzo strozzato: “Ma… ma nessuno, naturalmente! Avranno preso… la prima cosa… che gli è capitata in mano… ack… ”
Aizen continuò a squadrarlo per mezzo minuto buono: se solo avesse avuto il minimo dubbio che il caro Kaname potesse aver spifferato qualcosa a qualcuno…

In quanto cieco (e in quanto incaricato di portargli il tè delle sette) era l’unico testimone della cerimonia solenne che si svolgeva ogni mattina, ogni giorno della settimana, in ogni stagione dell'anno sin dal giorno della loro fuga dalla Soul Society… era una necessità inderogabile, un rituale sempre uguale, uno dei pilastri dell’Universo. Perché nessuno aveva mai visto Sosuke Aizen prima che il rituale avesse luogo, e lui desiderava caldamente che le cose continuassero così.
 
Quando si decise a lasciarlo andare, il volto scuro di Tosen aveva assunto un colorito violaceo. “Uuunf!” gemette, crollando a terra. Respirando pesantemente e massaggiandosi con affetto il collo, il fedele sottoposto azzardò un altro suggerimento: “Pe… perché non ricorrete a Kyoka Suigetsu? Dovrebbe essere uno scherzo per la vostra spada far sembrare che sia tutto normale… intanto che la giustizia segue il suo corso, intendo!” aggiunse, sentendosi addosso lo sguardo truce dell’altro.

“Mi sembrava di averti già spiegato che questo piccolo particolare è il punto debole dell’Ipnosi Totale. In realtà” e sfoderò la spada, guardandola di sottecchi con gli occhi socchiusi “sospetto che lo faccia apposta. Si diverte, lei, a vedermi in difficoltà… Tutte le volte che ci ho provato, spande nell’aria un tremendo odore di gomma bruciata, e le persone sotto il suo influsso hanno l’impressione di sentire qualcuno che si affila le unghie su una lavagna. Non certo l’ideale per far credere che sia tutto normale!”.

Tacque, e il suo sguardo si fece assorto, per un attimo.

“Non c’è che una soluzione… tu capisci cosa intendo, vero, Kaname?”

Tosen deglutì.

“Credo di sì, Eccellenza.” rispose infine. “Vado a sabotare il contatore.”



Fine del capitolo 1.

Capitolo 2 in uscita nei prossimi giorni! ^^
  
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