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Autore: Aesingr    08/05/2015    4 recensioni
Spyro e Cinerea hanno combattuto e sconfitto il perfido Malefor, drago viola dai poteri immensi. l'hanno sempre considerato un nemico vile e spietato, insensibile di fronte al dolore che stava causando.
Si sa, l'oscurità può sorgere anche dalla luce. A volte l’amicizia, l’amore ed ogni altro sentimento positivo possono mutare in artigli roventi, con cui è facile dilaniare la carne e le ossa per giungere al cuore.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RICORDA... CHE TI VOGLIAMO BENE



Le ali e la coda abbandonate, il corpo inerte. Solo la sua testa era perfettamente eretta, sicura, quasi imponente. Era uno strano contrasto quello tra il suo muso e il resto del corpo, sembrava parte di lui si fosse atrofizzata e quella restante ruggisse.
Sul torrente che scivolava placido davanti ai suoi occhi andavano man mano formandosi volute di luce zampillante, regalate dal riflesso del sole che si divertiva a giocare con la trasparenza dell’acqua. La sua immagine era mossa dallo scorrere dei piccoli flutti che distorcevano il suo riflesso, senza accennare a fermarsi.
Un tempo si era specchiato in quel modo in un lago dopo aver cacciato, e in sé aveva scoperto di poter trovare luci e ombre. Adesso era proprio come il torrente lo mostrava: senza forma, senza sostanza.
Cos’era rimasto? A cos’era servito tutto ciò? Perché? Perché lui era lì? Cosa aveva significato il suo cammino? A cos’era arrivato per aver creduto nell’amicizia?
Cosa gli restava? Batté una zampa sulla superficie trasparente e un basso ringhio si fece spazio dalla sua gola per risalire verso le sue zanne, le quali si mostrarono al mondo senza neanche lo volesse.
Richiuse le labbra  e si immerse nel liquido fresco,  bagnando quel poco del corpo che riusciva a far sprofondare. Anche standosene disteso le sue corna e le ali restavano all’esterno, ma gli bastò sentirsi inglobato per qualche istante, come se l’acqua potesse separarlo dalla realtà. il soffice suono del ruscello in movimento, quello degli uccelli che festeggiavano il mattino e quello della brezza che scompigliava le chiome degli alberi gli fu estraneo, o comunque ovattato.
Restò in quella strana posizione per un tempo che non era convinto di voler decifrare, più restava immerso più i suoi pensieri nella sua testa si distendevano. Gli sembrò di flettere la sua stessa mente e adagiarla su un tappeto di soffici petali neri, nel quale piacevolmente si lasciò affondare.
Perché quei petali erano neri? Perché erano così comodi? E perché non aveva alcuna voglia di alzarsi? Era troppo, davvero troppo confortevole. Non erano petali però, forse piume. O forse qualcos’altro, non aveva molta importanza, ma erano scure, molto scure. Se possibile, più scure del nero stesso, neanche i corvi potevano vantare un piumaggio così buio.
Ancora i suoni e le percezioni erano sommessi, attenuati dall’acqua che lo lasciò andare solo dopo qualche minuto.
Si rimise in piedi lentamente, senza scuotersi per scrollare via di dosso ciò che era rimasto del bagno. Quello che gli sembrava strano era che il canto degli uccelli, come la quiete della natura, continuavano ad apparirgli lontani come fosse ancora sommerso.
Un sogno forse? No, era realtà, solo realtà, cruda realtà. E quella coltre nera era frutto di un sogno? No, era la sua realtà.
Udì dei passi in avvicinamento alle proprie spalle. Non si voltò, non si mosse. Lasciò che Ignitus gli si avvicinasse fino a sfiorarlo quasi con il naso sul dorso.
“Posso parlarti?” Malefor non mosse un solo muscolo. Non batté le palpebre, non accennò una qualsivoglia risposta. “Per favore”
A quel punto il drago viola si voltò, meccanicamente, senza trasudare una sorta di emozione. L’altro trasalì nell’incrociare il suo sguardo: niente lo distingueva dal solito, ma nelle sue fauci e nei suoi occhi qualcosa di nuovo era comparso.
