Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: mughetto nella neve    07/05/2015    1 recensioni
"Quando una tua amica ti chiama alle tre di notte, puoi giusto pensare che sia stata rapita dalla yakuza e che il tuo numero era il primo in rubrica. Nessuno chiamerebbe mai ad un simile orario, soprattutto se vuole parlarti della sua vita sentimentale. Si può dire che sia una convenzione sociale effettuare un orario entro un certo orario; ma, si può aggiungere che il cervello di Mitsuru Kise seguisse una strada propria."
[Partecipante al contest "Progetto: Ripopola Fandom" per la sezione Kuroko No Basket]
[Coppia Principale: Fem!KiseKasa | Coppie Secondarie: Fem!KagaKuro; Fem!AoSaku; Fem!HimuMura; Fem!MidoTaka; Fem!AkaFuri ]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Taiga Kagami, Tatsuya Himuro
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: mughetto nella neve
Titolo: ‘Teenage Dream’
Personaggi: Kise Ryota; Aomine Daiki; Kuroko Tetsuya; Kagami Taiga; Murasakibara Atsushi; Himuro Tatsuya; Midorima Shintaro; Takao Kazunari; Akashi Seijuro; Furihata Kouki; Sakurai Ryo; Kasamatsu Yukio
Pair: KiseKasa; AoSaku; KagaKuro; HimuMura; AkaFuri; MidoTaka;
Bonus utilizzati: Crack!Pair; Genderswap 
Tipologia: One-Shot
Generi: Commedia; Romantico
Avvertimenti: Gender Bender;
Note: Presenza OC; cameo di Male!Momoi;
Nda: Ma l’AoSaku è da considerarsi Crack!Pair? No, perché a me sono sempre sembrati una coppia che oscilla fra il canon e il “non ti salto addosso perché siamo dentro uno spokon”.
Fatta questa premessa in cui affermo ancora una volta la mia predilezione per  le coppie sfigate del fandom, posso dire di essere veramente soddisfatta di questa shot. Certo, avrei preferito concentrarmi su quel pulcino adorabile che è Mayuzumi ma ho preferito dare la precedenza a queste meravigliose fanciulle i cui ormoni non vanno mai a dormire.
Avevo detto di voler abbandonare il fandom ed è così. Non scrivo più su Kuroko No Basket, questo è un vecchio lavoro che non ho avuto mai la voglia di ri-controllare e pubblicare. Spero che questa shot vi sia piaciuta e, se avete cuore di farmelo sapere, lasciate pure un commento!
2 Nda: Mi ero scordata di far presente che, sì, i nomi originali dei protagonisti sono stati alterati per più che ovvie ragioni. Ecco qui l'elenco completo dei nomi:
Daiki Aomine → Akemi Aomine ('bellezza lucente'); Ryota Kise → Mitsuru Kise ('che cresce'); Tetsuya Kuroko → Hotaru Kuroko ('lucciola'); Atsushi Murasakibara → Sumire Murasakibara ('violetta'); Shintaro Midorima → Shinju Midorima ('perla'); Seijuro Akashi → Hidenori Akashi ('norma superiore'); Kagami Taiga → Yoko Kagami ('figlia del sole'); Himuro Tatsuya → Tsubaki Himuro ('camelia'); Furihata Kouki → Koyuki Furihata ('neve leggera'); Takao Kazunari >→ Kohaku Takao ('ambra'); Kasamatsu Yukio → Amaya Kasamatsu ('pioggia notturna'); Sakurai Ryo → Hisoka Sakurai ('riservata')  





