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Autore: lady hawke    01/01/2009    6 recensioni
Prima storia dell'anno, tutta, o quasi, dedicata alla Next-gen. Dopo James, fiero Grifondoro, e Albus, outsider finito a Serpeverde, sarà il turno di Lily Potter fare il suo trionfale ingresso nella magica Hogwarts, decisa a farsi nuove amicizie. Ma una sarà di certo assai particolare...
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Dedicata a Ranessa, per i suoi vent'anni. A tutte coloro che credono che tra i Queen e Harry Potter ci sia una connessione mistica, e quindi alle amiche di chiacchiere assurde.


I really love you
Oh you're my best friend
[…]
Oooh you make me live
Whenever this world is cruel to me
I got you to help me forgive
Oooh you make me live now honey
Oooh you make me live

You’re my best friend – Queen


Lily Luna Potter era giunta ad Hogwarts con lo stesso spirito con cui si sarebbe allegramente recata al Luna Park. In breve, aveva toccato il cielo con un dito, quando aveva ricevuto la lettera, a sua volta. Aveva cercato di non commuoversi, sulla banchina, perché ci sarebbero stati James, Grifondoro al terzo anno, e Albus, Serpeverde del secondo, a farle compagnia. Non che l’avessero poi coccolata molto, sull’Espresso, visto che se l’erano filata tutti coi loro propri amici dopo averla presentata frettolosamente. Dei gentlemen, veramente. Fortuna che c’erano Rose e Hugo, a farle da supporter. Con vero spirito da sorella maggiore beneducata, Rose presentò il fratello e la cugina alle sue amiche, ospitandoli nel suo scompartimento. In fondo la Corvonero aveva ereditato un discreto spirito organizzativo da parte di sua madre. Fu un viaggio piacevole e per niente spossante: per la gioia di Lily, un po’ meno di Hugo, le due matricole vennero messe a conoscenza di tutti i pettegolezzi riguardanti Hogwarts, la sua storia e varie ed eventuali. Alla fine del viaggio Lily e Hugo ne sapevano molto di più di tanti ragazzi del settimo anno, e perfino di un paio di insegnanti.
Abbandonarono i loro amici e le nuove conoscenze per il tradizionale attraversamento del Lago, Hagrid li accolse con calore.
- Eccovi finalmente, gli ultimi due! Ci pensavo l’altro giorno a voi altri, e mi dicevo che non vedevo l’ora di vedervi. Tutto bene il viaggio?
- Sì, uno spasso, non vediamo l’ora di essere Smistati.
- Ce l’ho detto a tuo padre, Hugo, che non vedevate l’ora. Spera di vedervi a Grifondoro, come lui. Dopo Rose…
- Sì, me lo ricordo, zia Hermione ce l’aveva a morte per la sua reazione. – ricordò Lily divertita, mentre Hugo si faceva leggermente cinereo. Suo padre nutriva grossissime speranze su di lui, e non voleva affatto deluderlo. Lily era serena; era sopravvissuto Al, lei se la sarebbe cavata alla grande.
Nonostante queste sue convinzioni, entrambi i fratelli e la cugina la videro tremare, mentre si andava a sedere sul piccolo sgabello, di fronte a tutti. Fu ben felice quando il Cappello Parlante decise di mandarla a Grifondoro, e andò a sedersi accanto al fratello, che faceva oscene smorfie ad Al, trotterellando. Hugo la seguì poco dopo, andando ad ingrossare anche lui le file della casa di Godric.
- Due splendide reclute, mi compiaccio davvero. – si congratulò Sir Nicholas, entusiasta. Entrambi i piccoli di casa Potter e di casa Weasley scrissero a casa la sera stessa, per tranquillizzare genitori e parenti vari.
- Ha! Due Grifondoro, nessun Serpeverde! – esultò James. – Continuate così voi due, farete molta strada. – si congedò poi, salendo nel suo dormitorio.
