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Autore: Kuno84    31/12/2008    5 recensioni
Kōga solitamente preferisce l’azione alle riflessioni, ma una frase di Inuyasha suscita in lui un certo pensiero. Perché lascia che Kagome sia protetta dall’odiato cagnaccio?
[ Secondo classificato al concorso sui terzi incomodi indetto da Ro-chan. ]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Koga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“PROTEZIONE”


A Inuyasha Fanfiction

by Kuno84





DISCLAIMER: Luoghi e personaggi appartengono a Rumiko Takahashi.
NOTE: One-shot scritta per il "Contest sui terzi incomodi" indetto da Ro-chan, dove si è classificata al secondo posto.




La carcassa del demone giaceva esanime al suolo.
Un perfetto lavoro di squadra, anche se nessuno dei due l’avrebbe ammesso.
“Fhé! Non che avessi bisogno del tuo aiuto…” accennò per primo l’hanyō. “E poi, alla fine, si è rivelata un’altra perdita di tempo. Questa creatura, di Naraku, aveva soltanto l’odore.”
“Doveva trattarsi, invero, di una delle sue emanazioni.” considerò Miroku. “O meglio ancora, una delle parti disutili del proprio corpo, che ha lasciato qui al solo scopo di trattenerci e così coprire la sua fuga.”
“L’avevo capito subito.” puntualizzò Inuyasha. “Solo che il lupastro si è messo in mezzo, coinvolgendomi in questa stupida battaglia.”
“A giudicare dalla furia con la quale colpivi a destra e a manca,” notò il piccolo Shippō, “secondo me ci eri cascato in pieno anche tu.”
Pochi secondi più tardi, il cucciolo di kitsune giaceva anch’egli a terra, con un grosso bernoccolo sul capo.
“Non dev’essere andato troppo lontano.” disse Sango. “Possiamo ancora provare a seguire la traccia di Naraku.”
“Allora sarà meglio mettere fin da ora le cose in chiaro.” borbottò il mezzodemone. “Ascoltami bene, lupastro: non possiamo permetterci di sprecare altro tempo inutilmente. Naraku va eliminato il prima possibile, a lui sono collegate le sorti di ormai troppe persone. Dunque tu prova a metterti un’altra volta sulla mia strada e…”
Fu a quel punto che poté rendersi conto di essere stato ignorato per tutto il tempo.
Il demone-lupo si era appartato a parecchi metri di distanza, dando il suo personale congedo all’unica persona che contava per lui.
“Devo andare, Kagome.”
“Kōga-kun…” accennò la ragazza.
“Ma non preoccuparti.” fece lui, stringendole le mani. “Una volta che avrò ucciso Naraku, potrò stare sempre con te.”
“Ecco, veramente…” Kagome sorrise con fare sia nervoso che imbarazzato.
“Ehiii!” Inuyasha si avventò sguainando la Tessaiga, per separare i due.
Kōga fu lesto a staccarsi, evitando il fendente con un agile balzo. “Beh? Tu che vuoi, botolo ringhioso?”
“Che voglio?! Tu, piuttosto! Come ti sei permesso di farmi parlare al vento mentre facevo un discorso serio?! E poi, cosa sono questi atteggiamenti?”
“Tu cosa pensi che siano?” replicò con naturalezza. “Ne ho tutto il diritto, dato che Kagome è la mia donna.”
Kagome rise ancora più nervosamente. Inuyasha si lanciò in un nuovo attacco, che Kōga scansò facilmente con rapidi scatti all’indietro, costringendo in definitiva il suo rivale a correre vanamente in tondo.
“Sei troppo lento, per me, cagnaccio.”
“Non darti tante arie! Se non fosse per i frammenti di sfera che tieni nelle gambe…”
L’espressione di Kōga mutò di colpo, facendosi da beffarda a grave.
Si arrestò, voltandosi verso la ragazza del futuro, che guardava la scena con aria annoiata.
“Kagome, tu…”
“Ah! Hai abbassato la guardia!” esclamò trionfante Inuyasha.
Osuwari!” esclamò Kagome, mandandolo a far compagnia a Shippō. “Scusa, Kōga-kun. Dicevi?”
“Volevo chiederti… sia Naraku che quella sacerdotessa… Kikyō, giusto? Entrambi vogliono la stessa cosa…”
“Ti riferisci… alla sorte della Shikon no Tama?”
“Già… intendo, che la sfera… torni completa.”
Kagome intuì i pensieri del giovane demone-lupo.
“Sì, è così. Ma non devi preoccuparti per i tuoi frammenti, noi non vogliamo che Naraku li raccolga.” Guardò istintivamente in direzione di Sango. “Anche perché… la vita di Kohaku-kun…”
“Capisco.” disse semplicemente Kōga.
Esitò qualche secondo, prima di riassumere il solito atteggiamento.
“Ci vediamo, Kagome!” salutò, andando via a gran velocità senza alcun preavviso, con evidente disappunto di Ginta e Hakkaku, che provavano inutilmente a tenere il suo passo.
“Arrivederci, Kagome-neesan!” dissero i due, con la voce praticamente già rotta dal fiatone.


