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Autore: Padme Amidala    14/08/2003    7 recensioni
Un'altra battaglia, quella finale, è all'orizzonte. Come se la caveranno Harry e i suoi amici?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“CROSSROADS”

“CROSSROADS”

 

 

CAPITOLO 1: UN’ALTRA ESTATE ALLA TANA

 

I don't want to wait
For our lives to be over

I want to know right now
What will it be?
I don't want to wait
for our lives to be over
will it be yes or will it be
Sorry…

 

 

***

 

Privet Drive. Nient’altro che una rispettabile strada suburbana di una piccola cittadina del Surrey.

Lì tutto è così familiare, con le sue case dipinte di bianco e l’erba dei giardini appena tagliata; tutto ispira tranquillità e normalità.

Nessuno andrebbe mai a pensare che proprio lì, a Privet Drive, potesse esserci qualcosa, o meglio, qualcuno che decisamente stonava con l’ambiente pacifico circostante.

Era proprio lì, con la schiena appoggiata alla facciata del numero 4; un ragazzo alto, dal fisico asciutto, con i capelli neri tutti scompigliati e un paio di scintillanti occhi verdi che fissavano le stelle sopra la sua testa. A guardarlo così, nessuno avrebbe pensato che quel ragazzo avesse qualcosa di strano. Eppure, Harry Potter era un mago. Un mago vero, non di quelli che si vedono alla televisione, che cacciano dei coniglietti bianchi da un cilindro. Era un mago con la sua bacchetta magica, che poteva cavalcare un manico di scopa, che poteva diventare invisibile. Un mago quasi coi fiocchi, visto che Harry doveva ancora completare gli studi; a settembre, infatti, Harry avrebbe cominciato il suo settimo e ultimo anno a  Hogwarts, la migliore scuola di magia e stregoneria di tutta la Gran Bretagna.

Al pensiero della sua scuola, Harry si lasciò scappare un sospiro. A differenza di tanti altri suoi coetanei, Harry voleva davvero tornare a scuola. Probabilmente una delle cose che detestava di più al mondo erano le vacanza estive, dato che era costretta a trascorrerle a casa dei suoi odiosi zii.

Per fortuna, qualche giorno prima, Harry aveva ricevuto una lettera del suo amico Ron che lo invitava a stare a casa sua e adesso stava aspettando che lo andassero a prendere. Nella lettera Ron aveva scritto che sarebbero arrivati verso sera, e così, subito dopo cena, Harry era sgattaiolato in giardino, per risparmiarsi gli ultimi penosi minuti in compagnia di zio Vernon, zia Petunia e Dudley.

“A che ora dovevano arrivare, ragazzo?”

Harry staccò gli occhi dal cielo stellato sopra di lui e si voltò verso la porta d’ingresso. Suo zio Vernon stava in piedi sulla soglia e lo fissava con l’espressione di disgusto che gli riservava sempre.

“Allora?” grugnì zio Vernon.

“Hanno detto verso sera” rispose Harry.

“Beh, sono le nove passate” sbottò zio Vernon.

“Allora saranno qui da un momento all’altro” disse Harry con un sorrisetto “Questa è sera. Chiamiamo così la parte della giornata quando tutto diventa buio, proprio come adesso”

Zio Vernon lo fulminò con lo sguardo.

“Non scherzare con me, ragazzo!” sibilò “E comunque, spero caldamente che stavolta si inventino un modo civile per venire a prenderti, non so se mi spiego”

Trattenendo a stento una risatina, Harry pensò che suo zio si era spiegato benissimo.

Certo non aveva ancora dimenticato l’episodio di tre anni prima, quando i Weasley erano sbucati dal camino e avevano messo a soqquadro il suo perfetto soggiorno.

“Chissà…” fece Harry con aria pensosa “Magari arriveranno a cavallo di manici di scopa… abbastanza civile per voi?”

Zio Vernon sbuffò e rientrò in casa sbattendo la porta, ma Harry notò con piacere l’espressione di panico che gli si era disegnata sul viso alle parole manici di scopa. Era sempre un piacere poter infastidire i Dursley…

Harry si accomodò sugli scalini davanti la porta aguzzando l’udito, certo che l’arrivo dei Weasley sarebbe stato annunciato da uno strillo di zia petunia e dai passi pesanti di Dudley che cercava di nascondersi.