Inizio quindi per entrambi la vita dello studente di magia Standard, fatta di lezioni, compiti, merende gustose e nuove amicizie.
Lily Potter adorava vagare da sola per i lunghi e polverosi corridoi di Hogwarts che tanto aveva sognato; conversava con i quadri, lucidava con la manica della divisa alcune armature ammaccate. Divenne presto la beniamina del mobilio di Hogwarts.
La Signora Grassa l’adorava, e parlava sempre bene di lei quando le sue amiche l’andavano a trovare. L’unico quadro che un po’ la intimoriva e con cui non era riuscita ad avere alcun tipo di rapporto era il ritratto del defunto preside Severus Piton, stazionato nell’Aula di Pozioni, nei sotterranei. Le informazioni che aveva ricevuto non erano affatto incoraggianti. James l’aveva definito come un borioso pallone gonfiato pronto a sparare a zero su tutti con commenti salaci e crudeli; anche se era una soddisfazione vederlo brontolare contro a quel “menomato mentale di Phyllis”, come diceva suo fratello. Al aveva acconsentito ad autodefinirsi il suo preferito, poiché era Serpeverde, portava il suo stesso nome e pareva che Piton in vita amasse gli occhi verdi. Lo maltrattava un po’ meno degli altri, ecco, pur rimanendo un tizio inquietante e scontrosissimo. Lily aveva provato a comunicare con lui, durante le sue lezioni di Pozioni, ma non ne aveva voluto sapere, limitandosi a borbottare come una pentola di fagioli; aveva perfino provato a placcarlo dopo le lezioni, ma l’ex preside si rintanava su in presidenza, lontano da tutti. La ragazzina si rassegnò presto ad elaborare una nuova strategia. Dopo qualche giorno di osservazione, Lily aveva scoperto che Piton non lasciava mai il sotterraneo nella pausa pranzo, probabilmente per evitare di doversi intrattenere con altri quadri: era così antipatico che nessuno lo andava mai a trovare e lui non si degnava di dar retta a nessuno, gli aveva confessato la Signora Grassa.
Perciò, un lunedì, Lily Potter mangiò in fagottone con la scusa di compiti arretrati da recuperare, e lasciò la Sala Grande alla velocità della luce: Severus Piton non gliel’avrebbe fatta.
Raggiunse velocemente i sotterranei e, dopo un respiro profondo, si affacciò osservando guardinga l’Aula deserta: la via era libera.
- Ehi, Ex Preside, sei lì?
Nessuna risposta. Non che si fosse aspettata che la sua presenza rendesse il quadro improvvisamente loquace però… ci aveva sperato, un pochino.
- Preside Severus Piton? – cantilenò con quella sua vocetta ancora un po’ infantile, avvicinandosi. Posò la sua borsa su un banco a caso, prima di avanzare ancora. Ora che ci pensava l’aula aveva un che di inquietante, quando era deserta; così spoglia e poco luminosa. Quando si trovò di fronte al ritratto lo vide sconsolantemente vuoto. Lily sbuffò, delusa. Ma ormai era lì, non si sarebbe arresa così facilmente. Appoggiò le mani alla cornice polverosa, su sporse verso la tela, sentendosi un po’ imbecille, per la verità, e gonfiò i polmoni.
- Ti sto chiamando! – urlò senza vergogna.
- Che vuoi, ragazzina? – strillò Piton a sua volta parandosi davanti alla giovane Potter con una ferocia tale che lei arretrò i corsa, spaventata a morte.
- Ciao. – pigolò, facendosi piccola piccola.
- E’ per questo che mi hai chiamato, piccola Grifondoro insolente?
- Io non sono insolente e nemmeno… - Lily si bloccò un attimo. – Sì, sono Grifondoro, e allora?
- Tipico di quelli come te, l’insolenza, intendo. – borbottò il mago, appoggiando il gomito alla cornice.
- In realtà no, Ex preside. – lo contraddisse Lily, gentilmente. – Io volevo solo fare due chiacchiere.