 
Image and video hosting by TinyPic

 
Il dolce amore primaverile
Ha il volto di una ragazza che sta per sbocciare


 
Quando una tua amica ti chiama alle tre di notte, puoi giusto pensare che sia stata rapita dalla yakuza e che il tuo numero era il primo in rubrica. Nessuno chiamerebbe mai ad un simile orario, soprattutto se vuole parlarti della sua vita sentimentale. Si può dire che sia una convenzione sociale effettuare un orario entro un certo orario; ma, si può aggiungere che il cervello di Mitsuru Kise seguisse una strada propria.
Era come se viaggiasse su un binario parallelo imbottito di colori e unicorni fatati, o almeno così era arrivata a pensare Aomine. Ormai questa ragazza si era completamente abituata ai suoi deliri notturni, tanto da sistemare il telefonino vicino al comodino così da non doversi alzarsi in piedi e andarne alla ricerca per stanza. Si svegliava al primo squillo e, una volta afferrato l’apparecchio, chiedeva con voce cavernosa cosa fosse successo questa volta.
Anche quella notte, Kise decise di confidare alla sua cara amica le proprie frustrazioni amorose e, dopo aver composto il numero, trovò presto un gorgoglio sonnecchiante a rispondere. Aomine, probabilmente, si stava rigirando nel proprio letto a metà fra il sogno e la veglia; aveva spinto le coperte verso il fondo del letto e solo in quel momento cominciava a sentire freddo. La ragazza si asciugò le lacrime e si attaccò alla cornetta disperata, cominciando a vomitare parole riguardo all’ennesima uscita finita male.
Ormai Aomine poteva dire di sapere tutto sulla relazione di Kise con Kasamatsu. Volente o nolente si ritrovava ad annuire e prestare orecchio a degli sempre più sconclusionati racconti che sembravano non avere fine. A suo dire, litigavano prevalentemente per delle sciocchezze che avevano inizio per via dell’eccessiva innocenza e spontaneità di Kise.
Che Kasamatsu fosse reticente a mostrare le proprie emozioni era ormai risaputo da tutta la Generazione dei Miracoli, con rispettive compagne; ma Kise, a quanto pareva, proprio non voleva comprenderlo. Si ostinava, infatti, ad allacciarsi al suo braccio o a pretendere baci e carezze in pubblico – con l’amica aveva addirittura aggiunto di voler sentire da lei dolci frasi d’amore. Insomma, finiva sempre che la ragazza finisse con l’esaurire la sua tanto amata senpai e farle gridare istericamente di smetterla di tormentarla. Aomine ragionava sempre sul fatto che, se fosse stata in Kasamatsu, avrebbe ripreso a dargliene di santa ragione alla ragazza non appena si prendeva delle confidenze non gradite.
Insomma, non aveva avuto problemi alle superiori; perché ora si faceva tanti pensieri sul mollargliene o semplicemente limitarsi alle grida?
Aomine annuì all’ennesimo pianto disperato di Kise riguardante una non ben uscita del giorno prima e si passò una mano fra i capelli corti. Lei e Sakurai non avevano di questi problemi – cioè, no, avevano anche loro dei problemi – e, francamente, non sapeva proprio come gestire quel pianto sempre così chiassoso e disperata.
Poi, improvvisamente, tutto tacque.
La giovane aprì un occhio e, con fare improvvisamente curioso, si sporse verso la cornetta per vedere se fosse caduta la linea o Kise fosse ancora lì. La chiamata, effettivamente, continuava e dal telefono proveniva il respiro sempre più veloce dell’amica.
Aomine pensò che stesse avendo un infarto.
E invece, con un improvviso urletto, Kise sembrò tornare alla vita – scuotendo definitamente dal sonno l’altra ragazza che sobbalzò nel letto improvvisamente spaventata.
« Ma certo! » esclamò con voce raggiante, schioccando le dita della mano con fare divertito – non badando alle imprecazione dall’altra parte della cornetta provenienti da Aomine. « Le canterò una serenata! »
 