I minuti passavano…

Nove e un quarto…

Harry si alzò e accostò la porta per sentire se c’erano rumori sospetti…

Nove e venti…

Harry prese a fare avanti e indietro per il giardino dei Dursley…

Nove e mezza…

Harry si afflosciò di nuovo sugli scalini. Perché ci stavano mettendo tanto?

La porta dietro di lui si aprì di nuovo e Dudley cacciò fuori la testa.

“Uh, sei ancora qui” disse con un orribile ghigno “Non pensi che si siano dimenticati?”

“Non, io no” rispose Harry senza girarsi “E tu?”

“Può darsi” fece Dudley.

“Oh, caspita, Dudders!” esclamò Harry “Hai davvero pensato? Questa sì che è una notizia!”

“Fai meno lo spiritoso” disse Dudley “Altrimenti sai cosa potrei…”

Dudley si bloccò all’improvviso e Harry capì il perché. In lontananza si sentiva lo strombazzare di un’auto che si avvicinava e che a giudicare dal rumore di ferraglia non doveva essere in buone condizioni. Qualche secondo dopo, una luce di fari illuminò la via di Privet Drive e una macchina color verde fosforescente si fermò sbandando davanti al numero 4.

Harry sbatté gli occhi. Chi diavolo poteva andare in giro con un macchina di quel colore assurdo?

Dudley evidentemente pensò la stessa cosa, perché indicò la carrozzeria brillante e scoppiò a ridere.

“Oh, grazie al cielo siamo arrivati! George questa è l’ultima volta che mi fido ti te, non che mi sia mai fidata, naturalmente!”

“Andiamo, Hermione! Non puoi dirmi che non ci siamo divertiti!”

“Divertiti, ah! E’ un miracolo se siamo ancora tutti interi!”

Harry balzò in piedi. Non aveva visto le persone che erano scese dall’automobile, ma di certo ne aveva riconosciuto le voci…

“Hermione? George? Siete… siete voi?”

Hermione e George si avvicinarono a Harry, seguiti da altre due persone, Ron e Fred.

“Ehi, Harry! Come va?” lo salutò Hermione, dandogli un bacio su una guancia.

“Tutto bene, amico?” gli chiese Ron, dandogli una pacca su una spalla.

“E’ fantastico vedervi, ragazzi” disse Harry con un sorriso “Stavo cominciando a perdere la speranza…”

“Sì, beh, è tutta colpa di Hermione se siamo in ritardo” disse George “George, rallenta! George, attento a quella macchina! Lascia che ti sorpassi!”

Ron e Fred ridacchiarono, mentre Hermione lanciava un’occhiata di fuoco al ragazzo.

Harry gettò un altro sguardo all’automobile dal colore accecante.

“Ma quella, ehm… macchina… è vostra?”chiese.

“E’ mia!” rispose George, tutto orgoglioso.

“E che cosa te ne fai di un’automobile babbana?”

“Vedi, Harry, è una lunga storia” cominciò Ron “Tutto è cominciato qualche mese fa, quando…”

“Te la raccontiamo più tardi, Harry!” interruppe George.

“Ehi, quello è tuo cugino?” chiese Fred, indicando un punto dietro la testa di Harry, che si voltò di scatto: aveva completamente dimenticato che Dudley era ancora lì.

“Sì, lui è Dudley” disse con un ghigno.

Ron, Fred e George ridacchiarono, mentre Hermione, facendo qualche passo avanti disse, in tono rassicurante “Ciao, Dudley” e gli tese la mano.

Dudley indietreggiò, le lanciò un’occhiata di puro terrore e corse di nuovo dentro casa, sbattendo la porta, così che uno dei pannelli di vetro andò in mille pezzi, con un fracasso spettacolare.

“Ma che cosa…” fece Hermione “Che ho detto?”

“Lascia perdere” disse Harry “Ehm… vado a prendere il mio baule di sopra, volete entrare?”