***


Lo scrosciare incessante della cascata copriva ogni altro rumore vicino.
Kōga aveva arrestato la sua corsa, piuttosto indispettito. Lui non avvertiva segni di stanchezza e sapeva che avrebbe potuto proseguire anche per un altro paio di giorni, ma i suoi compagni non sembravano nelle stesse condizioni: così non aveva avuto altra scelta.
Vagavano da ore senza meta, del resto, ma non era riuscito una sola volta a fiutare nuovamente la pista di Naraku. Stranamente, avevano tuttavia raggiunto un luogo in particolare.
Oppure era il suo istinto ad averlo portato là?
“Di’ un po’, Hakkaku, ma qui non siamo…”
“Hai ragione, Ginta. Questa è la nostra vecchia tana. Che nostalgia!”
Kōga fissò il luogo con maggiore attenzione.
Già, la loro vecchia tana. Quanto tempo era passato?
“Kōga… era qui che vivevamo con il resto della tribù Yoro.”
“Non potremmo mettere da parte il resto, e ricostituirla?”
Kōga sbuffò.
“Vi prometto che torneremo. Che vivremo nuovamente in questo posto. Ma solo dopo che avremo ucciso Naraku: a quel punto, mi unirò con Kagome e fonderemo la nuova tribù dei demoni-lupo del sud.”
“Ma Kōga, se queste sono le tue intenzioni, non sarebbe più logico che la sorella Kagome vivesse fin da ora con noi, invece che con quell’Inuyasha?”
“La battaglia con Naraku è pericolosa per lei in ogni modo: tanto vale che stia con te, che sei maggiormente in grado di proteggerla in caso di bisogno.”
“Fhé! Certo che io sono maggiormente in grado di proteggerla! Quante volte sarò corso a salvarla, quando quel cagnaccio dimostrava di non farcela da solo?”
“Allora, scusa… perché Kagome-neesan non può stare con noi?”
“Io…” si arrestò. Trovava inutile spiegarlo.
E poi…
“Non darti tante arie! Se non fosse per i frammenti di sfera che tieni nelle gambe…”
Già, i frammenti. In origine, li raccoglieva per rendere sempre più forte la loro tribù. Poi la tribù era stata sterminata, e l’unico obiettivo era rimasto quello di vendicare i compagni morti: da allora, le lotte si erano fatte sempre più serrate. Se non fosse per i frammenti? Avrebbe potuto proteggere a sufficienza Kagome da nemici che divenivano ogni giorno più potenti?
Gli dava fastidio ammetterlo, ma d’altronde Kōga era sempre stato un tipo pratico. In questo caso, poi, la valutazione era estremamente facile: il botolo aveva un potere che non dipendeva dai frammenti, il suo invece sì.
Presto o tardi, Naraku e la sacerdotessa avrebbero puntato con sempre maggior insistenza sulle sue schegge. Non che lui fosse disposto a farsele sottrarre tanto facilmente, ma il pericolo per Kagome poteva essere maggiore.
Inoltre, se mai qualcuno ci fosse riuscito,
(quella femmina, Kagura, lo ha già fatto, una volta)
lui sarebbe diventato
(completamente inutile)
più debole, e non avrebbe potuto garantirle sufficiente protezione.
Risultato, Kagome era più al sicuro in compagnia del cagnaccio. Per ora.
Sorrise, con una vena di amarezza. Non si era mai preoccupato tanto di proteggere qualcuno non del suo gruppo, ma questo era prima di averla conosciuta.
Forse, si disse, era perché aveva da subito considerato Kagome una della sua tribù.
Certo, non lo era a tutti gli effetti. Ma presto sarebbe diventata la propria compagna.
Solo questo, il motivo? Oppure…
Aveva a che fare con l’essere innamorato?
E’ così che ci si sente?
Aveva dichiarato il proprio amore per Kagome molte volte, gli sembrava un concetto piuttosto semplice. Non si era mai chiesto cosa volesse dire veramente essere innamorati di qualcuno.
Un sentimento di protezione, incondizionato.
Anche se lei è protetta dal botolo.
E non necessariamente ricambiato.
Se lei *volesse* essere protetta da lui?
Ma non fece in tempo ad assaporare nella propria mente l’amarezza dell’ultima domanda. Quando pensava troppo, si metteva in azione. E correva, correva, fino a cancellare ogni pensiero scomodo.
Quella volta, non fece eccezione. Del resto, aveva già le sue certezze.
Kagome era la sua donna. Dunque, anche Kōga l’avrebbe protetta.
In ogni caso. E finché gli fosse stato possibile.
“Muoviamoci, lumache. Vi siete riposati abbastanza!”
“No! Aspettaci, Kōga!” implorarono i due compagni.
In pochi secondi, il piccolo branco fu di nuovo oltre l’orizzonte.



GLOSSARIO.
Hanyō: mezzodemone.
Kitsune: demone volpe.
Osuwari: seduto! (nell’anime: a cuccia!)
Shikon no Tama: sfera dei quattro spiriti.




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