| - | - | - |
 
« È un’idea carina »
« È un’idea di merda, Hota »
Il Maji Burger, da due ore a quella parte, ospitava uno scanzonato gruppetto di giovani donne che avevano avuto la brillante idea di unire due tavoli e raccattare qua e là varie sedie – una commessa che aveva avuto il coraggio di protestare era stata messa a tacere da una di queste che aveva la pelle decisamente più scura e l’aria di chi non aveva per niente dormito la notte.
Aomine, quel giorno, era infatti di pessimo umore. Mangiava stancamente il proprio panino, buttando occhiatacce qua e là per allontanare i curiosi e cercare di far durare quel supplizio il meno possibile. Era dalla sera precedente che stava tentando di convincere Kise dell’assurdità del suo piano; questa però, oltre che offendersi per il suo averla mandata a quel paese in preda alla disperazione, aveva deciso di rivolgersi all’intera Generazione dei Miracoli per ottenere qualche consiglio e aiuto per la messa in scena del suo piano.
E la cosa assurda era che, appunto, buona parte di loro le dava anche ragione e cercava di offrirle il proprio aiuto.
Prima fra tutte Kuroko che, con espressione statuaria, aveva preso a definire una simile idea veramente carina. Aomine sospettava che ci fosse qualcosa dentro quel frullato alla vaniglia che annebbiava a tal punto il suo cervello a tal punto da prestare ascolto alle scanzonate discussioni di Kise.
Poi – vabbeh! – c’erano quelle rumorose kohai che avevano avuto modo di incontrare durante la World Cup. Loro erano semplicemente estasiate da quella idea: prima fra le due, Eri Aino, un’ala piccola dalla forza erculea e i capelli indaco. Questa, infatti, prese ad agitarsi nella sua posizione attirando presto l’attenzione del resto del gruppo.
« Kise-senpai è animata da nobili sentimenti, bisogna prestarle aiuto! Inoltre, il suo è un gesto davvero molto dolce: ama veramente la sua senpai! Non si può non mettersi a sua disposizione! » esclamò con fare emozionato, lasciando che un leggero rossore popolasse le sue guance nel formulare tali parole.
Quando si ritrovava in quel gruppo, finiva sempre coll’imbarazzarsi ed ascoltare estasiata ogni discussione; probabilmente, ai suoi occhi, quelle ragazze erano degli autentici angeli che potevano fare qualunque cosa ma comunque sarebbero rimaste perfette ed intatte ai suoi occhi.
Respirando profondamente, Aino si alzò in piedi e mise una mano sul suo petto per prestare giuramento: « Senpai, puoi contare su di me! »
Kise le mostrò un sorriso riconoscente ma non ebbe tempo di fare una parola che già Murasakibara aveva preso parola ed aveva spinto Aino a rimettersi seduta, sempre più imbarazzata per quel suo comportamento.
« Ai-chin ha ragione. Bisogna aiutare Ki-chin a conquistare il cuore della sua senpai! » disse con fare serioso, risultando ridicola sia ad Aomine sia a Midorima – che continuava a consultare il proprio telefono in attesa che Takao rispondesse al suo messaggio. Murasakibara smise definitivamente di giocare con gli avanzi del proprio pranzo e si voltò verso la giovane dai capelli verdastri. « Mido-chin, tu dovrai suonare qualcosa di bello! »
La chiamata in causa alzò leggermente un sopracciglio – ripromettendosi di non rispondere mai più alla chiamata di Kise: finiva sempre per essere coinvolta in qualcosa di folle o particolarmente sgradevole. Si aggiustò, infatti, gli occhiali e strinse il soldatino di piombo che riteneva fosse l’oggetto fortunato della giornata.
« Mi rifiuto di essere complice di questa vostra assurda trovata » sentenziò con fare serissimo, facendo lanciare un urlo disperato dalla bocca di Kise che si accasciò sconfitta sul bancone del fast-food. Aomine mostrò un’espressione scocciata e, sospirando, tornò al proprio panino.
Accanto a lei, Hidenori Akashi mostrò un’espressione divertita.
« Suvvia, Shinju » esordì con voce incredibilmente tranquilla, stupendo leggermente le altre. Era un periodo molto sereno nella vita di Akashi – o almeno così faceva intuire. Recentemente aveva preso a sorridere più spesso, lasciandosi coinvolgere maggiormente nell’attività del gruppo ed entrando quasi in confidenza con le loro rispettive compagne. Quel giorno, infatti, era la stata prima a presentarsi all’appuntamento di Kise, mostrandosi veramente interessata al suo piano di riconquista. « Trovo questa proposta veramente interessante e non vedo perché non debba accettare anche tu. È una buona occasione per stare assieme »
Midorima sospirò irritata.
« Non intendo ripetermi » brontolò con fare indispettito, non badando per niente allo sguardo indagatrice dell’altra. « E comunque, anche volendo accettare, ho bisogno di un pianoforte per suonare. E dubito che riuscirete a reperirlo uno per stasera e trascinarlo sotto un condominio! »
Kuroko si ritrovò ad ammettere come Midorima, col suo acido realismo, avesse ragione. Era alquanto improbabile riuscire a reperire un pianoforte e, soprattutto, riuscire a trasportarlo sotto la casa di Kasamatsu. Tralasciando che solo Kise ed Aomine aveva la patente, nessuna delle due erano in possesso di un veicolo abbastanza grande e sicuro per poter trasportare un simile strumento per la città.
Riprese a guardare Kise che, con improvvisa delusione, aveva preso ad ondeggiare sul proprio posto mordendosi il labbro inferiore. Decise di passare una mano sulla sua spalla nel tentativo di infonderle il coraggio necessario per continuare a sperare in un possibile ricongiungimento con la tanto agognata senpai.
« Non puoi usare la pianola, Mido-chin? » domandò Murasakibara, per niente rassegnata all’idea di dover rinunciare. L’altra ragazza si accigliò disturbata, vagamente irritata da quell’ostinazione tipicamente fanciullesca.
« Il suono non la raggiungerà mai, Murasakibara-san » spiegò per lei Kuroko, staccando le labbra dal proprio frullato alla vaniglia, continuando a dare solidali pacche sulla spalla di Kise.
« Quante storie per suonare un cazzo di canzoncina! » sbottò Aomine infilando le proprie mani nella tasca, dopo aver definitivamente abbandonato il suo panino – quell’inutile discussione le aveva proprio fatto passare l’appetito. Tutto quello di cui aveva bisogno era tornare a casa e farsi una sana dormita. Oltre che ripetere insistentemente a Kise che lei gliel’aveva detto che quella idea era semplicemente impossibile. Sbuffò disturbata e prese a guardare l’amica con fare superiore. « Io te l’avevo detto, Kise! Hai sentito, no? Non si può fare! E io ho perso una notte intera per stare dietro a te e a questo delirio! »
Questa collassò di nuovo sul tavolino del fast-food, questa volta con maggiore teatralità e disperazione nei movimenti. Aino si appoggiò entrambe le mani sulla bocca e prese a guardarla con compassione, convinta che questo rifiuto l’avrebbe portata a compiere un gesto estremo.
« E ora che facciamo? Dove lo troviamo un pianoforte entro stasera? » la sentì piagnucolare da sotto la fitta e morbida chioma bionda. La sua voce era andata a spezzarsi, segno che presto avrebbe iniziato a piagnucolare come era solita fare – cosa che avrebbe fatto agitare Midorima e, successivamente, anche Murasakibara e Aomine, ne sarebbe quindi scoppiata una discussione ben più rumorosa da cui Akashi e Kuroko se ne sarebbero tirate fuori.
« Mia sorella può reperirlo un pianoforte entro stasera »
La vocina di Haruki Orenjimoto – la seconda kohai dai capelli arancioni e l’aria perennemente trasognata – risuonò limpida nel locale, spingendo l’intero gruppetto a voltarsi verso di lei. Questa finì di separare i cetrioli dal suo panino e, pulendosi le manine con una salvietta bagnata, rivolse un sorrisetto di chi la sapeva lunga alle tanto disperate senpai.
 
