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Autore: Carminiah    08/05/2015    0 recensioni
-Nel sito non erano presenti Juon e Taito, sono una versione non ufficiale di Miku Hatsune e Kaito, così ho inserito loro-
Storia di come la pazzia, se fusa all'amore, può condurre a stragi che sembreranno comunque dolci.
Genere: Horror, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Miku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Nel sito non erano presenti Juon e Taito, sono una versione non ufficiale di Miku Hatsune e Kaito, così ho inserito loro-

Fu la pioggia a svegliarla, si tirò su, era fradicia, ricoperta di sangue e terra. "Quando imparerà ad ascoltarmi…?" Raccolse i suoi Nata da terra e si diresse a cercare Taito.
"Vedi sto scemo … Sempre a perdersi… Mi chiedo come abbia fatto a mettermi al tappeto, se lo trovo… Ah, eccolo" Era accasciato a terra, privo di sensi, sanguinante, bagnato e coi vestiti stracciati, un po come lei.
A vederlo faceva tenerezza, se lo caricò in spalla e andò a casa sua dove avrebbe dovuto togliergli i vestiti, lavarlo e mettergli le bende nuove, era un'abitudine ormai, ma arrossiva ogni volta al pensiero.
Lui ovviamente ne era all'oscuro, non si era mai svegliato in tempo per vederla… o almeno fino a ora.
Dopo aver medicato Taito, data la tarda ora decise di lavarsi nel suo bagno.L'errore che fece fu di non chiudere a chiave la porta credendo lui dormisse. Mai l'avesse fatto.
Intanto, Taito si svegliò dolorante e quando fu abbastanza cosciente da arrivare capire che il rumore d'acqua che sentiva non fosse pioggia, e che il fatto di essere nel suo letto fosse ancora più fuori luogo, si alzò di scatto per poi cadere a terra dal dolore.
Rialzatosi in piedi con più calma, si avvicinò alla porta del bagno e spalancandola senza pensarci troppo, abituato a non avere nessuno in casa.
Un momento di silenzio, lei divenne rossa come i suoi capelli, lui, a bocca aperta, sgranò gli occhi.
Superato lo shock iniziale Juon prese a urlare istericamente e a lanciare contro al visitatore inatteso tutto ciò che le capitasse sotto mano.
«ESCI DI QUI! Subito!! PERVERTITO!»
Gli arrivarono la sua gonna in testa, un flacone di shampoo sul piede e una spugna carica d'acqua sulla maglietta, infradiciandolo nuovamente.
 Ma lui non chiuse la porta, rimase lì impalato a fissarla.
Lei, che intanto non aveva più niente da catapultargli contro, continuò a urlare.
«Perché fai il salame? Muoviti, vai fuori.»
 Taito si levò la gonna che gli faceva da cappellino e arrossì più di lei, poi balbettò:
«T-t-tu... M-mi hai... LAVATO?!»
Lei, guardando altrove cercando di fingersi indifferente, rispose:«Uhm... Sì, e quindi?»
«Q-q-quindi... Mi hai...?»
«Visto? Sì, da testa a piedi, senza contare le parti mancanti.»
"Cerca pure di fare la spiritosa" pensò Taito.
«Dai, vai fuori che voglio uscire dalla vasca... senza che tu veda altro, anzi, già che ci sei portami un asciugamano»
Lui si avvicinò facendo un sorrisetto malizioso, e appogiandosi al bordo della vasca disse, spostando col dito la schiuma:
«Com'è trasparente l'acqua…Ops, ed ecco che vedo altro»
Lei fumante di rabbia, con una considerevole dose d'imbarazzo, avvicinò il viso a quello di Taito e sorridendo melliflua fece per baciarlo, schizzandolo invece, inaspettatamente, con un getto d'acqua saponata in faccia.
« Ti sembra ancora molto trasparente?» 
« Con te è impossibile scherzare... Vado a prendere l'asciugamano.»
Replicò lui con gli occhi che gli bruciavano per lo shampoo.
Tornò con ciò che le aveva chiesto per poi rientrare in stanza e sedersi sul letto.