“Volevo dirti che…” Si bloccò. Non sapeva come proseguire, e a Malefor non interessava. “Non è stata colpa tua”
“Lo so” Quelle due semplici parole bastarono a scioccare Ignitus, che già conosceva il seguito. “La colpa è tua”
Il tono di voce di Malefor era alienato da qualunque tipo di sentimento, una melodia atona e pallida.
“Si. Ti concedo di punirmi come meglio credi”
Malefor distolse lo sguardo, tornando ad osservare l’acqua.
“Vattene Ignitus”
“Aspetta, n…”
“Vattene”
il drago del fuoco si lasciò andare ad un leggero sospiro, che troncò con un nuovo tentativo di dialogo. Questa volta però desistette nel trovarsi a pochi millimetri dal muso di Malefor, che aveva visibilmente abbandonato ogni forma di raziocinio.
“Credo che al prossimo avvertimento tu possa farti male”
“E allora così sia. Ma cosa pensi di risolvere? A cosa pensi che porti l’odio? Tutta questa violenza?”
Malefor indicò con un artiglio il suo stesso collo muscoloso.
“A questo”
Ignitus impiegò diversi secondi per metabolizzare la risposta.
“Non riesci a vedere niente oltre a te stesso quindi?”
Malefor annuì.
“No, niente”
“D’accordo”
Gli occhi del drago di fuoco si inumidirono, mentre dava le spalle all’amico e a passi pesanti si allontanava.
“Ignitus…” lo richiamò il drago viola.
Lui si voltò.
“Dimmi”
“Un giorno, lontano o vicino non lo so, me la pagherai”
Il cuore di Ignitus perse un battito, paralizzandolo sul posto. Riuscì tuttavia a formulare una risposta.
“Aspetterò”
Con quelle ultime parole se ne andò definitivamente, facendo sì che anche quell’ultima manciata di sabbia si sgretolasse e si disperdesse nel rombo del vento. Contemporaneamente si mosse anche il drago viola, iniziando a camminare verso quello che era rimasto del tempio, adesso in ricostruzione.
Erano già trascorse due notti da quando aveva rischiato di dover assistere alla distruzione del mondo, notti che avevano abbracciato ore di luce vuote, del tutto superflue. Non era neanche convinto di averle vissute, le ore di quel giorno.
Diverse creature stavano dando il loro contributo per rimettere in piedi l’imponente tempio degli elementi, specialmente talpe e scimmie, con cui molti draghi avevano avuto buoni rapporti.
“Mh, scimmie” Borbottò mentalmente Malefor, mentre procedeva.
Neiry era in alto, non molto distante, in volo con un blocco di pietra tra le zampe. La guardò adagiarlo al fianco di un’altra pila di lastre lapidee e continuò ad avanzare.
Muoveva un arto dopo l’altro, ogni passo lo specchio del precedente. La dragonessa si voltò non appena le fu vicino.
“Chi sei?” Gli chiese. Nessuna risposta. Nessun gesto. “Allora?”
“Ho capito, puoi smetterla” sbuffò lui.
“Cosa intendi? Io non ti conosco”
“Mi manda tuo figlio”
Neiry poggiò le zampe anteriori sulla lastra alla sua sinistra, spingendone indietro un’altra con la coda.
“Ah si? Per che cosa”
“Per dirti che se n’è andato”
“Immaginavo. Ti ha detto se tornerà?” chiese Neiry con sguardo risoluto.
“Mi ha detto che non lo farà”
Lei alzò gli occhi al cielo.
“Mi dispiace, tanto. Sai ho cercato in ogni modo di aiutarlo, ma ho fallito. Certo non potevo prevedere cosa sarebbe successo, ma ho agito troppo tardi. Condividevo la sua scelta”
“Infatti. Ti ringrazio a nome suo per questo” Rispose il drago viola.
Neiry replicò sorridendo.
“Anch’io lo ringrazio”
“Sì”
Concluso il dialogo, Malefor  si allontanò, senza mai più voltarsi. L’ultima cosa che udì fu un mormorio sbucare dalle labbra di Neiry.
Non capì ciò che disse, ma non se ne curò e continuò a camminare. Si accasciò ai piedi di un albero lontano dal tempio, molto lontano, per rimediare a quelle notti insonne con qualche ora di riposo, il suo corpo ne aveva bisogno. Non gli ci volle molto prima di inabissarsi  Nel sonno.