| - | - | - |
 
« No »
Un rifiuto chiaro e tondo.
Il sopracciglio di Aomine ebbe uno spasmo. E i suoi nervi cedettero del tutto. Probabilmente, se non fosse stato per la presenza di Kuroko sulla sua destra, le sarebbe saltata addosso urlando che lei non aveva dormito solo due ore per sentirsi dire da lei che, no, non avrebbe dato una mano per quella fantomatica serenata.
« Come sarebbe a dire “no”?! Devi venire, canticchiare una stupida canzoncina ed andartene! Cosa c’è di difficile? » strepitò balzando in piedi ed indicando con fare accusatorio l’altra ragazza che continuava a rimanere seduta sul divano del proprio appartamento.
A quanto, Kise aveva tutto fuorché la faccia tosta di cantare davanti alla senpai. Non appena si era accennato la cosa era diventata di un rosso veramente incredibile – facendo preoccupare addirittura Midorima. Si era presa il volto fra le mani ed aveva preso a balbettare che lei non era in grado di esibirsi difronte alla persona amata, soprattutto davanti ad altra gente. Nonostante Aomine avesse preso ad agitarla urlando che doveva essere lei a cantare e che, se così non fosse stato, non avrebbe avuto senso smuovere mari e monti per quella benedetta serenata.
Akashi, per evitare la prematura dipartita della modella, aveva informato che in Occidente era uso far cantare qualcuno qual ora non si fosse portati per una simile arte. Aveva poi dato una scorta al brano scelto e, con tranquillità singolare, aveva detto che poteva tranquillamente fare due nomi di persone ben più adatte a cantare qualcosa in inglese.
Yoko Kagami e Tsubaki Himuro.
Peccato solo che la prima proprio non voleva saperne di esibirsi sotto il condominio di Kasamatsu per fare un piacere a Kise. Considerava la cosa così imbarazzante che, il solo pensiero, le faceva apparire due grossi rossi sulle guance.
« Di la verità: non hai abbastanza palle per farlo » cercò di punzecchiarla Aomine, senza badare all’occhiata quasi rassegnata di Kuroko – questa si ripromise di non partecipare più ad una discussione fra le due: la stancava terribilmente.
« Ovvio che non ho abbastanza palle per farlo, deficiente! Sono una donna! » fece notare Kagami, balzando anch’ella in piedi – disturbata dall’idea che l’altra potesse guardarla dall’alto in basso. « Non vado a canticchiare sotto il balcone di una tipa solo perché voi mi dite di farlo! Avete idea di quanto sia imbarazzante? Perché non lo chiedete a Midorima o ad Akashi una cosa del genere? »
Effettivamente, sia Midorima che Akashi possedevano una buona voce. I due membri della Generazioni dei Miracoli avevano avuto modo di sentirle cantare tempo addietro, quando erano ancora in corso le medie, ed erano rimaste sensibilmente stupite da quanta bellezza riuscissero a generare con l’ausilio delle sole corde vocali.
« Midorima-san ha detto che suonerà se avrà un pianoforte » parlò improvvisamente Kuroko, rimanendo seduto al suo posto in posizione eretta. Rivolse un’occhiata veloce ad entrambe ed infine tornò ad osservare il tavolo di legno proprio davanti a lei.« Orenjimoto-chan ha detto che lo farà trovare lì alle nove precise »
« Stai mandando tutto a puttane, Bakagami! » tradusse per lei Aomine per poi riprendere ad indicarla con fare accusatorio. Cercava di metterla sotto pressione, proprio quando erano sul campo di basket; ma questa volta Kagami sembrava reggerla molto meglio. Corrucciò infatti le sopracciglia dallo strambo aspetto e tornò a sedersi.
« Senti, Kuroko, io non canto. Per nessuno »
Ma la ragazza non sembrò rassegnarsi.
« Kagami-san, ascoltami » parlò con voce calma, stringendo leggermente i pugni nelle mani « Questa volta è per una cosa molto importante. Kise-san ci tiene davvero molto a questa serata. Sta cercando di rimediare un errore che ha commesso ed è veramente disperata. »
« Si, ma …. Si parla di cantare sotto un balcone, Kuroko! » protestò Kagami gesticolando disperata. Nelle mani di Kuroko, la discussione aveva preso una piega decisamente più tranquilla; perfino Aomine tornò a sedersi, sperando di non risultare troppo invadente nel prestare attenzione a ciò che avevano da dirsi.
Kuroko si accigliò leggermente.
« Kise-san, ci ha aiutato molte volte. Ha bisogno di una mano e io gliela darò, anche se si tratterà di cantare sotto un balcone »
Opzione da evitare visto che quando cantava, Hotaru Kuroko, non si sentiva. La sua era una voce aggraziata e dolce che però andava ascoltata nel silenzio più assoluto. Si perdeva facilmente ed era un evento più unico che raro.
Il silenzio da parte dell’altra ragazza fece supporre alla Pantera che, finalmente, si fosse formata una breccia nella maschera sicura e perfetta della Tigre. Questa sembrava essere diventata improvvisamente più mansueta nel parlare con Kuroko; passava lo sguardo dal tavolo a lei, arrossendo leggermente nel scoprirsi ricambiata.
« È solo una canzone, giusto? »
« Sì, solo una »
 