- E tra due migliaia di studenti, un corpo docente e un’infinità di quadri e quadretti tu devi venire ad importunare me? – sbottò il mago defunto, estremamente irritato.
- Be’, io avevo voglia di parlare con te. – disse lei, sorridendo e andandosi a sedere su un banco di fronte al ritratto.
Quest’ultima battuta aveva vagamente impensierito Severus Piton. Più che vagamente tantissimo. Che Merlino voleva quella mocciosa figlia di Harry Potter? Perché tutti i Potter di questo universo avevano deciso di tormentarlo?
Rispose con un grugnito, sperando che questo scoraggiasse la bamboccia.
- Sembri una pentola di fagioli. – rise lei.
E tu sembri la prossima vittima di un efferato omicidio, pensò Piton, senza osare dirlo ad alta voce.
- Perché sei così antipatico?
- Perché non stai zitta?
- Perché…
- Falla finita, piaga. Tornatene di sopra tra quelli come te. – supplicò Piton rabbioso, massaggiandosi le tempie. Pure l’emicrania, ci mancava proprio quella.
- Il mio papà mi ha detto che sei molto coraggioso. – disse lei sottovoce dopo un po’, dondolando le gambe penzoloni. – Sei un eroe di guerra, è vero?
Oh buon Merlino, ci mancavano solo i racconti di guerra del figlio di James versione padre, roba da farlo rabbrividire.
- Sì. – grugnì.
- Perché sei morto? – chiese, sbattendo i suoi occhini castani.
Ma che razza di domanda era, eh?
- Facevo il doppiogiochista, mestiere pericoloso. – bofonchiò.
- Stile James Bond? Roba alla “il pericolo è il mio mestiere”?
- Non so di che diavolo stai parlando.
- Oh, niente, cose da Babbani; sei mezzo Babbano anche tu, vero? Be’, io lo sono solo per un quarto, ma nonno Arthur dice che si può sempre migliorare.
Fantastico, si era quasi dimenticato che quella bambina fosse imparentata pure coi Weasley. Con il corredo genetico che aveva forse non era nemmeno tutta colpa sua.
- Tuo nonno dice un sacco di cose strambe.
- Lo conosci? – gli occhi di Lily si illuminarono. – Conoscevi anche nonno James, forse? Perché nemmeno papà Harry l’ha conosciuto, nel senso… non se lo ricorda.
Giusto James Potter doveva nominare; come se non ne avesse già subite abbastanza.
- Sono le due, ragazzina, devi correre a lezione. Levati dai piedi.
- Oh, vero, è tardi! – disse la piccola Grifondoro, guardando l’orologio. Saltò giù dal banco, prese la sua borsa al volo e fece per uscire.
- Ciao, alla prossima! – salutò.
Prossima? Sarebbe scesa di nuovo a parlare con lui? Dove aveva sbagliato? Aveva fatto di tutto per evitare di trattarla anche solo vagamente bene; pure per sbaglio. Ma neanche da morto aveva diritto ad un po’ di pace?
Evidentemente qualcuno aveva deciso che Severus Piton non era destinato a starsene in pace, proprio no. Maledetto qualcuno.
- Ex preside, ci sei?
Salazar, fulminami, ti prego, pensò Severus, sentendo di nuovo quella odiosa, terrificante cristallina voce di bambina. Bambina che aveva preso il vizio di andarlo a trovare almeno due volte la settimana.
Le mancate risposte erano completamente inutili, tanto la piaga si metteva a chiacchierare con lui comunque. Non era una bambina, era la Logorrea fatta persona.
- Tu lo sai che mi chiamo Lily, vero? – domandò un giorno la bambina, seduta con le gambe incrociate e il pugno della mano destra a sostenerle il mento.
- Non sono un idiota.
- Era il nome della mia nonna, che è morta giovane, mio papà era bambino… - spiegò. – Mi piace avere il suo nome, come James ha quello di nonno. Invece Al, guarda un po’, ha anche il tuo. – aggiunse con una risatina. Severus la fissò malevolo e non commentò.
