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Autore: ChrisAndreini    10/05/2015    2 recensioni
Uno speciale per la festa della mamma sulle cinque madri dei Big Four. Piccole flashfic per descrivere ognuna di loro in modo introspettivo.
Elinor: Programmare una vita
Valka: Scappare dai problemi
Primrose: Ritrovare un raggio di sole
La mamma di Jack: Perdere un figlio
Madre Gothel: Rubare un fiore
Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Speciali! '
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The Big Mums

 

 

Programmare una vita

Non era mai stato semplice essere una madre, sopratutto con una figlia che mai sembrava ascoltarla, ma Elinor non aveva mai smesso di provarci e ogni giorno da quando Merida era entrata nella sua vita, era stato passato ad avere cura di lei.

A prepararla, a istruirla, a darle quello che lei non aveva mai avuto.

Perché essere una regina era difficile, ma mai era difficile quanto essere madre.

Aveva passato tutta la sua gravidanza nel terrore di non essere all’altezza, aveva programmato mentalmente tutta la vita del/la futuro/a figlio/a e quando Merida era nata fin da subito aveva iniziato a spingerla nella direzione che per lei si sarebbe rivelata migliore.

Non poteva certo prevedere che la figlia fosse tutto il contrario di quello che aveva immaginato.

Non era debole, fragile e insicura come lei, ma forte, ribelle e piena di grinta, esattamente come il padre.

E il programma che aveva in mente per lei subito fu scomodo per la bambina, ma questo Elinor non poteva saperlo, perché non leggeva nel pensiero e la figlia non condivideva i suoi fastidi con la madre, almeno non nel modo che lei avrebbe voluto.

La comunicazione era sempre mancata, e Merida non poteva capire la preoccupazione che seguiva ogni sua uscita nella foresta.

Elinor aveva vissuto nella guerra: guerra tra clan, guerra con gli invasori, e aveva anche perso la madre per questo.

Aveva il terrore del mondo esterno, e i suo compito era quello di proteggere la figlia da ciò.

Non voleva altre guerra, non voleva altra morte, e non voleva che la figlia passasse quello che lei aveva dovuto vivere sulle proprie mani.

Ma quando Merida l’aveva trasformata in orso… 

Il cambiamento mentale fu più evidente di quello fisico.

Elinor ricominciò a uscire, a vivere, e smise di avere paura.

Merida era sempre stata più forte di lei. Ed Elinor lo capì appieno solo quel giorno.

Non doveva rinchiudere la figlia in un mondo programmato. Doveva lasciarla libera di seguire il vento, e di allontanarsi dal sentiero.

Essere madri non significava proteggere la prole da ogni male, ma offrire ad essa la mano per rialzarsi dopo una caduta.

Doveva spingere la figlia verso la direzione giusta senza forzarla.

E lo capì appieno il giorno in cui vide per la prima volta la meravigliosa forza e l’intrepido coraggio della ragazza che aveva provato a trattenere

 

Scappare dai problemi

Non credeva che quel frugoletto ce l’avrebbe fatta. Era nato in anticipo ed era così fragile e piccolo, in quel mondo di guerra, cenere e sangue.

Suo marito però l’aveva sempre guardato in modo diverso, un modo che lei non era mai riuscita a condividere, almeno fino ad quando non l’aveva visto davanti a lei, venti anni dopo, grande e forte.

Era stato così difficile per lei lasciarlo, ma non aveva avuto il coraggio di tornare lì, di vedere se era riuscito a cavarsela in quel mondo insidioso e pieno di tremendi pericoli, con i vichinghi e i draghi che combattevano quell’insulsa guerra.

Aveva provato a convincere il suo popolo della bontà dei draghi, ma nessuno l’aveva mai ascoltata. Eppure, venti anni dopo, grazie a lui, quegli stessi vichinghi avevano aperto gli occhi, e convivevano in pace e armonia.

Per tutti quegli anni Valka aveva cercato di convincersi a tornare, anche da lontano, per vedere se il figlio era ancora vivo, ma la paura di essere scoperta, di avere consapevolezze che mai avrebbe voluto conoscere, di essere nuovamente risucchiata in quel mondo che era riuscita a lasciare solo grazie all’aiuto di Saltanuvole, l’avevano bloccata.

Non era stata una brava madre. Non era stata presente per il figlio che però era comunque riuscito a prendere la strada giusta.

Si potrebbe dire che la sua tolleranza verso i draghi sia stata tramandata per sangue, ma non è assolutamente così.

Hiccup si è fatto da solo, e Valka non potrebbe essere più orgogliosa di lui.

Ed ora, a distanza di vent’anni, vent’anni di abbandono, vent’anni di incertezze, vent’anni di paura, dovrà prendere in mano la responsabilità di continuare a guidarlo verso il cammino che ha deciso di intraprendere.

Non sa se è pronta, ma se Hiccup l’ha perdonata per il terribile nome che gli ha messo e per l’assenza che ha tenuto nel cuore per così tanto tempo, deve almeno provarci, e fare bene il lavoro che Stoik ha portato avanti per tutta la vita del figlio, tra alti e bassi.

Ma una sola cosa è certa: cercherà con tutto l’amore possibile di fare la madre, perché lei è questo, e deve essere questo.

E’ stata la madre solo dei draghi troppo a lungo, è ora di diventare la madre di un capo dall’animo di drago.

 

Ritrovare un raggio di sole

Diciotto anni, diciotto lunghi anni passati a sperare con tutto il suo cuore di poter riavere la sua bambina.