| - | - | - |
 
Aino e Orenjimoto frequentavano il secondo anno di liceo. Avevano scelto entrambe di andare al Seiho e, seppur con il malincuore della prima, si era ritrovate compagne di classe e titolari della squadra di basket.
La loro era una strana amicizia, iniziata bruscamente e condita da discussioni sempre più animate. La prima non sembrava minimamente sopportarla, l’altra invece … beh, le aveva dato un bacio durante la finale della World Cup, ma non aveva fatto nient’altro che facesse supporre che dietro di esso ci fosse anche dell’altro.
Orenjimoto era una strana ragazza. Il suo viso, e così il resto della parte destra del corpo, era segnati da pesanti cicatrici che ricordavano un disastroso incidente avvenuto nella sua infanzia. I capelli e i suoi occhi erano di un arancione molto intenso, il suo fisico basso e magro. Era incredibilmente positiva, ma Aino stentava a comprenderla quando prendeva a parlare – era come se le dividesse una spessa e solida rete di fili che faceva passare le informazioni parzialmente e incomplete.
Dopo aver salutato le senpai con la promessa di rimanere in contatto, si avviarono entrambe alla fermata della metro. Passarono davanti ad un parchetto, fermandosi ad osservare un paio di ragazzi intenti a giocare a Street basket, ed infine presero a parlare di ciò che Orenjimoto aveva promesso di portare per quella sera.
« Ma tu sei sicura che tua sorella possa procurarsi un pianoforte? » domandò per la seconda volta Aino, stringendosi nella propria felpa e buttando rapide occhiate verso l’altra ragazza. Questa non fece una piega e continuò a digitare sul proprio telefono, facendo irritare enormemente la ragazza poco distante da lei.
« Lei ha detto di sì » brontolò con un’alzata di spalle per poi sistemarsi i capelli arancioni dietro l’orecchio, lasciando intravedere altre cicatrici che popolavano buona parte del collo a destra. Aino gonfiò le guance sempre più irritata da quel suo comportamento.
« Non ti sto chiedendo cosa hai detto tua sorella, ti ho chiesto cosa ne pensi tu! » A quelle parole, Orenjimoto alzò gli occhi dal telefono e le rivolse un’occhiata sorpresa.
« Io non mi preoccupo: mantiene sempre la parola data » spiegò con fare tranquillo, chiudendo il telefono ed infilandosela in tasca. Dentro la sua testa continuava a risuonare la frase “la senpai della mia senpai è mia senpai” che Aino aveva avuto il coraggio di sussurrarle con insistentemente, quando aveva avuto modo di esprimere i suoi dubbi riguardo Amaya Kasamatsu. « È il resto che mi dà da pensare. Cioè, non che mi dispiaccia fare una cosa simile. Ma non la capisco. Mitsu-senpai vuole cantare una serenata ad un’altra senpai … Si suppone che sia una cosa romantica, non ti pare? Io non ci ho mai capito nulla di queste cose e mi sembra solo un’altra maniera per far arrabbiare la gente. Insomma, non le ha detto che non le  Probabilmente dipende dal fatto che non sono molto romantica -  e non guardarmi così, Eri-chan! »
Ne seguì un silenzio veramente pesante. Aino aveva fermato i suoi passi, sancendo una certa distanza fra le due; continuava a guardarla con espressione confusa. Non l’aveva capita – di nuovo. Orenjimoto aveva preso a parlare ma lei, forse vittima dell’entusiasmo per l’impresa di quella sera, non era riuscita a capire cosa le stesse dicendo.
Questa continuava a guardarla, con fare rassegnato. Sospirò e sistemandosi la borsa, aspettò che l’altra rimettesse a posto le idee e le parlasse. Non le ci volle poi molto tempo, a ben guardare.
Solo che Orenjimoto non si aspettava un simile quesito.
« Ma quindi questo pianoforte ci starà o no? »
Sbuffò e si passò una mano fra i capelli arancioni.
« Sì, Eri-chan. Ci sarà »
 