Suoni confusi e serpeggianti si addensarono in un agglomerato di disegni sfocati, ricordandogli alcune verità che non aveva ancora sepolto.
“Non è colpa tua, loro hanno scelto di proteggere il mondo, di proteggere te. Perché ti volevano bene. I tuoi compagni hanno dato se stessi in cambio della pace, come avresti fatto tu. Nessuno è stato in grado di fermarli, nessuno poteva prevedere che la loro bontà avrebbe prevalso su ogni altra cosa. Non è colpa tua… o forse si. Lo è. Infondo se non ci fossi stato tu non si sarebbe potuti arrivare ad un tale pericolo.
Beh… ma non sei tu che hai voluto questo. Nel guscio del tuo uovo non hai pregato l’Aedo affinché ti donasse un corpo praticamente invincibile, una forza insormontabile ed un oscuro destino.
Ma avresti potuto cambiare questo destino, È colpa tua se hai fallito. Ognuno può scegliere quale strada percorrere.
Ma infatti tu hai scelto! Si, hai scelto”
Slittò ancora più in basso nel sonno. Più precisamente si inabissò in una stanza luminosa, luogo che aveva già visitato. Ad attenderlo trovò le stesse creature che aveva lasciato lì l’ultima volta, una accanto all’altra.
Un draghetto viola ancora giovane, allegro, senza un briciolo d’ombra a tormentarlo nel cuore.
Un drago dalle squame più scure, con gli artigli scarlatti e lo sguardo vagabondo nell’oblio.
E lui sapeva dove dirigersi. Il cucciolo dall'espressione innocente gli sorrise un’ultima volta, per poi scomparire a grandi balzi nella luce perpetua di quel mondo infinito.
Adesso anche l’altro drago, per la prima volta, sogghignava. E lo invitava ad avvicinarsi.
Lo incitava, senza segni o movimenti particolari. Semplicemente lo incitava.
E lui accettò l’invito.
 

 
Era forte… era invincibile. Era un drago viola, un drago leggendario.
Le sue squame testimoniavano quello smisurato potere, e anni di esperienza avevano accentuato notevolmente le sue capacità. Ciò nonostante era stato sconfitto, e adesso si ritrovava rinchiuso nella dimensione della convessità. Era stato un suo palese momento di debolezza ad averlo sconfitto e non la forza dei guardiani. Venuti a conoscenza della sua immortalità erano stati costretti ad imprigionarlo, non avendo altro modo per annientarlo.
Quel suo piccolo atto di debolezza, tuttavia, non se lo sarebbe mai perdonato. quanto era stato sciocco, aveva pensato di poter dimenticare  di aver avuto un cuore. Un’anima, dei sentimenti. Non poteva scordare di aver amato e di esser stato amato. Non poteva dimenticare, per questo gli artigli di Neiry erano riusciti a ferirlo durante la battaglia, quella battaglia in cui aveva visto la dragonessa dare tutta se stessa per proteggere il loro mondo dalla sua furia incontenibile. Non era stato un errore a permetterle di penetrare la sua invulnerabilità. Non si era distratto, no. Si era lasciato colpire.
Così il suo sogno di vendetta sarebbe dovuto essere rimandato, ma non gli importava. Avrebbe avuto più tempo per organizzare la sua vendetta; vendetta verso tutto e tutti. Vendetta verso l’odio stesso. Tutto doveva scomparire, non v’era bisogno di quelle spirali d’odio e violenza che avevano portato il mondo ad essere ciò che era: un precario sputo di terra in cui il minimo accenno di battaglia poteva mutare in vera e propria guerra.
Lui avrebbe ripristinato l’ordine primordiale, avrebbe riportato tutto alla sua purezza. Ne aveva la forza, lui era un drago viola; ma prima della creazione sarebbe dovuta avvenire la distruzione.
Forse anche Flarendor lo pensava, forse anche Siil. Forse solo ora comprendeva il suo gesto.
E adesso doveva attendere. Intrappolato nel vuoto della convessità non poteva far altro che aspettare, l’Anno del drago sarebbe giunto. Aveva bisogno di un cucciolo nato nell'Anno del drago per ritrovare la libertà.
“Mh, scimmie”
Erano bravi lavoratori, avrebbero lavorato anche per lui. Lui, il Maestro delle ombre.
