Prologo.
Palazzo reale di Cambridge,1560.
«E’ inaccettabile, INACCETTABILE».
La povera Regina Anna dovette resistere a quell’urlo che quasi le si staccavano le orecchie.
«Codardi! Ecco cosa sono, emeriti codardi!»
Il Re Riccardo era sempre stato un omone dalla voce tenebrosa, riusciva sempre ad intimorire i suoi sudditi. Tuttavia il suo atteggiamento non cambiava: era sempre l’uomo irritabile e cocciuto che aveva sposato e nulla poteva cambiarlo.
«Riccardo, cerca di calmarti..» Disse con un tono lieve la Regina.
«Non posso Anna, non posso!. Si sono impossessati dell’oggetto sacro, ora potrebbero rovinarci! Non posso lasciare che il mio popolo cada in rovina».
Non aveva mai visto suo marito in quello stato, avrebbe voluto fare qualcosa ma sapeva che non c’era nulla da fare. Era troppo tardi ormai: Il Re di Bristol, Re Francesco, era riuscito a conquistare l’unico oggetto in grado di regalare l’eternità, la ricchezza, il successo. Anna amava suo marito più di qualsiasi altra cosa ed era convinta che alla fine tutto si sarebbe risolto, eppure in lei emergeva sempre una strana sensazione: qualcosa le diceva che sarebbero passati dalla parte del torto e che del loro regno non ne sarebbe rimasto nulla di positivo.
Riccardo continuò a fissare il vuoto, pensieroso, quasi lo spaventava.
Anna si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani.
«Hey, andrà tutto bene, ci riusciremo, come abbiamo sempre fatto» lo fissò negli occhi: era spenti, vuoti, neri come la pece. Gli diede un sottile bacio sulle labbra, ma non era un semplice bacio, era un giuramento, una promessa di restare sempre al suo fianco, qualsiasi cosa accadesse.
«Ti amo Riccardo, e sai che ogni decisione tu prenderai io ti appoggerò nel bene o nel male…» continuò a guardarlo intensamente come solo la sua regina sapeva fare.
Re Riccardo fu travolto dalla sensazione che odiava di più: la paura. Lui aveva paura.
Aveva paura di perdere il suo regno, la fiducia del suo popolo, ma aveva una tremenda paura di perdere lei, La sua amata Anna.
Aveva sempre cercato di mettere da parte quel sentimento, perché l’amore era irrilevante per persone nobili come loro, ma questa volta non poteva. Doveva farlo, doveva scendere in guerra, doveva proteggere ciò che amava e l’avrebbe fatto in tutti i modi possibili. Istintivamente abbracciò sua moglie, un abbraccio profondo ed intenso, cautamente le sussurrò:
«Allora spero che tu non mi odierai per quello che farò». Non aveva altra scelta, doveva scendere in campo e lottare per la patria, per l’amore, per quelle piccole cose che gli erano rimaste.
La Regina lo guardò preoccupata, lui sciolse l’abbraccio e prima di dirigersi verso l’uscita di girò verso di lei:
«Mi dispiace Anna, ma devo farlo..»
Anna notò la grande inquietudine che si espandeva nell' anima del marito e quando lui uscì dalla stanza, sentì che le sue strane sensazione stavano per diventare la realtà.