| - | - | - |
 
Era finalmente scesa la notte su Tokyo ed il pianoforte era proprio sotto l’appartamento di Amaya Kasamatsu.
Orenjimoto sfoggiava in volto un’espressione così contenta da indurre Aino ad osservarla con maggiore rabbia e nervosismo. Non riusciva a capacitarsi della facilità con cui l’amica compiva azioni impensabili – spingere un pianoforte per le strade di Tokyo era solo una delle tante mirabolanti imprese alla quale era stata costretta ad assistere. Sbuffò impensierita e tornò ad osservare il condominio silenzioso davanti a lei.
Kagami continuava a guardarsi in giro neanche fosse una ladra. Si era avvicinata a Kuroko e, continuando a stritolare i lembi della sua felpa, le aveva domandato cosa ci facesse tutta quella gente sotto il balcone di Kasamatsu Amaya.
Effettivamente, la giovane non poteva sapere di come l’intera Generazione dei Miracoli si fosse mossa per cercare di aiutare Kise e come avesse sfruttato l’occasione per portarsi appresso le varie ragazze. Kuroko preferì non fornire troppe spiegazione e, con un sorriso leggero, accarezzò i suoi capelli e cercò di riordinarglieli un poco.
« Tzè. Akashi si è anche portata appresso il chihuahua! Ma cos’è? Una festa adesso? » brontolò Aomine seduta sul muretto di una delle tante aiuole del complesso condominiale in cui la senpai di Kise aveva sede.
Nel sentirsi chiamata con quell’imbarazzante nomignolo, Furihata si strinse nella sciarpa che Akashi le aveva prestato nel vederla tremare per il freddo. La giovane, poco distante da lei, preferì non far notare all’altra ragazza di come, anche lei, avesse fatto lo stesso e stesse tenendo una timida Sakurai fra le sue braccia, inglobandola dentro il suo giaccone. Piuttosto, indirizzò le proprie attenzione verso Himuro che continuava a bisbigliare con Murasakibara in un angolo.
La vide sistemare la giacca della propria ragazza, chiudendole qualche bottone, e infine sorriderle tranquilla. Come al solito, Himuro non tradiva le sue emozioni e pareva quasi indifferente a quella messa in scena veramente ridicola.
« Come ti hanno convinto, Tsubaki? » osò domandare Kagami mostrandosi afflitta più del dovuto, mentre spostava lo sguardo dall’amica d’infanzia a Midorima che continuava a berciare commenti acidi sul clima e sulla condizione futura delle sue mani – fortuna che, al suo fianco, vi era una raggiante Kohaku Takao e stesse mitigando il tutto.
« Sumire sa essere veramente convincente, alle volte » sorrise in sua direzione Himuro, per poi passarsi una mano sulla guancia e lasciare che uno sguardo sognante illuminasse il suo volto. Kagami, ormai, si era rassegnata a quella strana relazione fra lei e il colosso viola che prendeva il nome di Sumire Murasakibara.
Sbuffò e, con improvviso fare serio, la guardò dritta negli occhi.
« Non una parola con Alex, mi raccomando »
« Ovviamente »
Le due si scambiarono un sorriso vincente, non facendo troppo caso a come Kaoru Momoi reggesse una videocamera fra le sue mani e stesse già filmando il tutto.
 