Sentì un tonfo.
«Tutto bene ?»
«Umpft... Sì, questo accidenti di tappeto mi ha fatta cadere.»
Uscì avvolta dall'asciugamano
«E restituiscimi la gonna!»
Urlò facendo per strappargliela di mano, ma Taito la spostò di scatto
«Nanetta. Sei troppo bassa per riuscire a prenderla»
e così canzonandola si divertiva vedendola saltare tentando di tenere l'asciugamano stretto per coprirsi con una mano e con l'altra voler afferrare la gonna troppo lontana.
«Non sei divertente! Ho freddo, e mi stai facendo arrabbiare»
«Povera piccola infreddolita»
e la abbracciò stretta lasciando cadere a terra la gonna tanto desiderata e portò una mano al suo viso per poi baciarla e morderle delicatamente il labbro inferiore. 
Sentì un forte calore pervaderla, e si lasciò cadere per venire sorretta da lui che non si staccava da lei neanche di un millimetro ma la stringeva sempre più a se…
Quando tornò alla realtà, anche se le faceva più che piacere quel bacio infinito, diede uno schiaffo a Taito che, per la sorpresa la lasciò, facendola cadere a terra.
Al quanto imbarazzato si scusò e la aiutò ad alzarsi.
Juon, anzi che arrabbiarsi come suo solito si fiondò addosso a lui facendolo finire sul letto
«Stupido…».
Non capiva perché, ma era certo che stesse piangendo, la sua valchiria piangeva per lui
«Davvero non ci arrivi da solo? Secondo te perché lo faccio? Perché ti seguo ovunque?»
Si fermò un attimo. Piangeva tanto da non riuscire più a parlare
«Sh… Tranquilla… Sono ancora qui… Non intero, ma qui, solo per te e tutto tuo».
Non riusciva ancora a fermarsi e tra le lacrime continuava a parlare.
Ci vollero ore prima che si calmasse, tra carezze e dolci sussurri che mai si sarebbe sognato con Juon in condizioni normali, era combattuto tra il chiederle spiegazioni e far finta di niente tenendo per se quel tenero ricordo della sua piccola, e abbracciato a lei sì addormentò lentamente. 
Juon si svegliò di colpo, aveva un gran mal di testa, forse per aver pianto troppo la sera prima…Pochi secondi per acquisire lucidità e… DOV'È TAITO!?
Balzò giù dal letto a velocità supersonica e dopo essersi vestita, perché si ritrovò nuda, ma poca importanza aveva in quel momento, raccolse i suoi amati nata e uscì.
Lo trovò dall’altra parte della città con Meiko e i fratelli Kagamine, non la vide arrivare allora lei si sedette su un muretto poco distante ma ben nascosto dalla loro visuale.
Sembrava conversassero normalmente ma non le piaceva che parlassero con il SUO Taito, e infatti poco dopo Meiko azzardò un bacio sulla sua guancia.
Fu allora che Juon scatenò il putiferio: saltò giù dal muretto sempre coi suoi nata e si lancio su Meiko e Taito, lanciando fendenti quasi alla cieca, colpì Rin al braccio destro, che strillò cadendo sul fratello.
«TU! STAGLI LONTANA. MI APPARTIENE.» 
Meiko urlando tra le lacrime implorava perdono ma Juon accecata dalla gelosia la spinse facendola cadere a terra e con un colpo netto le stacco una gamba.
Fiumi di sangue e urlariempirono il piazzale.
Nessuno osava avvicinarsi a separarle,guardavano quella scena orrnda senza muoversie così Meiko finì per essere brutalmente patta a pezzi.
 Juon ancora non felice inseguì Rin che scappava insieme a Len, e come per strada incontrava anche solo un essere che respirasse il battito gli fermava senza alcuna pietà.
I gemelli si allontanavano e lei si distraeva troppo doveva raggiungerli, per forza.
La sua mente non le dava tregua nella sua testa risuonava una dolce melodie dalle brutali parole, con lo sguardo psicotico e un orribile ghigno sul volto continuava a correre, sapeva che poi si sarebbero fermati. Le strade grondavano di morte e sangue al suo passaggio, ma uccidere tutti uno ad uno richiedeva troppo tempo.