Un candido lampo abbagliò la sua vista, riportando alla sua mente deteriorata pochi secondi di luce fioca, destinata a perdersi nel nulla come filamenti di ragnatela appesi all’ossigeno nell’aria:
“Infatti. Ti ringrazio a nome suo per questo”
“Anch’io lo ringrazio”
“Sì”
Concluso il dialogo, Malefor  si allontanò, senza mai più voltarsi. L’ultima cosa che udì fu un mormorio sbucare dalle labbra di Neiry.
Questa volta però capì ciò che disse, distintamente, come se glielo avesse sussurrato nelle orecchie.
“Ricorda… che ti vogliamo bene”
 

 
“Io sono immortale!”
Una profonda risata cavernosa proruppe dalle sue fauci. Spyro e Cinerea si trovavano di fronte a lui, ormai agli sgoccioli. La battaglia era stata dura, i due giovani draghi avevano dimostrato una tenacia ammirevole. Ma era giunto il momento di porre fine a quello scontro che si protraeva da anni.
Il distruttore aveva completato il suo viaggio. Il cuore del mondo era pronto ad esplodere. C’era del tormento in quella sua folle malvagità. Avvenne però qualcosa che non si sarebbe mai potuto aspettare, Gli spiriti di cinque draghi emersero dal grande cristallo e lo trascinarono al suo interno
“Nooo!” Urlò, mentre scompariva alla vista dei due cuccioli.
Si sentì risucchiare da quel potere troppo grande anche per lui, il Maestro delle ombre. Dovette cedere, non poteva combatterlo. Era la forza di un grande desiderio, di un fulgido sentimento.
Nella sua testa delle voci parlarono.
“Adesso basta, è finita”
Era passato molto tempo, ma non poteva dimenticare il profondo rombo della voce di Ignitor.
“Abbandona l’odio. Come quello che ho provato per te, anche quello che hai provato per il mondo”
Anche Axius non l’aveva dimenticato. Fu proprio il guardiano del ghiaccio il primo ad essere davvero sincero con lui.
Continuava a a sentirsi sempre più oppresso dalla pressione del cristallo.
"Malefor"
Flarendor. Non poteva crederci, non accettava di essere trascinato nell'oblio proprio da lui, lui che l'aveva portato alle tenebre, che aveva forgiato le sue robuste squame con il suo fuoco inceneritore. Come poteva accettarlo?
“Ho commesso un grave errore. So che è colpa mia se sei qui, ma ti impedirò di fare il mio stesso sbaglio”
Si aspettava ormai qualunque cosa, ma non quella frase dalla voce di Siil. Maledetto, non l’avrebbe mai perdonato. Ma che motivo aveva di non perdonarlo a quel punto? Che motivo aveva di non perdonare lui e Flarendor? Ormai era finita.
Adesso non mancava altro che l’arrivo di un’ultima voce, La sua voce.
Ne aveva bisogno. Era finita, il suo sogno era infranto, ma voleva udirla un’ultima volta.
“Ricorda… che ti vogliamo bene”
___
 
Siiiiiii! Cioè noooooo! Ma siiiiii! Anche se noooooooooooo!
Va beh… ce l’ho fatta, ho concluso Un destino oscuro! Sono tanto felice quanto dispiaciuto, mi ero affezionato a questa storia uffaaaa *piange* non è durata molto, ma dilungarsi sarebbe stato inutile e controproducente.
Forse nessuno si aspettava un capitolo finale come questo, forse vi ho un po’ delusi, ma tra le mille maniere per finire questa mi sembrava quella più coerente possibile con la trama di The Legend Of Spyro.
Che dire? Ringrazio infinitamente Owlfiction per le sue stupende recensioni e white_chaos_dragon che è comparso solo di recente ma ha letto tutta la storia. Grazie mille ragazzi!
Ringrazio la mia fantastica Charlie con le sue recensioni chilometriche e gli altri che hanno   recensito, seguito o anche solo letto silenziosamente.
Se ci sono dubbi, perplessità, momenti che non vi sono piaciuti o altro ditemelo senza alcun problema. E via con le critiche a tutto spiano!
Vi lascio, nella speranza che la conclusione vi sia piaciuta.
Grazie ancora e… alla prossima! Ah giusto, il prossimo sarà l’ultimo capitolo eh? Weee non posso più dirlo.
O forse si? Sasuke
  
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