- Dicono sempre che Al e papà hanno i suoi stessi occhi, è vero? Tu la conoscevi, no?
Perché non prendeva a pugnalate la tela e la piantava? Sarebbe stato meglio.
- Sì, te l’avrà detto tuo padre, visto che sembra che ti racconti un sacco di cose, no? Chiedi a lui.
- Papà non è qui, e non mi racconta certo tutto. Sono cose che hanno raccontato a lui, e molte non le sa. Anzi, forse gli farebbe piacere saperne di più. Tiene sempre una foto dei nonni sul comodino, sai?
Oh, non ne dubitava davvero che quel sentimentale di Potter tenesse le foto dei genitori sempre accanto a sé; c’era da capirlo, in fondo. Merlino, comprendeva Potter! Quella bambina l’avrebbe distrutto col suo cicaleggio. Dopotutto perfino lui si era ridotto a rubare ad un morto la foto della sua Lily.
- Era simpatica la mia nonna?
- Dovrebbe essere una specie di intervista? Chi sei, Rita Skeeter? – l’aggredì lui.
- No, a casa la troviamo tutti una strega piuttosto disgustosa e una giornalista incompetente. – borbottò la ragazzina, offesa. – Solo, visto che eravate amici… volevo che tu mi dicessi com’era.
E, a quel punto, Piton decise che in fondo preferiva la petulanza di Albus Silente, rispetto a quella marmocchia; così se ne andò. Parlarne ancora sarebbe stato crudele, niente altro.
Lily ci rimase male, ma non era affatto pronta a lasciar perdere. L’antipatico defunto ex preside le avrebbe rivolto la parola e l’avrebbe fatto a costo di accamparsi in presidenza lei stessa.
- Senti… - gli chiese la ragazzina la settimana dopo, placcandolo dopo una serie di appostamenti vani. – Io ho una teoria sul tuo caratteraccio.
- Ah sì, sentiamo la Sotutto, allora.
- Io ti piaccio, vero? – disse lei con aria sorniona. – E’ per questo che ti fingi timido, non è così?
- Tu non mi piaci affatto. – sibilò Severus con cattiveria. Ameno ora se ne sarebbe andata piagnucolando. Pure le avances di un’undicenne, ci mancava questa all’inferno della sua vita. La cosa peggiore è che tutto il castello l’avrebbe saputo. Erano settimane che Albus insisteva nel volerlo vedere in amichevoli rapporti con la piccola Potter. Maledetto vecchiaccio.
- E perché no? Mi chiamo come la tua amica di infanzia, le somiglio un po’, sono simpatica… - E sei completamente priva di amici, se vieni a stressarmi, no?
- No, ce li ho. È che mi piace passare quaggiù nella pausa pranzo, mangio alla svelta e corro qua. Li rivedo a lezione e nel pomeriggio, gli amici.
La terzogenita dei Potter si ingozzava a pranzo per venire a parlare con lui? Ma che le avevano insegnato quei pazzi dei suoi genitori?
- Comunque la nonna mi sembra che fosse simpatica. Nelle foto col nonno ride sempre…
Severus Piton appoggiò le mani sulla cornice: possibile che l’argomento Lily Evans dovesse sempre essere accorpato a quel deficiente del marito?
- Papà dice che si sono sposati molto giovani, forse nonna e nonno erano il primo amore l’uno dell’altra. Deve essere stata una cosa romantica. – disse la ragazzina, sospirando. – Tu eri suo amico, dovresti saperlo…
- Non ero più suo amico quand’è successo. – si lasciò scappare Severus a bassa voce. Sperò che la piccola non lo sentisse, ma la progenie Potter veniva su maledettamente sana.
- Forse non eravate più amici perché eri così antipatico e scorbutico.
Calunnie pure da morto no! No, no e no, non l’avrebbe tollerato!
- Forse dovresti piantarla di parlare a vanvera come tuo padre ed ascoltare la verità, una volta tanto.