“Si!” esclamarono Ron, Fred e George, ma Hermione scosse la testa e disse “Non penso che sia una buona idea”

Harry riflettè per un attimo, poi disse “Si, hai ragione. Faccio in un attimo”

“Ti aspettiamo qui, allora” disse Hermione.

“Ma perché???” ululò Ron “Io volevo salutare i tuoi zii!”

“Sì, anche noi!” fecero eco Fred e George.

“Sarà per un’altra volta!” rispose Harry ridendo e correndo dentro casa, dove si precipitò in camera, estrasse la bacchetta magica dalla tasca dei jeans ed esclamò “Locomotor!”, puntandola dritta verso il baule che si sollevò di alcuni centimetri da terra e prese a fluttuare silenziosamente per il corridoio e poi giù per le scale.

Arrivato alla porta d’ingresso, Harry vide i suoi zii che si affaccendavano attorno al vetro rotto e così, pensando di fare loro un ultimo favore prima di partire, estrasse di nuovo la bacchetta e disse “Se volete posso sistemarlo in un attimo”.

Ma se sperava di ricevere un coro di ringraziamenti, si sbagliava. Zio Vernon e zia Petunia lo guardarono terrorizzati, dopodiché dissero contemporaneamente “Sono arrivati i tuoi simili e adesso vai VIA!”

Harry scrollò le spalle e fece per uscire dalla porta “Ok, io lo dicevo per voi. Ci vediamo”

“Che razza di persone!” commentò Hermione, mentre Fred aiutava Harry a caricare il baule nel cofano dell’auto.

“Già” fece George, salendo al posto del conducente “Allora ci siamo tutti? Possiamo andare?”

Fred prese posto davanti, accanto al fratello gemello, mentre Harry seguì Ron e Hermione sul sedile posteriore.

Harry seppe immediatamente quello che intendeva Hermione prima. Sarebbe stato un miracolo se fossero arrivati incolumi fino alla Tana.

In effetti, George era tutto tranne che un pilota provetto, dato che continuava a centrare in pieno tutte le cassette della posta, tutti bidoni della spazzatura, tutti i marciapiedi. Per fortuna, la macchina non sembrava riportare grandi danni, o almeno, tutti i graffi e le ammaccature che si procurava strada facendo, dopo qualche minuto sparivano magicamente.

Cercando di ignorare il senso di nausea che aumentava ad ogni sbandamento dell’automobile, Harry chiese “Allora, che stavate dicendo prima? Come mai ti sei comprato questa macchina?”

“Oh” fece Ron “Questo è l’ultimo atto di pazzia di George per sedurre Nancy!”

“E chi è Nancy?” chiese Harry con avidità.

“Una babbana” rispose prontamente Fred, mentre George arrossiva in zona orecchie.

“Una ragazza babbana, eh?” disse Harry sorridendo “Farai la felicità di tuo padre!”

Ron, Hermione e Fred ridacchiarono.

“Comunque” continuò Harry “Ehm, da quanto tempo hai preso la patente?”

“Da ieri!” rispose George, evitando eroicamente di investire un gatto indifeso che attraversava la strada, ma così facendo andò a sbattere contro un lampione. La risultante ammaccatura sembrava di una certa importanza, ma nessuno sembrò preoccuparsene, così Harry, stringendo ancora di più la cintura, disse “Capisco…quindi questo sarebbe… un viaggio inaugurale?”

“Già” fece George “Ti dirò, la mamma non voleva che ti venissimo a prendere in macchina. Era un po’ preoccupata, ha detto che era meglio usare la Polvere Volante… chissà perché?”

“Oh, chissà perché?” borbottò Hermione, mentre George prese una curva veloce come se fosse un rettilineo.

“Ehi, ehm, Hermione?” bisbigliò Harry “Pensi che riusciremo ad arrivare interi alla Tana?”

“Spero di sì, Harry” rispose lei “Me lo auguro”

 

 

 

E questo è il primo capitoletto della mia fanfiction! Mi raccomando, ditemi cosa ne pensate, ok?

Ciao ciao

        Padmé

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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