E quando finalmente l’aveva vista non poteva fare a meno di pensare a tutte le volte che aveva immaginato quel momento e riflettere tra se che niente poteva essere comparato alla gioia di averla finalmente accanto, di stringerla tra le braccia e sentire il calore della sua pelle.

Non la vedeva da diciotto anni eppure era esattamente la ragazza che Primrose credeva sarebbe diventata, e non poteva fare a meno di amare la sua curiosità, i suoi mille interessi e il suo caldo sorriso, che ogni volta che incrociava il suo sguardo appariva leggermente imbarazzato sul suo volto.

Le era stata portata via e non era riuscita a fermare la terribile donna che l’aveva rapita, benché avesse fatto setacciare ogni angolo della foresta.

Ma ora che l’aveva finalmente ritrovata sarebbe stata la madre migliore del mondo, e non vedeva l’ora di poter mostrare alla figlia ogni angolo del regno e dei regni vicini. Voleva lasciarla libera di vivere nel mondo e scoprire le meraviglie in esso racchiuse.

E ogni volta che la figlia sarebbe tornata a casa l’avrebbe accolta e festeggiata, con migliaia di lanterne nel cielo e una casa dove trovare il più grande amore possibile.

La principessa perduta era finalmente tornata a casa.

 

Perdere un figlio

Troppo giovane, troppo libero e troppo felice.

Se n’era andato troppo presto, e il dolore di quella perdita pesava sulla madre di Jack come se fosse stata lei a spingerlo dentro quel lago. Cose se fosse stata lei a rendere sottile la lastra di ghiaccio con le sue preoccupazioni e i suoi avvertimenti.

“State attenti” erano state le sue ultime parole rivolte verso di lui

“Si, fidati” aveva risposto lui, con la sua solita felice calma e il divertimento negli occhi, dei giovani che si credevano immortali.

Ed Emma era tornata piangendo, senza essere accompagnata da Jack.

Perdere un figlio è una cosa inspiegabile.

Un dolore sordo l’aveva colpita, e non era riuscita a comprenderlo subito.

Non era riuscita a piangere all’inizio, troppo impietrita dall’orrore che l’aveva colpita sentendo la notizia.

Poi la rabbia verso di lui, verso Emma che l’aveva spinto lì, verso se stessa che non l’aveva fermato.

Un senso di colpa per non averlo protetto dal mondo insidioso e dall’inverno gelido.

E infine il dolore, un dolore che ancora non se ne andava, e che le straziò il suo cuore per tutta la vita

Ma a quel dolore, con gli anni, si aggiunse la gioia di ricordare i momenti belli, il sollievo di avere una figlia meravigliosa di cui lui sarebbe stato incredibilmente orgoglioso, e l’amore per i nipoti che se non fosse stato per Jack non avrebbe mai avuto.

E la neve e il ghiaccio che le facevano tanta paura divennero pian piano più tollerabili, così come il laghetto che visitava ogni anno.

Jack sarebbe stato per sempre lì sepolto nel ghiaccio, l’elemento che aveva sempre amato e lo stesso che gli aveva tolto la vita.

 

Rubare un fiore

Non voleva diventare madre, non l’aveva mai voluto.

Lei voleva solo i capelli di quella ragazza, ma non aveva avuto altra scelta che prendere tutto il pacchetto, se voleva restare giovane.

E con il tempo era sempre stato più difficile fare la madre, soprattutto se la figlia era Rapunzel

Una figlia curiosa, attiva, sempre piena di impegni, attività, interessi vari.

E lentamente, anche se non lo ammise mai a se stessa, iniziò ad affezionarsi moltissimo a quella che era diventata a tutti gli effetti sua figlia.

Almeno finché non era scappata, e Madre Gothel non si accorse che tutto quello che aveva fatto per tenere al sicuro la sua giovinezza e la sua bambina stava per essere mandato in fumo.

Doveva proteggersi. Doveva proteggerla. Voleva proteggerla.

E sapeva che se Rapunzel avesse scoperto tutto ciò che lei aveva fatto, non sarebbe più tornata tra le sua braccia.

Il suo fiorellino sarebbe andato via per sempre, e lei sarebbe rimasta sola, come era sempre stata prima che il suo raggio di sole venisse nel suo mondo. Un mondo perfetto che Madre Gothel aveva creato apposta per lei.

Senza i pericoli dell’esterno: senza ladri, senza piante velenose, senza antropofagia, senza peste, senza ratti, senza facce spaventose.

Ma la figlia le si è ribellata contro, e Gothel aveva così bisogno di averla ancora con se che preferì guadagnarsi il suo odio pur di tenerla rinchiusa nella torre che aveva costruito solo per lei

Purtroppo non riuscì a capire che Rapunzel l’avrebbe amata e perdonata, se lei avesse fatto lo stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

So che molti di voi (quelli che già mi seguono da un po’) possono star pensando: Ma Chris è impazzita?! Non si fa sentire per due mesi e ora torna con due storie in due giorni?!

Ebbene si, l’ho scritta adesso, non l’ho fatta correggere quindi potrebbe essere uno schifo, anche perché non sono abituata con questo genere e quindi può essere uscito davvero uno schifo.

Ma, ma, spero comunque che vi piaccia, perché ci ho messo il cuore.

Mi farebbe molto piacere se lasciaste una recensioncina piccina piccina giusto per farmi sapere se mi esce bene anche questo genere o se devo dedicarmi a coltivare patate in orto.

Un bacione e alla prossima (spero non tra altri due mesi) :-*

 

 

   
 
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