- Ti ascolto. – cinguettò Lily, mettendosi a sedere.
- Tanto per cominciare io ho conosciuto tua nonna prima di Hogwarts, e le ho dovuto spiegare tutto su cosa significasse essere un mago o un semplice babbano come sua sorella…
- Hai conosciuto Petunia? – rabbrividì la bambina – E’ una vecchiaccia antipatica.
- Lo so, tua nonna era completamente diversa. – disse Piton abbandonandosi un attimo alla malinconia. Fu difficile riprendere le fila del discorso, e proseguire con la storia, anche perchè raccontare dei propri nefandi errori non gli piaceva molto. Si rassegnò a farlo, comunque. Si era risparmiato l’onta con di doverne parlare faccia a faccia col giovane Harry Potter, poteva farlo con la nanerottola davanti a lui.
- Perché sei diventato un mangiamorte?
- Perché a volte si danno per corrette visioni abominevoli. – rispose, interrompendo il suo racconto.
- Papà non l’ha fatto…
- Aveva amici sinceri e guide più valide delle mie.
- Ma la nonna…
- Tua nonna aveva sedici anni, quando abbiamo smesso di essere amici. Ha fatto quello che ha potuto, io ero molto testardo. – disse, prima di continuare a ricordare. Vide la piccola Lily Potter inorridire al sentire di come avesse venduto la famiglia Potter al suo padrone, e dei vani tentativi di salvare la vecchia amica.
- Quindi hai passato il resto della vita a pentirti per il tuo essere stato un viscido traditore come Peter Minus?
Quel confronto sì che faceva bene alla sua autostima, pensò Piton.
- Sì.
- Be’, alla fine hai salvato altre persone. Papà mi ha raccontato del tuo comportamento eroico, è grazie a lui se sei qui a scuola, gli altri non ti volevano.
Magnifico, sottolineiamo pure per l’ennesima volta la dovuta riconoscenza a Potter.
- Altrimenti non avrebbe mai dato il tuo nome ad Al, no? Perché però lo trattavi sempre male, a scuola? In fondo è per colpa tua se lui non è cresciuto con i suoi genitori.
- Perché è il ritratto vivente di tuo nonno e io lo odiavo. – disse, incapace di trattenersi.
- Allora è vero che ti piaceva la mia nonna. – chiocciò con un sorrisino.
- E’ tardi, te ne devi andare, Potter. – sbottò Piton, annoiato.
- Lo dici sempre quando arriviamo al punto interessante della conversazione. – rise lei, guardando l’orologio. – Però hai sempre ragione, comincia ad essere tardi.
- E allora vattene via.
- Be’, ti volevo salutare prima di correre a Incantesimi. A proposito, ho dei compiti di Pozione per domani, a che serve il Bezoar?
- Io non do ripetizioni alle zucche vuote.
- Ok, d’accordo, non fare come zia Hermione. – sospirò la bambina, vedendo il ritratto irritarsi per quel paragone. – Nonna Lily mi avrebbe aiutato, ci scommetto!
- Non insultare la sua memoria per queste sciocchezze.
- Io le voglio bene, e gliene vorrei anche di più se l’avessi conosciuta, probabilmente. Comunque mi hanno detto che ho il suo stesso sorriso, sai? Ho provato a mettermi allo specchio con una sua foto, ma non sono sicura.
Dai piani alti, nel frattempo, si cominciava a sentire un po’ di movimento: il signor Phyllis e studenti stavano scendendo per ricevere la loro quotidiana dose di insulti biliosi.
- La conoscevi e ti piaceva, mi saprai dire in futuro se le somiglio almeno un po’? Tanto che ti piaccio comunque lo so già, visto che mi rivolgi la parola. Ciao ex preside, a domani! – salutò, prima di congedarsi alla velocità della luce.
- Ciao Lily. – sospirò Piton dopo un po’, prima di simulare un conato di vomito alla vista del modo con cui Greg Hopskins, quarto anno di Grifondoro, tagliava le sue radici.
  
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