| - | - | - |
 
«You think I'm pretty without any make-up on
You think I'm funny when I tell the punch line wrong
I know you get me, so I let my walls come down, down »

Amaya Kasamatsu aveva appena spento la televisione quando sentì una strana melodia provenire dal fondo del suo palazzo. Sbarrò gli occhi e, sorpresa, si affacciò per vedere cosa stesse effettivamente succedendo. Pensava che si trattasse di qualche strana trovata degli studenti universitari che, già ubriachi, prendevano ad agitarsi nel cortile convinti di non disturbare nessuno con i loro deliri.
Raggelò nello scorgere un’intera combriccola – con pianoforte alla mano e due improbabili coriste – cappeggiate da una raggiante ed eccitata Mitsuru Kise. Questa sembrava essersi vestita di tutto punto e, con un sorriso, le allungò un saluto e le fece segno di scendere.
Kasamatsu divenne di un rosso così intenso che Aomine arrivò quasi a valutare la possibilità che svenisse.
« Before you met me, I was all right
But things were kind a heavy, you brought me to life
Now every February you'll be my valentine, valentine »

La voce di Himuro risuonava leggera nell’aria, alternandosi con quella di una ben più imbarazzata Kagami.
Il brano di Katy Perry non era nuovo alla loro orecchie: quando erano in America avevano avuto spesso modo di ascoltarlo sia alla radio che per bocca di Alex. Questi, quando le ospitava a casa sua, si improvvisa un affascinante cantante pop e convinceva entrambe a fare lo stesso: prendevano spazzola o cucchiaio e prendevano a stare in piedi sul divano, urlando a pieni polmoni l’ultimo successo del momento.
Midorima continuò a suonare lo strumento, scorrendo velocemente le dita da un lato all’altro della tastiera e piegandosi leggermente in avanti per poter avere maggiore dimestichezza. Per essere più veloce nei movimenti, aveva chiesto a Takao di slacciarle le bende; ora le sue dita, leggermente arrossate dal freddo, scorrevano veloci e tentavano di stare al passo delle due coriste.
« Let's go all the way tonight
No regrets, just love
We can dance until we die
You and I, will be young forever »

Kuroko sembrava quasi splendere di luce propria in quel momento. Poter sentire Kagami cantare una volta, la rendeva così felice da rendere il suo sorriso chiaramente presente sulle sue labbra. Lo stesso si poteva di Murasakibara che, seduta anch’ella sul muretto, era più presa da Himuro che dallo pseudo infarto che aveva in corso Kasamatsu – detestando lo spavento e il divertimento di Kise che continuava a pregarla di scendere.
Aomine dormiva.
Purtroppo non era riuscita a resistere e, appoggiata alla spalla di Sakurai, aveva preso a sonnecchiare blaterando a come la sua ragazza fosse il cuscino più morbido che avesse mai provato. Se Momoi non fosse stato troppo preso dal filmare il tutto, le avrebbe mollato una di quelle gomitate da far perdere l’equilibro e cadere nella siepe – probabilmente interrompendo il lungo ed appassionato bacio che Furihata ed Akashi si stavano scambiando.
Quest’ultima aveva stretto la propria ragazza in un caldo abbraccio, per poi prendere ad ondeggiare quasi a volerla accompagnare in una lunga e lenta danza. Furihata aveva seguito un po’ imbarazzata quei suoi movimenti, arrossendo leggermente nello scoprirsi osservata dalle due kohai. Si era poi scoperto incredibilmente a suo agio fra le braccia dell’altra e, dopo aver appoggiato il viso sulla sua spalla e chiuso gli occhi, si abbandonò a quel lento cullare.
« You make me feel like I'm living a teenage dream
The way you turn me on, I can't sleep
Let's run away and don't ever look back
Don't ever look back 
»
Il ritornello risuonò forte contro le mura del condominio, spingendo tanta altra gente ad affacciarsi per cercare di capire quale strano spettacolo ci fosse mai in atto. Erano per lo più anziani – una di loro stringeva addirittura un secchio pieno di acqua, ma si trattenne dal gettarlo nello scorgere un autentico pianoforte ai piedi dell’edificio – ma, al secondo piano, continuava ad apparire il volto rosso fiamma di Kasamatsu.
Kagami si sforzò di chiudere gli occhi e di non pensare a cosa stessero pensando di lei al momento, ripromettendosi di non ripetere il tutto una seconda volta. Notò un leggero cambiamento quando Himuro, con una leggera gomitata, le fece segno di buttare un’occhiata verso il bancone della tanto agognata senpai di Kise.
« My heart stops
When you look at me
Just one touch
Now baby I believe
This is real
So take a chance and
Don't ever look back,
Don't ever look back »