Svoltò altrove verso il distributore e lo distrusse facendo fuoriuscire tutto il carburante.
Non le restava che una cosa da fare, scatenare il fuoco.
Sfregò tra loro le lame dei nata e dopo tre tentativi una dannata scintilla volò in avanti facendo esplodere quel letale miscuglio di benzina e gasolio, lo scoppio la lanciò all’Indietro, scontrò su un muro con forza e perse coscienza. 
Taito che cercava di seguirla dopo aver perso le sue traccie si fermò a contemplare i cadaveri, divertito dal sangue che aveva fatto versare senza un apparente motivo e fu allora che sentì lo scoppio. 
Juon… corse con tutte le sue forze verso quel rumore, sperando che la sua piccola non avesse fatto un danno a se stessa.
Arrivato, la vide, a terra con le fiamme che le divoravano i vestiti e cominciavano ad arrampicarsi addosso a lei dagli arti.
 La prese da terra ignorando il fuoco che avvolgeva anche lui e si allontanò il più possibile da quell’inferno.
Affascinato dalle fiamme si lasciava bruciare e per un momento si dimenticò di lei.
Quando tornò alla realtà non si sapeva se lei fosse ancora viva o se oramai quella lingua di fuoco la avevano trascinata con sè negli inferi.
Quando riuscì a spegnere le fiamme non sentiva battito, non percepiva respiro, e le lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi perché aveva perso ciò di più caro aveva nella sua misera vita.
Juon aprì gli occhi, colmi del dolore che le pervadeva il corpo, e tentando di muovere quella selva bruciata che aveva preso il posto del suo corpo, e benchè facesse dannatamente male, asciugò con quel che rimaneva della sua mano le lacrime e pianse lei per il bruciore delle sue ferite.
Lui la guardò, con tanta tristezza che mai aveva provato.
Lei sorrise
« Tale è il mio amore per te… quali le fiamme… che ho scatenato quest’oggi».
Nessuno in quella città viveva più, solo loro due erano rimasti negli ultimi istanti, e lei stava per andarsene.
« Arde il mio amore per te quali le fiamme che ho provato sulla mia pelle come tu le hai provate sulla tua, e ti do prova di esso seguendoti anche dove il mio amore ti sta portando, e ti giuro che solo tu potrai farmi del male e io mi prenderò cura di te. Mai volgerò lo guardo altrove se non al tuo bellissimo viso, e la mia mano sarà sempre tra i tuoi bellissimi capelli rossi.»
Si fermò per il pianto
«Non ti lascerò andare sola, ti seguirò all’inferno, le mie labbra toccheranno solo le tue e quando risorgeremo, saremo più forti di prima e faremo a pezzi questo mondoche ci ha ridotto a piangere l’uno sul corpo dell’altra. Smetti di sopportare questo dolore e abbandonati, perché io sarò sempre li a sorreggerti… Nanetta…»
La baciò come quella volta in cui tenerezza e allegria erano per la stanza, anche se questa volta on c’era altro che dolore e tante lacrime salate come il mare.
«Per te verserò tutto il mio sangue… e perdonami, se ora non ti dedico tante parole ma le forze non me lo permettono. Ti chiedo di muovermi tu… perché le mie gambe non sono altro che carne carbonizzata… e mai potrebbero sostenermi… andiamo… e quando torneremo, ti volgerò tutte le parole dolci che mai hai sentito venire pronuciate dalla mia voce…» 
Annuì.
Si alzò con lei tra le braccia e tornò dentro il fuoco della loro passione dove le loro carni bruciarono all’unisono e nessuno mai avrebbe potuto intromettersi.
Dopo la strage della loro pazzia, sete di sangue e inutile vendetta, il loro legame finì tra le fiamme e le loro ceneri si unirono alle altre, donando a quel luogo un aspetto orrorifico ma allo stesso tempo pieno di una pace meravigliosa. 
 
   
 
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