Era scesa.
Era davvero scesa.
Nel vedere la figura della ragazza più grande sul pianerottolo, Kise quasi smise di respirare. I suoi polmoni si riempirono di ossigeno per un’ultima volta, prima che Kasamatsu aprisse il portone e mostrasse una delle espressioni più arrabbiate che mai avesse fatto. Perfino Momoi si spaventò – interrompendo per un attimo il suo lavoro di cameraman per vedere se, effettivamente era davvero così arrabbiata da come risultava attraverso l’obbiettivo.
Era così rossa, la senpai. Pareva una fragola o forse un pomodoro – più un pomodoro, avrebbe affermato in seguito Orenjimoto.
Kise si scoprì quasi attratta da quella espressione così estrema che mai le si era mostrata. Non riuscì a formulare parola o sillaba che queste sembrarono morire in gola, lasciandola senza respiro. Kasamatsu le si avvicinò di corsa e le mollò un pugno così forte da far immediatamente fermare l’esibizione – il pianoforte emise una povera nota e subito tornò a tacere, visto che Midorima sembrava veramente stupita da una simile reazione da parte della tanta chiacchierata senpai.
Aomine fece per intervenire – urlando anche un “ma che cazzo fai? Ti organizza una serenata e tu la picchi?” – ma la mano di Sakurai sulla sua spalla la spinse a trattenersi. Questa le mostrò un’espressione rilassata e tranquilla, nonostante avesse mormorato uno ‘scusami’ subito dopo averla afferrata. Le fece segno di rimanere in silenzio ed infine indicò le due protagoniste della serata.
« Ti rendi conto di quanto sia imbarazzante una cosa del genere? » gridò Kasamatsu stringendo leggermente i pugni in preda alla rabbia e alla vergogna, non celando i due pesanti rossi che ancora popolavano le sue guance in ricordo del delirante siparietto musicale avvenuto pochi secondi fa. Kise, improvvisamente seduta a terra, si passò una mano sulla guancia ed infine si alzò mostrando un sorriso.
« Mi spiace se ti metto spesso in imbarazzo, senpai » sussurrò con voce tranquillamente, rimanendo ad una certa distanza dalla giovane. Intuiva che, coll’avvicinarsi ancora di più, avrebbe messo in serie difficoltà la ragazza; rendendola ancora più imbarazzata e vergognosa. Solo in quel momento considerò veramente il parere di Aomine e ragionò su come questo gesto fosse stato, in realtà, tutto fuorché gradito da Kasamatsu. Si passò una mano fra i capelli e sorrise leggermente. « È solo che ti voglio bene. Ti voglio tanto bene. E ci tenevo a dirlo in una maniera speciale. La senpai avrà avuto sicuramente molte persone che hanno sussurrato di amarla; io volevo farlo in un modo speciale! Volevo gridartelo! »
« È questo il punto, razza di cretina! » la rimproverò Kasamatsu con tono improvvisamente raddolcito. Sembrava meno arrabbiata dopo una simile dichiarazione. In fondo, Kise ci sapeva sapere con le parole ed era sempre stato tramite esse se avevano chiarito dopo ogni litigio. Si strinse nello spolverino che aveva afferrato prima di uscire e pensò a quanto fosse stato sciocco, da parte sua, reagire in quella maniera violenta – si era ripromessa che non avrebbe più ricorso alle mani con Kise. Si passò una mano sul volto e cercò di calmarsi « Non c’è bisogno di urlarlo, lo so già »
Nel sentirsi afferrare per una mano, Kasamatsu alzò leggermente lo sguardo e lo spostò verso la giovane improvvisamente più vicina. Questa sorrise, questa volta così dolcemente, da sembrare splendere di luce propria. L’altra arrossì leggermente e dischiuse le labbra, quasi a dirle qualcosa.
« Posso darti un bacio, senpai? »
Amaya strinse la mano di Mitsuru per poi annuire rossa in viso per l’imbarazzo.
 
« Che dobbiamo fare adesso? »
« Direi di cominciare col secondo brano, Yoko. Mi sa che vogliono il bis! »
« Il bis? Chi è che vuole il – Oh, cavolo! E tutta questa gente da dove è spuntata? »
« Questo è pur sempre un condominio, Yoko. Pronta, Midorima? Andiamo avanti con “I Kissed A Girl”! »
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: mughetto nella neve